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pr telar as virtutes gignat. Così ce l’attefta un elafi

66 ragionamento III

perfetti. Rifpondo, che non gli atti di quello cofe, ma fidamente i loro abiti, lono incom­ patibili colla perfezione; onde ben può ftare, che fia perfetto, o almen che tenda alla perfe­ zione, un’Uomo, che non perabiro, ma per forprefa, fcappi in un’atto, o d’impazienza, o d’ iracondia, o ancor di fuperbia , Tempro eh’ egli poi le ne ravveda, fe ne compunga , Matthì. e fe n’ emendi. Sicut domus etiant illa mundtJJtmA

Fab.Gonc. dìùtur . nuar/ìtirimttm aliauis f/irdidis nedibus irt?re(" dici adhuc potefl , qui inter dum labìtuf in leviA pec­ cata , modo illa flatim per confejflwnem > aut contri- tionem , deleat. E’ dottrina de’ Santi, che la dif­

ferenza tra una Religione offervante ed una Re­ ligione rilafciata, non confifte già, che nella.» prima non fi pecchi mai, nella leconda fi pecchi fempre. Perche altrimenti la prima farebbe (la­

to di Paradifo , e congregazione di Angeli, in cui non è peccato ; e la feconda farebbe (lato d Inferno , ed union di Diavoli, dove (enrpre regna il peccato ; e pure amendue fon nel mon­ do , e fon compofte di Uomini. La differenza-» dunque ila, che nella prima fi pecca, e.fi gafti* ga -, nella feconda fi pecca, e fi lafcia correre. Or cosi dico ; non ifta la diverfità tra un

tazio-AL CHIOSTRO. g7

fazione • o

di occasione ; ma non per confuetu- dine , non per vanità , non per fallo ; manca in lomma, perch’è uomo fragile , volubile, in­ collante , non perche è Dimonio oftinato , per­ tinace ,

e

fermo fempre nel male . Ma l’Im­ perfetto , il Tepido , il Rilafciato, manca, e non fi cura di emendarli, lafcia correre , bevo grolla ; manca , e fe ne ride , ne fa materia di plaufo, ed alle volte ancora di compiacenza. Se non mancalìè mai il Perfetto, farebbe impec­ cabile; ma egli non è tale, ancorché fi polla-, dire perfetto . Ma non è perciò Peccatore , an­ corché fia peccante ; poiché Peccatore fi dice a ragion dell’ abito, peccante dell’ atto ; la mol­ titudine degli atti, che coftituilce l’abito , fi può evitare, e di fatto l’evita il Perfetto; ma cia- ficun* atto in particolare non può , fenza uno fpezialilfimo ajuto, che da Dio non a tutti fi fuol donare; e non lalcia perciò di efièr perfet­ to . Non per quello lafcia un gran Soldato di ef- fer valorofo, perche, o perde una giornata.,, o non prende una piazza. Balla, ch’egli com­ batta con intrepidezza , e con valore, ancorché

perda per infortunio , e per dilgrazia . Sicut Dux Faber l.c

militari;, fi confianter boftem impugnet, & vellicet, egregii Dttcis nomen ob'tinet, licet non omnino expu- vnet, & deleat > imo quandoque minus felici ter pii- gnet ; Sic perfecìus Chrifli Miles dici potè fi etiam is, qui tnterdum a pajjione vincilur , modali contentione pugna non defiftat. Non ci fgomentiamo dunque fc cadiamo , quando le cadute fon leggiere , ed è pronto il rilorgimento. la Perfezione fi ac­ culila camminando, e falendo , ma non

68 ragionamento III.

