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I fautori della riduzione del numero dei parlamentari italiani fanno leva sul fatto che nel nostro paese ci sia una sovrabbondanza di componenti delle Camere, che rende l’esperienza tricolore ben lontana da quelle dei paesi dell’Unione Europea.

A livello di numero complessivo di parlamentari eletti, l’Italia ad oggi si colloca al primo posto con 945, seguita sul podio dalla Germania con i suoi 700 e dalla Gran Bretagna con 650, da poco uscita dall’Unione. Quarto posto per i 600 parlamentari in Francia.

Giovano delle precisazioni prima di procedere ad un’analisi in chiave comparata. Anzitutto, occorre sempre tener presente che ogni ordinamento è un caso a sé, originato dalla combinazione di fattori quali la forma di governo e la legge elettorale, non identici in tutte le realtà europee.

Inoltre, è opportuno ricordare che, a seconda dell’ordinamento, il numero dei parlamentari è fisso (come attualmente in Italia), ma può essere anche mobile, cioè in rapporto alla popolazione o addirittura ci sono casi in cui viene determinato solo il numero massimo o quello minimo (come in Spagna per il Congresso dei deputati).

Anche le fonti possono essere le più disparate: si possono trovare indicazioni sul numero dei parlamentari in Costituzione, ma niente vieta che la materia venga regolata da legge ordinaria.

54 In una prospettiva comparatistica appare maggiormente congruo, ai fini del presente lavoro, effettuare dei rilievi dal punto di vista della Camera Bassa. Nel panorama europeo, l’ordinamento italiano è un

unicum per il tradizionale bicameralismo perfetto o paritario, perla rara

in altre realtà.

Dunque, è ritenuto più sensato un raffronto tra le Camere Basse alla luce del fatto che in 27 stati membri dell’Unione Europea, solo 12 paesi, Italia inclusa, si caratterizzano per un Parlamento bicamerale. Tra questi 12 ordinamenti, solo in 4, oltre all’Italia, i membri della Camera Alta sono eletti direttamente dal popolo. Nello specifico si fa riferimento alla Polonia, alla Repubblica Ceca, alla Romania e alla Spagna. Inoltre, il fatto che, laddove esista una Camera Alta, questa non rappresenti istanze identiche a quelle rappresentate dal Senato italiano, è un’ulteriore conferma nel senso di ritenere inappropriato un raffronto dal punto di vista delle Camere Alte in questa sede.

Giunti a questo punto, è utile concentrare l’attenzione sulle Camere Basse e nello specifico sulla percentuale numero di abitanti - numero di Deputati eletti80. Osservando il grafico81, è intuitivo che in molti Paesi dell’Unione, la percentuale è molto più alta rispetto a quella italiana. In Italia viene eletto 1 deputato ogni 100.000 abitanti, così come nell’ex membro, cioè nel Regno Unito; in Francia ed in Germania la percentuale si abbassa di poco, 0,9. È importante notare che nei Paesi più popolosi, non c’è una notevole differenza di punti percentuali.

80 I dati ufficiali che saranno proposti sono risalenti ad ottobre 2018 e tratti da:

Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Servizio Studi, XVIII legislatura, Dossier 29 luglio 2019, Riduzione del numero dei parlamentari, A.C. 1585-B, pp.

25-33.

81Per il grafico si rimanda a: “Documento IV” in Appendice al presente elaborato.

La tabella è tratta da: Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Servizio Studi,

XVIII legislatura, Dossier 29 luglio 2019, Riduzione del numero dei parlamentari, A.C. 1585-B, pp. 25-33. Si ricorda che nel presente grafico il Regno Unito figura

55 Se venisse approvata definitivamente la Riforma inerente al taglio di 230 Deputati, la percentuale italiana scenderebbe a 0,7 eletti ogni 100.000 abitanti, la più bassa in Europa, seguita dalla Spagna con lo 0,8%. Nel caso in cui continui a rimaner comunque forte il desiderio di far rientrare l’ordinamento italiano nel range europeo basterà ridurre in maniera più contenuta il numero dei nostri parlamentari. Tra le varie, si segnala un Parere della Commissione di Venezia del 2012 82, secondo il quale “there are no international standards which

recommend any particular ratio of parliamentary seats to the size of population”.

