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Il ricordo di “Marcinelle” e la sua rielaborazione nella memoria.

La catastrofe di Marcinelle e i cambiamenti nella comunità italiana

3.4 Il ricordo di “Marcinelle” e la sua rielaborazione nella memoria.

A un anno dalla strage, la miniera del Bois du Cazier riapre e continua la sua attività per altri dieci anni. Marcinelle non serve a bloccare l’emigrazione italiana. Dopo la catastrofe, l’emigrazione ufficiale non viene riaperta, di conseguenza i flussi migratori continuano senza controlli.94 Gli italiani continuano a trasferirsi in Belgio in cerca di migliori condizioni di vita, ogni anno tra i 3.000 e 5.000 sceglievano di vivere in Belgio. Di questi la maggioranza è formata da meridionali, perché il nord dell’Italia è invece in una fase di ripresa e assorbiva il surplus di manodopera. Negli anni successivi alla catastrofe si assiste quindi al cambiamento nella composizione geografica dei flussi migratori: prima del 1956 oltre il 40% degli italiani provengono dalla Sicilia, seguita dalla Puglia, dall’Abbruzzo e dal Veneto; successivamente rimangono costanti solo i flussi dalla Sicilia, mentre diminuiscono quelli abruzzesi e scompaiono quelli

92 Caprarelli A., Le commemorazioni di Marcinelle, cit. 93 Ibidem

provenienti dal nord-est d’Italia. 95 Non è possibile quindi considerare “Marcinelle” un momento di cesura storica, giacché l’unica conseguenza positiva sembra quindi essere stata la rivelazione al Belgio della presenza italiana, una sorta di consapevolezza collettiva di una realtà che non poteva più essere ignorata. Dopo “Marcinelle” diminuiscono gli episodi di razzismo nei confronti degli italiani a fronte di una nuova volontà d’integrazione, probabilmente frutto di questa commozione collettiva. Ma dal punto di vista delle condizioni lavorative e di vita dei minatori, “Marcinelle” non porta cambiamenti significativi nella gestione dell’emigrazione italiana e delle norme di sicurezza. Mentre l’opinione pubblica belga scopre l’esistenza di questa immigrazione massiccia e non può più ignorarla, dal punto di vista delle associazioni carbonifere un cambiamento radicale nella strutturazione delle miniere è troppo costoso e improduttivo. La consapevolezza del declino dell’industria carbonifera e dell’esito del processo, che ha mostrato la volontà di proteggere la classe dirigente, consente ai proprietari delle miniere di non modificare realmente le condizioni del lavoro in miniera. Inoltre, è iniziata la fase di declino per l’industria carbonifera, a seguito dell’emergere di risorse energetiche alternative. L’utilizzo dei derivati del carbonfossile è diventato più conveniente. Il mercato economico dell’energia si è spostato in America e in Oriente, e l’Europa si avvia a divenire produttrice di terziario.

Il processo di Marcinelle si è concluso senza condanne né per le istituzioni né per le associazioni carbonifere ma, di fatto, c’era in loro la consapevolezza di non avere fatto tutto il possibile per evitare i morti. Inoltre, il perpetuarsi delle condizioni difficili e la consapevolezza della condanna da parte dell’opinione pubblica fanno sì che i proprietari delle miniere tengono lontani i giornalisti.

Un primo documentario viene girato da Meyer, nel 1959. E’ stato voluto dalla televisione belga per migliorare la percezione nell’opinione pubblica della realtà dell’emigrazione in Belgio e della vita nelle zone minerarie. Meyer però constata subito che le condizioni di vita, a tre anni dalla catastrofe, sono rimaste pressoché invariate. Il suo lavoro finale, dèjà s’envole la fleur maigre, ritrae una realtà cruda, in netto contrasto con le intenzioni istituzionali. Per questo motivo, Meyer