(Io ; a chi cammina , a chi faglie, fucccdon pie** coli inciampi, ma non perciò defili:' egli dal fuo cammino. Afcenfiones in corde fuo difpofuit > dille per quello il Profeta, Afcenftones, non velatasi

Ber.fer.i. perche allo feri vere di S. Bernardo; Nemo repen-

dcS. And. fitfummus, & afeendendo, non volando, appre­ se ndit tir fummitas fai#. E giufta il lcntimento

S.Laur.Ju-di S.Lorenzo Giuftiniani ; Quisquis in fpirituali

ftin. in—. exercitio cupit perfefitonis culmen attingere, }uxta

gradì pél- ìropheta admonitionem, afeenfovis fbi in cordefpi-

fefì. rituales componat graduo , per quos de virtute in vir- tutem profeiens, ipfumDeum ex parte comprebende-re valeat, à quo pleniflìme compcomprebende-rehenfus eft.

Dunque, Padri, e Fratelli miei dilettili!-mi; ed abbiamo il debito alla perfezione, eh'è jndifpenfabile, e vi abbiam l’ajuto, eh’è fem- pre pronto . Ella è diffìcile; ma le fi do vello acquiftar tutta da noi, farebbe pur’anche im­ ponìbile . Iddio ci guida al grande acquifto ; c però vuole che nel camminare ad elio, cam­

miniamo avanti a lui ; onde il luo occhio ci pof- fa , e fpirar coraggio nel cuore , e aggiugner forza nell animo, per tentarne non meno, che per profeguirne, la grande imprefa. Così egli Gen.17.1. fen dichiarò con Àbramo ; Ambula coram me

efio Eerfetlus. Così noi camminando alla prefen- za del Perfettiffimo, apprenderemo quanto ci fad. uopo per diventate perfetto, ed otterremo quanto c> fa d. bifogno perelTerlo. Apprende­ remo, che dobbiamo fpogliarci di ogni affetto

ch= di«va^oftiDO, «M, „ aw,_

AL CHIOSTRO. 69 amai, qttodpropter te non amai. Apprenderemo, che dobbiam pure lafciare ogni amor con noi ftefsi , non amandoci , fe non in Dio, e per Dio. Ed è giufta quello , che Agoftino pur’an­

che fcriffe ; Semper tibi dfpliccat, quod es , fi vis Aug. fer. pervenire ad id , quod non es . Apprenderemo fi- vei0

nalmente > che dobbiamo operare , non perche noi piaciamo a Dio, ma, o perche ciò, cho facciamo, a Dio piace, o perche a noi, che il facciamo , piace Iddio . Ed è conforme alla bel­

la dottrina di S. Bernardo ; itaut deleft et, non tam Beni.de_, noftra, vel fopita neceftfttas vel fortita felicita! , quam dilig.Deo,

quod ejus in nobis , c*r de nobis voluntas aditnpleta vi- deatnr. Quelli fono i tre gradi della noftra Per­ fezione , che a noi propongono i Santi , e che compongono la Scala miftica , per cui a Dio dobbiam falire . Chi è nel primo, fi faccia ani­ mo , perche à cominciato • chi è nel fecondo, fi faccia cuore , perche fta preflb al fine ; chi è nell* ultimo, tema, o di tornare in dietro, fe fi attedia di più oltre camminare, o di cadere a terra, fe fi compiace di aver tantoltre cammi­ nato. Nam ubi tibi placa fi, ibi remanfifti. Si att­

ieni dìxerìs, fufficit ; perifti . Così gli parla Ago- Aug. 1. c. ftino . Afa?» plerumque hi, quos giz» perfeftos homi­

nes rftimant, adhuc in oculis fammi Opìficis aliquid

habent imperfeftionis . Così gli afsicura Gregorio. Greg.l. 4, Ma quegli, che non à per anche porto il piede dial- alla fcala , non perciò fi fgomenti, non diffidi, non difpcri ; Sappia egl’ in primo luogo, che nella Perfezione non tutti fiarno chiamati ad una pari altezza , ancorché tutti fiam chiamati

a

falire . Sappia inoltre, che

il

difficile fta fol

70 RAGIONAMENTO III.

tanto nel falire il primo grado, fta fidamente.» nel cominciare . A quefto evvi bifogno di (pro­

ne , perche poi negli altri gradi V) farà bifo-

gno di freno. Metta dunque il piè coraggiofo nel primo, ed io l’alsicuro che non tra guari fi troverà nel fecondo. Sappia in fine, che fe alle volte per umana fiacchezza fcende ancor qualche grado, non per quefto lafcia di efièr’ Angelo . Così nella Scala di Giacobbe eran’ An- geh coloro , che falivano , come quelli che Rendevano. Bafta , che mai non fi riduca nel piano, e che Tempre afpiri e cerchi di Ialite nel monte. Bafta che mai non lafci la Scala , e che lempre ad un qualche grado di clfa fi truovi, per fahr fempre più oftrc.