Questo ragionamento permette di smentire la vulgata secondo cui l’Italia è connotata da un’anomalia a causa di un eccessivo numero dei membri delle Camere. Per giunta non è così scontato che un’uniformità dal punto di vista comparato sia un connotato positivo83. Fermo restando quanto sostenuto poc’anzi, se ci volessimo spingere a formulare rilievi circa la comparazione tre le Camere Alte europee, noteremmo che il Senato italiano, non risulta sovrabbondante nella sua composizione. Quest’ultimo è infatti preceduto da otto assemblee nel complesso dei tredici Stati con un Parlamento bicamerale.

Tra questi paesi a titolo esemplificativo è possibile citare il caso spagnolo con un Senato a composizione mista: la maggior parte dei membri sono eletti a suffragio universale diretto, mentre una minima parte (58 su 266 nella formazione attuale) sono eletti indirettamente, cioè nominati dai Parlamenti delle diciassette Comunità autonome. La Romania è stato il Paese più vicino all’Italia fino alla riforma costituzionale del 2003; infatti vigeva un bicameralismo paritario con le due Camere elette a suffragio universale, il cui numero deve essere

82 Il parere è il n.662/2012 della Commissione di Venezia, organo consultivo del

Consiglio d’Europa, chiamata a pronunciarsi sulla legge elettorale ungherese del 2011, che ha diminuito il numero dei membri dell’Assemblea Nazionale da 386 a 199.

83 Cfr: A. ALGOSTINO, Perchè ridurre il numero dei parlamentari è contro la

56 rapportato alla popolazione del Paese e quindi in quanto tale soggetto ad oscillazioni. A oggi il Senato rumeno è composto da 136 membri. Con la Riforma del 2003, viene superato il sistema di bicameralismo partitario solo dal punto di vista della funzione legislativa.

Citare esperienze di altri paesi in questa sede, risulterebbe inopportuno dal momento che o non sono dotati di una Camera alta, oppure nel caso in cui questa esista, o non viene eletta direttamente dalla popolazione o non rappresenta comunque le istanze che vengono rappresentate in Italia, come ad esempio nello stato federale tedesco. Qui infatti, il Bundesrat, la Camera alta, è composta da 69 membri, nominati, ai sensi dell’articolo 51 della Legge Fondamentale tedesca, dai Governo dei singoli Länder. I seggi spettanti ai Länder sono stabiliti sulla base della popolazione del singolo Land.

Altro criterio di rappresentanza da segnalare, nonostante la recente ed ufficiale Brexit è quello nella House of Lords inglese, dove gli attuali 729 componenti sono stati nominati a vita dalla Corona su proposta del Primo Ministro oppure sono Lords di diritto.

Ulteriore menzione al Senato francese, i cui membri sono tali a seguito di una elezione non diretta, bensì di secondo grado da parte di un Collegio di Grandi Elettori costituito per lo più da delegati dei Consigli municipali. La Camera Alta francese, così composta, si rinnova ogni tre anni e questo meccanismo di elezione indiretta consente, ex art 24 della Costituzione, la rappresentanza delle collettività territoriali della Repubblica.

Questi ultimi rilievi fanno comprendere come non ha senso di esistere un raffronto tra questi scenari sommariamente descritti e la realtà italiana.

Sono esperienze, dal punto di vista della Camera Alta, così lontane da quella italiana sotto varie angolazioni: in primis per i meccanismi di elezione e per i criteri di rappresentanza.

57 Ai fini del presente elaborato, risulta più congruo rimanere focalizzati solo su un raffronto tra le Camere Basse con gli elementi in precedenza rilevati.