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Il risultato completo della valutazione approfondita proposto dalla BCE

Il 24 ottobre 2014, la BCE e l’EBA hanno stilato i risultati della valutazione approfondita effettuata su 130 complessi bancari.

“A seguito dell’AQR, gli aggiustamenti aggregati apportati ai valori contabili degli attivi delle banche partecipanti al 31 dicembre 2013 erano pari a 47,50 miliardi di euro. Tali aggiustamenti riguardano principalmente le attività contabilizzate secondo il principio di competenza. In particolare, si tratta di aggiustamenti agli accantonamenti specifici per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio. Inoltre, le consistenze delle esposizioni deteriorate (non-performing exposures, NPE) per gli enti creditizi compresi nel perimetro dell’esercizio sono aumentate a 135,90 miliardi di euro, in quanto la definizione di NPE, ricondotta su un terreno armonizzato e comparabile, includeva anche la valutazione delle tolleranze (forbearance) quale segnale per il passaggio allo stato di NPE. ” (EBC, Rapporto Aggregato sulla Valutazione Approfondita, 2014, p. 5)

Gli aggiustamenti sono stati applicati diversamente tra i paesi appartenenti al sistema, come si può notare dalla figura 1, in seguito alle inesattezze visualizzate nei bilanci, alla diversa tipologia di rendicontazione utilizzata (nazionale o internazionale) e alle nuove regolamentazioni standard applicate.

In Italia gli aggiustamenti adottati direttamente sui valori contabili esposti dalle banche sono di 12 miliardi di €, mentre in Francia corrispondono a 5,60 miliardi e 6,70 miliardi in Germania. Tali paesi saranno poi appositamente esposti attraverso l’analisi dei principali gruppi bancari insediati in essi.

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Figura 1: Aggiustamenti AQR lordo per paese della banca partecipante.

Fonte: BCE, Rapporto aggregato sulla valutazione approfondita,2014.

L’impatto sul capitale degli aggiustamenti derivanti dall’AQR, è stato suddiviso tra le diverse parti che lo compongono. Dei 47,50 miliardi di € inseriti nella contabilità delle banche, il 56,21% sono collegati alla fase di Credit File Review (suddivisi tra la valutazione individuale delle esposizioni dei debitori per 16,40 miliardi di € e la proiezione di tali risultati per 10,30 miliardi di €), il 34,11% sono relativi agli accantonamenti collettivi, il 9,68% sono relativi alle altre revisioni delle esposizioni al fair value. Sono stati tuttavia detratti da tali aggiustamenti le tasse e le protezioni per il rischio di compensazione, pari al 29,05%, fornendo così un impatto complessivo pari a 33,80 miliardi di €.

In linea generale si possono riassumere gli interventi su specifici elementi, studiati in maniera approfondita tramite il CA.

Gli accantonamenti finali (provisions) sono aumentati da 93,70 a 110,20 miliardi di € (+16,40 miliardi richiesti durante il CFR) suddivisi tra grandi imprese, PMI, operazioni di RRE, costi di trasporto e altre disposizioni, a causa di un riscontro di un maggior numero di debitori con esposizioni NPE rispetto a quelli rilevati dalle banche. Le classificazioni di tali esposizioni sono state suddivise tra esposizioni non performanti di going concern e gone concern (aumentate in media dal 6,00 al 32,00%) e le esposizioni non riclassificate. Le esposizioni di tipo gone concern sono state particolarmente incisive per la valutazione dei collateral delle grandi imprese, PMI e delle esposizioni immobiliari, mentre quelle di tipo going concern sono state risentite nei flussi di

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cassa relativi al rapporto con le grandi imprese e l’attività di trasporto, vista la loro propensione alla continuità imprenditoriale rispetto alle altre variabili considerate.

Dall’analisi effettuata, si è inoltre riscontrato che l’enfasi posta sul valore del Coverage Ratio è riferita in maggior misura alle esposizioni di tipo going concern rispetto al gone concern, in quanto sono in grado di riflettere situazioni più complesse e rigide, per le quali è risultato più opportuno liquidare i collateral. Dei 170.000 elementi di collateral individuati, è stata effettuata una riduzione di valore pari a 39 miliardi di €, a seguito della revisione effettuata e della conseguente variazione di valore negli indici di prezzo (figura 2); dai risultati si è potuto infatti constatare che maggiore era la lontananza dall’ultima perizia svolta relativamente ai beni legati ai collateral, maggiore era la divergenza tra l’indice dei collateral (basati sulla perizia) rispetto al valore rivalutato su richiesta delle ANC (figura 3).

Figura 2: Aggiustamenti nella valutazione dei collateral a seguito dell’AQR.

Figura 3: Rivalutazione annuale del valore dei collateral su beni immobili rispetto all’ultima

perizia effettuata.

Fonte: BCE, Rapporto aggregato sulla valutazione approfondita, 2014.

Una volta applicate le correzioni derivanti dall’AQR, sono stati trasmessi i valori corretti per affrontare lo Stress Test.

