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La Riviera del Brenta e il suo territorio Cenni storici.

6. IL TORNADO SULLA RIVIERA DEL BRENTA NEL 2015.

6.1. La Riviera del Brenta e il suo territorio Cenni storici.

La Riviera del Brenta si sviluppa lungo il Naviglio del Brenta, in una zona che parte da Stra e attraversa i Comuni di Fiesso d'Artico, Dolo, Fossò, Mira, Oriago e Malcontenta, fino ad arrivare a Fusina, dove il canale, tramite un sistema di chiuse, sfocia in Laguna (Fig. 37).

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La Riviera del Brenta è costituita da una delle molteplici deviazioni del fiume Brenta durante i secoli1 e deve la sua fama alle numerose ville dell’aristocrazia veneziana che vi sono state costruite a partire dal XV secolo e che potevano essere raggiunte dalla nobiltà con diverse tipologie di natanti tra cui il Burchiello, un’imbarcazione adibita al trasporto di persone, che copriva il tratto Fusina - Padova in sei ore2. Era trainata da cavalli che percorrevano gli argini del Naviglio e, in prossimità di Mira e Dolo 3, sostava per

attendere il travaso di acqua delle chiuse che compensavano il dislivello; fungeva anche da servizio postale ed effettuava delle fermate lungo il tragitto per caricare o far scendere i passeggeri.

Descrizioni dettagliate su cosa si facesse durante le sei ore impiegate per attraversare il tratto da Fusina a Padova sono riportate da Carlo Goldoni, il quale arrivò addirittura a dedicare un poemetto all’imbarcazione dal titolo omonimo4. A bordo vi si

trovavano sia appartenenti alla nobiltà, sia persone comuni [Folta la compagnia de zente varia, Tutti pera sentadi in ordinanza: Gh'era zente civil, zente ordenaria; De caratteri vari una missianza.]. Essendo il Naviglio un corso d’acqua tranquillo e non soggetto a correnti forti, ed essendo poi presenti diverse chiuse sul suo tragitto, il viaggio era piacevole, tanto che il presidente del Parlamento di Digione, Charles De Brosses, arrivò a dire che: Voi potete ben pensare che il burchiello non era che un piccolo figlio del bucintoro5… ed i passeggeri non avevano alcuna impazienza di arrivare6. A bordo

1 La storia delle deviazioni del fiume Brenta è stata trattata nel Cap. 4, par. 2. 2 Baldan A. 1978, pag. 363.

3 Ibidem.

4 Goldoni C. 1760, Il Burchiello di Padova in Ortolani G a cura di, vol. XIII Componimenti poetici, Arnoldo

Mondadori editore, Milano 1955.

5 Il Bucintoro era la galea di rappresentanza del dogado veneziano, che veniva impiegata durante la Festa

dell’Ascensione per celebrare il rito dello sposalizio con il mare.

6 Baldan A. 1978, pag. 365.

Figura 38. Illustrazione del Burchiello di Giovanni Grevembroch, (Baldan

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dell’imbarcazione erano presenti musicanti, che suonando, allietavano la permanenza dei presenti (Fig. 38).

Oltre al Naviglio, che con il Burchiello rappresentava una piacevole alternativa per spostarsi rispetto ai carri trainati, e a un’incantevole panorama, la cornice che rendeva il paesaggio così suggestivo era costituita dalle numerose ville che si affacciavano sulla Riviera. Possiamo citarne qui due a titolo di esempio.

La prima è Villa Pisani, detta anche Villa Nazionale – nome preso nel 1882 dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia7 – costruita probabilmente nel Cinquecento,

che divenne fiore all’occhiello della Riviera del Brenta nei primi decenni del Settecento, periodo nel quale venne rinnovata dal punto di vista architettonico per volere dei fratelli Pisani, Alvise e Almorò8. La struttura rinnovata di Villa Pisani è di chiara ispirazione francese, poiché Alvise era anche ambasciatore veneziano presso la corte di Re Luigi XIV. Nel 1735, il Veneziano venne eletto anche doge di Venezia, ma a seguito della caduta della Repubblica Serenissima nel 1797 e dei debiti contratti dalla famiglia per il vizio del gioco, fu costretto a vendere Villa Pisani a Napoleone Bonaparte l’11 gennaio del 18059.

7 Torsello A., Caselli L. 2005, pag. 404. Nel 1866, con l’annessione, la villa diventò proprietà dello Stato

Italiano e nel 1882 fu dichiarata monumento nazionale. Ciò non impedì, stante l’onerosità delle spese di manutenzione, la destinazione del palazzo a impieghi a volte incongrui, ad esempio come ospedale, e il depauperamento del giardino. Nel 1911, dopo che nella villa fu installato un Istituto per le ricerche idrotecniche dell’Università di Padova, fu realizzata la grande vasca al centro del parterre posto tra il palazzo e le scuderie. Dal 1947 la gestione della villa fu definitivamente assegnata alla Soprintendenza e, dagli anni Novanta del secolo scorso, tutto il complesso è oggetto di sistematici lavori di restauro e conservazione.

8 Ibidem, pag. 402.

9 Villa Pisani, La Storia: Re, Dogi e Imperatori (http://www.villapisani.beniculturali.it/la-villa-e-il-

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Nel 1814, dopo la sconfitta di Bonaparte a Waterloo, Villa Pisani divenne il luogo di villeggiatura dell’imperatrice austriaca Marianna Carolina, e vide ospitati nelle sue stanze molti dei potenti europei dell’epoca10. Nel 1866, con l’annessione del Veneto al

Regno d’Italia, divenne bene di stato – e non di proprietà della famiglia Savoia – perdendo la sua funzione rappresentativa. Da evidenziare la presenza nella sala da ballo della villa dell’affresco di Giambattista Tiepolo, L’Apoteosi della Famiglia Pisani (1761-62).