RA-RAGIONAMENTO IV.

ARGOMENTO.

I. Religiofo, che tende ad etfer Perfetto, de­ ve aver diftacco da tutto quello , chej non è Iddio.

II. Deve avere attacco a tutto quello , eh’ è Iddio.

Videte j quad Ego fm folus, & tion fit alius Deus pater me . Deut. 32.

E Iddio è folo , per edere ado­ rato folo da chi l’adora ; egli è pur’ anche folo , e per efler fer­ vilo folo da chi il ferve, e per effere amato fol da chi l’ama . Adorarne molti è non ammet­ terne alcuno ; efiendo impu* gnatore della Divinità chi ia^ moltiplica ; e non volendo trovare il vero Iddio,

chi gli vuol dare compagno . Multorum Deorum chryfoft. admiffìo ukìus negatio eft ; dicea perciò elegante- fllP- piai, mente il Grifoftonlo ; e fertilmente l’avea detto l5’ prima Tertulliano ; Deus fi unus non eft , nonejì . Tenui. 1. S’egli dunque non è un folo, non è Iddio; e con,Marc. chi l’adora moltiplicato , fa ingiuria da una_>

parte a Dio , con dargli compagni ; e fa torto dall’altra parte a fefìeflò, con obbligarli a più. Numi, quando è (blamente obbligato a un Nu­ me folo . Audi ìfrael, dicea perciò Moife al fuo

Popolo , Dominus, Deus nofter , Dominus> unus Deut. 6.4. eft :

72 RAGIONAMENTO IV-

eft : Dìlivcs Dominum Deunt tutim • E volea di­

re, all’intendinicuto dell’Oleaftro ; che Iddio è uno, perche fia più facilmente da noi adora­ to, più intimamente da noi amato, più efat-Otwft. hic tamente da noi fervito . Si Deus tuus non ejftet

unuSì fed plures, peffes te excuftare , ne diliger es

non ottante, la cieca Gentilità volle a fuo ca­ priccio fabbricarli piu Dii, per accrclcerlì le ob­ bligazioni ncll’incenzament'o di molti, quando potea tutto adempiere nell’ adorazione di un fo­ ia . E quel eh’è peggio , fingendoli i Numi contrari nella potenza; come quel del mare, e quel della terra ; quel del cielo , e quel dell’in­ ferno; quel dell’aere, e quel de! fuoco ; ne av­ veniva, che il più delle volte entrando da gara,,

rraeffi, ne veniva tempre a patire chi gli ado­ rava . Era ciò altro, che moltiplicarfi le catene, quando eran fottilmente legati da un laccio fo- 5 e raddoppiarli le geiolìe , quando volean divifo l’amore ? Ma non è meno ftolto del Gen­ tile quel Criftiano , che adorandone un fnln .

non però noi , Padri e

Fra-AL CHIOSTRO. 73 e Fratelli miei, che fiam liberi da un tanto er­ rore; poiché ritirati nel noftro chioftro , non-, abbiam debito , e non abbiam tanpoco impe­ gno , anzi neppure abbiam’ agio , che di ado­ rare , che di fervire , che di amare , un Dio fa­ lò. Egli perciò a noi più particolarmente dice : Videte, quod ego firn foltts , & non fit alius Deus pra­ ter me. E noi per corrifpondere a un tal luo dol­ ce ricordo , e per animarci infiememente ad adempiere un tal fuo caro invito , vogiiam pro­ varvi quefto adattiffimo AfTunto •. Religiofo, che tende ad effèr Perfetto, deve aver diftacco da tutto quello , che non è Iddio ; e farà il primo punto : Deve avere attacco a tutto quello , eh’ è Iddìo ; e farà il fecondo .

