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riti e cerimonie

Stefano Sanchirico

La celebrazione del conclave è stata sempre caratterizzata da una ritualità precisa e minuziosamente descritta dalle costituzioni apo-stoliche e dai cerimoniali, atta a normare qualsiasi situazione, anche di emergenza, affinché non venisse turbato il regolare svolgimento delle operazioni di voto per l’elezione del nuovo pontefice, che ridu-cesse al minimo la possibilità di elezioni invalide o contestate e si svolgesse in un ambiente connotato da gravità religiosa.

A Gregorio X dobbiamo una riorganizzazione della struttura del conclave, come pure un cerimoniale preciso che accompagnava mo-mento per momo-mento l’elezione del nuovo papa1. Dal punto di vista cerimoniale altrettanto importante fu l’opera di Agostino Patrizi Pic-colomini che nella seconda metà del Quattrocento definì in maniera organica la sequenza e gli elementi rituali divenuti essenziali dei con-clavi successivi: luogo abituale diventa il Palazzo Vaticano e precisa-mente l’area della Cappella Sistina, della Sala Regia e della Sala

Duca-1 Gregorio X, Cost. Ubi periculum, Duca-16 luglio Duca-1274; M. Dykmans, Le céremonial papal de la fin du moyen âge a la renaissance, Bruxelles-Rome 1977, Tomo I, pp.

159-179. Per uno sguardo completo sui riti e la legislazione della sede vacante si veda: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice (a cura), Sede Apostolica Vacante, storia - legislazione - riti - luoghi e cose, Città del Vaticano 2005;

Tra le opere di carattere generale da segnalare: G. Zizola, Il conclave, storia e se-greti. L’elezione papale da san Pietro a Giovanni Paolo II, Roma 1993; A. Melloni, Il conclave storia di una istituzione, Bologna 2001; A.M. Piazzoni, Storia delle ele-zioni pontificie, Casale Monferrato 2003; M.A. Visceglia, Morte ed elezione del Papa, Roma 2013. Di particolare utilità sono anche F. Cancellieri, Notizie isto-riche delle stagioni e de siti diversi in cui si sono tenuti i conclavi della città di Roma con descrizione della gran loggia da cui si annunzierà il nuovo papa, della scala e sala regia, della cappella paolina, in cui si fanno gli scrutini e di tutto il braccio del palazzo del Quirinale ove sono le celle del presente conclave, Roma 1823; G. Moroni, Dizio-nario di erudizione storico ecclesiastica, Venezia 1842, vol. XV, pp. 258-318.

le e della Cappella di San Nicola2, ove avvengono le operazioni di vo-to. Le finestre di questi ambienti vengono murate, le provviste sono introdotte per mezzo delle ruote vigilate all’interno dai cerimonieri, all’esterno da guardie e dai prelati della camera apostolica e degli altri collegi prelatizi. Tutti i partecipanti al conclave giurano di attenersi a quanto previsto dalle costituzioni.

Compiute le esequie del pontefice e preparato il conclave il deci-mo giorno i cardinali convergono in San Pietro per la solenne messa dello Spirito Santo, cui segue il discorso di un prelato sul dovere di dare alla Chiesa un degno successore di Pietro, un pastore idoneo al-le necessità del momento ed al rispetto delal-le normative per l’eal-lezione del papa. Successivamente si apre il corteo per l’ingresso in conclave preceduto dalla croce al canto del Veni Creator. Poi il cardinale deca-no esorta nuovamente i cardinali al dovere di trattare con assoluta consapevolezza «l’affare più importante che ci sia in terra, eleggere il Vicario di Cristo». A ciò fa seguito l’extra omnes, con la chiusura del conclave nel quale, oltre ai cardinali, devono rimanere i cerimonieri e del personale di servizio e due servienti per cardinale; nel caso di un cardinale infermo o con particolari difficoltà può essere ammesso un terzo serviente. Il cerimoniale accenna poi agli abiti, alla celebrazio-ne delle messe e agli scrutini e ai modi di eleziocelebrazio-ne3. Le indicazioni si concludono con l’elezione del papa, il cambio del nome, l’immantatio con il piviale rosso e la consegna dell’anello del pescatore, la prima ubbidienza dei cardinali e l’annuncio al popolo del nuovo pontefice4. I luoghi e le modalità rimarranno sostanzialmente identici, pur con modifiche di natura soprattutto giuridica, dovute principalmente ai

2 La Cappella di San Nicola, detta anche cappella parva del palazzo apostolico, sa-rà demolita per far posto all’attuale Scala del Maresciallo che congiunge l’omoni-mo cortile con la Sala Regia. Paolo III farà costruire come nuova cappella parva la Cappella Paolina.

