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Ricerca e Sviluppo (Research and Development)

2 Secondo capitolo

2.2 Elementi di economia della conoscenza

2.2.3 Ricerca e Sviluppo (Research and Development)

Ma cosa si intende esattamente per R&S? Come e quando le è stato riconosciuto il ruolo strategico all'interno dell'economia e della società? Per rispondere a queste domande sarà bene ripercorrere i momenti salienti che hanno scandito la storia della conoscenza intesa come motore del cambiamento tecnologico. Se secondo alcuni il fenomeno dell'invenzione va letto come “cifra” del XIX secolo ciò è dovuto al fatto che i grandi cambiamenti che hanno caratterizzato quest'epoca, primo fra tutti la nascita dell'industria con la Rivoluzione Industriale, sono stati innescati da scoperte scientifiche e nuove applicazioni tecnologiche di vasta portata. La struttura del laboratorio come “incubatore” di idee e conoscenze sempre più specifiche, si afferma proprio intorno agli anni settanta dell'800, prevalentemente all'interno delle industrie chimica ed elettrica. L'intuizione dell'importanza fondamentale dell'accumulo di conoscenze per un'impresa o per un'intera nazione si diffonde rapidamente quando ai laboratori privati si affiancano quelli universitari, pubblici e indipendenti; è così che si costituisce un intero sistema dove la ricerca trova l'habitat ideale per il suo sviluppo. Ma è con le due guerre mondiali che si raggiungono i più alti livelli di intensità di ricerca: il cosiddetto “Progetto Manhattan”, finalizzato alla produzione della prima bomba atomica, è emblematico in questo senso. Si tratta infatti di un programma ampio, sia per il numero di soggetti coinvolti sia per le risorse impiegate, la cui riuscita dimostrò all'opinione pubblica mondiale l'efficacia e la valenza strategica dei grandi progetti. Ma il Progetto Manhattan non fu altro che il più famoso di una serie di ambiziosi programmi promossi dal governo federale statunitense. Nasceva così l'epoca della “Big Science” in cui il vero protagonista era il laboratorio declinato ormai in innumerevoli versioni: da ambiente di sperimentazione sulle applicazioni dei principi scientifici già noti a complesso di strumenti predisposti per esperimenti finalizzati ad arricchire la base scientifica e così via.

Il successivo periodo di guerra fredda, dominato dalle potenze USA e URSS, vede la scienza e la tecnologia come due campi privilegiati in cui competere per stabilire la propria supremazia. Questo meccanismo genera un incremento della quantità e qualità dei progetti promossi dai due governi: un modo di operare inedito che si fonda sulla concezione

78 sistematizzata per la prima volta nel rapporto di Vannevar Bush “Science, the endless frontier”. La tesi principale era che l'esistenza stessa di ricadute positive ad ampio raggio generate dall'attività di ricerca costituiva un argomento sufficiente a giustificare gli ingenti investimenti previsti per le agenzie pubbliche come per le imprese private. Abbracciando le tesi di Bush, il governo Roosvelt istituì la National Science Foundation, un'agenzia indipendente con il compito di accogliere e selezionare i progetti di ricerca da finanziare.

Ci siamo fin'ora concentrati sugli eventi che riguardano la R&S negli Stati Uniti perché è proprio qui che il fenomeno di istituzionalizzazione si è manifestato più compiutamente e da qui si è diffuso negli altri paesi occidentali. Questo stato federale ha comunque mantenuto diversi primati e ciò è testimoniato anche da un'indagine condotta a metà degli anni novanta secondo la quale il rapporto fra numero di ricercatori e popolazione di occupati ammontava a 9 su 1000 in USA mentre in Europa si arrestava a quota 5 su 1000. Alcuni fenomeni hanno influito sul processo di istituzionalizzazione della ricerca: ad esempio la sempre maggiore integrazione fra scienza, intesa come indagine sui fenomeni naturali utilizzando il metodo scientifico in maniera sistematica; e tecnologia, che utilizza i principi scientifici pertinenti ad un dato contesto per mettere a punto e infine produrre beni e servizi che rispondano ai bisogni umani. Le interazioni fra le due diverse sfere, laddove il progresso dell'una dipende fortemente dal progresso dell'altra, sono state descritte in maniera pregnante da Price (citato in Freeman, 1997) come una stessa danza eseguita da una coppia di ballerini: talvolta il rapporto si fa più stretto, altre volte viene ridotto al minimo; quantunque distinti essi seguono lo stesso ritmo e si muovono con lo stesso stile. Le due discipline sono soggette in uguale misura ad un processo che tende ad un livello sempre maggiore di sofisticazione. Questa crescente complessità ha come effetto la necessità di impiegare sempre maggiori e sempre più specifiche risorse. Le stesse risorse umane impiegate nell'attività di ricerca non sono escluse dal processo di progressiva specializzazione e sofisticazione delle competenze richieste. È così che la ricerca appare oggi come un'attività condotta nel chiuso di laboratori con strumentazione complessa e all'avanguardia o come una professione per “pochi adepti”. Inoltre al processo di integrazione verticale si è affiancato (e talvolta sostituito) una tendenza alla divisione del lavoro (cft. Supra) che ha provocato la trasformazione di quelli che inizialmente erano i laboratori di R&S delle grandi imprese in enti economici a sé stanti, le quali forniscono conoscenza e innovazione ad altre imprese e operano nel mercato degli asset intangibili come brevetti e diritti di sfruttamento.

