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I rapporti con gli ebrei italiani e la sinistra israeliana

Capitolo VII-Europa unita e nuovi nazionalismi

4) I rapporti con gli ebrei italiani e la sinistra israeliana

Dopo che per anni il PCI aveva mantenuto buoni rapporti con Israele e le comunità ebraiche italiane, lo “strappo”, o almeno così fu vissuto da molti, con la Guerra dei Sei Giorni e un crescente schieramento dell'opinione pubblica italiana dalla parte dei palestinesi, spinge molti ebrei di sinistra a cambiare il loro orientamento politico o ad intraprendere nuove iniziative sul problema mediorientale.

Molti dopo aver rotto con il PCI scelgono il PRI, il più legato ad Israele, e in rapporto politico-culturale con il sionismo sin dai tempi del Risorgimento; oppure il PSI, che continuava ufficialmente a schierarsi con lo stato ebraico ed intratteneva rapporti ad alto livello con i laburisti al governo di Israele. In particolare ciò vale per la comunità ebraica milanese dove si crea per iniziativa di Giorgio Franchetti “La sinistra per Israele”, che per diversi anni pubblicherà una rivista omonima. Rivendicava la matrice sionista socialista di quello stato e la pace come unico possibile punto di partenza per un vero antimperialismo nell'area.380

Altri vogliono rilanciare il sionismo socialista, appoggiandosi direttamente al partito Mapam israeliano, faranno da figure di collegamento alcuni ex-scout ebrei del GEEDI, emigrati nello stato ebraico. L'associazione Ha-Shomer Ha-Zair organizzerà sia visite ai kibbutz israeliani sia conferenze in Italia dei lavoratori delle fattorie collettive, per mostrare Israele come uno «stato socialista» che voleva negoziare la pace con i palestinesi dei Territori Occupati, ma non con i «terroristi di Al-Fatah»381.

Sono molti i giovani ebrei che partecipano al '68 e poi militano nei gruppi extraparlamentari, in particolare LC e Pot.Op. Maurizio Molinari ricorda come significativa nell'ambiente sia stata la figura di Massimo Pieri e del suo “Gruppo marxista di studi su Europa e Medio Oriente”, che studiò ad esempio il “Bund” russo- polacco-lituano. L'autore mette in contrapposizione le posizioni di questi operaisti con quelle dei trotzkisti della IV Internazionale, perché i primi sarebbero stati, come il Bund, per l'autonomia culturale accusando i secondi di “assimilazionismo”. Mentre i trotzkisti rinfacciavano agli operaisti di non riconoscere come loro la “nazione ebraica” ma solo una blanda autonomia culturale. Per finire dice in maniera molto semplicistica e neanche tanto corretta che con gli m-l “cinesi” (fra i quali inserisce il Manif.) «un dialogo non era neanche ipotizzabile»382.

Alcuni giovani promossero un radicale “cambio della guardia” e di rotta nella FGEI (Federazione Giovanile Ebraica Italiana), che nel 1967 aveva rinnovato nel suo congresso i compiti di difesa di Israele; ma a qualche anno di distanza, grazie a personalità come Giorgio Gomel, con esperienze nel movimento di sinistra, arriverà a sostenere posizioni simili a quelle degli extraparlamentari israeliani. Andava ricercato il contatto con i palestinesi e abbandonati i Territori Occupati. Si formarono i gruppi “Israele-Palestina”, non solo in Italia ma in molte altre nazioni, dalle quali delegazioni di giovani ebrei (tranne significative eccezioni, quelli degli USA ad es.) al Congresso di Arad del 1970, nel Negev, dell'Unione Mondiale degli Studenti Ebrei (WUJS) opposero il proprio “Programma di Arad”, con le richieste sopracitate e l'affermazione che il sionismo non era incompatibile con il movimento nazionale palestinese, al “Programma di Gerusalemme del Congresso Sionista.

Infine diversi comunisti ebrei non rompono con il PCI, da nomi nazionali come Umberto Terracini e Luciano Ascoli, a gruppi di varie città come quelli che a Roma, Milano e Torino fondano nel 1967 “Ebrei di sinistra”. Volevano salvare quel «sodalizio politico culturale che si era formato fra ebrei e sinistra». Ad un anno di distanza faranno

380 M. Molinari, La sinistra e gli ebrei in Italia 1967-1993, Milano, Corbaccio, 1995, pp.47-48 381 Da Shalom, Dicembre 1969, citato in M. Molinari, La sinistra e gli ebrei in Italia, cit. p.49 382 M. Molinari, La sinistra e gli ebrei in Italia, cit. pp.54

altri passi come riconoscere la guerriglia palestinese come “resistenza” e condannare in un appello, firmato fra gli altri da Primo Levi, come “nefasta e suicida, espansionista” la politica di Israele383.

