Partiamo, dunque, dall’introduzione in Italia, effettuata da Pellini, della categoria di modernismo:
A me pare ovvio che, alle esigenze del periodizzamento storico- letterario, parlare del modernismo per il migliore verismo [ossia Verga], per Svevo, Pirandello e le avanguardie, farebbe un ottimo servizio. Anche perché permetterebbe di mandare in pensione l’improbabile e immensamente fortunata etichetta di “decadentismo” – uno strano “movimento” in cui trovano posto Fogazzaro e D’Annunzio accanto a Svevo e Pirandello.54
51 Cfr. D. Giglioli, Risentimenti antipostmoderni, cit., pp. 211-15.
52 M. Ferraris, Manifesto del nuovo realismo, Roma-Bari, Laterza, 2012; M. De Caro – M. Ferraris (a cura di). Bentornata realtà. Il nuovo realismo in discussione, Torino, Einaudi, 2012.
53 D. Meneghelli, Quanto è modernista il “modernismo italiano”?, cit., p. 83. Alcune di queste sono state analizzate da S. Stanford Friedman, Definitional Excursions: The Meaning of
Modern/Modernity/Modernism, in «Modernism/Modernity», n. 3, 2001, pp. 493-513.
54
36
Il suo attacco è sensatamente rivolto a quella lunga tradizione critica che, a partire dagli interventi di Carlo Salinari55 e di Leone De Castris,56 appaiava scrittori lontani come Fogazzaro e d’Annunzio, da una parte, con Svevo e Pirandello, dall’altra, nel medesimo contenitore del decadentismo.57
Ma la sua proposta di periodizzazione, forse eccessivamente vasta, ha suscitato il dibattito, oltre che sulla natura del modernismo, sui suoi limiti cronologici.58 Pellini opera una dilatazione estrema del modernismo facendolo risalire fino al naturalismo e al verismo, anzi indicando in Flaubert il primo autore modernista.59
55 C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano (D’Annunzio, Pascoli, Fogazzaro e
Pirandello), Milano, Feltrinelli, 1960.
56 L. De Castris, Decadentismo e romanzo europeo: un problema da riprendere, Torino, Società Editrice Internazionale, 1958; Id., Decadentismo e realismo. Note e discussioni, Bari, Adriatica, 1959; Id., Il decadentismo italiano. Svevo, Pirandello, D’Annunzio, Bari, De Donato, 1974. 57 Due decenni prima di Salinari e De Castris, Walter Binni, nel fortunato e lodevole volume di La
poetica del decadentismo (Firenze, Sansoni, 1936) ascriveva invece tale linea a Pascoli e
D’Annunzio, per suggerirla poi a crepuscolari e futuristi.
58 Per una ricostruzione sul dibattito critico vertente la cronologia del modernismo: P. Pellini, In
una casa di vetro. Genesi e temi del naturalismo europeo, cit.; L. Somigli – M. Moroni, (a cura
di), Italian Modernism, cit.; R. Luperini, Verga moderno, Roma-Bari, Laterza, 2005, pp. X-XIII; R. Donnarumma, Gadda modernista, cit., pp. 9-13; R. Castellana, Realismo modernista. Un’idea
di romanzo italiano (1915-25), in «Italianistica», XXXIX, n. 1, gennaio-aprile 2010, pp. 23-25;
Id., Paleomodernismo: Pirandello e «Il Fu Mattia Pascal», cit.; M. Tortora, La narrativa
modernista italiana, in Il modernismo in Italia, cit., pp. 83-84; V. Baldi, A cosa serve il modernismo italiano?, cit., pp. 67-69; G. Mazzoni, Teoria del romanzo, cit., pp. 307-310, 355-
356; R. Luperini, Il modernismo italiano esiste, in Sul modernismo italiano, a cura di Romano Luperini e Massimiliano Tortora, Napoli, Liguori, 2012, pp. 3-12; R. Donnarumma, Tracciato del
modernismo italiano, in Sul modernismo italiano, cit., pp. 13-38; P. Pellini, Un’idea dell’Ottocento, cit.; Id., ‘Cerveux de fruitier’, ‘enculeurs de mouches»’: per una genealogia del modernismo, cit.; R. Luperini, Modernismo, avanguardie, antimodernismo, in Alla ricerca di nuove forme. Il modernismo nelle letterature del primo ‘900, cit., pp. 23-38; P. Pellini, Zola modernista? Con una premessa sul periodizzamento, in Oltre il canone: problemi, autori, opere del modernismo italiano, cit., pp. 19-41.
