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Progettazione di un tool-box della sostenibilità per un’azienda di trattamento dei rifiuti: la CISA SpA di Massafra, Taranto

6. Risultati/discussione

Nei paragrafi precedenti si è illustrato il percorso dell’impresa sulla strada della sostenibilità caratterizzato dall’impiego di strumenti ed indicatori sempre più avanzati. In generale, se per un verso è in enorme crescita il numero di imprese che sta realizzando bilanci o rapporti di sostenibilità, è pur vero che questi rapporti si basano su indicatori di base, quelli che fanno riferimento alle grandezze fisiche direttamente misurate (es.: consumo di energia, consumo di acqua, quantità di materiali impiegati, emissioni dirette nei vari comparti

ambientali). Si tratta del livello 2 nella gerarchia degli indicatori, nella scala da 1 a 5 sviluppata dal Lowell Center for Sustainable Production.

Tale risultato è dovuto anche al fatto che la maggior parte delle iniziative che hanno portato alla redazione di Standard sul Social Reporting consiglia di usare, per la rappresentazione della dimensione ambientale, proprio tale tipo di indicatori. Si veda a tal proposito quanto suggerito dalla Global Reporting Initiative (GRI) (GRI, 2011) e dalla trasposizione italiana di tale iniziativa ad opera del Gruppo Bilancio Sociale in Italia (GBS, 2013).

Tuttavia, dall’altra parte, vi è un certo numero di imprese che ha avviato un percorso più pervasivo di sostenibilità e per questo si è dotata di strumenti di valutazione più avanzati e sofisticati. Queste imprese hanno realizzato dei veri e propri toolbox della sostenibilità, altrimenti detti “cruscotto” o “matrice” della sostenibilità e/o dell’eco-efficienza. I vari toolbox utilizzano non più indicatori fisici semplici ma set di indicatori ricavati dai primi che meglio possano rappresentare la politica aziendale in tema di sostenibilità. In molti casi gli indicatori scelti riguardano il ciclo di vita del prodotto o dei processi e pertanto si potrebbero incasellare nel livello 4 della scala precedentemente citata. Con questo approccio la valutazione esce dai confini aziendali per estendersi agli effetti potenzialmente dannosi che l’attività dell’impresa può avere sulla collettività e sull’ambiente circostante in termini di impatto.

Peraltro tale approccio è suggerito dal nuovo standard ISO sull’eco-efficienza dei prodotti; difatti nel 2012 è stato pubblicato lo standard ISO 14045:2012 intitolato “Environmental management -- Eco-efficiency assessment of product systems -- Principles, requirements and guidelines”, che descrive i principi, i requisiti e le linee guida per l’implementazione dell’eco-efficienza nei sistemi produttivi.

Partendo dall’analisi del contesto di riferimento, sia in termini di indicatori ambientali esistenti sia in termini di esempi di toolbox già adottati da altre imprese, la scelta obbligata è parsa quella di realizzare un toolbox basato sulla metodologia di LCA, come evidenziato dalle numerose esperienze internazionali, ovvero basato su indicatori di impatto.

In analogia con il cruscotto realizzato dalla BASF (Schrott 2000, Saling 2002), il tool di base contiene la definizione delle categorie di impatto ambientale considerate.

Il metodo di valutazione degli impatti implementato per CISA Spa è quello proposto dalle linee guida dell’International Reference Life Cycle Data System (JRC, 2010) - ILCD 2011 Midpoint+. Tra i molteplici impatti ambientali proposti dal metodo, sono stati considerati nel presente studio quelli maggiormente rilevanti per l’attività svolta dall’azienda, ovvero:

 Cambiamento climatico – Climate Change (GWP)  Acidificazione – Acidification potential (AP)

 Riduzione dello strato di ozono - Ozone Depletion (ODP)

 Formazione di smog fotochimico - Photochemical Ozone Formation (POCP)

 Effetti non cancerogeni sulla salute umana - Human Toxicity non Cancer Effects (HTNC)  Effetti cancerogeni sulla salute umana - Human Toxicity Cancer Effects (HTC)

 Eco-tossicità dell’acqua dolce - Freshwater Ecotoxicity (FAETP)  Eutrofizzazione in acqua dolce - Freshwater Eutrophication (FEU)

Tali categorie sono state integrate dalla Cumulative Energy Demand (CED - Domanda di energia cumulativa) che rappresenta un indicatore di immediata comprensione del consumo di energia primaria derivante dal sistema oggetto di studio (Hischier et al., 2010).

Al fine di ottenere un indicatore complessivo è stato necessario procedere con le fasi di normalizzazione e

weighting così come indicato in letteratura (Huppes et al., 2011; JRC, 2010; Guinée et al., 2002). Nello

specifico, la normalizzazione è stata calcolata su base europea, “pro-capite”, dividendo il quantitativo globale annuo di un determinato fenomeno per la popolazione europea complessiva. La pesatura è stata svolta con un set di pesi uguali.

Una volta chiarito il background metodologico ci si è soffermati sul tipo di cruscotto da realizzare. L’idea di fondo è che l’azienda possa autonomamente aggiornare il proprio profilo ambientale utilizzando il cruscotto in esame.

La procedura da seguire prevede che si raccolgano i dati ambientali di interesse per un periodo prestabilito (es. 2 mesi, un anno) riferiti ai tre siti aziendali di Contrada Console, Gravinola e San Sergio; tali dati sono inseriti dall’utente aziendale in una maschera appositamente realizzata. I dati richiesti di input riguardano tre set di informazioni:

1) I dati di input e output del sito di gestione dei rifiuti 2) Il trasporto dei rifiuti conferiti

3) La composizione delle varie tipologie di acque di scarico

Una volta inseriti i dati richiesti in un foglio Excel, gli algoritmi di calcolo inseriti restituiscono i risultati in termini di indicatori del cruscotto realizzato. Ogni cruscotto è rappresentato da un set di 10 indicatori; vi è innanzitutto un eco-indicatore finale sintetico del cruscotto (per ogni sito), espresso in giorni-uomo (riferiti ad una tonnellata di rifiuto in ingresso negli stabilimenti).

