L’impatto della Brexit e i possibili scenari.
3.2 Ruolo del commercio britannico a livello mondiale.
Tab.3.2 Esportazioni e Importazioni Uk 2015.
La tabella 3.2 illustra in termini percentuali il valore degli scambi tra Regno Unito, Unione Europea e Resto del mondo nel 2015, sottolineando che in tale anno solo il 44% delle esportazioni in beni e servizi e destinato all’UE, mentre il 53% delle importazioni proviene proprio dall’Unione. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo partner commerciale per la destinazione delle esportazioni e la Svizzera il terzo, parti a 28.8 miliardi di sterline, che corrisponde al 3.7% delle esportazioni del Regno Unito. Mentre il consumo cinese di beni britannici è cresciuto rapidamente nell’ultimo decennio e ora è pari a 15.9 miliardi di sterline, ovvero il 3.1% delle esportazioni del Regno Unito66.
Inoltre una quota significativa delle esportazioni del Regno Unito verso l’UE, il 44% nel 2015, è composta da servizi, e poiché le importazioni di servizi dall’unione, sono molto più ridotte, questo va a rafforzare il saldo commerciale del Regno Unito, con un impatto del 5% sul PIL. Sempre nel 2015 L’unione europea ha rappresentato quasi il 40% delle esportazioni britanniche contro il 21% degli Stati Uniti.
Tab.3.3 Importazioni e Esportazioni di servizi 2015.
Fonte: Bank of England 2016.
Inoltre i servizi tendono a non soffrire di tariffe di importazione come le merci, in parte grazie alle difficoltà per le autorità di identificare tale commercio. Ma ci sono ostacoli non tariffari sostanziali per la negoziazione dei servizi - ad esempio i regimi di licenza - che aggiungono costi all’esportazione di tali servizi. Il mercato unico dell'UE cerca di ridurre questi costi attraverso l'armonizzazione delle norme in materia di fornitura di servizi e anche tramite alcuni accordi commerciali si possono attenuare queste divergenze.
Un altro elemento importante della relazione economica del Regno Unito con gli altri paesi è l'investimento estero effettuato dal Regno Unito all'estero e realizzato da altri paesi nel Regno Unito, vale a dire investimenti diretti esteri (Tabella 3.4). Tab.3.4 FDI(Investimenti Diretti Esteri).
Come visto nel capitolo precedente la quota di investimenti esterni nel Regno Unito è più elevata rispetto agli altri paesi aderenti all’unione europea. L'OCSE67
(2016) mostra che il Regno Unito ha rappresentato la quota più grande, oltre il 30% degli afflussi dai paesi dell’UE, l’investimento d’oltremare è un fattore molto importante dell’attività economica ed è legato anche alla maggiore produttività attraverso il trasferimento di competenze e idee. Tuttavia se gli investitori percepiscono che le prospettive economiche o l’accesso ai mercati britannici subirà una riduzione, probabilmente si assisterà a un calo degli FDI negli UK.
Nel complesso, quindi, l'Unione europea è il principale partner commerciale del Regno Unito, che comprende circa la metà di tutti gli scambi, anche il suo principale partner d'investimento e rappresenta inoltre anche la maggior destinazione delle esportazioni dei suddetti servizi. Tali servizi rappresentano circa il 44% delle esportazioni totali della Gran Bretagna e contribuiscono notevolmente al saldo commerciale del Regno Unito e quindi al reddito nazionale.
All'interno dell'UE, il Regno Unito gode dell'accesso tariffario e doganale a un "mercato unico", che utilizza standard comuni di regolamentazione in molti settori. Inoltre, l'Unione Europea ha concluso 35 accordi di libero scambio (FTA) e prevede di portarne altri a compimento, con un certo numero di altri paesi, accordi grazie ai quali il Regno Unito beneficia notevolmente.
Le cinque principali caratteristiche commerciali dell'adesione all'UE sono: Accesso libero ai mercati dell'UE;
Nessun controllo doganale alle frontiere dell'UE (cioè non controlli di "regole di origine");
Mercato unico con normative comuni;
Accesso a più di 55 altri mercati attraverso una serie di accordi di libero scambio;
Tariffe esterne comuni sulle importazioni verso l'UE da paesi extra-UE. Le tariffe sono fissate dall'UE secondo le regole della WTO. In pratica, ciò significa che alcune merci importate dall'esterno dell'UE, con eccezione dei paesi con cui sono stati siglati accordi di libero scambio, presentano una 'tariffa d'importazione' riscossa sul valore dell'importazione stessa, questa tariffa d'importazione è conosciuta come tariffa della nazione più favorita (MFN)68,
poiché le norme della WTO richiedono che, al di fuori degli accordi commerciali, tutti i paesi devono affrontare la stessa tariffa ossia quella della nazione "più favorita".
L’organizzazione mondiale del commercio calcola il livello medio delle tariffe applicato a tutte le importazioni e ai paesi in base al loro valore. Per l'UE, la media semplice delle tariffe applicate è stata del 5,3% nel 2014 e la media ponderata il 3,6% (2013). Le tariffe sono sostanzialmente più alte sui beni agricoli.
Tab.3.5 Tariffe MFN sulle importazioni applicate dall'Unione europea.
Source: WTO, 2015.
Nell'ultimo mezzo secolo, i livelli tariffari sono stati ridotti in modo significativo anche se le misure non tariffarie (NTM)69 sono considerate sempre più
importanti. Ed è proprio la presenza di misure non tariffarie e la divergenza regolamentare tra i vari paesi, che vanno a porre restrizioni agli scambi i beni, servizi e investimenti.
In uno studio globale che valuta le misure non tariffarie tra l'UE e gli USA, ECORYS70 (2009) constata che l'equivalente tariffario dei NTM è di circa il 10%,
ovvero, le NTM sono equivalenti a una tariffa commerciale di tale misura, quasi il doppio del livello delle misure tariffarie applicate dall'UE al resto del mondo. (vedi tabella 3.5) Inoltre, è necessario precisare che mentre le tariffe riguardano solo le merci, le misure non tariffarie interessano anche i servizi, come visto precedentemente, settore di fondamentale importanza per il Regno Unito.
69 Non Tariff Measure