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realizzazione di nuove reti a banda larga

Al fine di garantire un approccio proporzionato e modulato rispetto al nuovo assetto concorrenziale, il legislatore comunitario si pose l’obiettivo di rafforzare i poteri regolatori delle ANR e di consentire loro di definire i mercati su base subnazionale, oltre che di revocare gli obblighi regolamentari nei mercati (ma anche nelle aree del territorio) in cui si registra una reale concorrenza infrastrutturale.

Va rilevato, quindi, che la nuova disciplina, fissata nella direttiva 2009/140/CE, si pone nell’ottica dell’implementazione delle reti infrastrutturali di nuova generazione.

In particolare, al fine di realizzare gli obiettivi dell’Agenda di Lisbona viene prospettata la necessità di promuovere investimenti in nuove reti ad alta velocità. Tali misure sarebbero utili per sostenere l’innovazione nel settore dei servizi di comunicazione informatica di Internet e, nel contempo, potrebbero rafforzare la competitività dell’UE sullo scacchiere mondiale.

In questo quadro d’insieme, assume particolare rilievo il sistema delle reti infrastrutturali e gli effetti positivi che esse possono avere sui mercati, sulle imprese e sugli stessi consumatori.

In quest’ottica, va ribadita la necessità di lavorare per investire sulle nuove reti a difesa della concorrenzialità degli assetti di mercato ed a vantaggio dei consumatori.

Ponendosi in una posizione prospettica, la nuova misura normativa è intervenuta anche a disciplinare aspetti regolatori concernenti l’installazione e la diffusione della banda larga. Ciò partendo dall’analisi di un dato negativo, rappresentato dal divario digitale che differenzia i diversi Paesi dell’Unione Europea. Il legislatore comunitario si è posto in continuità con gli indirizzi già formulati nel 2006, allorché dalla Comunicazione del 20 marzo 2006, intitolata «Colmare il divario nella banda larga», sono emersi dati di forte criticità del sistema europeo, in quanto si è acclarato

che l’Unione Europea presenta al suo interno forti disomogeneità nel settore dell’accesso ai servizi a banda larga ad alta velocità. La nuova misura si pone, quindi, in una visione di prospettiva, nel tentativo di consentire un più agevole accesso allo spettro radio, al fine di agevolare lo sviluppo dei servizi a banda larga ad alta velocità in tutte le aree dell’Europa e specialmente nelle zone periferiche, ossia in quelle regioni che si connotano per il digital divide. Ma dall’analisi compiuta nel 2006 emerge un quadro in chiaroscuro in cui non mancano gli elementi positivi; basti riferirsi, ad esempio, al notevole aumento della connettività a banda larga registrato nel territorio europeo complessivamente considerato, ciò pur se in alcune regioni permangono condizioni di forte difficoltà (se non di assoluto impedimento) ad accedere a tali servizi.

Si tratta di criticità dovute ai notevoli costi determinati dalla limitata densità demografica, oltre che dalle notevoli distanze.

Al fine di assicurare adeguati investimenti nelle nuove tecnologie all’interno delle aree meno sviluppate, emerge l’esigenza di raccordare le politiche in materia di comunicazioni con altre politiche (in particolare con la politica in materia di aiuti di Stato, con la politica di coesione e con la politica industriale). Quest’esigenza, opportunamente prospettata dal legislatore comunitario, sembra rispondere alla necessità di affrontare la sfida tecnologica in tutte le sue dimensioni, quella economica, quella finanziaria, quella tecnica ed industriale. Viene, quindi, in evidenza la forte volontà delle istituzioni comunitarie di procedere all’analisi ed all’individuazione di precise linee di indirizzo che leghino la totalità dei profili considerati in una dimensione sistemica. Si tratta di un approccio complessivo che denota una visione d’insieme, in termini di governance allargata e non legata all’analisi riduttiva e priva di prospettiva delle questioni.

In questo scenario, viene, altresì, ad emersione la necessità di promuovere investimenti pubblici per lo sviluppo delle reti infrastrutturali. Ciò in conformità con il principio di non discriminazione, ma anche nel rispetto delle regole di concorrenza, attraverso il ricorso a procedure aperte, trasparenti e competitive.

Le innovazioni previste dalla nuova disciplina comunitaria vanno considerate anche alla luce delle ulteriori, recenti riforme introdotte dalla Commissione europea

sul tema specifico della diffusione delle reti a banda larga nel territorio dell’Unione Europea.

Ed infatti nell’ambito del processo di attuazione della strategia fissata nel documento Europa 2020 (varato il 3 marzo 2010), finalizzata a rilanciare l’economia europea, aiutandola a superare la grave crisi che ha colpito l’economia mondiale e ad assicurare una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nel territorio dell’Unione383, un punto essenziale è rappresentato dall’installazione di infrastrutture a banda larga in Europa.