59 La tesi di Pellini trova più accoglienza nel mondo anglosassone, come dimostra anche lo studio interdisciplinare tra letteratura e arte di A. Reed, Manet, Flaubert and the emergence of
37
Il naturalismo e il verismo, sono, storicamente, un’avanguardia: e la “barriera” che li separerebbe dal modernismo, faticosamente eretta da troppi critici, si sgretola al primo urto di un’indagine spassionata (per usare un aggettivo verghiano).60
Gli strali di Pellini sono chiaramente lanciati contro la vulgata inaugurata dal volume di Renato Barilli, La barriera del naturalismo (1964),61 secondo cui Otto e Novecento sarebbero separati, appunto, da uno sbarramento naturalista.62
Nonostante anche Raffaele Donnarumma sostenga che Madame Bovary sia interpretabile come un esempio pionieristico di narrativa modernista63 (così la pensava anche Jonathan Culler, uno dei critici più favorevoli a una lettura modernista del capolavoro flaubertiano),64 per lui il modernismo va «dall’inizio del secolo fino alla metà degli anni Cinquanta»65, soprattutto per il fatto che considera Gadda un caposaldo dei narratori modernisti.66 All’estremo opposto, una datazione oltremodo angusta viene avanzata da Riccardo Castellana che, coniando la categoria di realismo modernista,67 la delimita nei dieci anni che vanno dal 1915 al 1925, identificando soprattutto in tre opere, Si gira… (1915, poi ripubblicato nel 1925 col titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore) di
60 P. Pellini, In una casa di vetro. Genesi e temi del naturalismo europeo, cit., p 89. 61 R. Barilli, La barriera del naturalismo, Milano, Mursia, 1964.
62 Cfr. P. Pellini, ‘Cerveux de fruitier’, ‘enculeurs de mouches»’: per una genealogia del
modernismo, cit., p. 187.
63 R. Donnarumma, Gadda modernista, cit., p. 19. 64
Cfr. J. Culler, The uses of Uncertainty Re-viewed, in The Horizon of Literature, a cura di P. Hernadi, Lincoln, University of Nebraska Press, 1982, p. 306.
65 R. Donnarumma, Gadda modernista, cit., p. 12.
66 Parlano di modernismo in riferimento a Gadda: R. Donnarumma, Gadda modernista, cit.; L. Di Martino, Modernism/Postmodernism. Rethinking the Canon through Gadda, «Edimburgh Journal
of Gadda Studies», n. 5, 2007,
https://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/journal/issue5/articles/dimartinocanon05.php; V. Baldi, Reale
invisibile. Mimesi ed interiorità nella narrativa di Pirandello e Gadda, Venezia, Marsilio, 2010.
67
R. Castellana, Parole cose persone. Il realismo modernista di Tozzi, Roma-Pisa, Fabrizio Serra, 2009.
38
Pirandello, Con gli occhi chiusi (1919) di Tozzi e La coscienza di Zeno (1923) di Svevo, le autentiche espressioni di questa varietà del realismo.68 Per converso, Valentino Baldi ritiene che «se è innegabile che molti dei nostri testi narrativi e poetici definibili come modernisti siano concentrati attorno agli anni Venti, non si può comunque fissare un limite temporale eccessivamente costrittivo»69, sposando la linea professata da Luperini e Tortora che colloca il modernismo italiano nei primi tre-quattro decenni del Novecento a seconda che si parli di romanzo o di poesia. Remo Ceserani indica il 1922 come data simbolica del modernismo italiano ascrivendo il modernismo, pur – come abbiamo già visto – depotenziandolo di peso specifico, ai primi trent’anni del Novecento e identificando l’apice dell’esperienza modernista italiana nel terzo decennio del XX secolo.70
Riepilogando, è possibile rintracciare quattro diverse ipotesi sulla periodizzazione del modernismo:
1) l’ipotesi prolettica, il cui alfiere è Pellini: anticipa il modernismo fino alla data-feticcio del 1857, anno dell’uscita di Madame Bovary di Flaubert e della raccolta poetica Les fleurs du mal di Baudelaire, e non stabilisce una distinzione netta tra modernismo e avanguardie, ad eccezione del surrealismo.
