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La relazione tra gli ex coniugi.

segnato il XX° secolo.

3.4 La relazione tra gli ex coniugi.

“Penso che il modo in cui mi hanno spiegato le cose quando hanno deciso di dividersi e l’esempio che mi hanno dato in seguito – a differenza di altri divorzi terribili che ho visto – mi abbiano aiutato a capire meglio gli altri e me stessa. Ho capito per esempio due cose, che per me sono fondamentali: che un uomo e una donna possono essere delle ottime persone ma inadatte a formare una coppia e che per avere dei buoni rapporti bisogna prima di tutto essere onesti con se stessi; molte persone infatti continuano a litigare perché pretendono di essere diverse da ciò che sono, vedono “i torti” che gli altri fanno loro ma non quelli che loro fanno agli altri”.99

Queste sono le parole di una ragazza di venticinque anni che ha vissuto l’esperienza della separazione dei genitori a otto anni e quella del divorzio a dodici; racconta anche che pur avendo attraversato, inizialmente, un periodo poco felice, i suoi genitori le hanno fatto capire, sia con le parole che con i fatti, che la loro prima preoccupazione sarebbe stata quella di porre al centro il benessere suo e di suo fratello.

La situazione che, poco sopra, è stata descritta è una condizione ideale (spesso molto rara), le cui possibilità di riuscita dipendono, in larga misura, dalla buona gestione dei rapporti che i genitori istituiscono successivamente alla separazione; i figli, infatti, ne ricaveranno un’ottima “lezione di vita” se (e soltanto se) le ostilità e i conflitti che hanno portato alla disgregazione familiare, cesseranno del tutto.

Ci deve essere, innanzitutto, una dose consistente di buona volontà da parte degli ex coniugi di far cessare le ostilità; i figli, infatti, non apprenderanno niente di positivo da questa situazione se i loro genitori continueranno, anche dopo la separazione, a litigare, o peggio, ad usare i figli come “mezzi” per combattersi e ferirsi.100

“Non tutti i conflitti hanno carattere distruttivo, ma possono divenire tali proprio in virtù di una distorta percezione-gestione della separazione stessa. Una volta effettuata la separazione i conflitti non si dovrebbero ripresentare; il paradosso invece è nel loro frequente perdurare mascherati da problemi gestionali di figli che divengono ostaggi di guerra; questo indica tra l’altro che, in realtà, il distacco emotivo non è avvenuto. A questa considerazione se ne aggiunge un’altra: le persone che vivono momenti di grave crisi sono solitamente centrate su sé piuttosto che sui figli o su altri; e questo

99 A. Oliverio Ferraris, Dai figli non si divorzia. Separarsi e rimanere buoni genitori, cit., pp. 64-65. 100 S. Cirillo, Cattivi genitori, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2005.

rende ancora più pesante la solitudine e lo smarrimento dei figli, che vedono svelate brutalmente le debolezze, le insicurezze e la fragilità dei genitori e si sentono senza possibili punti d’appoggio o di ancoraggio”.101

E’ possibile attuare un buon divorzio e mantenere rapporti civili tra ex coniugi, ma sono fondamentali alcune condizioni; è necessario, infatti, non lasciarsi sopraffare dalla forte intensità dei sentimenti, anche se ci si sente feriti nell’orgoglio, affinché si possa agire lucidamente evitando di restare prigionieri di quel legame.

A tal proposito, Robert Emery, riconosce e comprende le fatiche compiute dagli ex partner nell’affrontare un divorzio, tuttavia, ricorda inoltre, che è proprio al momento della separazione che i figli hanno più bisogno del supporto dei genitori; affinché la loro resilienza sia preservata, essi hanno bisogno che le loro figure di riferimento siano immediatamente disponibili.