Come si è già detto i gruppi extraparlamentari italiani sono molto interessati, vista la loro visione classista del nodo mediorientale, alle contraddizioni interne che Israele viveva come paese capitalista sviluppato oltre che sub-imperialista; tuttavia all'epoca «si discute ancora se quella israeliana sia un economia da Terzo Mondo o da paese sviluppato384» in merito al forte intervento di capitale estero. Queste

problematiche, avevano portato alla nascita di organizzazioni extraparlamentari di sinistra come la SIAH che ebbe un grande seguito fra gli studenti tra il 1968 e il 1973, e il Matzpen, che si distinse per la lotta contro l'occupazione dei territori del '67 e si dichiarava ufficialmente antisionista. Si pose l'obiettivo di collegarsi con i gruppi europei e con gli stessi palestinesi, ebbe contatti con il FDLP. Andò incontro a diverse scissioni nel tempo, ma restò sulla scena politica israeliana fino agli anni '80. Ma lo stato ebraico aveva anche contraddizioni particolari, non soltanto quelle della condizione dei palestinesi, ma anche quella degli ebrei provenienti dal Medio Oriente, i sefarditi. Erano carenti di case e istruzione superiore, discriminati nel lavoro e colpiti dalla disoccupazione. Infine si aggiunsero le proteste per il trattamento di favore riservato dal governo agli ebrei provenienti con l'immigrazione concordata dall'URSS. Dai proletari sefarditi si formano nel 1971 le Pantere Nere israeliane, in similitudine con quelle dei neri americani. Promuoveranno manifestazioni a Tel Aviv e Gerusalemme alle quali si unirà tutta la sinistra extraparlamentare e che culmineranno in duri scontri con la polizia. Dopo di ciò il gruppo subirà diversi colpi dalla repressione, che riuscirà a dividere in parte il movimento con la defezione di alcune personalità verso posizioni più moderate di gruppi ebrei orientali filoamericani. Pieri ne parla nel suo libro, dove compare anche una intervista al loro leader Charlie Bitton385.

Potere Operaio cita le lotte operaie e gli scioperi selvaggi in Israele nel 1971

mettendoli in correlazione con quelli di Heluan in Egitto386. Più a lungo ne discute Lotta Continua in un articolo dell'11 Maggio 1972, nello stesso numero nel quale si racconta

del fallito dirottamento di aerei all'aeroporto di Lod ad opera di Settembre Nero; il titolo riprende un comunicato di Hawatmeh, “Il nemico non è l'ebreo, il nemico è l'imperialismo”: «sia “Pantere Nere” sia altri gruppi organizzati (come Matzpen e SIAH) conducono già un'azione comune coni fedayn soprattutto con il Fronte Democratico, per lottare contro il nemico comune cioè i padroni israeliani e arabi».387

A questo articolo si aggiunge poi una lettera dal carcere di un disertore e un resoconto di un “compagno israeliano”. Sullo stesso giornale esce invece il 3 Giugno un articolo molto duro sullo stato ebraico, “Israele: avamposto fascista dell'imperialismo”:

Israele è una creazione artificiosa, voluta e realizzata (con l'appoggio dell'imperialismo mondiale) dalla grande borghesia ebrea, che ha trovato nel sionismo il proprio puntello ideologico interclassista e reazionario. I fermenti socialisti che accompagnarono alle origini l'esperienza del “ritorno alla terra promessa” vennero ben presto sconfitti e repressi388.

Il PCI si diede da fare per organizzare diverse conferenze sul problema mediorientale, a Bologna dall'11 al 13 Maggio 1973 si incontrano per la prima volta arabi e israeliani389.

383 Ivi, p.56

384 M. Pieri, Internazionalismo e rivoluzione palestinese, cit. p.70 385 Ivi, p.90-91

386 Potere Operaio, a.III n.43, 25 Settembre-25 Ottobre 1971, p.30 387 Lotta Continua, a.I n.26, 11 Maggio 1972, p.3

388 Lotta Continua, a.I n.46, 3 Giugno 1972, p.3 389A. Rubbi, Con Arafat in Palestina, cit. p.45

Dice Rubbi che: «la Conferenza di Bologna rappresentò l'avvio di un collegamento via via più intenso con le forze di pace israeliane e diede un segnale preciso al movimento palestinese per una diversa strategia di lotta.».390

Il responsabile esteri del Partito Comunista, ammette che una relazione più stretta con la sinistra israeliana si aprirà tardi, solo nel 1973 a Luglio c'è la prima visita di una delegazione del PCI in Israele, guidata da Reichlin, per incontrare il Partito Comunista Israeliano-Rakah, dichiaratamente antisionista e in cui militavano ebrei e arabi, importante perché «sino a quel momento erano stati i repubblicani e i socialisti ad vere una specie di monopolio della presenza politica italiana in Israele.»391.