3 Il primo detto per via dello spirito santo, cioè per acclamazione, il secondo per compromesso, il terzo per scrutinio.

4 M. Dykmans, L’oeuvre de Patrizi Piccolomini ou le cérémonial papal de la prémiere renaissance, 2 tomi, Città del Vaticano 1980-1982, tomo I, pp. 27-52.

papi Pio IV5 e Gregorio XV6, fino all’elezione di Leone XII, che fu la prima a tenersi, dal 1455 quando vi fu eletto Callisto III, non in Vati-cano, ma al Quirinale.

Allorquando Pio VII morì nel Palazzo del Quirinale il 20 agosto 1823, dopo ventitre anni di pontificato, il palazzo, pur essendo di-venuto dalla fine del Cinquecento l’abituale residenza del papa, non aveva mai sostituito del tutto il Vaticano per le celebrazioni salienti del pontificato, principalmente quelle legate alle esequie ed ad alcuni riti per l’elezione e l’intronizzazione del nuovo pontefice. Di fatti an-che Pio VII fu trasportato per le esequie nella basilica vaticana e tra-dizionalmente esposto alla venerazione dei fedeli nella cappella del Santissimo Sacramento. Le esequie, i novendiali e le cerimonie lega-te alla morlega-te del ponlega-tefice furono riprese con una certa fedeltà al ce-rimoniale romano. Infatti, la morte in esilio di Pio VI aveva reso im-possibili le celebrazioni previste per la morte del papa. Il conclave che aveva elevato Barnaba Chiaramonti al soglio di Pietro era stato cele-brato in una situazione di emergenza a Venezia nell’isola di san Gior-gio, senza le solennità proprie previste per un tale evento7. Di ciò ne è prova la semplice tiara di stagnola dorata usata per l’incoronazione del nuovo pontefice, che ancora si conserva nel tesoro della sagrestia pontificia. L’elezione del successore di Pio VII avvenne a Roma 48 an-ni dopo quella di Pio VI. Pio VI, infatti, era stato eletto al Vaticano il 15 febbraio del 1775, dopo circa 4 mesi di conclave. La proposta di tenere il conclave al Quirinale invece che al Vaticano nasceva dalla

5 Pio IV, Cost. In eligendis, 9 ottobre 1562.

6 Gregorio XV, Bolla Aetermi Patris, novembre 1621; Cost. Decet Romanuim Pon-tificem 12 marzo 1622, ibidem.

7 A Pio VI si deve inoltre la riforma della normativa del conclave, con la redazione di una “legislazione di emergenza”, prima con la Bolla Christi Ecclesiae regendae munus , 3 gennaio 1797, poi con la Cum non superiori anno, 13 novembre 1798.

Sul Conclave di Venezia si vedano anche E. Consalvi, Memorie, a cura di M. Na-salli Rocca di Corneliano, Roma 1950; S. Nanni, Il Conclave dell’esilio, in Pio VII papa benedettino nel centenario dell’elezione, atti del convegno internazionale a cu-ra di G. Spinelli (Cesena-Venezia, 15-19 settembre 2000), Cesena 2003, pp. 99-121; L. Pásztor, Le “memorie sul conclave tenuto a Venezia di Ercole Consalvi”, in AHP, 3(1965), pp. 239-308.

considerazione della maggiore salubrità del colle, rispetto al Vatica-no, malsano per la vicinanza del Tevere e dal clima particolarmente opprimente in estate. Nei conclavi tenuti in Vaticano nei periodi esti-vi non erano stati rari i decessi di cardinali o casi di graesti-vi infermità degli stessi, che ne avevano consigliato l’uscita. Per tale ragione si era parlato più volte dell’ipotesi di spostare il conclave al Quirinale, ma senza che questo avvenisse fino all’elezione al supremo pontificato del cardinale Annibale della Genga8.

La situazione che si venne a creare alla morte di Pio VII rappresen-tava in qualche modo una novità e richiedeva ai responsabili dell’or-ganizzazione del conclave un impegno di ricerca e di studio non lieve.