I genitori però, continua Emery, possono aiutare i bambini ad elaborare le loro emozioni solo dopo aver imparato a gestire le proprie:

“Se si pensa all’annuncio di sicurezza che il personale di volo fa prima di ogni decollo la questione appare immediatamente chiara: “In caso di emergenza le maschere ad ossigeno verranno automaticamente rilasciate dalle cappelliere sopra di voi; prendete la maschera e indossatela prima di aiutare i bambini”. In caso di divorzio occorre fare la stessa cosa. Bisogna prima prendersi cura delle proprie emozioni in modo da potere dare tutto l’aiuto possibile ai figli”.102

Quando i genitori non sono in grado di gestire le proprie emozioni e perdono di vista i propri doveri i minori rischiano di perdere il loro più grande diritto: l’opportunità di essere bambini.

La separazione è una fase molto difficile (critica per certi versi) da affrontare per gli adulti e, in particolar modo, per i figli; nonostante tutto, però, non è detto che questi ultimi siano predestinati ad un futuro infelice ma, al contrario, molti di loro si fortificano dal punto di vista emotivo e sviluppano un buon grado di resilienza. Di sicuro sarà un’esperienza meno negativa e destrutturante se i genitori si impegneranno a collaborare, insieme, per affrontare la situazione e se faranno di tutto per evitare di coinvolgere i figli nei conflitti personali riguardanti questioni del tutto

101 M. A. Galanti, Le dinamiche affettivo-relazionali nella famiglia, in C. Fratini, M. A. Galanti, Le dinamiche affettivo-relazionali nella famiglia e nei processi di apprendimento, p. 7.

estranee al rapporto genitore-figlio. In sintesi, ciò che risulta essenziale per il bene dei figli è il modo in cui i genitori gestiscono il conflitto e le emozioni ad esso correlate e la capacità di questi ultimi di portare avanti le funzioni genitoriali anche durante il processo di separazione e divorzio.103

Affinché i figli risentano meno della rottura familiare è utile che tra gli adulti si instauri un rapporto collaborativo poiché, anche in caso di affidamento condiviso, essi dovranno esercitare la loro funzione genitoriale a distanza. Il sistema dell’affidamento condiviso, come suggerisce anche Galanti, è un sistema che favorisce la bigenitorialità e, nello stesso tempo, tutela il diritto del minore a ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi i suoi genitori, i quali, continueranno a mantenere entrambi l’esercizio diretto della potestà sul proprio figlio.

“Socialmente il problema della conflittualità tra ex-coniugi in merito all’affidamento e alla gestione dei figli viene affrontato in base al concetto di “genitore psicologico”. Si cerca cioè di individuare nella coppia il genitore più vicino al figlio sia affettivamente, sia per la possibilità di offrirgli stabilità e benessere materiale e oltre ad affidargli il figlio, gli si delega il compito di “gestirne” il rapporto con l’altro genitore. Forse questa modalità consolidata di procedere dovrebbe essere superata a favore della costruzione di una solidarietà, di una nuova condivisione di esperienze tra gli ex- coniugi […], che desse davvero al bambino garanzia di continuità storica delle proprie relazioni. Assumere un siffatto atteggiamento, costruttivo anziché destrutturante, è probabilmente l’unico modo per evitare che la hybris, la follia rivendicatrice, la mania sfrenata di vendetta, divenga la coloritura emotiva dell’atteggiamento degli ex- coniugi. Una hybris così potente da poter assurgere anche a ragione stessa di vita; un impegno tanto appassionato quanto lo era stato quello dell’elaborazione del progetto di vita che viene interrotto con la separazione”.104

E sarà proprio tale hybris, tale mania sfrenata di vendetta che, come vedremo più avanti andrà, in casi molto gravi, a delineare e a caratterizzare il profilo psicologico del genitore (solitamente riscontrato nella madre) colpito dalla sindrome di Medea. Le ricerche tendono a confermare che, se i genitori agiranno, cercando di mettere da parte i rancori legati alla separazione, nell’interesse dei loro figli, questi avranno più chance di essere soggetti resilienti, ossia con una buona capacità di mantenersi

103 P. Gambini, Psicologia della famiglia. La prospettiva sistemico-relazionale, Franco Angeli

Editore, Milano, 2012.

integri anche sotto stress, conservando un buon equilibrio personale nonostante la presenza di fattori di rischio, rispetto ai figli di coppie non separate.105

Con ciò non si vuole affermare che separazione e divorzio non costituiscano importanti fattori di rischio per il benessere dei figli coinvolti, ma si vuole dimostrare solamente che sono principalmente i genitori a possedere il potere e le capacità di proteggere i propri figli dalle difficoltà causate dall’evento, semplicemente offrendogli le possibilità di avere rapporti stabili ed affidabili con entrambi.