2) L’ipotesi restrittiva-esclusiva, sostenuta da Luperini, Tortora, Donnarumma, Baldi: esclude recisamente il decadentismo dal modernismo, rilevando una netta cesura tra D’Annunzio-Pascoli- Fogazzaro e i modernisti, principalmente Pirandello, Svevo, Tozzi e Gadda; distingue piuttosto nettamente il modernismo dall’avanguardia, considerando quest’ultima un fenomeno diverso o, al massimo, la variante estremista del modernismo. Secondo tale ipotesi, il modernismo italiano occuperebbe soprattutto i primi tre decenni del XX secolo, estendendosi con i romanzi di Gadda (soprattutto per Donnarumma e Baldi) fino agli
68 Id., Realismo modernista. Un’idea di romanzo italiano (1915-25), cit., pp. 23-25. 69
V. Baldi, A cosa serve il modernismo italiano?, cit., p. 68. 70
39
Anni Quaranta, e considera anche fenomeni di neomodernismo che riappaiono in certi autori del secondo Novecento.
3) L’ipotesi ultra-restrittiva, promossa da Castellana: riduce la narrativa modernista, parlando nello specifico di realismo modernista, al decennio 1915-1925, allargando agli anni Trenta per la poesia (l’atto finale sarebbero le Occasioni di Montale); distingue il modernismo dalle avanguardie e lo fa coincidere con l’High Modernism (Joyce, Pound, Eliot, Woolf).
4) L’ipotesi inclusiva: sebbene non riscuota successo in Italia, è bene segnalarla. È sostenuta da Luca Somigli e Mario Moroni, studiosi di università nord-americane (e non casualmente questa ipotesi risente del dibattito critico angloamericano), che includono il decadentismo e le avanguardie nel modernismo, facendo di quest’ultimo un contenitore molto ampio.
40
CAPITOLO II
Caratteri del romanzo modernista
Nell’ultimo Capitolo di Mimesis Erich Auerbach, parlando di Proust e della Woolf, traccia alcuni caratteri che definiscono il ‘romanzo moderno’ (va ricordato che il critico tedesco non usava il termine ‘modernista’, non in voga del resto a quei tempi): l’importanza dell’attimo qualunque e di una continuità squarciata, la centralità del frammento, del caso, dell’accidente, la scomparsa delle grandi svolte della Storia e del destino, il poliprospettivismo,1 l’interiorizzazione dell’ottica narrativa mediante il flusso di coscienza e il monologo interiore, la ricostruzione della realtà attraverso suggestioni e impressioni soggettive. Il critico tedesco legge in Al faro di Virginia Woolf il tentativo più estremo e pervicace di cogliere la serietà e la tragicità del quotidiano nell’attimo più insignificante e nell’evento più banale della vita di ogni giorno, che si rifrangono nella coscienza soggettiva del personaggio-uomo che li vive.2
Nonostante si sia cominciato a parlare da una decina d’anni di modernismo nella critica italiana e da questo siano germinati alcuni ottimi saggi, mi pare che in quest’ultima ancora manchi una corposa tassonomia delle peculiarità che caratterizzano il romanzo che può essere definito modernista.3 Abbiamo spiegato
1
Intendo il termine prospettivismo in accezione strettamente letteraria, quale tecnica narrativa basata sull’intreccio di diversi punti di vista e registri linguistici.
2 Cfr. R. Castellana, Storicizzare il presente. Sul XX Capitolo di ‘Mimesis’, in AA.VV., Mimesis.
L’eredità di Auerbach, Atti del XXXV Convegno Interuniversitario (Bressanone / Innsbruck, 5-8
luglio 2007), a cura di Ivano Paccagnella e Elisa Gregori, Padova, Esedra, 2009, pp. 103-112. 3 Tuttavia, mentre scrivo, è uscito un buon volume di saggi miscellanei nel quale per la prima volta, almeno in Italia, ci si pone nella prospettiva di affrontare il modernismo in maniera modulare (Il modernismo italiano, a cura di Massimiliano Tortora, cit.). Se, da una parte, questo recentissimo volume può parzialmente togliere originalità a ciò che scrivo, dall’altra, trovando in
41
nel primo Capitolo che il modernismo è ormai «una categoria critica ‘inevitabile’, eppure ancora indeterminata»4. Con il fine di conferire maggior determinatezza a questa tipologia critica, nel presente Capitolo tento di fornire un’opera di servizio mediante una sistematizzazione (ovviamente, sempre passibile di modifiche, migliorie e integrazioni) sia delle principali caratteristiche strutturali e narrative sia di quelle tematiche del romanzo modernista, che renda più chiaro quali elementi fanno sì che un’opera possa essere identificata come romanzo
modernista. Tale sistematizzazione sarà poi utile a stabilire – nell’ultimo Capitolo
– il grado di densità di modernismo di un libro atipico come Rubè. Infatti, forse è giunto il momento di «cominciare a ragionare in maniera modulare del modernismo, ossia applicando di volta in volta quei parametri che meglio consentono l’interpretazione di testi e dei singoli fenomeni letterari»5
.