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Regno Unito e Unione Europea 1 Storia

Storicamente il rapporto instauratosi tra Regno Unito ed Europa è stato caratterizzato da un altalenarsi di contraddizioni, un rapporto molto complesso, contraddistinto dal fatto che, mentre da un lato la Gran Bretagna ha spinto e talvolta guidato il processo di integrazione europea, dall’altro ha sempre tentato di mantenere comunque indipendenza rispetto alla realizzazione del progetto comune. La particolarità di tale rapporto viene ben sintetizzata da 2 discorsi di Winston Churchill, primo ministro britannico nel 1940-1945 e nel 1951-1955; nel primo tenutosi a Zurigo nel 1946 Churchill afferma che: “Esiste un rimedio

che potrebbe rendere in pochi anni tutta l'Europa, o almeno la maggior parte di essa, libera e felice com'è oggi la Svizzera. Qual è questo rimedio sovrano? Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza e in libertà. Dobbiamo creare una sorta di Stati Uniti d'Europa”48.

Ma al momento dell’istituzione della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) la Gran Bretagna decise di non aderire, lo stesso accadde con il successivo progetto della CED (Comunità Europea di Difesa). Nel suo successivo discorso nel 1953 il primo ministro britannico afferma che il Regno Unito è si preparato per supportare sia al livello politico che militare la Comunità Europea di Difesa, ma senza però farne parte. Infatti egli afferma:“Da che parte

stiamo? Non siamo membri della Comunità Europea di Difesa, né intendiamo unirci al sistema federale europeo. Eppure, sentiamo di avere una relazione speciale con entrambi. Questo concetto si può esprimere meglio mediante preposizioni, con la preposizione “con” piuttosto che con quella “di” – noi siamo “con” loro, ma non “di” loro. Noi abbiamo il nostro Commonwealth e il nostro Impero”49.

48 http://www.ilsole24ore.com/

Anche se nel 1957, quando grazie ai trattati di Roma venne creata la Comunità Economica Europea (CEE), il Regno Unito optò per la non adesione alla stessa, non si è limitato soltanto a ciò, infatti propose esso stesso un’alternativa con la creazione dell’EFTA (European Free Trade Association) aperta a quei paesi che non volevano o non avevano le caratteristiche tali per l’adesione alle CEE; tale progetto inizialmente prevedeva l’adesione di sette paesi: Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera, e Regno Unito, ma col passare degli anni l’entusiasmo che ha portato alla sua creazione ha perso mano a mano di intensità, tanto che molti paesi aderenti a tale accordo hanno deciso di abbandonarlo e di passare all’interno della CEE, non ultimo tra questi anche il Regno Unito.

Attualmente l’EFTA conta quattro membri: Liechtenstein, Norvegia, Islanda ed infine la Svizzera. Nel 1961 su proposta dell’allora premier britannico Harold Macmillan, l’Inghilterra ha presentato la propria candidatura alla CEE, considerata molto più vantaggiosa e competitiva dell’EFTA; tuttavia tale proposta dopo una serie di lunghi negoziati, venne bocciata dal veto posto all’ingresso del Regno Unito da parte dell’allora presidente del governo della Repubblica Francese De Gaulle che annunciò la sua decisione nel 1963 motivando la risposta come segue:“È chiaro che l’entrata della Gran Bretagna e

di altri stati cambierebbe completamente il volto della CEE sotto vari punti di vista. Un mercato a 11, a 13 o a 18 sarebbe senza dubbio molto diverso da quello che i sei stati hanno costruito. In tal modo la coesione tra gli stati membri verrebbe meno e il progetto potrebbe prendere le fattezze di una gigantesca comunità atlantica alla dipendenza degli Stati Uniti”50.

Anche il secondo tentativo di ingresso nella CEE del 1967 viene bocciato, ancora una volta da De Gaulle, solo nel 1973 la Gran Bretagna è riuscita ad ottenere l’adesione alla CEE.

50 http://tg24.sky.it/mondo/2016/06/24/brexit--storia-dei-rapporti-tra-regno-unito-ed- europa-.html

Durante anni successiva alla mancata ammissione della Gran Bretagna all’interno della CEE la situazione all’interno degli equilibri europei ha subito notevoli cambiamenti, De Gaulle infatti ha abbandonato la presidenza francese e la situazione economica inglese prima dell’adesione è in leggero declino. Comunque grazie all’ingresso nella CEE l'Inghilterra riesce a ri-stabilizzare la propria economia. Questa stabilità ottenuta comunque non riesce a vincere l’ostilità dell'opinione pubblica inglese, tanto che nel 1975 viene indetto un referendum consultivo per la permanenza de Regno Unito all’interno della CEE dal laburista Wilson. È la prima e unica consultazione a tenersi su tutto il territorio inglese, a vincere è il si con circa il 67% dei consensi, con il voto che è cosi ripartito:

Tab. 2.2 Referendum permanenza CEE 197551.

