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di loro fummo già vincitori , ed affiatandoci nelle noflre trincee , dove dobbiam noi Ilare aliai bene fortificati . Troviam dunque le ar­ mi , e cerchiarli le forze , per refiflere infame a chi aflalifce, e per vincerlo quando combat­ te . Se afcoltiamo il Profeta , il noflro cuore non altrove può ritrovarle, che nella fucinai della meditazione, col cui fuoco fi fabbrican le armi, e coi cui calore le forze fi acqueta­ no . Concaluit cor meitw intra me , & in medi' tatione mea exardefcet ignis. Ch’ è quanto dire: Nella Meditazione fi truovan’ armi per com­ battere ; e farà il primo punto . Si truovaru forze per vincere; e farà il fecondo.

Cafa di Dio , com’ è prefentemente il Chioftro , era anticamente il Tempio . Ivi an­ cor fi viveva tutto a Dio , c niente al mon­ do ; fcgueftrato dalle umane cure, che ci per­ turbano i penfieri, e ci contaminan gli affet­ ti, confegrava, chi avea la bella forte di vi­ vervi, tutto fe Hello a quel folo Signore, da cui riconofeea tutto fe flelld. Diletti di mon­ do , attacchi di fanguc , interefli di fecolo, non avean nel luo cuore l’ingreftd ; e fe mai rano^ifra™6 Vl ,tentavan Entrata, toffo n’e- con cuf a Sto Gculw Ì"d'fe,ri '■’igilanza, sì libero, come afi l'XT ’ P“'°> ' C<> te offerito . Ma rJnft«° «tecedentemen-pure Iddio, che » tal % Tempio volete e che a veruno,§ucrrier’’ intendeva che i„ e(To f ? f°Jc atto all'arm’’ fo. Eccone il co±f da"=

1'-ngrof-«Mandamento cfprelTo nc'Nu-

me-AL CHIOSTRO. iSl

meri : A viginti quinque annis & fupra , ingre- Nu_ s. ,4- dientur ut minifirent in tabemaculo foderisi leg­

gono altri : A filio viginti quinque annorum , e? jupra , ingredientur ad fnilitandum militiam . Ma che avean che fare nel Tempio le milizie ? La cafa dell Àltilììmo non fi guarda come fi di­ fendono le fortezze de’ Principi. Le armi per cuftodirla ficura , fono le orazioni de* Mini- firi , che 1’ anno in governo ; e le difefe per l'oftenerla intatta , fono le preci de’ Leviti, che an l’obbligo di fervida. E pure tant’è , fe il voglian credere all’Oleaftro . Non altrove più fi combatte , che nella cafa di Dio . Chi è fuori quella non vien dal Dimenio mole- fiato, perche ne à quali, o ficuro il pofieflò, o indubitato i’acquifto . Ma chi è dentro di effa , è fuori del dominio di Satanafiò ; e pe­ rò egli tutto fa , tutto opera , per foggiogar-

lo : fuftè valdè hoc factum effe credendum (/?. Oleati, ibi Tili accedcns ad fervìtutem Dei , fa in timore,

& prepara. animam tuam ad tentationem . ffuìs tnìm dicere queat quot oppefìtiones , ob\ecta , con-tradiffiiones hodie patiantur , piè in Chrifo vi­ vere volanti Armatus vtdetur orbis omnis adver- fus eos •> qui fe Dei miniflerio tradiderunt , itaut milites , & plufquam rnilites , immo & Martyres cporteat effe eoi, qui ad minifteria divina accedunt. Noi fiam nella cafa di Dio ; tanto bafta , per­ che tuttora fliamo efpofti come fegno allo faette infernali . Contro di noi quegli fpiriti fuperbi armano , e perfezioni al di fuori, p_r incoibidare la noftra pace , e contraddi­ zioni al di

dentro, per

ifconvolgere la noitr

153 RAGIONAMENTO VII. quiete . A noftro danno aguzzano le lingue del fecolo, che infaman la noftra vita ; c feio- glion pur’anche le labbra del Chioftro , cho non approvan la noftra condotta. Se noi cer­ chiamo di far raccolta di anime pel Cielo, elfi tentan rapire le noftre, per farne preda all’in­ ferno . Se noi ci ritiriam più in folitudine per mettere in ficuro la noftra falute, efli nel no­ ftro Hello ritiro ce la voglion mettere in pe­ ricolo . E perciò dicea bene il Grifoftomo ;

Chryfoft. Qupd igitur fit in navigiis ; Qui vacuam babent

verb. i&L navem » non metuunt Ftratarum infiultum , non enim veniunt, ut conterant navem nihil vebentemt Qosterum ii, qui navem babent onuffam, metuunt Viratas ; nam Firata illue proper at, ubi aurttm » argentum, ubi la aides pretto fi . Sic c’r

Diabo-- . , > ' l t ' J - ' J potius, ubi multa flint opts . Se fiam noi nellaj

delira di Dio ; appunto nella fua delira fonj diece nulla i foldati . che mmhaf-f-nn rnnffO