Infatti, i testimoni del precedente conclave svoltosi nella città eter-na erano quasi tutti morti o molto avanzati in età ed i maestri del-le cerimonie dovettero lavorare non poco per ricostruire i luoghi e le sequenze rituali del conclave attingendo principalmente dai dia-ri e dalle note di monsignor Giuseppe Dini9. L’elezione del succes-sore di papa Chiaramonti fu così caratterizzata da un grande lavo-ro “ricostruttivo del cerimoniale”, che evidenziò qualche incertezza e passò dal primitivo progetto di mantenimento dell’assise elettiva nel Palazzo Vaticano a quello del Quirinale, dove era morto Pio VII10. La sede del conclave impose adattamenti al cerimoniale, alcuni dei quali decisi all’ultimo momento, come si nota dalle carte del prefet-to delle cerimonie monsignor Giuseppe Maria Zucché, che portano

8 Cfr. A. Piazzoni, Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato 2003, p. 221.

Gaetano Moroni riporta erroneamente la sede del Quirinale per il conclave che elesse Pio VI, cfr. G. Moroni, Dizionario di Erudizione storico Ecclesiastica, Vene-zia 1842, vol. XV p. 277, in questo viene smentito dal Diario del Prefetto delle cerimonie dell’epoca mons. Valerio Diversini, il quale colloca il conclave in Vati-cano: cfr. V. Diversini, Diario 1774-1775, Archivio Ufficio Celebrazioni Liturgi-che del Sommo Pontefice (d'ora in poi AUCEPO), vol. 628. Per la vicenda si veda pure: J. Gendry, Pie VI, sa vie – son pontificat, 2 voll, Parigi 1907, vol. I, p. 431. Si veda inoltre il saggio di Antonio Menniti Ippolito in questo volume.

9 G. Dini, Cerimoniale papale, AUCEPO, vol. 8/1.

10 Tale decisione fu assunta nel corso delle congregazioni generali dei cardinali, cfr.

Visceglia, Morte ed elezione cit., p. 218.

alcune indicazioni vergate a mano in aggiunta a quelle stampate11. Tutti i riti previsti dal cerimoniale per la sede vacante furono os-servati: la consegna dell’anello del pescatore, la rottura del sigillo di piombo, la presa in custodia della “capsella” della dataria apostolica, il registro dei memoriali, tutto avvenne secondo consuetudine su in-timazione del prefetto delle cerimonie nel Palazzo Vaticano, all’ora stabilita, con le formalità giuridiche previste e con gli abiti prescrit-ti12. Il prefetto delle cerimonie provvide ad inviare anche una nota circa il bagaglio e le vesti che ciascun cardinale doveva portare con sé nella clausura13 ed indicazioni circa il numero dei conclavisti la cui li-sta si trova nelle carte del conclave14.

Terminati i novendiali fu stabilito l’inizio del conclave il 2 settem-bre 1823. Come prescritto il cardinale vicario, Annibale della Genga, intimò che in tutte le parrocchie della città si pregasse e si celebras-sero messe per l’elezione del nuovo pontefice e che dal giorno dopo l’ingresso dei cardinali in conclave, fino al giorno dell’elezione, il cle-ro regolare e secolare organizzasse delle pcle-rocessioni, partendo ogni giorno da una chiesa diversa, cantando le litanie dei santi fino al luo-go del conclave. La mattinata del giorno stabilito per l’inizio del con-clave la solenne messa dello Spirito Santo fu celebrata dal cardinale Giulio Maria Della Somaglia, decano del Sacro Collegio, nella basilica di San Pietro, ma, come annota un maestro delle cerimonie, al ter-mine «avrebbero dovuto recarsi processionalmente al Palazzo Vati-cano, ma si stabilì l’ingresso in conclave al Palazzo di Monte Cavallo nel pomeriggio»15.

Le note dei cerimonieri pontifici descrivono dettagliatamente l’i-nizio del conclave dal momento del raduno dei cardinali nella Casa dei sacerdoti della Missione in San Silvestro in Capite fino all’extra omnes nella Cappella Paolina. L’apparato era solenne, pur con qualche

11 Cfr. per esempio l’Intimatio per l’ingresso in conclave, AUCEPO, vol. 661.

12 Cfr. Carte Sede Vacante 1823, AUCEPO, vol. 661.

13 Ibidem.

14 Ibidem.

15 Ibidem.

intoppo dovuto alla novità della situazione. La sala in cui si erano ra-dunati i cardinali era sorvegliata dalla guardia nobile, mentre lungo il tragitto da San Silvestro al Quirinale era schierato un doppio cordo-ne della guardia civica e di licordo-nea. I cardinali malati e anziani, che non si sentivano di fare a piedi il tragitto non brevissimo da San Silvestro in Capite al palazzo, si portarono direttamente nell’androne del Qui-rinale; gli altri cardinali che prendevano parte alla processione16 fu-rono introdotti nella chiesa di San Silvestro secondo il rispettivo or-dine, mentre la prelatura romana prendeva posto nelle sale attigue alla chiesa. I cardinali giunsero a San Silvestro in mozzetta e rocchet-to e secondo la consuetudine avrebbero dovurocchet-to deporre la mozzet-ta ed indossare la cappa, ma nel conclave per l’elezione di Leone XII questo non avvenne e si recarono in processione in rocchetto e moz-zetta17. Prima di iniziare la processione i cerimonieri distribuirono ai cardinali l’apposito libretto Preces tempore sedis vacantis in conclavi recitandae, contenente le preghiere da recitarsi nei vari momenti del conclave.