Dalle proiezioni nello scenario avverso dello Stress Test, si evince una continua riduzione del capitale disponibile rispetto a quello inizialmente dichiarato, che entro il 2016, diminuirebbe circa di 215,50 miliardi di € e le RWA aumenterebbero complessivamente di circa 860 miliardi di €.

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L’EBA, ha infine individuato una serie di fabbisogni di capitale per ogni banca, da immettere nel sistema nell’orizzonte di 6-9 mesi, e la Commissione Europea ha accordato la ricostruzione del patrimonio attraverso aiuti pubblici (public back stop) solo nel caso ci fossero condizioni insanabili. L’inadeguatezza del capitale, aumenta a 262,70 miliardi di € relativamente allo scenario avverso, e produce una diminuzione del 4,10% del coefficiente di CET 1 della banca mediana (dal 12,40% all’8,30%), come si evince dalla figura 4.

Per quanto concerne la banca mediana italiana, la riduzione del coefficiente è stata del 5,00%, mentre per Francia e Germania è stata rispettivamente del 3,00% e 4,00%; solo per l’Estonia il coefficiente della banca mediana aumenta del 2,00%.

Le banche che possedevano un coefficiente di CET 1 molto contenuto rispetto alle altre, hanno dovuto infine aumentare particolarmente il CET 1 Ratio a causa dei risultati derivanti dalla conclusione dello Stress Test, mentre chi possedeva un CET 1 Ratio già sopra la media, ha effettuato minori interventi.

Figura 4: Proiezione della mediana della riduzione del coefficiente (nello scenario avverso del CA)

per paese della banca partecipante.

Fonte: BCE, Rapporto aggregato sulla valutazione approfondita, 2014.

Le carenze patrimoniali, individuate a conclusione delle revisioni globali (prova di Stress Test effettuata dalle banche e rivista nella fase di PP&A dell’AQR, aggiustamenti iniziali dell’AQR, informazioni emerse dall’AQR e dallo Stress Test effettuati dalla BCE), ammontano a 24,60 miliardi di € relativamente a 25 banche partecipanti. Il capitale raccolto dalle banche durante la fase di valutazione, non è stato conteggiato nel risultato del CA, ma è stato iscritto separatamente per individuarne ugualmente la sua presenza, come mitigazione futura delle carenze presentate. Per

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giungere quantomeno preparati ai risultati del CA, il capitale aggiuntivo dichiarato è risultato pari a 57,10 miliardi di €. La ricapitalizzazione complessiva è stata dunque abbondantemente superiore rispetto al deficit patrimoniale individuato.

Le 25 banche sono soprattutto localizzate nel Sud Europa, 9 dell’Italia, 3 di Cipro, 3 della Grecia, 2 del Belgio e della Slovenia mentre 1 per l’Austria, la Francia, la Germania, l’Irlanda, il Portogallo e la Spagna. Nel corso del 2014 solo 12 di queste hanno svolto la ricapitalizzazione, mentre le altre 13 dovranno saldare i 9,50 miliardi di € rimanenti, effettuando direttamente un aumento di capitale o riparando il bilancio tramite piani di ristrutturazione accordati con la Commissione Europea (situazione relativa solo a 5 banche su 12).

Le banche tuttavia, avrebbero comunque dovuto accantonare per conto proprio, fondi adeguati per far fronte a eventuali crisi economiche, con l’inserimento inoltre di cuscinetti patrimoniali (buffer di conversione del capitale e buffer sistemici o anticiclici).

Le autorità hanno dichiarato il “fallimento”, nello Stress Test, di “solamente” 13 banche su 130 selezionate, dopo aver considerato gli aumenti di capitale aggiuntivo (avvenuti nel corso del 2014) sui valori prelevati dal bilancio di dicembre 2013. Il medesimo sottoinsieme, rappresentava circa il 4,00% delle attività complessive (880 su 22.000 miliardi di € di attività).

Nella figura n. 5 si riportano le banche partecipanti al CA che riportano una carenza patrimoniale, e si evidenziano le 13 banche che hanno riportato una carenza patrimoniale anche successivamente alla ricapitalizzazione.

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Figura n. 5:

Fonte: BCE, Rapporto aggregato sulla valutazione approfondita,2014.

L’impatto patrimoniale maggiore, rilevato nella valutazione dello scenario avverso, è avvenuto in Italia, Francia e Germania, con una richiesta di capitale addizionale, rapportato alle RWA, rispettivamente di 35,50%, 30,80% e 27,00 % a seguito dell’aumento delle RWA, dell’impatto sul capitale dell’AQR e dell’esaurimento del capitale nello prove di Stress Test.

Secondo la stima effettuata da CEPS POLICY BRIEF, sono addirittura 47 le banche che non sono riuscite a contenere il Leverage Ratio al 3,00%; alcune di esse (ad esempio per Germania e Olanda) hanno richiesto un aumento del requisito al 4,00 o 5,00%, dato il tempo a disposizione prima che il requisito diventi obbligatorio (nel 2018). Il cambiamento di esso, comporterebbe un aumento di

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valore del Tier 1 capital. (Fonte: http://www.ceps.eu/publications/was-ecb%E2%80%99s-comprehensive-

assessment-standard)