Il risultato sintetico finale riferito al profilo ambientale aziendale è rappresentato in termini di tempo-uomo, vale a dire in quanto tempo una persona emette il quantitativo risultante dall’analisi. Questa normalizzazione pro-capite è utilizzata molto spesso (Wenzel, 1997; Stranddorf, 2005; Lautier, 2010; Laurent, 2011) ed è riportata talvolta anche come “persona-equivalente” (Stranddorf, 2005). In base alla grandezza dell’unità funzionale scelta, il tempo-uomo può essere espresso in termini di anni-uomo, ore o anche giorni-uomo. Il calcolo dello standard di emissione equivalente di un uomo in un giorno deriva, quindi, da un processo di normalizzazione in cui si divide il quantitativo globale annuo di un determinato fenomeno per la popolazione europea complessiva.

Sono riportati, poi, nove indicatori specifici scelti per rappresentare il ciclo di vita del trattamento rifiuti da parte dell’azienda, in termini di categorie d’impatto. Questi nove indicatori sono espressi come percentuale dell’impatto di una categoria rispetto all’eco-indicatore finale. In questo modo si dà una misura della rilevanza delle varie categorie d’impatto. Il limite minimo e massimo sono posti rispettivamente allo 0% e al 50% dell’eco-indicatore.

A titolo esemplificativo nella Figura 3 si illustra il cruscotto relativo al sito di Contrada Console, riferito ad 1 t di rifiuti in ingresso.

Tali indicatori vanno interpretati nell’ottica dell’individuazione degli effetti ambientali che rivestono maggior interesse per l’azienda, non come livelli di allerta per il superamento di determinati livelli di emissioni. In altre parole, lì dove un indicatore dovesse raggiungere l’area rossa, ciò non significa che le emissioni relative a quel fenomeno sono elevate rispetto alle altre aziende del settore e/o rispetto ad un benchmark, in quanto gli indicatori scelti non effettuano un confronto di tale tipo; ciò implica solo che quella categoria d’impatto è maggiormente incisa dalle attività aziendali pur in presenza di un livello di emissioni inferiori alla media del settore. Ad esempio, dalla figura 1, per quanto riguarda l’indicatore del Cambiamento climatico che mostra una lancetta rivolta nell’area rossa, il valore indicato è il 47,2% dell’impatto complessivo; ciò significa che l’effetto serra è la categoria di maggior interesse per l’azienda, in quanto rappresenta il 47,2% dell’impatto complessivo della Cisa, ovvero il 47,2% dei 7,5 giorni-uomo di emissione, riferiti ad 1 tonnellata di rifiuto trattato.

Infine, è stato effettuato il calcolo dell’indicatore complessivo dell’azienda, riportato nel cruscotto come “OEF del trattamento di 1 t di rifiuti in ingresso in CISA S.p.A.”, i risultati sono relativi ad una tonnellata di rifiuto medio in ingresso all’azienda, ottenuta ponderando i risultati dei tre siti con le rispettive quantità trattate.

7. Conclusioni

Il cruscotto della sostenibilità realizzato rappresenta una sorta di sistema di controllo della performance ambientale della CISA SpA.

Esso può essere utilizzato in due modi:

o da un lato permette di controllare il profilo ambientale dell’azienda e rendicontare i risultati ambientali di periodo.

o dall’altro lato è inteso come strumento di innovazione ed eco-progettazione, in quanto permette in ogni momento di definire gli scenari di impatto relativi alle modifiche dei processi che si vorrebbero adottare e confrontarli con la baseline.

Naturalmente per ottenere i risultati esposti è necessario aggiornare i dati con una diversa frequenza.

Ad esempio, ai fini della rendicontazione dei risultati di esercizio, si possono inserire i dati totali annui ex- post. Si ottiene così un profilo ambientale dell’azienda che può essere esposto anche nella Dichiarazione ambientale ai fini EMAS, integrato con gli indicatori di inventario già utilizzati dall’azienda. Tale tipo di uso si può definire statico; difatti, si tratta solo di aggiornare i dati con cadenza annuale e riportarli ex-post in una dichiarazione.

Il secondo uso appare più interessante ed è quello che viene adottato maggiormente nelle esperienze internazionali (analizzate in fase di studio) da parte dei grossi gruppi multinazionali. In questo caso, l’uso del cruscotto è continuativo, i dati sono aggiornati con cadenze ad es. bimestrali (es. in concomitanza con le bollette energetiche). È vero che anche in questo caso i dati sono aggiornati ex-post (con una frequenza inferiore a quella annuale), ma così facendo è possibile tenere sotto controllo continuativamente la performance ambientale dell’azienda. Il cruscotto diventa la base per la costruzione degli andamenti di periodo della gestione ambientale dell’azienda.

Nell’ottica dell’eco-innovazione, poi, è possibile utilizzare gli scenari già costruiti per apportarvi opportune modifiche quando si prevede e si vuole valutare l’effetto che un cambiamento nel processo di produzione possa produrre sui risultati ambientali dell’impresa. Tale approccio naturalmente consente di effettuare valutazioni ex-ante, infatti, permette di confrontare scenari futuri di innovazione con quelli baseline costruiti nel tempo.

Riferimenti

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