La seconda villa è collocata più a valle rispetto a Villa Pisani, quasi allo sbocco del Naviglio del Brenta a Fusina. Villa Foscari, detta La Malcontenta, è, come la Nazionale, del Cinquecento; fu realizzata su progetto di Andrea Palladio e venne ultimata verso il 1560 su volere di Alvise Foscari. Nei due secoli successivi la produzione agraria del fondo circostante la villa aumentò considerevolmente, tanto da far nascere nei suoi pressi

10 Villa Pisani, La Storia: Re, Dogi e Imperatori (http://www.villapisani.beniculturali.it/la-villa-e-il-

parco/storia consultato il 24/08/2018). La dimora divenne così luogo di villeggiatura prediletto

dall'imperatrice d'Austria Marianna Carolina e ospitò l'intero gotha dell'aristocrazia europea, dal re di Spagna Carlo IV (1815) allo zar di Russia Alessandro I (1822), dal re di Napoli Ferdinando II (1837) al re di Grecia Ottone (1837) e molti altri. […] Non più abitata, divenne museo nel 1884 e fu meta di visita di personaggi quali Wagner, D'Annunzio (che vi ambientò una scena fondamentale del suo romanzo Il Fuoco), Mussolini e Hitler (il cui primo incontro ufficiale avvenne qui, nel 1934), Pasolini (che girò nelle sale della villa e nel parco un episodio del suo film Porcile).

Figura 39. Veduta dall’alto di Villa Pisani, a Stra. (Sito dei Beni Culturali – Villa Pisani

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numerosi edifici e far sembrare il complesso un piccolo villaggio11. A differenza di Villa Pisani, però, all’inizio dell’Ottocento La Malcontenta sembrava già caduta in stato di abbandono e rimase in tali condizioni fino al suo recupero, nel 1925, da parte di Alberto Clinton Landsberg, che provvide a risollevarla dallo stato di degrado in cui versava e a sottrarla al ruolo di magazzino per il quale era stata impiegata. Nel 1973 ritornò nelle proprietà di un discendente dell’antica famiglia Foscari – Antonio Foscari – e dal 1996 è Patrimonio dell’Umanità UNESCO12.

La scelta di considerare queste due ville come esempio per la trattazione attuale è pensata in forza della loro posizione ai due estremi del Naviglio del Brenta, così da dare un’idea di cosa potesse significare nel Settecento poterle ammirare arrivando con il Burchiello, sia da Padova che da Venezia. Oggi molte delle ville rivierasche sono visitabili o sono addirittura divenute musei, mentre tante altre sono state riconvertite in strutture turistiche come ristoranti e hotel.

Quando, nel Settecento, la nobiltà veneziana si recava presso i luoghi di villeggiatura della Riviera non si limitava, però, al solo godimento che il paesaggio

11 Torsello A., Caselli L. 2005, pag. 163-164. 12 Ibidem, pagg. 164-165.

Figura 40. Villa Foscari, detta La Malcontenta, fotografata dal Naviglio del Brenta. (Sito di

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goduto dal Burchiello garantiva. Era, infatti, all’interno delle ville stesse che lo sfarzo e il divertimento prendevano vita. Sulla scia delle mode francesi dell’epoca – Alvise Pisani, si è detto, frequentava la corte del Re Sole come ambasciatore – si svolgevano balli, concerti e conversazioni, ma non si disdegnava nemmeno il gioco d’azzardo, tanto che in alcune dimore – come in Villa Alessandri a Mira – erano presenti vere e proprie stanzette riservate al gioco lontano da occhi indiscreti13. La famiglia Pisani, infatti, perse

l’omonima villa per via dei debiti gioco.

Tuttavia, nascevano anche vere e proprie competizioni tra i villeggianti, e il vincitore di ognuna di queste acquistava pregio agli occhi degli ospiti rivieraschi, che erano maggiormente portati a fargli visita e a tesserne le lodi presso i conoscenti. Uno di questi momenti vide sfidarsi Orsola Barbarigo Venier, moglie di Leonardo Venier – Senatore della Repubblica Serenissima – con un nobile milanese, tale Federico Borromeo, il quale aveva affittato la villa della famiglia Fini per trascorrervi l’estate. Lo svolgimento della sfida prevedeva una serie di competizioni teatrali, che portarono il nobiluomo milanese a spendere buona parte del proprio patrimonio per gareggiare con la nobildonna veneziana14.

Un periodo di opulenza e sfarzo che ci ha, però, lasciato un paesaggio punteggiato di ville, arricchite spesso da affreschi, quando non con il mobilio originale.

I centri abitati ora sono più grandi, le abitazioni private si sono diffuse a macchia d’olio, ma le ville rimangono a testimonianza dei fasti di un’epoca passata.

13 Mazzetto D. 1998, pag.54. Nella foresteria di Villa Alessandri a Mira, tra gli svaghi serali quali il ballo

in sala, i rinfreschi nel salotto, le conversazioni, viene ricordata la riservata stanzetta da gioco […] si giocava a carte prediligendo il tresette, il tarocco, il sette e mezzo o maccà, il cresciman, la bestia, il coteccio. Il tutto al riparo degli indiscreti sguardi […].

14 Ibidem, pag.75. Il successo delle rappresentazioni sceniche organizzate in villa Venier da Orsetta

Barbarigo percorrevano di voce in voce i salotti delle altre ville spargendosi molto lontano e l’esservi invitati era cosa desiderata e ambìta dai villeggianti. Dello stesso avviso non era però il Conte Federico Borromeo che aveva preso in affitto, per i propri svaghi, la villa della famiglia Fini.

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