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La riqualificazione degli spazi urban

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a qualità degli spazi urbani suscita sempre di più l’atten- zione dei cittadini come tutti i temi che riguardano il recupero della vivibilità e fruibilità di piazze, slarghi e luoghi di aggregazione e di interesse sociale.

Attraverso una sapiente progettazio- ne della riqualificazione urbana è quindi possibile migliorare di gran lunga la vita nei quartieri, ma non solo quelli più centrali, comunque in- teressa da interventi di manutenzione, ma anche quelli all’interno dei vecchi quartieri popolari, un tempo perife- rici, oggi facenti parte a pieno titolo della fascia propriamente urbana. I ragazzi del laboratorio – in Com- posizione Architettonica 3 – hanno saputo cogliere ed interpretare le esigenze collettive, definendo linee di ricerca al fine di conseguire crite-

ri e progetti per la costruzione della qualità urbana, sociale e configurati- va degli spazi aperti nella città. In particolare la piazza, nel sistema urbano, può tornare a rappresentare ed assolvere contemporaneamente le tipologie di centralità che in an- tichità strutturavano i sistemi sociali e scandivano la vita della polis, e cioè commercio ed affari, potere temporale e potere religioso, in un sovrapporsi e compenetrarsi di fun- zioni primarie.

Il problema della integrazione re- sta comunque il tema preminente dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, quartieri nati in zone pe- riferiche, ormai incorporati nell’a- rea propriamente urbana, ma mai pienamente ad essa integrati. Salvo rare eccezioni, infatti, l’edilizia popo- lare degli anni ’60 del secolo scorso,

che oggi conosce situazioni di de- grado sociale e fisico, resta esclusa dalla vita della città, in particolar modo se non è attraversata da un sistema di mobilità di ampio utilizzo, ma anche per la qualità del contesto e la mancanza di servizi che non cre- ano attrazione.

Una prima qualificazione degli spazi dovrebbe quindi avvenire trovando interesse all’utilizzo; la prima peri- feria, strade, piazze, piccoli slarghi abbandonati, possono essere ricon- vertiti con un’azione di coerenza che trovi nel recupero un progetto di riqualificazione sociale, economi- ca e, se possibile, con potenzialità anche culturali. Il dibattito è quindi aperto a nuove soluzioni, tra le quali si possono comprendere il recupero dei valori dell’artigianato locale al quale possono essere dedicati i nuo- vi spazi, favorendo la rinascita delle botteghe di apprendistato che forse possono concorrere alla creazione di nuovi posti di quei lavori spesso dimenticati. Appare comunque im- portante che la pianificazione e la riqualificazione degli spazi urbani si apra all’ascolto dei nuovi bisogni e alla promozione di nuove forme di convivenza civile atte a favorire la solidarietà, l’integrazione fra le ge- nerazioni e le minoranze.

In questo contesto una possibili- tà può essere data dall’utilizzo dei “porticati” che hanno caratterizzato l’edilizia popolare negli anni ‘70-‘80 con un intento sociale aggregativo, ma che non hanno ottenuto gli effetti sperati, trasformandosi nel tempo in aree di parcheggio, nella migliore delle ipotesi.

Una seconda qualificazione può avvenire con interventi di architettu-

ra, e cioè nel migliorare la qualità dell’ambiente migliorando la qua- lità degli spazi urbani, e la quali- tà della vita dei cittadini attraverso azioni di riordino dei manufatti di arredo e la riqualificazione di ambi cittadini, facendo sì che il riordino urbano divenga anche miglioramen- to dell’impatto visivo.

Una buona qualità del contesto con- tribuisce anche al miglioramento de- gli stati d’animo, per cui gli interventi di riqualificazione devono anche ri- guardare il verde cittadino, con inter- venti di incremento e valorizzazione dell’esistente con la promozione di iniziative di sensibilizzazione e cresci- ta culturale ed educativa sui temi del verde e della tutela dell’ambiente e la programmazione di eventi che ne favoriscano un’ampia e corretta frui- zione. In questa ottica positivi riscontri potrebbero provenire dalla trasfor- mazione di quelle aree dei quartieri popolari di difficile utilizzo in orti ur- bani, aree assegnate a cittadini per lo specifico utilizzo di orto sociale. Infatti i lavori degli studenti sono sta costruiti al fine di definire visioni aperte per la costruzione di un con- senso sociale – dal basso – attraver- so il tema dell’integrazione urbana. È quindi necessario attivare nuove iniziative e dare così concrete ri- sposte alla necessità dei cittadini di delineare luoghi aggreganti, con- fortevoli, sicuri, salubri, ben diversi dagli spazi alienanti e dispersivi che connotano non solo molti quartie- ri popolari, ma anche ormai troppi contesti urbani.

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’esperienza degli orti in seno all’Associazione Domenico Al- legrino Onlus nasce per dare risposte e attenzioni ad una fascia della popolazione su cui nessuno interviene. La terza età, che per noi è un’età d’oro, un momento prezio- so e delicato della vita, può essere si supporto alla comunità con il suo bagaglio di esperienza e tempo li- bero. Dare in concessione gratuita un orto non è solo occupare il loro tempo proponendo una sfida di vita, quale può essere definita l’agricol- tura, specie per chi non l’ha mai praticata, ma è anche un modo per riqualificare fazzoletti di città attra- verso una politica che unisce sociale e decoro urbano.

La nostra esperienza con gli orti so- ciali portata avanti da cinque anni come Onlus a Pescara e nell’area

di San Donato ci insegna questo e sono lieta che l’Università ne abbia colto il grande potenziale, facendola assurgere a materia di sperimenta- zione e d’esame per i ragazzi del terzo anno, grazie ad Alberto Ulisse, docente di Progettazione Architetto- nica presso la Facoltà di Architettura di Pescara.

Un’idea che può diventare la chia- ve di volta della rinascita di interi pezzi di città, terreni anche pubbli- ci in aree sociali sensibili, al fine di creare nuove ipotesi di sostenibilità, architettonica e “umana”. Con la sperimentazione iniziata con Urban Lab e il Rural Urbanism inaugura dall’Università, vediamo decollare per la prima volta la nostra intuizio- ne su un terreno insolito. Ogni anno abbiamo invitato ai nostri orti gli amministratori pubblici, per sensibi- Antonella Allegrino