è criticato dal committente, che ritira i finanziamenti e va in causa con lui. Nel 1960, il film vince il Premio della Critica al primo festival di Porretta Terme, dove Cesare Zavattini si congratulò pubblicamente con il cineasta premiato da una giuria composta da Visconti, De Sica, De Sanctis e Rossellini. 96

Il primo sevizio giornalistico sulla strage di Marcinelle venne realizzato solo dieci anni dopo, nel 1966, dal giornalista Igor Man per conto de «La Stampa». Il giornalista decide di recarsi nella miniera e di scendere in profondità con uno dei superstiti, Angelo Galvan, che lo accompagna per spiegargli la dinamica dell’incidente. Il giornalista racconta la sensazione di paura e di anonimato:

Rassegnatamente scivolo sprofondando in un abisso senza fine. Da quando ho indossato la divisa del minatore ho abdicato alla mia volontà, non mi è neanche concessa l’autonomia di un gesto, né riesco a formulare pensiero che non sia legato all’immediato presente. Quando i minatori esasperati protestano, seppur senza retorica, d’essere “carne venduta”, intendono certamente riferirsi, anche se in maniera confusa, a questa condizione di assoluta dipendenza (dal caposquadra, dall’ambiente, dal caso che può uccidere in un secondo col grisou, una frana o, più lentamente, con la silicosi), alla spersonalizzazione totale imposta dalla miniera. E c’è forse una spiegazione al fatto che siano proprio gli italiani a distinguersi nelle opere più rischiose. È l’unica possibilità che gli si offre di uscire dall’anonimato, di lavorare con un minimo di iniziativa personale.97

Per avere la prima ricostruzione scientifica completa dell’accaduto bisogna aspettare addirittura vent’anni, quando si realizza il documentario, «Il y a 20 ans,

Marcinelle», girato da Christian Druitte nel 1976, voluto dalla sede di Chaleroi

della RTBF, la televisione nazionale belga. Il documentario venne realizzato con molte difficoltà, soprattutto politiche, proprio per la poca disponibilità mostrata dai dirigenti delle miniere.

Non gli venne infatti concessa l’autorizzazione per riprendere l’area interna del sito della miniera. Il clima tutto sommato ancora pesante intorno all’area della sciagura viene inasprito soprattutto da parte dei dirigenti minerari inoltre la zona della miniera, abbandonata solo alcuni prima, offriva un terreno non ancora bonificato e particolarmente pericoloso. Riprendere l’interno della

96 Canovi, L’immagine degli italiani in Belgio. Appunti geostorici, «Diacronie, Studi di storia contemporanea», 29/01/2011., http://www.studistorici.com/2011/01/29/canovi_numero_5/. 97 Maura Crudeli (a cura di) Marcinelle, 50 anni dopo, cit., p. 23.

miniera sarebbe stato comunque tecnicamente impossibile visto che le gallerie sotterranee si riempiono d’acqua molto rapidamente quando non funziona il sistema di pompaggio delle acque sotterranee d’istillazione.98

Anche intervistare i minatori e i testimoni della vicenda si rivela particolarmente complesso, a causa delle difficoltà a rintracciare i minatori ormai in pensione, oppure semplicemente privi dei mezzi di comunicazione moderni, e della mancanza di collaborazione dell’associazione carbonifera. La cosa più difficile per il regista è ottenere l’intervista a Iannetta, il tecnico accusato dell’errore tecnico che aveva causato la strage e che si è nascosto in Canada spaventato dalla possibile reazione dei parenti delle vittime:

Iannetta, era emigrato in Canada dove fu contattato tramite un provvidenziale elenco del telefono locale. La sua intervista fu particolarmente difficile e durò infatti solo alcuni minuti. Il giornalista ricorda questo triste episodio, nella quale intervista Ianetta sembrava letteralmente violentato dalle domande del suo ex-compagno minatore presente durante le riprese. Il documentario televisivo di Druitte è di fatto il primo “documentario” realizzato criticamente su basi scientifiche. […] E’ il primo documentario che cerca di ripercorrere gli attimi della sciagura con animazioni e spiegazioni scientifiche. Druitte traccia anche il clima dell’epoca con interviste a minatori, delegati sindacali e ingegneri delle miniere.99

