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5.3 R ELAZIONI DI NAUFRAGIO DEL GALEONE GRANDE S G IOVANN

Relazioni di naufragio del galeone grande S.Giovanni15è una storia tratta da Storia tragico- marittima di Bernardo Gomes de Brito16. Come specificato dall’autrice nella prima pagina della sceneggiatura, la sua opera è però «liberamente reinventata»17. La storia racconta le

vicende del galeone grande San Giovanni, partito dall’India sotto il comando del capitano Manoel de Sousa, naufragata - con l’intero equipaggio, con lo stesso Capitano e la di lui moglie e figli - sulle coste dell’Africa orientale, e precisamente KwaZulu-Natal nel giugno del 1552. Inizialmente i sopravvissuti sono circa 300, ma le condizioni avverse del territorio e la violenza degli indigeni, li decimano in breve tempo. Così tutta la famiglia di de Sousa perde la vita in terra straniera.

La sceneggiatura di Rosaleva si apre sui resti del galeone che si infrangono tra le rocce durante la notte; gli uomini, le donne e i bambini scampati all’affondamento della nave lottano con tutte le loro forze per raggiungere la riva e avere salva la vita. Nel corso delle prime 8 scene, Rosaleva descrive accuratamente i dettagli di questo approdo, la condizione dei naufraghi e l’aspetto della spiaggia. Nella scena 718, l’autrice inserisce una scimmia, che assomiglia a un essere umano, e che dai movimenti che compie («si copre ripetutamente il capo con le mani in segno di protezione») sembra aver intuito la gravità dell’accaduto19.

15 Il titolo, come annotato in sceneggiatura, è provvisorio. Nel documento non vengono però specificate eventuali alternative.

16 Bernardo Gomes de Brito è un intellettuale portoghese vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo; si sa poco della sua vita ed è conosciuto principalmente per Storia tragico-marittima. Il libro, pubblicato in due tomi, nel 1735 e 1736, è una raccolta di notizie di naufragi accaduti a navigatori portoghesi.

17 La fonte, in questo caso, è storica e non letteraria. 18 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, p. 332.

19 Difficile dire se, al contrario, è terrorizzata perché legge in quel naufragio un’invasione del proprio territorio; è plausibile pensare che la scimmia, in questo senso, possa essere stata utilizzata come mezzo di denuncia, da parte della regista, sia nei confronti delle politiche colonialiste sia verso la spietatezza con cui l’uomo si scaglia contro il regno animale. Questa seconda opzione viene avvalorata dal modo in cui la scimmia viene descritta come «di razza poco conosciuta».

La scena 920 è importante da un punto di vista narrativo perché è quella che mostra finalmente i protagonisti del film. Oltre alla presentazione, Rosaleva annota un altro aspetto interessante che chiarisce anche il suo punto di vista rispetto all’intera storia «all’inizio siamo su un filo di grande ambiguità, in cui ci si chiede qual è il tempo storico rappresentato, il passato “molto remoto“ o il futuro molto lontano?»; ancora una volta, la regista, gioca sull’ambiguità temporale dei suoi racconti, sulla mescolanza tra le epoche, dimostrando di poter mettere in connessione il passato, il presente e il futuro, e rinvenire in ogni periodo storico elementi simili tra loro e, per così dire interscambiabili21.

Durante la scena 1322 sta per albeggiare, il capitano comincia a contare i superstiti, e li avvisa che l’unico piano possibile per cercare aiuto è avviarsi verso il Mozambico, luogo in cui i portoghesi commerciano presso il fiume Santo Spirito. Dopo aver ricevuto una risposta da ogni singolo naufrago, de Sousa e l’intero gruppo intraprende il cammino. Sono ormai in viaggio da qualche giorno eppure non hanno ancora incontrato nessuno lungo la strada; le donne preparano i pasti, gli uomini attrezzano i ripari per dormire. La notte, in quei luoghi, è abitata di strani rumori, di vento e belve feroci. Il tempo passa, ma non è possibile definire con precisione quanti giorni siano trascorsi dal naufragio.