79 Anche se si è scelto di concentrare l'analisi sulla R&S non si deve dimenticare che essa non costituisce l'unica attività connessa con la produzione di sapere e innovazione. Altri settori coinvolti nella creazione di nuova conoscenza sono l'universo della formazione di capitale umano, incluso tutto quel che riguarda i sistemi universitari e di istruzione superiore; altre attività che richiedono elevate competenze scientifiche e tecnologiche (come la raccolta di dati per produrre statistiche, studi per brevetti, istituzioni come biblioteche e musei); attività innovative informali tipiche delle imprese (ad esempio il know-how o tutto ciò che ha a che fare col learning-by-doing); e infine tutte quelle operazioni di gestione e amministrazione relative a queste attività. L'esigenza di distinguere la R&S da altri ambiti di produzione di nuova conoscenza fu una delle ragioni che spinse gli esperti OCSE unitamente a un gruppo che da allora si chiamò National Experts on Science and Technology Indicators (NESTI) a riunirsi nel giugno del 1963 nella Villa Falconieri di Frascati per elaborare un documento che fungesse da guida per imprese e governi nella misurazione dell'attività di R&S, ad esempio in termini di personale e spesa impiegati. La versione definitiva del lavoro venne intitolata “The Proposed Standard Practice for Surveys of Research and Experimental Develoment”, altrimenti detta “Manuale di Frascati”, è stata revisionata in sei occasioni e la versione più recente è datata 2002. E' qui che viene data una definizione di R&S ancora oggi molto diffusa: “Research and experimental development (R&D) comprise creative work undertaken on a systematic basis in order to increase the stock of knowledge, including knowledge of man, culture and society, and the use of this stock of knowledge to devise new applications”(OECD 2002). Analoga definizione viene data in Sirilli (2005): “la R&S viene definita come il complesso di attività creative intraprese in modo sistematico allo scopo di accrescere l'insieme delle conoscenze, ivi comprese quelle sull'uomo, sulla cultura e sulla società, e di utilizzarle per nuove applicazioni”. Questa ed altre definizioni presenti nel Manuale di Frascati hanno incontrato il favore di un numero crescente di enti governativi o internazionali come le agenzie dell'ONU e l'Ufficio statistico dell'Unione Europea (Eurostat) i quali se ne servono tutt'ora per raccogliere dati sulle dimensioni della R&S. Queste statistiche vanno a integrare un corpus di studi composto in larga parte dai lavori OCSE e da quelli di altri enti sia pubblici che privati. Un esempio della diffusione dei concetti propri del Manuale è dato dal fatto che le distinzioni interne al concetto di Ricerca e Sviluppo hanno assunto una certa rilevanza anche in sede di definizione delle politiche pubbliche di sostegno all'attività innovativa. Ne sono una prova le direttive della Comunità europea sugli aiuti di stato alla R&S dove vengono forniti tetti di finanziamento

80 diversi a seconda del tipo di ricerca (100% della spesa complessiva per quella di base; 50% per la ricerca applicata; 25% per lo sviluppo “pre-competitivo”). La R&S si differenzia dalle altre attività concernenti l'approfondimento e l'avanzamento delle conoscenze per l'alto contenuto innovativo e l'assenza di operazioni routinarie. Come è noto però, prima che si arrivi ad una novità di rilievo è necessario un lavoro ripetitivo di sperimentazione e raccolta dei dati; talvolta esso è necessario anche dopo la scoperta. É chiaro allora come i confini fra operazioni ad alto contenuto scientifico e la ricerca siano piuttosto sfumati e come questo criterio di distinzione mantenga l'elemento convenzionale che è proprio delle definizioni operative quali si trovano correntemente negli studi di statistica. Può accadere quindi che uno stesso test sia considerato di volta in volta attività scientifica e non ricerca o viceversa, a seconda dell'obiettivo della rilevazione: semplice raccolta dati, in un caso; dimostrazione e convalida di un modello o una teoria, nell'altro.

Le statistiche sulla R&S sono indispensabili soprattutto per decidere nuove politiche di stimolo all'innovazione o per valutare quanto è già stato attuato. Esse però contengono le distorsioni tipiche di tutte le rilevazioni di dati su fenomeni socio-economici a partire dal fatto che viene utilizzato solo un campione di soggetti fino alle difficoltà di quantificazione della ricerca svolta (si pensi ad esempio alla R&S delle PMI che non dispongono di laboratori e dove essa viene condotta in maniera non codificabile e discontinua). Tenendo conto di questi limiti, sarà bene ricordare che il corretto utilizzo dei dati resi noti periodicamente è quello di un confronto con altri studi analoghi precedenti o relativi ad altri sistemi economici. Un'ulteriore difficoltà si incontra nella rilevazione della ricerca condotta da parte di docenti e ricercatori universitari i quali contemporaneamente svolgono altre attività di aggiornamento e didattica. Come in un sistema di vasi comunicanti, le conoscenze acquisite da un docente universitario nello svolgere un determinato compito, si diffondono facilmente a tutte le altre attività che gli fanno capo dando luogo alle cosiddette “economie di raggio di azione” o “scope economies”: vantaggi derivanti dallo svolgimento congiunto di due o più compiti diversi. Di conseguenza la complessità del ruolo svolto da professori e ricercatori all'interno delle università costituisce un ostacolo ad una classificazione univoca delle loro attività. Infine un ulteriore difetto del sistema di misurazione della R&S è dato da un rilevante sfasamento temporale fra il momento della rilevazione e quello di conclusione e pubblicizzazione dei risultati il quale inevitabilmente ne intacca l‟utilità per l‟implementazione di nuove politiche. In particolare ciò avviene con quel che riguarda i dati sulla spesa già effettuata in R&S,

81 disponibili solo dopo la chiusura dei bilanci di imprese ed enti. Tale limite è in parte superabile se a questi dati vengono affiancati quelli sulla previsione di spesa.