L’eflèr fatto il noftro cuore folamente per Dio , fa , eh’ egli non fi appaghi di altro , che_> di Dio ; e che Iddio non fi contenti di altro, che del noftro cuore. Anzi è tanto rigida la propor­ zione nella vicendevole comunicazione , che-, palla tra Dio , e'1 noftro cuore ; che alla fola., mifura , con cui il cuore a Dio fi rende, Iddio pur’anche fi dona al cuore. Oflervate il modo» con cui Eìifeo rifufeita il figliuol della Sunami- ttde ; non folamente mette tutto il fuo corpo fopra tutto il cadavere di quegli , ma ancora., adatta membro a membro , parte a parte ; fiche, ed il tutto corrifpondedè al tutto, e la parte fi

proporzionaflè alla parte . Pofiuit os fiuum fiuper os 4- Res- * e]us , fa oculos fiuos fiuper oenlos e'}us , & manti s 34' fitas fiuper manus e)tts. Le membra del Profeta.,

davan la vita alle membra dell’eftinto Garzone; ma prima le membra del Garzone fi

74 RAGIONAMENTO IV. levano a quelle del Profeta vivente. Se gli oc­ chi dell’ uno davano il lume alle pupille dell’al­ tro , prima le pupille di quefti lì erano avvici­ nate alle palpebre di quegli. Infomma colla_« fteffa mifura Elifeo fi applicò al Giovane, colla quale il Giovane fi adattò ad Elileo ; tutto a tut­ te , parte a parte , e quindi ne nacque, ed alle parti il moto, ed al tutto la vita . Seipfum totum

impofuit toti ccrpori, fon l’eleganze di Bafilio di

kuc'ór^" Seleuc’a ’ ^ueri cs fuum impofuit, nafum nafo

’ '1C‘ aptavit, faciemfacie fulciit > cttm pedibus pedes con­ tenda , peclus impofuit peciori, oculis oculos admo- <uit , paucis demque membris fngillatim applicata Vrophet# membra vitam conferebant ■ Crifto, no-

ftro Iddio, fu figurato in Elifeo. JìHftus, tefti- monio il mentovato Bafilio, Ghrifli figurarti ge­

nt ; Vogham noi, ch’egli ci comunichi tutto

fe ftefio ? Doniam noi a lui tutti noi ftefsi. Vo- . gliamo, ch’egli parte a patte ci cuopra, e ci

diavita? Partea parte pur’anche fottomettian- ci a lui, e riceverem da lui fpirito, e moto. Vis

Naxer. in f ire, qua fe Deus tibi rnenfura communicet ? Qua )of. Ap- fg cnmmu„jrnnieri, HU c; ... . / ■/

AL CHIOSTRO. 7S Spofa, perche vuol, che apra la Spola ? Se lo fpignc l'amore, quello non può (offerire tar­ danza. E’troppo pena fa (pettate a chi ama. Sarà indizio della vemenza dell' amor filo la vio­ lenza , ch’egli farà nell'aprire . Ma fe vuole, afpettare , che l'apra la Spofa , quella tarderà ad aprire. Ed_egl’intanto, fuor della porta , o mo- ftrerà di effer rigettato , ed incorri fpofto nell’ amore ; o farà apparire di effer tepido , anzi freddo ancor, nell'amare . Ma egli , quando (ì tratta di amore , non (ì vuolfervir della for­ za. Vuol, che la Spofa mollri ancora il fuo amor con aprire, ed egli molirerà il fuo amor con entrare. Quella vuol che fia libera , quan­ do apre ; egli vuol che fia fedel , quando en­ tra . Quanto quella gli apre del cuore , tanto egli vi occupa • Se tutto gliel dona, egli tutto vi (la ; fe rodo l’apre , Libito vi entra ; quanto vuol, che vi dimori, tanto fi ferma . Vtraqite neceff'aria eft , foggiugne Gilberto , & cognata pint [ibi apertio Sponft, & aperti/) Sponftx . Aperti/) Sponfi appariti/) e\us eft ; aperti» Sponfit apparatus e]us, conptatio ad tam dulces uftus . Vogliam noi dunque godere de’dolci ampleffì del noftro Dio? Aperiamogl’il cuore, ed aperiamolo tut­ to-, egli tutto vi entrerà, c fi darà tutto a’no- ftri teneri abbracci .