Nella scena 1823, Manuela e un suo caro amico, Andrea, sono seduti in spiaggia in compagnia di un nano24 e chiacchierano mentre osservano il mare calmo. Andrea racconta un suo sogno, nel quale si trovava nella città di Coimbra, durante una festa; ad un certo punto le strade si trasformavano in fiumi in piena e la gente che prima passeggiava, veniva poi trascinata dalla forza della corrente.

In questo caso, l’elemento onirico, anziché farsi portatore di riflessioni e possibili soluzioni, diviene un’estensione dello stato d’animo che evidentemente sta affliggendo il personaggio. Inoltre, rispetto alle altre modalità di rappresentazione dei sogni a cui Rosaleva ha abituato il suo pubblico, è probabile che in questo lavoro l’incubo di Andrea sarebbe passato solo attraverso l’oralità del racconto, senza essere tradotto in immagini

20 Cfr. Appendice sceneggiature, Vol. 2, p. 334.

21 Le pellicole che maggiormente giocano sull’ambiguità temporale sono Spartaco e Egizi - Uomini

del passato futuro.

22 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, p. 338. 23 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, p. 343.

24 Un gruppo di nani fa il suo ingresso durante la scena 10. Non viene specificato perché questi piccoli uomini si trovassero nel galeone.

visive. Questo perché in sceneggiatura non viene esplicitato: in altre occasioni, infatti, è la stessa Rosaleva ad annotare quando un sogno, un ricordo o un inserto di immagini, è per lei necessario. È di nuovo sera e nella scena 19, fino alla 19 (4)25, i naufraghi allestiscono un piccolo spettacolo teatrale per allietare gli animi. I personaggi sono interpretati dai nani e la vicenda messa in scena riguarda alcuni umani, dalle professioni più disparate, che si presentano al cospetto di un angelo e di un diavolo dopo essere morti. Il diavolo, senza esitare, li prende tutti con sé perché sa che hanno peccato. Al termine dellarappresentazione Donna Eleonora, la moglie del capitano, intravede, nel buio, una figura dal volto truccato, vestita di piume arancioni. Spaventata cerca conforto nel marito. La scena 2226, ad una prima lettura, sembra difficilmente incastrarsi con la narrazione,

giacché racconta di una schiava negra che, al riparo di una roccia, partorisce. Mentre il bimbo è a terra, ancora ricoperto di sangue, un uomo - probabilmente il padre - si avvicina con una grossa pietra e la donna si allontana. La scena si chiude così, senza specificare oltre cosa accadrà al piccolo e se effettivamente l’uomo, con la grossa pietra, gli toglierà la vita per evitare di avere una bocca in più da sfamare.

La carovana riparte, ma durante la scena 2327, e in particolare nel momento in cui si trovano a dover attraversare una palude pericolosa, si consuma un altro dramma: Eleonora si accorge che uno dei suoi figli è sparito. Inizia la ricerca del bimbo, ma nessuno riesce a trovarlo; Manoel sembra impazzito dal dolore mentre Eleonora cerca di mantenere la calma e avere fiducia. La notte cala sulla palude e sui naufraghi, del bambino ancora nessuna notizia.

Proseguendo con la lettura, la scena 2628 è di notevole interesse rispetto al percorso artistico di Rosaleva. La scena è breve, puramente descrittiva, senza azioni o particolari movimenti di camera segnalati. È un esterno ponte che collega la palude all’interno della tenda.

La riporto per meglio illustrare il valore di queste poche righe:

Notte (accampamento, particolare della tenda illuminata del capitano)

la vegetazione attorno alla tenda illuminata come quella che dipinge Rousseau nei suoi quadri, buia, frangiata, illuminata solo da un raggio di luce bianca.

25 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, pp. 345-348. 26 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, p. 351. 27 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, p. 352. 28 Cfr. Appendice sceneggiature Vol. 2, p. 355.