• E infatti S. Bernar­ do

AL CHIOSTRO. xS3 do un folo Dimoino vide fopra la porta di una gran Citta, e fopra la ceìietta di un po- vero Solitario ne vide intiera una legione . Direi perciò , che non folamente fiam com­ battuti ne’ noffri fagri ritiri , ma che fiamo ancor foverchìati, e dal numero de’Combat­ tenti , e dalia loro baldanza ; fe non folle, che

al crefcere i loro infulti Iddio ci moltiplica i fuoi ajuri ; onde pofsiam far fronte a tutto in- fieme l’inferno, quando tutto effò muover fi volelfe a noftro danno. Ma intanto non può negarli, che ficcarne le vittorie più gradite da Lucifero fon quelle , che riportano i Diavoli di anime a Dio confegrate ; così le lor pugne fon più fiere , le zuffe più oftinate , più rab- biofe le loro battaglie . In fanSìitate enim ma­ xime Diaboli tentamenta. graffàntur ; quia, vittoria

efi ei

magis optata de Santtis ; fcrifiè S. Ilario « Ma ftiam pure allegri, che al combatte­

re abbiami proporzionate le armadure , e fo-

verchianti le forze ; quando noi vogliam di propofito ricercarle, dov’effe firmavano. Id­ dio ce ne a provveduti, e a tempo, e ancor con vantaggio ; Iddio ce le mantien Tempre pronte, e Tempre frefche ; il punto fta, cho noi le vogliamo; e che volendole, ci mettiam da fenno a pigliarle , dov’ effe fono . Effe lo­ ro nell’efercizio della Tanta Meditazione, ove l’anima fi mette a confiderare le verità,eter­ ne , i mifteri divini, le miferie del mondo, le

grandezze del Cielo, la viltà dell’ Uomo , la bellezza di Dio , la corruzione del corpo , Jt pregio dell’anima , la fugacità del Jte!nP°'

Par. I. v À

Hilaiius il Catena.

i34 RAGIONAMENTO VE

(fi difciplina , fi non adfit cenfura, filentii, quieti! amica, qud e fi devo tionis nutrimentum , fi contett- tionis obturatio . E come potrà egli fapere il

modo, il tempo, l’ordine del fuo parlare, fs nel filenzio non fi apparecchia a dire con ine­ rito ciò, che non vuoi dir con difetto. Il per­ che il filenzio non deve edere di poco tetti» po, ma continuo , ma ordinario, ma perpe­ tuo. Efagero ? Traferivo quello appunto, che Bafi! ,’n_, fcriflè il Dottor S. Bafilio ; Nccefifarium efi filett- 20g, tium perpetuum , quoufique per tllud a vttio petu­

lanti# in dicendo fianentur, fi in olio dificere pof- fint, quid, quomodo , quando loqtei oporteat. Ma_i

quclch’è più; Religiofò Iciolto nel fuo parla­ re, qual’è quegli, ch’è del filenzio nimico, è imponibile, che col parlare non offenda chi feco tratta, e converfa . Or pungerà uno col motto , or ferirà l’altro col rimbrotto ; a chi fi renderà di tedio, a chi di pena ; qui lafce- rà bava, che fporchi; ivi fiele , che attoffichi; da per tutto umor, che contamini. E’ una^ parola fola, anche leggiera, ancor di paleg­ gio ; tanto bafta, per far piaga nel cuore , e per far nella carità feiffure . Dico aliai ?

Nul-Bem.fer. la più di quelche dille S. Bernardo; Levis qui- dem fiermo, quia leviter volat, fied graviter viti-

nerat -, leviter tranfit, fied graviter urit ; leviter penetrat animunt , fied non leviter exit ; leviter profertur , fed non revocatur ; facile volat , ideo ebaritatem facile violat . E pur’ egli è obbligo di tutti noi, non provvocar chi race col no-

ftro parlare, ma tollerar chi parla col noftro tacere. A tanto è in debito la virtù , che altri

AL CHIOSTRO. 135 fupponc già poftèderfi da noi ; agl’ infiliti ef- fer di marmo , alle querele di bronzo , allo lufnghe di tronco. Se il Mondano ci parlai di ciance , noi col tacere , rifpondiamo, che il linguaggio da noi non s’intende . Se il Pa­ rente ci ragiona di cafa , noi col frlenzio gli parliamo di Dio . Se 1’ Amico ci difeorre di mondo, noi col non parlare gli diciamo effer fuori del mondo. A chi ci propone paflatem- pi , che non convengono al noftro flato ; A chi ci ftuzzica con difeorfi , che non fon con­ formi al noftro voto; A chi ci provvoca con rimproveri, che non fi debbono al noftro In- ftituto ; come rifpondiam noi, per parlar be­ ne con gli uomini ? Col filenzio rilpondeva-. il Profeta> ch’era Refopradi un trono ; quan­ to più col filenzio dobbiam rifponder noi,

che framo Religiofi dentro di un Chioftro ? Po fui ori meo cujtodierni , cum confifleret Peccato? Pfal.js. adverfìim me. Così è ; cuftodiva, non impri­ gionava la fua bocca ; pofui cuftodiam : perche vi avea già fatta una porta Iddio, non una_j muraglia ; pone Domine cud odierni ori meo, & oftiam circumflantix in labiis meis . Ciò è , perche fi pofla aprir quando fi deve , e ferrar quando conviene . Si dee parlar con gli uomini , e per­ ciò fi deve tacere, affinché con gli uomini fi parli bene . Si deve tacere , e però fi parlerà bene con gli uomini, perche fi è prima taciu­

to . Difireta quippe viciflìtudine penfanda /«»# Gi'eg.lib.j

tempora , dice Gregorio il grande, ne aut, cum l’aft-sd-15, reftringi lingua debet, per verba inutiltter defluat-, aut, cum loqui utìliter poteft , femetipfam pigre