Ma come potrem donarglielo tutto, fe tut­ to più non farà in poter nodro ? Se ci troverem per ventura averne donata porzione, o alla pa­ rentela, che ci lega col fangue , o all’ amicizia, che ci provvoca coll’ amore, o alla fperanza- , che ci alletta colle promeffe, o alla comodità,

76 RAGIONAMENTO IV. che ci lufinga con gii agi, o alia roba , die c im­

pegna coli’ interefie , o alla gloria , che ci ac- cieca col fummo ? Come potrem tutti attaccar­ ci à Dio , fe daremo in parte attaccati, o al di­ letto , che dringiamo nel petto , o al capriccio, che fofteniamo nel capo, o al punto, che man- teniam nella mente, o alle idee, che ci formiani nello Spirito , o alle voghette , che nutriamo nel cuore? Tutto quello non è Iddio; e però da tutto quelto dobbiamo eflcr noi diftaccati, per poter tutti donarci a Dio . Dillaccati in pri­ mo luogo dalla carne , e dal fangue, che fono di fortiflimo impedimento a chi di fe delio vuoi fare a Dio un perfettidìmo dono. Dico di quel­ la carne , che li ama ancor fenza colpa, e di quel fangue che lì dima eziandio fenza delitto ; ma che nonfemprc l’una lì ama lènza difetto, nè Tempre V altro fi ftima con merito . E vero, che , al parlar dì Gregorio il grande, l’amor, Greglom che fi porta a1 Parenti, è un’amore, facra, vang? E' n,on tontradicunt ; ma vi vuole aliai ad

amarli lenza paflìone, e fenza attacco, lìccome dee amarli chi fa profeflìonc non folamente di non contraddire alla Grazia, ma ancora di fe­ condarla Chiamato appena da Grido l’Appo-

o e e enti alla fua feguela più intima,

..continuo no» acqntewtcarniì & fantini. Stimò,

che quanto fi dona di amore al Congiunto che non fi ama in Dio, e oer Din ? ° cnc punto fen toglie a Dio * Credè ’ ant° ^Cr nò Che l’aftnrrn . L ede ’ e non s’ingan- alla perfezione ; la quafe^3 V!n?e,diment°

che

Ad Gal 16

AL CHIOSTRO. 77 che non fia Iddio. Non così i due Figliuoli di Zebedeo , Giacomo, e Giovanni, non per an­ che confermati nello fpirito , nè avvalorati da- quella grazia podetofa , che poi li rendè sì forti, e sì coftanti nella feguela di Crifto, Eglino pre­ tefero di federe a’fianchi del divino Maeftro, e prelèro per mezzana la ftefia lor Madre . Die ,

ut fedeant hi duo fìlli mei, units ad dexter am , c/ Matth. io. #»«j ad fmifiram in regno tuo . Qual rifpofta ne

ricevettero da Crifto ? Nefcitis quidpetatis. E l’i­ gnoranza lor confiftette , perche , non per an­ che diftaccati dal materno affetto , volean’ efi'e-

re i più ìntimi a Crifto. Quia materna nondtirn Nax.l.c.4- affezione nudati Qhriflo proxtrniores effe anbelarunt. I‘i-n-66- E con queft’ artifizio volea Lucifero perder que­

lli Difcepoli per la Madre , ficcome per la Mo­ glie perdette il primo Uomo. Così ìlGrifofto-

