Fino ad ora si è parlato della miracolosa ascesa dei Bric nell’economia mondiale. Malgrado ciò, i dati raccolti nell’ultimo anno ci pongono di fronte ad un dato di fatto: c’è stata una decelerazione della crescita. Il 7 ottobre 2014 il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato il report World Economic Outlook, che contiene le ultimissime proiezioni sulla crescita dell’economia globale e analizza i suoi sviluppi nel breve e nel medio termine. Qui di seguito nella figura 1.3 sono riportate le percentuali di crescita del Pil dell’economia mondiale e dei Pil dei Bric.171
Proiezioni 2012 2013 2014 2015 Economia mondiale 3.4% 3.3% 3.3% 3.8% Russia 3.4% 1.3% 0.2% 0.5% Cina 7.7% 7.7% 7.4% 7.1% India 4.7% 5.0% 5.6% 6.4% Brasile 1.0% 2.5% 0.3% 1.4%
Figura 1.3 Percentuali di crescita del Pil dell’economia mondiale e dei Bric. Fonte: www.imf.org
Il report evidenzia come in Cina la crescita rimarrà forte al 7.4%, trainata dagli investimenti nel settore delle infrastrutture, dal supporto del governo alle piccole e medie imprese e dall’aumento delle esportazioni nette. Ci si attende una leggera diminuzione della crescita che nel 2015 scenderà al 7.1% per due ragioni: minori investimenti dovuti ad un minor credito concesso dal settore bancario ed una minore dinamicità del settore immobiliare.172 Il futuro della Cina, però, è attualmente messo in discussione dalle proteste che hanno avuto luogo e continuano a verificarsi ad Hong Kong. Dopo vent’anni di crescita economica ininterrotta, la Cina si trova ad un vicolo cieco; la crisi cinese è aggravata da debiti arretrati, calo della
171
www.imf.org.
172
produzione e dall’incapacità di intervenire con riforme della politica. Lo scontento sta invadendo le periferie: Xinjiang, Tibet, Taiwan e adesso Hong Kong. Sebbene le proteste di Hong Kong siano state paragonate a quelle di Tienanmen del 1989, le due differiscono molto. Da un lato, infatti, quelle di Tienanmen riguardavano l’imprenditoria privata e l’apertura della Cina all’economia mondiale. Dall’altro, le rivolte di Hong Kong hanno a che fare con quello che i giovani considerano il loro diritto di eleggere liberamente i loro leader politici.173 Se la Cina ricorresse alla violenza e al sangue come negli episodi di Tienanmen, si aprirebbe una crisi lunga che avrebbe notevoli ripercussioni per l’immagine della Cina nel mondo e per la crescita economica della Cina stessa.
In India ci si aspetta una crescita del 5.6% nel 2014, che raggiungerà un picco del 6.4% nel 2015, poiché sia gli investimenti che le esportazioni aumenteranno.174
In tutta l’America Latina e dunque anche in Brasile la crescita continua a diminuire. Essa si è contratta nella prima metà dell’anno corrente ed è stimata allo 0.3%. Secondo l’IMF gli investimenti si sono ridotti a causa di una debole competitività e picchi improvvisi dei tassi di interesse durante tutto il mese di aprile 2014; oltre a ciò, i consumi hanno risentito della moderata crescita del credito e delle poche assunzioni in ambito lavorativo.175 Nel 2015 è attesa una moderata ripresa delle attività economiche, con una crescita che toccherà l’1.4%, visto che l’incertezza politica legata alle elezioni presidenziali si dissolverà gradualmente. L’inflazione infine persisterà.
In Russia gli investimenti sono rallentati perché le recenti tensioni geopolitiche hanno indebolito ulteriormente la fiducia delle imprese. Il punto focale della questione è la crisi ucraina e le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia. Le tensioni erano scoppiate a fine novembre 2013, quando l'ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, su pressione di Mosca aveva deciso in extremis di non firmare l'Accordo di libero scambio tra l'Ucraina e la Ue ed aveva così acceso le proteste divenute poi una rivolta contro il suo regime, che lo aveva costretto alla fuga.176
A partire dal 1° novembre, aveva subito chiarito il ministro russo dell'Economia Aleksej Uljukaev, la Russia avrebbe risposto introducendo tariffe all'import di prodotti ucraini, per
173www.theguardian.com, articolo del 1 ottobre 2014. 174
Ibid.
