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Risk Analysis and Assessment

L’obiettivo di questa fase è quello attribuire una dimensione al rischio. I risul- tati della valutazione sono stati poi riportati nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

Risk Analysis

I rischi sono stati analizzati con metodologie diversa seconda tipo di rischio stesso.

Facendo riferimento a quanto riportato nel D.Lgs. 81/08 sono stati analizzati i seguenti rischi:

• Rischi stress-lavoro correlato;

• Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi; • Rischio chimico.

Rischi stress-lavoro correlato

L’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (1986) ha definito i rischi psicoso- ciali in termini di interazione tra contenuto del lavoro, gestione ed organizzazione del lavoro, condizioni ambientali e organizzative da un lato, competenze ed esi- genze dei lavoratori dipendenti dall’altro.

I rischi psicosociali possono incidere sia sulla salute fisica che psichica in modo diretto e indiretto, attraverso l’esperienza di stress. Una delle possibili fonti di questo tipo di rischi è rappresentato da una mancata, o comunque non corretta organizzazione e programmazione del lavoro, rilevabile ad esempio in ritmi di lavoro troppo veloci, incertezza relativa al ruolo da svolgere, mancanza di con- trollo sul proprio lavoro, eccessive richieste e cattiva gestione dei cambiamenti. Uno dei maggiori rischi psicosociali è rappresentato dallo Stress, la cui definizione corretta è la seguente: Lo stress è la reazione adattiva generale di un organismo,

attivato da stimoli esterni di svariata natura. Esso è, quindi, il risultato di un

processo di adattamento che coinvolge l’individuo durante la sua interazione con l’ambiente: il soggetto valuta l’evento che deve essere affrontato (impegni lavora- tivi, conflitti familiari, difficoltà nelle relazioni sociali, etc.) e cerca una strategia per farvi fronte. Se è capace di reagire alle pressioni cui è sottoposto nel breve termine, utilizzando le proprie strategie e risorse, allora queste pressioni possono essere considerate positive, in quanto permettono lo sviluppo dell’individuo stes- so. In tal caso si parla di eustress o stress positivo. Se, al contrario, le condizioni sfavorevoli superano le capacita e le risorse proprie, oppure sono prolungate nel tempo, l’individuo diventa incapace di reagire e offre risposte poco adattive. In tal caso si parla, invece, di distress o stress negativo. Quando si parla di stress, entrano in gioco le seguenti definizioni:

• Stressori (stressors): sono gli eventi (stimoli) che si devono affrontare; • Tensione (strani): è la prima reazione fisica, psicologica o comportamentale

agli stressori;

• Effetti (outcomes): sono le conseguenze della tensione, sia a livello indivi- duale che collettivo;

• Coping: sono le strategie e i processi cognitivi messi in atto dall’individuo per far fronte agli stressori.

Nel processo di adattamento si possono individuare le seguenti fasi (Fig. 4.2): • Fase di allarme: l’organismo reagisce rapidamente allo stimolo stressorio,

attraverso la mobilitazione di energie difensive (innalzamento della fre- quenza cardiaca, della tensione muscolare, diminuzione della salivazione, etc.) che hanno il compito di procurare una reazione immediata di atti- vazione e accomodamento da parte del sistema nervoso (shock e contro- shock).

• Fase di resistenza: si attiva solamente se gli stressori sono prolungati ed in- tensi. Consente un adattamento massimo, ma le difese allertante nella pri- ma fase, sono in precario equilibrio. Si possono avere manifestazioni transi- torie, come la diminuzione delle difese immunitarie, inibizione delle reazioni infiammatorie, aumento dell’acidità gastrica, ipertensione arteriosa, etc. • Fase di esaurimento: si attiva se lo stato di adattamento della seconda fase

viene prolungato, oppure l’organismo non è in grado di mettere in atto risposte adeguate. E’ caratterizzato da squilibri di tipo funzionale e da patologie d’organo. L’organismo può andare in contro a danni irreversibili, inclusa la morte.