La novità del documentario sta nella scelta di fare una ricostruzione scientifica dei fatti e nell’accusare direttamente le associazioni carbonifere che sacrificarono il diritto al benessere dei lavoratori in nome della legge del profitto:

Il documentario riesce così ed evidenziare il vero e proprio “Far-west” industriale minerario belga che vigeva all’epoca, dove la legge del massimo profitto era l’unica legge rispettata e dove tutti erano a conoscenza delle pessime condizioni di lavoro e di sicurezza.100

Negli anni seguenti non mancano documentari volti a ricostruire i fatti del Bois du Cazier: alcuni nati dall’intenzione divulgativa della televisione nazionale, come Marcinelle, memorie dal sottosuolo, diretto da Giannotti e voluto da

98 Caprarelli A. L’imigrazione italiana in Belgio nel secondo dopoguerra vista attraverso la

televisione, cit.

99 Ibidem 100 Ibidem

Raieducational; altri caratterizzati dal bisogno di indagare origini personali, come

Dallo Zolfo al carbone, diretto da Luca Vullo e finanziato dall’assessorato

Identità e futuro del Comune di Caltanissetta. In occasione della ritrovata “popolarità” dell’evento, in preparazione della commemorazione per il cinquantenario, la Rai ha anche girato una miniserie televisiva, con protagonisti i popolari Maria Grazia Cucinotta e Claudio Amendola. Nel corso di un’intervista, lo sceneggiatore Marco Dentici, conferma l’intenzione di dare spazio ad un evento fondamentale per la storia dell’emigrazione italiana che era stato però dimenticato a seguito dell’ingresso dell’Italia tra i paesi ad economia trainante. L’artista ammette che la serie voleva sensibilizzare gli italiani nei confronti di un fenomeno, quello migratorio, che oggi viviamo come paese d’accoglienza ma che fino a qualche anno fa vedeva gli italiani protagonisti dell’esodo:

La gente che andava lì era disperata: non si andava a Marcinelle per una illuminazioni divina. Ci sono corsi e ricorsi della storia, quello che avviene e che continuerà ad avvenire con il fenomeno dei migranti oggi, gente che continua ad arrivare da queste parti perché continua ad avere la chimera di trovare qui un Eldorado che non c’è più. Ma vale comunque la pena di continuare a provare. Io mi ricordo che in occasione della commemorazione di Marcinelle sono stato invitato in un piccolo paese dell’Abruzzo in cui oltre la metà degli abitanti erano emigrati in Belgio spinti dalla fame. Proprio come fanno loro oggi.101

Anche molti protagonisti della vicenda negli anni successivi scelgono di raccontare la propria esperienza durante i giorni della catastrofe. Esistono decine di autobiografie, racconti, raccolte di testimonianze che si concentrano sulla catastrofe e sul suo ruolo nella storia dell’emigrazione italiana in Belgio. Molte delle autobiografie sono state scritte dagli autori in chiave romanzata. Leggendo questi romanzi è possibile ritrovare i topoi della migrazione in Belgio e il tentativo dei protagonisti di assimilare la vicenda. Gli autori si sentono investiti di un ruolo educativo e pedagogico: la trasmissione della memoria ai propri posteri. La lettura di questi testi ha permesso di comprendere le strategie di attualizzazione della memoria nel presente, i meccanismi di superamento dei momenti di crisi e la

selezione che i protagonisti stessi hanno fatto dei loro ricordi al fine di tramandare il messaggio da loro reputato maggiormente opportuno.102

La memoria di Marcinelle conosce, dopo gli anni settanta, una battuta d’arresto. La legge per la naturalizzazione degli anni ottanta,103 la scelta di migliorare le strategie di integrazione da parte delle istituzioni, sembrano volere mettere da parte il problema della memoria delle miniera e dell’emigrazione assistita. Questa “dimenticanza” può contare sul disinteresse delle seconde generazioni, che vivono la doppia esclusione dai due paesi come un disagio.