Ciò al fine di determinare condizioni economiche vantaggiose per i cittadini europei e, in particolare, per creare sviluppo, occupazione e prosperità.

La Commissione europea, in continuità con l’azione legislativa posta in essere con la riforma del pacchetto Telecom 2002 (ed in particolare con il varo della direttiva c.d. «Better regulation» n. 2009/140/CE), ha adottato il 20 settembre 2010 tre misure (tra loro complementari) finalizzate ad agevolare la penetrazione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea dei sistemi infrastrutturali c.d. a banda larga veloce e ultraveloce.

Il pacchetto si compone, innanzitutto, della Raccomandazione della Commissione del 20 settembre 2010 concernente l’accesso regolato alle reti di nuova generazione (NGA), che fornisce una base giuridica agli operatori di comunicazioni elettroniche, (garantendo il giusto contemperamento tra la necessità di assicurare la concorrenzialità del mercato e l’esigenza di stimolare l’attivazione di investimenti nel settore).

In particolare, la raccomandazione della Commissione sull’accesso regolato alle reti di nuova generazione (NGA), oltre a delineare un approccio normativo comune per l’accesso alle nuove reti veloci a fibra ottica, impone ai regolatori nazionali delle telecomunicazioni di garantire un equilibrio adeguato tra la necessità di incoraggiare gli investimenti e quella di tutelare la concorrenza.

Elemento positivo che si desume ictu oculi è che questa misura si pone       

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Si v. IP/10/225. Con riferimento alla grave crisi che ha destabilizzato l’economia mondiale a partire dal 2008 si v. J. ATTALI, La crisi e poi?, Fazi, Roma, 2009; A. PiSANESCHI, Dallo stato

imprenditore allo stato regolatore e ritorno?, Giappichelli, Torino, 2009; F. CAPRIGLIONE,Misure

l’obiettivo di rendere più chiaro e preciso il quadro normativo. Tale elemento rappresenta una forte innovazione soprattutto per gli operatori economici interessati ad investire nelle reti di nuova generazione.

Inoltre, alla citata misura si aggiunge la proposta di decisione della Commissione, COM/2010/471 del 20 settembre 2010, tesa all’istituzione del programma strategico in materia di spettro radio. In particolare, tra i diversi obiettivi a cui tende la nuova misura, vi è quello di garantire la disponibilità dello spettro per la banda larga senza fili.

La proposta di decisione mira, altresì, a spronare il Parlamento ed il Consiglio europeo ad elaborare un programma strategico quinquennale finalizzato alla promozione di una gestione efficiente dello spettro radio, assicurando, in particolare, che entro il 2013 sia assicurata la disponibilità di uno spettro almeno sufficiente per le comunicazioni a banda larga senza fili. Va evidenziato che ciò potrebbe consentire la riduzione del c.d. digital divide, in quanto la diffusione di tali nuove tecnologie consentirebbe a coloro che risiedono in aree periferiche di poter fruire di connessioni a banda larga veloce. Inoltre, ciò permetterebbe di erogare servizi innovativi alla generalità dei cittadini europei.

Va considerato che l’Unione Europea parte dal presupposto che un utilizzo efficiente e competitivo dello spettro potrebbe rappresentare un formidabile sostegno all’innovazione in altre aree e settori strategici, quali i trasporti e l’ambiente.

Inoltre, il complesso di misure specificamente rivolte alla banda larga si compone, altresì, di una Comunicazione sul tema, nell’ambito della quale vengono precisate le modalità da seguire per spronare ed incentivare soggetti pubblici e privati ad investire nelle reti veloci ed ultraveloci. La citata Comunicazione delinea, altresì, il quadro necessario per centrare gli obiettivi di banda larga dell’Agenda digitale e, in particolare, illustra in che modo incoraggiare al meglio gli investimenti pubblici e privati nelle reti a banda larga veloci e ultraveloci. Invita, altresì, gli Stati membri a introdurre piani operativi di banda larga per le reti veloci e ultraveloci attraverso misure concrete di attuazione, fornisce indirizzi su come ridurre i costi di investimento e evidenzia le modalità da seguire per agevolare i pubblici poteri ad investire sulle reti di nuova generazione in banda larga, anche attraverso il ricorso ai

finanziamenti comunitari. Viene, altresì, evidenziato che la Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti intendono predisporre misure tese al finanziamento della banda larga.

Le citate misure384 sono state elaborate al fine di supportare l’Unione Europea a rispettare gli obiettivi fissati nell’Agenda digitale europea e con l’obiettivo di consentire, innanzitutto, alla generalità dei cittadini europei di accedere ai servizi di base a banda larga (ciò entro l’anno 2013) e successivamente di accedere alla banda larga veloce e ultraveloce (entro il 2020)385.

3.

L’indipendenza delle ANR come carattere fondamentale della