“Quando il venerdì vado a prendere Elia per tenerlo con me nel fine settimana saluta la madre come se non dovesse vederla mai più. Ha il magone e per la prima mezz’ora con me rimane sulle sue. Poi fortunatamente gli passa, io cerco di scherzare un po' e poi va tutto liscio. Però non mi piace: mi sembra di portare via un prigioniero, e credo che anche l’atteggiamento della mia ex moglie non aiuti per niente. Se fosse più serena forse lo sarebbe anche lui”.106

Ciò che è fondamentale, dal punto di vista dei compiti che ciascuno degli ex-coniugi deve assolvere, è rappresentato dalla qualità dell’esercizio della funzione genitoriale. La coppia che si separa, infatti, deve saper collaborare vicendevolmente al fine di garantire al figlio (o ai figli) la possibilità di mantenere rapporti con entrambi i genitori e le rispettive famiglie di origine.107

Nonostante sia importante ricordare che separazione e divorzio hanno una certa influenza sull’esercizio della funzione genitoriale, specie nei primi due anni dopo la separazione, è fondamentale che la relazione tra genitori separati e figli avvenga in un clima sereno. Cigoli sostiene, infatti, che è proprio in questi due anni che si possono venire a creare delle lacune nel progetto educativo, da parte dei genitori; preoccupazione, facile irritabilità e mancanza di supporto nei confronti dei figli, infatti, influiscono sulla diminuzione della capacità genitoriale. Ciò avviene in particolar modo nelle madri sole che, preoccupate e troppo concentrate sui problemi derivati dalla separazione, perdono di vista i bisogni dei propri figli e dedicano meno energie alla loro cura. Trascorsi questi primi due anni i problemi sembrano

105R. Emery, La verità sui figli e il divorzio. Gestire emozioni per crescere insieme, cit.

106 S. Rivolta, La nostra famiglia da qui in poi. Affrontare la separazione senza smettere di fare i genitori, cit., p. 110.

107 V. Cigoli, Il Legame disperante. Il divorzio come dramma di genitori e figli, Raffaello Cortina

diminuire, anche se rimangono comunque più difficili di quelli delle famiglie unite.108

Ciò che è più importante, tuttavia, è che entrambi gli ex coniugi sappiano dare davvero importanza a quello che prova il loro figlio in questa fase delicata, prendendo seriamente i suoi sentimenti di infelicità. E’ dunque particolarmente importante che essi stiano vicino al loro figlio quando egli si sente infelice, perso e spaventato dalla nuova situazione; è importante che gli dimostrino di avere a cuore il suo stato d’animo, costantemente, anche in momenti così bui.

“E’ importante inoltre far loro capire concretamente, fin dall’infanzia, l’importanza che rivestono i legami affettivi, alimentandoli e curandoli quanto più possibile. Dovremmo preoccuparcene tanto quanto i nostri padri si preoccupavano della salvezza eterna e della sopravvivenza. Dovremmo dedicare ai legami affettivi il tempo e l’attenzione che i genitori del passato dedicavano al lavoro in comune per mandare avanti economicamente la famiglia. Un tempo erano le necessità primarie che tenevano unita la famiglia, e se queste venivano soddisfatte, ciascuno era orgoglioso di appartenervi e di lì traeva la sicurezza personale. Oggi tutto questo è affidato ai legami affettivi. Più riusciremo a renderli forti, più i nostri figli diventeranno persone forti e sicure”.109

108 V. Cigoli, Psicologia della separazione e del divorzio, Il Mulino, Bologna, 1998. 109 B. Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 1998,