Alla fine degli anni novanta, quasi per completare simbolicamente il percorso di rimozione dalla memoria, a Marcinelle le istituzioni comunali decidono di abbattere la miniera del Bois du Cazier per costruire un supermercato. L’effetto ottenuto è l’opposto: gli ex-minatori si costituiscono in associazione e danno inizio ad una serie di manifestazioni con le quali ottengono la salvezza della miniera e la sua trasformazione in un museo minerario, dedicato sia alla catastrofe che all’emigrazione italiana in Belgio. Questo rinnovato interesse per gli eventi del Cazier permette una rivalutazione degli eventi in chiave di commemorazione.

Ad aumentare l’interesse per la realtà degli italiani in Belgio è la creazione, in Italia, del Ministero per gli italiani all’estero, che introduce la possibilità del voto per corrispondenza per gli italiani che vivono fuori dai confini nazionali. Il Ministero rinnova l’interesse per gli italiani fuoriusciti e ha il pregio di ridare lustro alla commemorazione di Marcinelle che, sino ai primi anni del duemila, non aveva riscosso grande partecipazione.

Sono i due anniversari che portano la storia degli italiani in Belgio alla ribalta: il cinquantenario della firma degli accordi italo-belgi (1946) e quello della strage di Marcinelle (2006). Gli anniversari hanno suscitato un interesse mediatico notevole, che per la prima volta ha proiettato la realtà degli italiani in Belgio oltre

102 Ho consultato: Giordanelli G. Luce e carbone a Marcinelle, Cromosema, 2012; Guarneri G.,

Danlenuàr, Navarra editore, Palermo-Marsala 2009; Marchese, S. E Fainella, E., Marcinelle. Un momento dell’emigrazione abruzzese, BNL, L’Aquila, 1996; Mavric I., Pascutti D., Marcinelle: storie di minatori, BeccoGiallo, Levada di Ponte Piave (TV) 2006; Melchiorre R., Marcinelle, Textus, Aquila 2006. Santocono G., Rue des Italiens, Edizioni Gore, Iesa, 2006; Sorgato R., Cuori nel pozzo, Belgio 1956: uomini in cambio di carbone, Marsilio Editori, Venezia, 2010. Et. al.

103 Si tratta della legge Gol, del 1984, che dava ai figli di italiani la possibilità di chiedere la cittadinanza.

la cerchia ristretta dei testimoni diretti e dei loro familiari.104 Viene organizzata una commemorazione imponente, alla quale prende parte anche l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, conferendo per l’occasione le medaglie d’oro al Merito Civile agli italiani morti nella catastrofe105. La catastrofe assume un ruolo prezioso per la storia dell’emigrazione italiana e per la storia delle battaglie sindacali. Sono numerose le pubblicazioni volute da patronati e sindacati per l’occasione.106 Di particolare interesse il tentativo pedagogico-divulgativo di Igor Mavric e Davide Pasciutti che pubblicano un fumetto che racconta la storia della strage. L’introduzione, curata da Sergio Cofferati, da un’idea abbastanza chiara sull’uso che si vuole fare di Marcinelle dell’attualità:

Oggi è importante ricordare e far conoscere quegli accadimenti luttuosi. In particolare, è indispensabile che l’attenzione sia rivolta ai ragazzi, a loro va fatta conoscere la storia, tutta la storia compresa quella apparentemente meno importante, meno densa di grandi avvenimenti. Una tragedia come quella del Bois du Cazier, ha dato impulso all’identità europea anche se ha colpito persone povere e deboli, ma cittadini con lo stesso diritto al futuro di tutti gli altri. I loro bisogni erano enormi e non risolvibili nei loro piccoli villaggi. A noi tocca operare perché nessuno debba emigrare per necessità, perché il lavorare lontano sia solo libera scelta che arricchisce professionalmente e culturalmente. Per loro non fu così, che possa essere così per i loro nipoti.107