Un episodio particolare che coinvolse la sinistra nella sua interezza fu nel 1970 il “Processo di Leningrado”, in cui le autorità sovietiche condannarono prima a morte per poi commutare in pesanti pene carcerarie alcuni cittadini sovietici ebrei che tentarono un dirottamento aereo per andare in Israele. Le comunità ebraiche manifestarono per la loro liberazione, il PCI si rifiutò di partecipare e fu aspramente criticato. I comunisti indicavano come da parte ebraica si sostenessero due pesi e due misure quando si trattava di dirottamenti, mentre si era colta l'occasione per un ennesima campagna antisovietica. Rubbi racconta di un intervento personale di Longo su questo caso presso i sovietici e ci tiene a dire che «non c'è nessun partito in Italia che abbia fatto per gli ebrei russi quanto il PCI». In quell'occasione Lotta Continua accusò l'URSS di riscoprirsi razzista e sostenne una tesi perlomeno strana, per la quale l'URSS avrebbe colpito presunti sionisti per colpire in realtà tutte le azioni simili fatte dai palestinesi o dai rivoluzionari in genere392.

E' interessante ricordare un altra pagina del rapporto fra sinistra extraparlamentare, palestinesi ed ebrei: l'appoggio dell'estrema destra alla causa araba. Massimo Pieri vi dedica un scritto nel suo libro “Razzista e antisemita la destra estrema appoggia in modo ambiguo la causa araba”, rileva la propaganda di organizzazioni come Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo e Organizzazione Lotta di Popolo in favore della causa palestinese e più generalmente araba. Per l'autore «basano la loro linea sull'ipotesi della nazione araba e quelle componenti come i Fratelli Musulmani ancora presenti che hanno sempre avuto un ruolo reazionario se non addirittura di legame ideologico con il fascismo e il nazismo»393. Questa valutazione della Fratellanza

si riferisce ai contatti avuti con l'Asse durante la seconda guerra mondiale, tuttavia si tratta di destra religiosa non fascista. Più interessanti sono le preoccupazioni per gruppi come Organizzazione Lotta di Popolo, quelle cioè chiamate dalla stampa “nazimaoiste” o in seguito “rosso-brune” che utilizzando una terminologia di sinistra ed un discorso antimperialista, ammette l'autore, hanno potuto infiltrarsi nel movimento nel '68-'69 prima di essere smascherate. Sempre a quest'area appartiene il belga Jean Thiriart, citato per aver scritto sul giornale La Nation Européenne di lunghi soggiorni nei paesi arabi su invito del governo egiziano e iracheno. Governi che, si dice, ospitino anche criminali nazisti394. Fa poi altri esempi di contatti fra arabi e fascisti, compresi incontri

propalestina organizzati da Franco Freda. Significativo è che Pieri addossi la colpa di queste cose alla mancanza di chiarezza delle organizzazioni palestinesi che non sembrano aver mai denunciato pubblicamente queste dichiarazioni dell'estrema destra. Ma anche all'approssimazione su alcuni temi della sinistra italiana che permette ai fascisti di confondere le acque:

390 Ivi, p.46 391 Ivi, p.48

392 Lotta Continua, a.III n.1, 15 Gennaio 1971, p.18

393 M. Pieri, Internazionalismo e rivoluzione palestinese : la causa dell'autodeterminazione nella lotta di

classe, Roma, Stampa centrografico gpr, 1976, p.97

La destra ha sempre usato il Sionismo, magari demoplutogiudaico come deterrente di propaganda nel suo intervento politico. Le sottili distinzioni per cui i fascisti lottano contro gli ebrei e non contro il Sionismo, oppure lottano contro il Sionismo, ma in termini razzisti, non servono e non possono riuscire a chiarire la confusione che si è creata su questo problema.[…] Se Israele è un paese razzista, capitalista, imperialista, socialista, socialdemocratico, confessionale, etc., è necessario dirlo con le opportune analisi, parole, iniziative, ma non si può pretendere per nascondere troppo spesso la propria ignoranza sul problema, di usare “Sionismo” per esprimere ciascuna di quelle caratteristiche, oppure tutte insieme.395