L’individuo vive in uno stato di salute se le sollecitazioni esterne sono propor- zionali alle sue capacità di risposta. Naturalmente ogni persona riesce a tollerare

Figura 4.2: Fasi di adattamento allo stress

un diverso livello di tensione che corrisponde ad un proprio modo di vedere, sen- tire e percepire gli eventi che deve affrontare, infatti, ciò che rappresenta una preoccupazione per un individuo, può non essere rilevato in modo problematico da un altro.

Lo stress legato all’attività lavorativa si manifesta quando le richieste del- l’ambiente di lavoro superano le capacità del soggetto ad affrontarle. Le carat- teristiche del lavoro che possono indurre a stress possono essere raggruppate in due macro categorie:

1. Stress associato al contesto di lavoro: comprende i flussi informativi, il ruolo, l’evoluzione e lo sviluppo di carriera, il livello di autonomia decisio- nale, i rapporti interpersonali, e le problematiche connesse all’interfaccia casa-lavoro;

2. Stress associato al contenuto del lavoro: comprende le problematiche con- nesse all’ambiente di lavoro quali i rischi tradizionali (regolamentati per legge), intesi come rischi infortunistici, fisici, chimici, biologici, ergonomici, ma anche problematiche legate alla pianificazione dei compiti, ai carichi e ritmi di lavoro ad all’orario di lavoro.

La seguente tabella (Tab.4.2) riassume le dieci categorie di potenziale rischio lavorativo:

Categoria Condizioni di definizione del ri- schio

Funzione e cultura organizzativa

Scarsa comunicazione, livelli bassi per la risoluzione dei problemi e sviluppo personale, mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi.

Ruolo nell’ambito dell’organizzazione Ambiguità e conflitto di ruolo, respon- sabilità di altre persone.

Evoluzione della carriera

Incertezza o fase di stasi per la carrie- ra, promozione insufficiente o eccessiva, retribuzione bassa, insicurezza dell’im- piego, scarso valore sociale attribuito al lavoro.

Autonomia decisionale, controllo

Partecipazione ridotta al processo de- cisionale, mancanza di controllo sul lavoro.

Rapporti interpersonali sul lavoro

Isolamento fisico o sociale, rappor- ti limitati con i superiori, conflitto interpersonale, mancanza di supporto sociale.

Interfaccia casa/lavoro

Richieste contrastanti tra casa e lavo- ro, scarso appoggio in ambito domestico, problemi di doppia carriera.

Ambiente di lavoro e attrezzature di lavoro

Problemi inerenti l’affidabilità, la dispo- nibilità, l’idoneità, la manutenzione la riparazione di strutture ed attrezzature di lavoro.

Pianificazione dei compiti

Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavo- ro frammentato o inutile, sottoutilizzo delle capacità, incertezza elevata.

Carico di lavoro/ritmo di lavoro

Carico di lavoro eccessivo o ridotto, mancanza di controllo sul ritmo, livel- li elevati di pressione in relazione al tempo.

Orario di lavoro

Lavoro a turni, orari di lavoro senza flessibilità, orari imprevedibili, orari di lavoro troppo lunghi.

Tabella 4.2: Caratteristiche dello stress da lavoro

Tutte le persone sono a rischio, indipendentemente dal ruolo ricoperto in azienda, anche in relazione al rapido cambiamento delle condizioni e caratteri- stiche del lavoro che può incrementare i fattori di stress. L’individuo, quando è sottoposto a fattori di stress, può esprimere disturbi a livello comportamentale, fisico e psicologico:

• A livello di comportamento: può presentare manifestazioni quali abuso di alcool, tabacco, farmaci (antidepressivi, ansiolitici); comportamenti ag- gressivi; tendenza a correre rischi eccessivi; a lavoro e nel traffico per percezione inadeguata del pericolo;

• A livello psicologico: può presentare ansia, suscettibilità, tristezza, irritabi- lità, mancanza di fiducia, incapacità di concentrarsi, disagio, inquietudine, etc.;

• A livello fisico: può accusare emicrania, stanchezza, disturbi digestivi, pro- blemi sessuali, aumento della pressione arteriosa, accelerazione del battito cardiaco, contrattura muscolare con conseguenti dolori cervicali, alla testa e alle spalle, lombalgia, secchezza della gola e della bocca, etc.