175
Ibid. pag.56.
176
proteggere il proprio mercato. Come aveva ricordato di recente Vladimir Putin, l'ingresso di prodotti europei più competitivi sul mercato ucraino, e da lì su quello russo, avrebbe provocato all'economia russa un danno di 100 miliardi di rubli, 2,6 miliardi di dollari.177Ad ogni modo, secondo una nota diffusa a Bruxelles dopo un incontro tra l’Ue, l’Ucraina e la Russia l'entrata in vigore è stata rinviata al 31 dicembre 2015.
Ciò, tuttavia, non risolve la questione. A fine agosto 2014, la Nato ha accusato la Russia di aver condotto delle operazioni militari all’interno del territorio ucraino e ha denunciato l’entrata nel paese di oltre mille soldati russi. L’organizzazione peraltro si è avvalsa di foto satellitari che colgono un’unità d'artiglieria pesante nell’atto di invadere la campagna ucraina.178
Washington e Bruxelles hanno dunque varato delle sanzioni contro la Russia, il blocco prestiti per cinque grandi banche statali e significativi ostacoli alle imprese petrolifere e di difesa russe. Tra le società energetiche sanzionate ci sono Rosneft, Gazprom Neft e Transneft.179 In tal modo, le banche russe, dalle quali partono i capitali verso l'Europa, vengono messe in particolare difficoltà e le compagnie petrolifere si indebiteranno ancora di più. Gazprom Neft, braccio petrolifero del colosso Gazprom, per esempio, ha un debito che si aggira intorno ai 4,5 miliardi di dollari.180 Le sanzioni oltretutto vanno a colpire anche l'import di prodotti alimentari e agricoli; la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers), l'istituto nato proprio nel 1991 per agevolare i Paesi dell'ex blocco sovietico nella transizione verso la democrazia di mercato, stima che tale embargo potrebbe alzare il costo della vita dell'1-2%. I beni colpiti dal blocco rappresentano infatti il 60% della produzione alimentare mondiale e il 20% di quello complessivo dei consumatori.181 La già complessa situazione è ancor più aggravata dalla questione del gas, in particolare dei debiti arretrati che Kiev si era rifiutata di pagare a Gazprom in mancanza di un accordo sul prezzo delle forniture future. A giugno 2014 quindi la Russia aveva bloccato le forniture di gas all’Ucraina. A quanto pare, così come riportato ne Il Sole 24 ore in un articolo del 18 ottobre 2014, Putin ha annunciato che riprenderà le forniture di gas a Kiev almeno momentaneamente per l'inverno. Infine, non è da
177
Ibid.
178
Ibid., articolo del 28 agosto 2014.
179
www.repubblica.it, articolo del 12 settembre 2014.
180
Ibid.
181
sottovalutare un altro effetto delle sanzioni, ovvero la fuga di capitali che ad oggi ammonta a 75 miliardi di dollari;182 l’IMF sottolinea inoltre che tale fenomeno mette pressione ai tassi di interesse e, conseguentemente, provoca inflazione.183 Occorre aggiungere anche il possibile verificarsi di una progressiva diminuzione delle riserve di valuta straniera dovuta alla fuga dei capitali di cui si è appena parlato, al limitato accesso al mercato internazionale dei prestiti e, infine, al calo del prezzo del petrolio, da cui dipende la maggior parte delle entrate di Mosca.184 Come illustrato nella tabella, la crescita della Russia è diminuita, passando da un 1.3% al 0.2% nel 2014, in seguito alle turbolenze geopolitiche prima discusse. Il Pil, in ogni caso, dovrebbe crescere nel 2015 ed assestarsi ad un 0.5%.
In breve, il rallentamento della crescita dei Bric sta dimostrando che una crescita economica accelerata non è sufficiente per garantire la continuità dello sviluppo di lungo periodo. A ciò si aggiungono gli squilibri internazionali che stanno pesando ancora di più su queste economie. Il nocciolo della questione è proprio questo: la crescita dei Bric non è e non sarà sostenibile senza un profondo rinnovamento democratico, in senso inclusivo, delle istituzioni politiche ed economiche.
182
www.ilsole24ore.com, articolo del 18 settembre 2014.
183
www.imf.org, World Economic Outlook, pag.59.
184