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De Roberto, Federico Vizzini, 28 giugno

Lettera

Ciavarella, p.119.

[…] Qui mi hanno molto festeggiato, (come tu hai benissimo fatto, e te ne ringrazio assai, affidando questa buona epistola a mano amica), con musiche, messa cantata, fuochi d’artificio, invitagione (se non sai cosa sia, fattelo dire) e giro del mio santo omonimo. [….] Se San Giovanni glorioso mi assiste, non avrò altro da fare che la commedia e le fotografie. Altro che Cavalleria. Son lieto che Dominici (cav.) abbia dato con onesto e lodevole successo questa rusticana che gli altri suoi colleghi cavalieri e commendatori non vogliono più neppure in brodo, in odio all’autore, gran seccatore di congressisti e di commissari regi. Il cav. Dominici è il solo ladro cane che tenga ancora in onore questa Cavalleria a Catania. Forse perch’egli crede d’averla nei suoi mezzi. Se lo senti ti vien voglia d’accopparlo. […] Chi intende e pratica nobilmente l’arte, deve lasciarsi rubare, o fare il cornuto e contento, artisticamente, bene inteso, come il cav. Giuffrida, a cui auguro un mucchio di corone d’alloro ed anche di quercia per la sua Vaninka alla quale non assisterò e tu neppure.

Di Giorgi, Ferdinando

De Roberto, Federico

Palermo, 2 luglio 1890

Lettera

FDG, 1985, pp.185-192.

[…] Io già ti avevo studiato a lungo, e credevo di coscerti profondamente; ma è soltanto adesso che posso dire di averti compreso per intero. Non saprò più dimenticare la formula che tu mi desti di te, un giorno “io sono - tu mi dicesti – un uomo excessif e excedé”. Come queste parole venivano a precisare matematicamente l’intuizione che io avevo avuto del tuo individuo interiore! […] sei uno di quegli esseri malati a furia di pensare troppo, un temperamento sentimentale d’una squisitezza morbosa, un uomo excessif e excedé, giusta la tua espressione, e tutto ciò è così bene nascosto sotto una tranquilla apparenza di persona fredda, composta, metodica, sotto un’inalterabile attitudine d’ironia.

Verga, Giovanni

De Roberto, Federico

Vizzini, 5 luglio 1890

Lettera

Ciavarella, pp.120-121.

[…] Ma non voglio tardare a dirti tutto il bene che penso del tuo volume, e il vero godimento artistico che ho provalo leggendolo. L’ho letto d’un fiato, appena giunto, e ho riletto qua e là le novelle che più mi erano piaciute: veri Processi verbali. Non ti fo dei complimenti ma mi congratulo proprio fraternamente, e direi quasi con un certo egoismo, pensando ai molti che non sapranno vederci né trovarci quello che ci vedo e ci trovo io. Ancora la modestia – Il rosario – L’onore – Pentimento, il principio e lei fine specialmente del Convegno (a metà la novella langue un poco forse pel contrasto alla prima parte, una vera pittura) - sono dei veri Processi verbali, vivificati da un’arte squisita ed evocatrice. I Vecchi gli Sgrovia e i Sortino si vedono. Mara è un vero gioiello, raramente il sentimento schietto del dramma umano ha dato con maggiore efficace semplicità una scena più evidente e commovente. Può essere che per altri quadri della vita altro disegno ed altri colori sieno meglio adatti. Io però preferirò sempre questi in cui la rappresentazione, direi, è più immediata di prima mano, i caratteri più semplici e l’impressione più efficace. Io non so quale fortuna avrà il libro, e quale accoglienza da un pubblico diverso e dalla critica superficiale. Certo bisogna essere siciliani, e aver conosciuto e sentire quei personaggi per comprendere e apprezzare con quanta arte fine e forte sieno resi. Ma il libro sarà sempre quello che è, tale da farti onore se non oggi più tardi, e da poterne essere orgoglioso. Hai saputo proprio metterti nella pelle di Brasi Spataro e di Amaddio, e non farmi vedere la