Lo stress legato all’attività lavorativa può diventare un problema per l’azien- da su molti versanti, in quanto può provocare problemi:

• A livello aziendale: intesi come aumento dell’assenteismo, frequente avvi- cendamento del personale, scarso controllo dei tempi di lavorazione, proble- mi disciplinari, vessazioni, comunicazioni aggressive, danno all’immagine aziendale, etc.;

• A livello di prestazioni individuali: intesi come riduzione della produttivi- tà o della qualità del prodotto o del servizio, infortuni, processo decisionale inadeguato, errori, etc.;

• A livello economico: inteso come aumento dei costi per un possibile inden- nizzo o delle spese mediche, per il reclutamento e la formazione di nuovo personale, etc.

Lo stress legato all’attività lavorativa si può prevenire e l’azione finalizzata a ridurlo può essere economicamente molto efficace. Attraverso un adeguato inve- stimento in formazione e prevenzione si possono ottenere numerosi vantaggi per le imprese in termini di un minor assenteismo, di un minor numero di infortuni, di errori, etc., in favore di una migliore qualità dei beni o dei servizi erogati, nonché di una buona immagine per l’azienda stessa.

Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi

La rilevazione delle attività, dotazioni e strutture, e quindi dei lavoratori più esposti al rischio di movimentazione manuale dei carichi inanimati, viene con- dotta mediante la compilazione di cinque schede specifiche. Tali schede sono redatte in Excel, e la loro compilazione produce automaticamente il calcolo del- l’indice espositivo di ogni operazione di movimentazione, nonché un indice di rischio integrante i fattori di carico, di dotazioni, di ergonomia ambientale e di formazione.

Criterio adottato per la valutazione di azioni di sollevamento. Il crite- rio utilizzato per la valutazione si basa sul modello proposto dal NIOSH National Institute of Occupational Safety and Health nel 1993. Si basa sull’utilizzo di un’e- quazione matematica per determinare il cosiddetto “limite di peso raccomandato per ogni azione di sollevamento, partendo da un peso massimo sollevabile in con- dizioni ideali, considerando l’eventuale esistenza di elementi sfavorevoli, inclusi nell’equazione con appositi fattori di demoltiplicazione.

in condizioni ottimali, non comporta particolari rischi per la maggior parte della popolazione. A tale peso ideale vengono applicati una serie di fattori demolti- plicativi, tanto più penalizzanti quanto ci si discosta dalla situazione ideale: in tal caso il peso iniziale ideale diminuisce di conseguenza. Infatti ciascun fattore demoltiplicativo previsto può assumere valori compresi tra 0 ed 1: quando l’e- lemento di rischio potenziale corrisponde ad una condizione ottimale, il relativo fattore assume il valore di 1 e pertanto non porta ad alcun decremento del peso ideale iniziale. Quando l’ elemento di rischio è presente, discostandosi dalla con- dizione ottimale, il relativo fattore assume un valore inferiore a 1.

In taluni casi l’elemento di rischio è considerato estremo: il relativo fattore viene posto uguale a 0 significando che si è in una condizione di inadeguatezza assoluta per via di quello specifico elemento di rischio.

La valutazione tiene contro dei valori dei carichi limiti introdotti dalla norma ISO 11228, indicata dall’Allegato XXXIII del D.Lgs. 81/08 tra quelle applicabili. Il modello di calcolo del limite di peso raccomandato è riportato in figura