Quando un cerimoniere, accompagnato da due maestri di virga ru-bea, prese la croce papale18, i cappellani cantori intonarono il Veni Cre-ator, che diede inizio alla processione. Precedevano la croce papale i cappellani cantori seguiti dal segretario del conclave. Dietro la croce papale i cardinali, nell’ordine inverso, cioè prima il cardinale decano Della Somaglia con il sotto decano Bartolomeo Pacca, poi gli altri car-dinali vescovi, seguiti dai carcar-dinali preti e dai carcar-dinali diaconi. Una tale apparentemente inusuale disposizione faceva prendere la prece-denza dalla croce papale, la quale nel periodo della sede vacante in-dica la giurisdizione del collegio cardinalizio. A destra del cardinale

16 Ventiquattro cardinali presero parte alla processione di ingresso, altri si aggiun-sero nell’androne del palazzo, mentre nel corso del conclave si raggiunse il nume-ro di quarantanove cardinali elettori, cfr. Ibidem.

17 Ibidem.

18 Oltre al prefetto delle cerimonie pontificie, parteciparono al conclave altri cinque maestri delle cerimonie e cioè il secondo maestro mons. Giovanni Fornici, mons.

Alessandro Lazzarini, mons. Felice Maria Ranuzzi, mons. Mattia Pieri e mons.

Giovanni Battista Adami, cfr. Ibidem.

decano incedeva il governatore di Roma, monsignor Tommaso Ber-netti, mentre a sinistra il maggiordomo dei sacri palazzi monsignor Francesco Marazzani Visconti, che aveva l’incarico di governatore del conclave. Seguiva il collegio cardinalizio la prelatura romana e le ri-spettive corti dei cardinali con i conclavisti, mentre ai loro lati erano schierati due cordoni mobili, il primo più interno di mazzieri ponti-fici e della guardia nobile, quello più esterno costituito dalla guardia svizzera pontificia. Entrati nel palazzo e asceso lo scalone d’onore si portarono alla Cappella Paolina dove i maestri di cerimonia fecero prendere posto ai cardinali nella quadratura19 e alla prelatura al di qua della cancellata. Davanti all’altare il cardinale decano, recitate le preghiere prescritte e tenuto un brevissimo discorso sulla gravità del momento presente, fa leggere ad alta voce le costituzioni che i cardi-nali giurano di osservare. Successivamente fu fatto prestare giura-mento a quanti devono garantire la custodia del palazzo e alternarsi alle ruote, in primis al maggiordomo e governatore del conclave e al maresciallo del conclave, principe Agostino Chigi, poi a tutti gli al-tri. Terminati questi riti i cardinali verranno accompagnati nelle loro celle dove avrebbero dovuto, secondo il cerimoniale, deporre la cap-pa e riprendere la mozzetta per ricevere le visite degli ambasciatori e delle varie personalità. Dopo un certo tempo lasciato a queste visite di cortesia, l’ultimo dei maestri delle cerimonie in zimarra nera pas-sando davanti alle celle dei cardinali intima per tre volte con il suono di una campanella il termine delle visite, alla terza volta viene

inti-19 Per quadratura si intende in senso stretto la particolare disposizione dei cardina-li intorno al romano pontefice, che prevede la precedenza dal cardinale decano, posto a destra del papa, e a seguire i cardinali vescovi e i cardinali preti, mentre a partire dalla sinistra del Pontefice si inizia con il cardinale protodiacono, al quale seguono gli altri cardinali diaconi, componendo cosí un quadrato. In senso lato si intende la sistemazione ordinata e secondo le precedenze della Cappella pon-tificia a cui sopraintende un cerimoniere. La stessa disposizione si conserva per il conclave, solo che vi si aggiungeva ad ogni posto un tavolino: la postazione era sormontata da un baldacchino con davanti il nome e lo stemma del cardinale, so-pra il tavolino una cartella di pelle nera filettata di oro e lo “schedone” con l’elen-co dei cardinali partecipanti divisi per ordine dove segnare i voti. Cfr. Carte del-la sede vacante 1823, AUCEPO, vol. 661; Moroni., Dizionario cit., Venezia 1845, vol. XV, pp. 302-303.

mato l’extra omnes. Tutti quelli che non devono rimanere in conclave lasciano i luoghi della clausura e vengono chiuse e sigillate le porte e gli ingressi.

