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La relegatio di Giulia venne gravata da pesanti limitazioni. Rohr Vio scrive di una “durezza spropositata alla colpa di Giulia”111; Zanker sostiene che “è proprio l’impegno con cui Augusto si prese a cuore questo programma [di moralizzazione dei costumi], e insieme la scarsità dei risultati, a spiegare il suo comportamento inumano verso la figlia”112. D’altronde se nemmeno lei rispettava le leggi che il pater promuoveva per un risanamento della società, chi lo avrebbe fatto? La sua credibilità veniva totalmente compromessa. Fu così che Giulia venne completamente isolata da tutti nell’isola di Pandataria, ora Ventotene. Secondo quanto suggerisce Svetonio, ella non poteva bere vino, usufruire di cibi costosi; nessun uomo, fosse esso libero o

111 ROHR VIO 2000, 210. 112 ZANKER 1989, 171.

schiavo, aveva la possibilità di avvicinarsi a lei senza prima avere avuto il permesso del padre che pretendeva di essere informato sull’età, l’aspetto fisico, le caratteristiche di chiunque chiedesse di vederla:

Relegatae usum vini omnemque delicatiorem cultum ademit neque adiri a quoquam libero sevoque nisi se consulto permisit, et ita ut certior fieret, qua is aetate, qua statura, quo colore esset, etiam quibus corporis notis vel cicatricibus.

“Nella relegazione le vietò l’uso del vino e una condotta di vita anche solo un po’ raffinata, e non permise che fosse avvicinata da nessuno, libero o schiavo, senza che si fosse interpellato a lui, e a condizione che lui venisse informato dell’età, della statura, del colore della carnagione del visitatore, addirittura dei segni fisici particolari o delle cicatrici.”113

Per di più Augusto proibì che le spoglie di lei venissero accolte nel mausoleo di famiglia.

Solo la madre Scribonia andò come sua compagna in esilio pur non essendo ritenuta colpevole di nulla. Dione sottolinea che ciò avvenne

“volontariamente”114: questo comportamento secondo la Fantham nasconde “a declaration of love and affirmation of faith in her daughter’s morality.”115 Il parere di Braccesi è che, invece, la scelta di Scribonia derivi da motivazioni politiche: lo studioso sostiene, infatti, che anche quest’ultima fosse stata a conoscenza dei progetti della figlia, ma contro di lei si sarebbe dovuto agire con prudenza dal momento che era stata comunque la moglie del princeps quando ancora si chiamava Ottaviano e inoltre, avendo ormai lei più di sessant’anni, punirla per la violazione della lex Iulia sarebbe stato alquanto ridicolo. Di qui allora, la scusa che seguisse ‘spontaneamente’ Giulia in esilio.116 Infatti, se Scribonia non fosse stata a sua volta confinata, per tramite suo, forse la figlia avrebbe continuato ad avere rapporti con l’esterno venendo a conoscenza della situazione nell’Urbe, cosa estremamente vietata. Questo fatto diede poi adito a varie accuse nei confronti di Scribonia che, pur non essendo stata condannata per alcun reato, venne comunque tacciata, al tempo del matrimonio con Augusto, di essere scostumata e indecorosa: non fu altro che il pretesto formale per il ripudio. Ad avvalorare ciò vi è Svetonio il quale riporta che il princeps, a suo tempo, la lasciò proprio perché disgustato dai suoi costumi.117 Forse questo era allora il momento più opportuno per farle scontare le pene del suo

114 Cass. Dio., 55, 10, 14-15. Kἀκ τούτου ἐκείνη μὲν ἐς Πανδατερίαν τὴν πρὸς Καμπανίᾳ νῆσον ὑπερωρίσθη, καὶ αὐτῇ καὶ ἡ Σκριβωνία ἡ μήτηρ ἑκοῦσα συνεξέπλευσε. “Conseguentemente a ciò Giulia venne confinata a Pandateria, un’isola nei pressi della costa campana, e la madre Scribonia la seguì spontaneamente nel suo esilio.” Trad. it. A. Stroppa.

115 FANTHAM 2006, 89. 116 BRACCESI 2012, 153.

117 Svet., Aug., 62, 2. Cum hac quoque divortium fecit, pertaesus, ut scribit, morum pervesitatem eius. “Anche da questa divorziò, disgustato, come scrive, dalla depravazione dei suoi costumi.” Trad. it. I. Lana.

atteggiamento? Un’ipotesi alquanto forzata e macchinosa se si considera che erano passati ormai trentasette anni.

Sicuramente l’isolamento della madre e anche della figlia garantivano ad Augusto una certa tranquillità e concordo con il fatto che non pare casuale, ma, appoggiando l’ipotesi della Fantham, sono più prepensa nel ricercare le motivazioni di questo gesto semplicemente nel legame affettivo che univa le due donne118.