tua caramella e il colletto alto 15 cent.ri. È tutto lì. Se vieni a farmi vedere il contrario nelle altre novelle opoponasie li proclamerò in cuor mio il mastro dei mastri. A proposito ti ringrazio delle parole affettuose colle quali mi hai accompagnato il volume, e ne tolgo una. S’è così che tu fai il discepolo, grazie tante! Non sono geloso né invidioso, grazie a Dio, ma i tuoi Processi verbali farebbero tremare i ginocchi a dei maestri per davvero. Anche la prefazione mi sembra indovinata e dice delle cose giustissime. Una semplice osservazione. Anche nell’esposizione, nel presentare i personaggi e gli avvenimenti, credo che l’autore possa mantenersi impersonale, e tu l’hai anche dimostrato nella tua novella – un po’ meno forse dalla metà di pag. 184 alle prime linee di pag. 185. Te ne avvedrai tu stesso dalla più schietta e viva evidenza di quel che segue. Vedi che son minuzioso e non ti risparmio le osservazioni. È una sfumatura, un tocco di più o di meno, che se m’è saltato agli occhi prova quanto sia intensa e scrupolosa la verità di tutto il rimanente. Bravo di cuore, caro Federigo. Manda il tuo volume al Vecchio. Gli farai del bene nello stato d’animo in cui credo che trovasi. L’arte vera è davvero

consolatrice. Ti ringrazio della tua lettera e della proposta di rivedere l’ultime bozze.

De Roberto, Federico

Di Giorgi, Ferdinando

Catania, 8 luglio 1890

Lettera

FDG, 1974, pp.241-242.

Grazie della tua buona lettera, che mi ha fatto un vero e grande piacere. […] La risposta di Chiesa lascia sperare: la prima volta che gli scriverò voglio raccomandargli il tuo volume. […] Vuol fare delle copertine illustrate pei miei volume questo significa che ne ritarderà ancora un poco la pubblicazione! In questi giorni ho avuto un grande conforto: mandai tutte le bozze dei Processi verbali a Giovanni Verga; mi ha scritto una lettera che darebbe un’ubbriacatura di superbia ad uno meno corazzato di me contro gli esaltamenti. Non importa, e pel quarto d’ora che corre, la mia persuasione è questa: che lo scoprire delle affinità intellettuali e morali, che il comprendere e l’esser compreso da qualche Spirito compensa il supremo fastidio del vivere. Tu e Verga mi avete procurato questo compenso; grazie ad entrambi.

De Roberto, Federico

Di Giorgi, Ferdinando

Catania, 21 luglio 1890

Lettera

FDG, 1974, pp.242-243.

Tornato da Acireale dove sono rimasto qualche giorno pei bagni, ho trovato il tuo affettuosissimo telegramma. Non so come ringraziarti dell’amabile pensiero: ti dirò soltanto che siccome le cose meno previste sono quelle che fanno più piacere, il tuo ricordo, inaspettato per quel giorno, mi ha procurato una lieta emozione. Grazie degli augurii: tu sai bene, amico gentile, che io li ricambio ora e sempre. […] Il caldo orribile cresce, e il lavoro utile diminuisce in proporzione. Se tu sapessi come si complica ogni giorno la commedia delle famose feste! Cose incredibili! Vieni con me al giardinetto Pacini, dinanzi al mare; ne faremo, delle risate!

Di Giorgi, Ferdinando

De Roberto, Federico

Palermo, 26 Luglio 1890

Lettera

FDG, 1985, pp. 193-200

[…] Una sera, stavo seduto al caffè Romeres (via Stabile, a pochi passi dall’hotel des Palmes, dove accadde quella famosa scena fra una certa Maxette, e un tale Ermanno Raeli). […] Hai letto Notre

Coeur? Che te ne sembra? A me pare un libro squisito, con una fortissima tinta Flaubertiana. […] Secondo me, Maupassant da Bel-Ami a questi ultimi libri, in quest’evoluzione da un genere all’altro ha perduto molto della sua forza; certo un paragone fra Bel-Ami e gli ultimi volumi, non si può neppure istituire. […] La parte più sostanziale dell’amore, è secondo me, quella che per gli altri non costituisce che un fenomeno caratteristico ma secondario, vale a dire quella febbre che accende il cervello,

quell’invasione di un pensiero fisso e struggente; il tormento simpatico, come diresti tu. Tu mi fai crudelmente balenare davanti agli occhi la prospettiva di quelle conversazioni mattinali al giardinetto Pacini, davanti al mare; ma dimentichi che è appena un mese che sono tornato da Catania.

De Roberto, Federico

Di Giorgi, Ferdinando

Catania, 28 luglio 1890

Lettera

FDG, 1974, pp.243-244.