mo. Vt ficttt Adam per mulierem fpolicrjìt, ita fy Chryfo.Q. ifìos fepararet per Matrem . Ma non fapean’eflì, yQ1 Nax‘ che Crifto fi era già dichiarato , eflèr venuto nel

mondo, per diftaccar da’Genitori la prole, che cerca nel di lui feno ricovro ? Che ftimò inde­ gno di fua feguela quel Giovane , che , prima- di feguitarlo , volea portarli dal Padre , per fe-

pellirlo anch’eftinto? Fi?»/’ {eparare hominem ad- Match. i°, uerfus Patrem fiium » & filiam adverfus Matrem 3 ftiam . Dimitte mortuos fepelire mortuosfuos . Ma Match, $■

foprattutto dichiaro!!! egli, che fol riceve nel iI‘ cuore dardi amorofi da quel collo , che non à

capo. Vulnerajli cor meum Sor or mca Span fa in uno Cant. 4.9.

crine colli tui. Il capo della Donna è lo Spofo, ficcome infegna l’Appoftolo; Donna, che non abbia impedimento di affezione al Marito,

que-7g RAGIONAMENTO IV.

fta fola può sì fortemente amar Dio , che arri­

vi infino a trapaflàrgl’il cuore , lfte crini: calli ,

Rup. ap. così Roberto Abate , e/? humilis cogitatas tnulieris

Viritm ; cùput enim mulieris e(l Vtr . E come dun­

que potrem noi, o aver luogo nel cuor di Crifto, o almeno pretenderlo nel fuo lato , quando fa­ remo dagli affetti della parentela , o diftratti a fervido, o intepiditi ad amarlo ? Ma non fu- ron’ elfi i Congiunti da noi abbandonati, quan­ do da lor fuggimmo, per ricovrarci nel fagro chioftro ? Non fiam noi morti ad elsi, effon­ do morti al mondo , in cui efsi an foggior- no? Non morimmo ad efsi , per viver rutti a Dio? Non di fiaccammo da loro il noftro amo­ re, per darlo tutto a Dio ? E perche ora , cotu ingiuflizia ancor fagrilega, toglier da Dio ciò , che gli donammo , per donarlo a coloro , da cui una volta il togliemmo ?

E fe non pofsiam donarlo a’ Parenti, po­ trem forfè donarlo agli Amici, quando in Dio non fi amino efsi, nè per Dio ? Non dico , che fi doni ad oggetti, che J.o pretendono , o per dolce violenza, che poflàn fare a’fenfi, o per fimpatica forza, che pollano ufare al genio, o per tenera attrattiva, con cui fanno obbligarli oli orr^tri . fWftA _.. _i. . . .

lamo-AL CHIOSTRO. 79 l’amore - che fimiglianza di umore vi attacchi

pìùdelgiuflo, e vi tiri dove vi porta la fimpa- ria ; che impegno di partito vi leghi il genio, e vi trabalzi , dove vi violenta la compagnia; che legge di amicizia infomma vi obblighi ad amar chi vi ama , ed a corrifpondere a chi vi fiima. Tutto quello farebbe lecito , qualor fi facefiè, e dentro i limiti del giufio, fiche non pafiafle agli eccelli ; e coll’ordine a Dio, onde non pafiafie a’ difordini. Ma quando elfi fi ama­ no , e non per Dio, e non in Dio ; allora tut­ to l’amore , che lor fi dona , fi ruba a Dio ; c Iddio fe ne offende, perche, amando efsi,amiam quello , che non è Iddio . Amare in Dio, e per Dio è amar tutti in un grado , e tutti di una_. fiefia mifura ; fenza far , che preponderi l’amo­ re , o dove il tira il fangue, o dove fa traboc­ carlo la Patria, o dove l’impegna la fazione, o dove l’obbliga l’amicizia . Quello è un’amore, eh’efigge gaftigo, come ingiuriofo alla pubbli­ ca carità , come ordinò S. Bafilio; anzi che af-