La plebe però non si dimenticò di Giulia; per lei richiedeva la grazia presso colui che l’aveva punita. Per dirla con Rohr Vio: “il consenso popolare derivava dalla linea politica sostenuta da Giulia. Se Tiberio si proponeva, infatti, come garante del mos maiorum e dell’autorevolezza del senato, Giulia, certamente […] patrocinava un modello di stato retto sullo stretto rapporto tra principe e popolo.”119 Così scrive Dione: “Poiché il popolo incalzava pressantemente Augusto affinchè facesse ritornare sua figlia dall’esilio, egli rispose che il fuoco avrebbe fatto più alla svelta a mescolarsi con l’acqua che ella ad essere richiamata. E il popolo allora gettò molte fiaccole nel Tevere, e se in un primo momento non ottenne nulla, in seguito insistette sino al punto di riuscire almeno a farla trasferire dall’isola alla terraferma.”120

Infatti, al termine dei cinque anni, probabilmente nel 4 d.C., quando Augusto adottò Tiberio, conseguentemente alla morte di Gaio, a Giulia venne consentito di fare ritorno nel continente, più precisamente a Reggio, e vivere in condizioni meno severe e limitanti. E proprio a

118 FANTHAM 2006,78. 119 ROHR VIO 2000, 232. 120 Cass. Dio., 55, 13, 1. Tοῦ δὲ δήμου σφόδρα ἐγκειμένου τῷ Αὐγούστῳ ἵνα καταγάγῃ τὴν θυγατέρα αὐτοῦ, θᾶσσον ἔφη πῦρ ὕδατι μιχθήσεσθαι ἢ ἐκείνην καταχθήσεσθαι. Kαὶ ὁ δῆμος πυρὰ ἐς τὸν Τίβεριν πολλὰ ἐνέβαλε· καὶ τότε μὲν οὐδὲν ἤνυσεν, ὕστερον δὲ ἐξεβιάσατο ὥστε ἐς γοῦν τὴν ἤπειρον αὐτὴν ἐκ τῆς νήσου κομισθῆναι. Trad. it. A. Stroppa.

Reggio, come già accennato, morì nel 14 d.C. dopo che anche il suo ultimo figlio perse la vita. Il tutto fu forse causato da una serie di assassinii domestici finalizzati ad estinguere il ramo della discendenza Giulia. Se prima si valutava l’ipotesi di un complotto di Livia, non si esclude che anche Tiberio potesse essere stato il mandante delle uccisioni dei due Cesari: “if Julia had humiliated him during their enforced union, she more than paid for it […].”121 Ma lascio parlare Tacito: “Salito al potere, egli [Tiberio] la lasciò perire di stenti, in una lunga consunzione, esule, disonorata, e, dopo la morte di Agrippa Postumo, priva affatto di speranze.”122

Si delinea così, a poco a poco, anche la figura ‘ambigua’ di Tiberio: appresa la notizia mentre si trovava a Rodi, sappiamo che inizialmente non volle divorziare dalla moglie e forse intercedette presso Augusto affinché la punizione non fosse esemplare. Rientrato però a Roma e reintegrato ai vertici dello stato, sicuro del proprio futuro da successore e, ancor più, una volta divenuto principe, mutò comportamento: se nel 2 a.C., Augusto adottò contro Giulia misure eccessivamente restrittive, Tiberio fece lo stesso contro di lei. A detta di Svetonio e Dione non le permise di uscire di casa e le vietò qualsiasi frequentazione maschile, privandola anche del denaro che il padre le aveva concesso.123 Risulta evidente, allora, che dietro il temporeggiamento iniziale sul divorzio non si nasconde di certo un marito innamorato, quanto un uomo che opera secondo logiche di potere. Quindi il suo atteggiamento dapprima conciliatorio si giustifica post res come “ultimo tentativo di mantenere un legame con la domus Augusti e la successione, di cui il matrimonio

121 FANTHAM 2006, 91.

122 Tacito, ann. 1, 53, 2. Imperium adeptus extorrem, infamem et post interfectum Postumum Agrippam omnis spei egenam. Trad. it. A. Arici.

con Giulia era stato tradizionalmente prefigurazione. E la successiva durezza conferma il carattere antitiberiano del crimine di Giulia, crimine per cui la donna venne poi severamente punita da colui che era stato il suo bersaglio politico.”124 Infatti divorziando da Giulia, Tiberio probabilmente sarebbe stato estromesso dal ruolo di primo piano nello stato e dalla possibilità di successione che il diretto legame con lei gli garantiva. Ma una volta sicuro del potere garantitogli non esitò a liberarsi di lei.