Possono così iniziare le operazioni di voto. La giornata prevede-va al mattino le sante messe dei cardinali, o l’assistenza a quella cele-brata dal sacrista, seguita da una prima votazione e poi da una secon-da nel pomeriggio. Le votazioni si susseguirono fino al 28 settembre con il rituale previsto, una al mattino e l’altra al pomeriggio. I cardi-nali votano in croccia violacea20. La Cappella Paolina fu, come detto, destinata alle votazioni, mentre la Sala dei Parafrenieri (Anticame-ra), fu adattata a cappella comune erigendovi l’altare principale con altri sei altari per i conclavisti sacerdoti e per i cardinali che non aves-sero altare privato nelle loro celle che erano state ricavate nel brac-cio destinato ad abitazione della famiglia pontificia da Clemente XII.

La votazione avviene con il rito ormai secolare che prevedeva l’avvi-cinarsi di ciascun cardinale all’altare, sul quale nel mezzo era posto un grosso calice coperto da una patena, l’elettore si avvicinava por-tando ben in vista la scheda elettorale e prima di poggiarla sulla pa-tena ad alta voce dichiarava: «Testor Christum Dominum qui me iudi-caturus est, me eum eligere, quem secudum Deum iudico eligi debere»,21 e lasciava cadere la scheda nel calice. Al termine della votazione av-veniva lo scrutinio effettuato a turno da tre cardinali presi uno per ciascun ordine22. Al ventiseiesimo giorno di conclave l’elezione del cardinale della Genga venne annunciata dalla “sfumata” bianca del-la stufa posta dietro l’altare a cui seguirono i centouno colpi di

arti-20 La croccia era un abito dei cardinali, che si usava in particolari occasioni, al posto della cappa. Cfr. Moroni, Dizionario cit., Venezia 1843, vol. XVIII, pp. 224-226.

21 «Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è da-to a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere letda-to». Cfr. Carte Sede Vacante, AUCEPO, vol. 661.

22 I cardinali scrutatori, insieme ai cardinali infirmari e revisori, venivano estratti a sorte la mattina e la sera dall’ultimo cardinale diacono da pallottole con i nomi dei presenti poste in una borsa paonazza. Cfr. Moroni, Dizionario cit., Venezia 1845, vol. XV, p. 303.

glieria di Castel Sant’Angelo che diedero alla città il lieto annunzio23. Una volta avvenuta l’elezione, la prima delle tre obbedienze, o adorazioni cardinalizie24, ebbe luogo nella Cappella Paolina, mentre le altre due nei luoghi tradizionali, cioè la Cappella Sistina e la basilica di San Pietro. L’eletto, rispondendo alla domanda rivoltagli dal cardi-nale decano con la formula di rito: «Acceptasne electionem de te cano-nice factam in summum Pontificem?», accetta l’elezione, mentre vengo-no fatti cadere i baldacchini di tutti i cardinali e subito dopo il nuovo papa sceglie il nome Leone XII25, quindi viene aiutato a rivestire gli abiti pontificali dai cardinali diaconi Ercole Consalvi e Fabrizio Ruf-fo. Intanto è stata smurata la loggia sovrastante l’ingresso principale del palazzo ed il cardinale Ruffo vi si reca a dare l’annuncio al popolo.

Il papa ricevette la prima adorazione rivestito di veste bianca, scarpe rosse con croce d’oro, rocchetto e mozzetta rossa, seduto su una sedia appositamente preparata. In quella circostanza il camerlengo Pacca gli consegnò l’anello piscatorio, affidato, poi, al prefetto delle cerimo-nie per l’incisione del nome. La seconda adorazione si ebbe nel po-meriggio, questa volta in Sistina, con il tradizionale rito dell’imman-tatio. Questa cerimonia accompagnava nel medioevo l’atto formale di accettazione e la scelta del nome e consisteva nell’ammantare con la

“cappa purpurea”, il manto papale rosso, il neo eletto e coprirlo con la mitra di lama dorata.26

“cappa purpurea”, il manto papale rosso, il neo eletto e coprirlo con la mitra di lama dorata.26