Il 18 di questo mese Chiesa era ancora a Milano, di dove mi scrisse una cartolina. In risposta a questa, io gli parlai del tuo volume e glielo raccomandai. […] Ti ringrazio dell’annunzio e dell’offerta dell’autobiografia di Stendhal (troppi genitivi!) Se hai finito di leggerla e me la manderai ti sarò obbligato, visto che in questo sporco paese l’Aida è una novità dopo vent’anni di vita e i libri sono sempre nuovi perché, non ne arrivano mai. In ricambio, ti offro – ma non lo possiedi già? – un cuore di

donna: però non vorrei fare delle gelose… Stendhal un particulier al quale mi interesso; ho scritto qualche cosa su di lui e vorrei conoscere quest’altro documento. Il romanzo di Bourget è forte per l’analisi psicologica… Tu mi parli della fine di Notre Coeur? Ma la fine di un Coeur de femme è semplicemente incredibile! Malgrado i suoi difetti, Maupassant se li mette in tasca tutti quanti.

Di Giorgi, Ferdinando

De Roberto, Federico

Palermo, 4 agosto 1890

Lettera

FDG, 1985, pp.202-210.

[…] Grazie per l’offerta di un Coeur de femme che io ho diggià e che mi riserbo di leggere quando avrò finito Le journal Stendhal. […] Ti mando La vie d’Henr Brulard. […] Questo libro si presterebbe, nelle tue mabni ad uno splendido studio. Perché non lo faresti? […] Valcarenghi ha un ascendente su Chiesa? […] Per adibire in questo senso il Valcarenghi bisognerebbe mandargli una decina di azioni pel suo giornale (egli si è indirizzato a me per questo a Palermo) quando è appena se io potrò mandargli la mia. A proposito: egli mi scrive di pregarti di farti vivo, e di cominciare a mandargli la tua adesione… leggi sottoscrizione.

De Roberto, Federico

Di Giorgi, Ferdinando

Catania, 7 agosto 1890

Lettera

FDG, 1974, pp.244-245.

[…] Se tu potessi trovar subito un altro editore, non ci sarebbe da pensare due volte intorno al da fare; ma il difficile sta appunto nel trovarlo. […] Se, prima che egli sia pronto a stamparti, tu puoi collocare il tuo volume altrove, e va bene; in caso contrario aspetta, armati di pazienza, di rassegnazione, che ne occorre molta – come mi pare di averti detto una volta.

Verga, Giovanni

De Roberto, Federico

[Vizzini, 14 ago. 90]

Lettera

Lettere sparse, pp.249-250; (stralci) Ciavarella, pp.143-144.

[…] Credevo prima di fare una scappata sino a Catania, poi mi prese la commedia, e mi tiene così che rinunzio a venire adesso con mio fratello, figurati. […] Mi sarebbe stato utile e caro da un lato parlartene, o leggertene, ma sinora non sono che abbozzi, e quanto alla narrativa tu sai che l’ho stitica. A novembre, se la va. […] E tu a che ne sei del tuo lavoro? Ti ringrazio pel Don Chisciotte che mi mandasti coll’annunzio della Cavalleria. So pure che a Roma fu data 5 volte, [ ... ] il giornale da cui lo

seppi. E a Torino 3. Ma danari non se ho visti né da Catania. E neppure da Torino e da Roma. Piglio nota per farmi un’idea della Società degli Autori alla quale ho affidato le riscossioni. Mi faresti favore se puoi dirmi quale delle Compagnie la rappresentò a Cataluia, se [… … ...]. Anche qui comincia a far caldo, ma sinora si campa, e mi dicono che duri poco. Nei primi del settembre faccio conto di tornarmene in campagna. E sarà una beatitudine. Addio, caro Federigo. Fatti vivo, e trovami [?]

Di Giorgi, Ferdinando

De Roberto, Federico

Palermo, 3 Settembre 1890

Lettera

FDG, 1985, pp.211-224.

[…] Tu sai vene del progetto che io accarezzavo si da quando venni a Catania di trarre una commedia da una delle novelle di Anomalie: Bibiana. Ora la commedia è fatta. […] Il mio piano, quando cominciai a scriverla, era di mandarla e raccomandarla a Boutet. […] che un capocomico l’avesse accettata, partire e andarla a mettere io stesso in iscena, verso novembre, con preferenza, a Roma. Ricollega questo con un vago discorso fattomi da te sulla probabilità di andartene a Roma, insieme a Verga, nella stessa epoca, e vedi se il progetto dovesse sedurmi. […] Quando si deciderà Carletto a mettere fuori i tuoi volumi ? […] È una gran forza essere un solitario come sei tu!. […] P.S. Col 1° ottobre uscirà qui, per conto dell’editore Pedone un giornale letterari: la “Gazzetta d’arte”. […] Io ho accettato di esserne il redattore capo (!!!) […] Ora ti si domanda di potere mettere fra i collaboratori il tuo nome. […] Soltanto se tu volessi mandarmi qualche poesia, o qualche traduzione in versi di poeti francesi, come devi averna molte nel tuo cassetto.