Le stragi sul lavoro diventano parte della retorica sulla necessità di un’Europa unita a protezione dei suoi cittadini. L’appello all’Europa risponde inoltre all’interesse che il vecchio continente mostra nei confronti dell’evoluzione delle reti migratorie: in questi anni di benessere (almeno fino alla crisi economica del 2008) l’Europa è sempre più meta migratoria e l’Italia si è trasformata da Paese d’esodo a quello d’accoglienza. L’impreparazione italiana all’accoglienza dei migranti, soprattutto di chi arriva sulle coste europee in condizioni di emergenza è

104 Canovi A., L’immagine degli italiani in Belgio, appunti geostorici, cit., p. 13.

105 Discorso di Carlo Azeglio Ciampi, in Di Giangregorio M., La catastrofe di Marcinelle negli

atti parlamentari, cit.

106 Si veda: Aa. Vv., Marcinelle, 1956-2006, Da 50 anni nel profondo del cuore, Cgil, Ediesse, 2006; Aiardi A. Ricordare Marcinelle, Anfe, Aquila, 1997; Caprarelli A., Le commemorazioni di

Marcinelle, 50 anni di memoria, aprile 2007, “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, 3, 1; Cavazza M., Dans l’intimité de la mémoire: Marcinelle 1956 ; Mavric I., Pascutti D., Marcinelle,

storie di minatori, BeccogialloTreviso 2006 ; Tricoli S., Cronaca di una tragedia, commemorazione della strage di Marcinelle, Inca Belgio, CGIL, 2006 .

notevole. Per questo motivo l’Italia ribadisce l’importanza dell’intervento dei piani europei, che del resto hanno riconosciuto l’emergenza e hanno investito una buona parte dei fondi del sesto programma quadro. Già nel 2002, il Presidente della Repubblica aveva fatto appello all’Europa in occasione della commemorazione della catastrofe, sostenendo che:

A quella sciagura che costò la vita complessivamente a 262 minatori di varie nazionalità fu data una risposta europea: furono migliorate radicalmente le condizioni di lavoro in tutte le miniere dell'Europa comunitaria. La tragedia di Marcinelle fece, per la formazione di una coscienza europea, più di quel che avevano fatto tutti i trattati firmati in quegli anni. Quei lavoratori che lasciarono le loro terre per emigrare in cerca di lavoro varcando frontiere secolari, recentemente abbattute, furono i primi costruttori di un'Europa unita, i primi cittadini europei. Come tali li ricordiamo e rendiamo omaggio al loro sacrificio e alla loro memoria.108

Il ruolo della catastrofe per la presa di coscienza sulle condizioni di lavoro e di vita degli stranieri non appartiene solo alla retorica ufficiale della politica e dei sindacati. La commemorazione è un momento di riflessione anche per gli spettatori della vicenda, in particolare per coloro che hanno avuto modo di ascoltare i protagonisti. Numerosi artisti, in questo senso, rimangono colpiti dall’evento e decidono di ricordarlo e rappresentarlo nei modi al loro più congeniali. In questo senso, un’altra pubblicazione degna di nota è la raccolta di fotografie che l’artista Marina Cavazza propone sotto il nome di Dans l’intimité

de la mémoire. La raccolta mostra ciò che rimane della comunità italiana in

Belgio dopo Marcinelle, dopo la “normalizzazione” del ricordo. La pubblicazione inoltre porta le didascalie sia in italiano che in francese.

108 S.A. Quirinale: da Ciampi le medaglie d'oro agli italiani morti a Marcinelle, Corriere della Sera, 31 maggio 2005

IV Capitolo

L’integrazione formale (1956-1984)