SI No

Inghilterra 69% 31%

Galles 65% 35%

Irlanda del Nord 52% 48%

Scozia 58% 42%

Fonte: https://www.gov.uk/government/organisations/hm-treasury

L'ostilità dell’opinione pubblica è dettata da un sentimento di scetticismo con riguardo al progetto comunitario, con particolare attenzione ad una serie di questioni riguardanti prima tra tutto l’avversione da parte del popolo inglese a cedere parte della propria sovranità nazionale, in ambiti riguardanti politiche economiche, socio economiche o agricole, ad un altra istituzione percepita come poco democratica e guidata da interessi divergenti.

Un altro punto significativo riguardante i rapporti euro-britannici è dato dal governo Thatcher 1979; infatti la “lady di ferro” pur schierandosi a favore della cooperazione europea si dimostra molto critica con riguardo ai contributi finanziari che il governo inglese versa al budget comunitario, posizione giustificata dal fatto che come diceva la Thatcher, “ci sono nazioni che

contribuiscono meno all’Europa, ottenendo però di più, come la Germania”. Un

ulteriore punto che guida il governo della lady di ferro nel chiedere il “rebate52” è

dato dal fatto che una percentuale molto elevata del budget europeo viene adibita al finanziamento della PAC (Politica Agricola Comune), fattore non molto gradito dal governo inglese in quanto il settore agricolo procura un contributo molto limitato al proprio PIL. La posizione portata avanti da Margaret Thatcher si concluse nel 1984, anno nel quale il governo britannico riusci a ottenere un rimborso dei contributi versati al budget comunitario pari a circa il 66%.

L’entità di tale sconto viene ristabilita ogni sette anni ed è stata notevolmente modificata nel corso del tempo, in particolare nel 2005 quando Tony Blair53

acconsenti ad una rinuncia del 20% del rimborso per il periodo 2007-2013. È comunque da considerare l'atteggiamento positivo che la Thatcher ha dimostrato verso l’Atto Unico Europeo del 86, che oltre che a contenere un primo abbozzo di unione politica è volto anche al completamento del mercato unico. Fondamentalmente l’atteggiamento posto in essere dalla Thatcher verso l’Unione Europea rientra bene nel quadro delineato da Churchill, quello appunto del Regno Unito con l’Europa ma non dell’Europa. Nel 1992 grazie agli opt-out54

52 Sconto o riduzione circa la contribuzione al budget Europeo.

53 Politico britannico, Primo ministro inglese dal 2 maggio del 1997 al 27 giugno del 2007, appartenente al partito laburista.

54 L'opting out è la deroga che, per impedire lo stallo del processo di integrazione europea, è concessa agli Stati membri che non desiderino associarsi agli altri Stati membri in relazione a un particolare settore della cooperazione comunitaria. In forza di questo principio, il Regno Unito ha chiesto di non partecipare alla terza fase dell'Unione economica e monetaria (UEM) che ha poi portato all'adozione dell'euro il 1° gennaio 1999.

ottenuti ed alla presenza di John Major55 il governo britannico acconsente alla

firma del trattato di Maastricht. Tuttavia sempre in tale anno un forte attacco speculativo su varie valute tra cui sterlina e lira, portò alla crisi dei cambi e segnò l’uscita del Regno Unito dallo SME (Sistema Monetario Europeo), vicenda che ha provocato una ulteriore crisi politica, che porterà nel 1997 all’elezione di Tony Blair appartenente al partito dei laburisti. La sua vittoria sembra giocare in favore al processo di integrazione monetaria dettato dalla Comunità Europea con particolare riguardo all’adozione della moneta unica, ipotesi tuttavia bocciata dall’allora ministro delle finanze inglesi Gordon Brown.

A complicare ulteriormente i rapporti tra Regno Unito e Europa vi è il sostegno del governo inglese nel 2003 all’invasione statunitense in Iraq. Contemporaneamente col passare del tempo l’opinione pubblica diviene sempre più euroscettica, portando Blair a promettere un referendum, che non verrà mai indetto, circa l’approvazione della Costituzione europea.

Quello sinteticamente fino ad ora delineato è il rapporto tra Regno Unito e Unione Europea, una relazione appunto complessa, contraddistinta dalla presenza congiunta di una volontà di indipendenza e di inclusione. Un rapporto che ha sempre funzionato, almeno fino al gennaio del 2013, quando Cameron56, ha

impostato la propria campagna elettorale e successivamente lanciato per la prima volta la proposta di un referendum consultivo circa la permanenza del Regno Unito nell’Unione, decisione che ha più di tre anni, il Primo ministro sconta con le proprie dimissioni, lasciando ad altri la responsabilità di riunificare il partito, e dotarlo della capacità di negoziare le condizioni migliori di quell’uscita che lui stesso ha messo in causa.

55 Primo ministro del Regno Unito dal 28 novembre del 1990 al 2 maggio del 1997.

56 David William Donald Cameron è un politico britannico, primo ministro del Regno Unito dall'11 maggio 2010 al 13 luglio 2016