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La roulette russa è un gioco d'azzardo, con potenziali effetti letali, che consiste nell’introduzione di un unico proiettile nel tamburo di un revolver e, dopo averlo fatto ruotare e richiuso l’arma senza guardare, nel puntarla verso la propria testa e premere il grilletto. Il numero di proiettili può tuttavia variare, a patto che ci sia sempre almeno una camera vuota all’interno del tamburo. Qualora il colpo andasse a vuoto, la pistola continuerà il giro tra i partecipanti fintanto che il colpo, entrato in canna, esploderà uccidendo un partecipante.

L'origine del nome deriva molto probabilmente dalla similitudine con il gioco d'azzardo della “roulette”, in cui viene fatta girare una ruota scommettendo sul risultato indicato da un a pallina introdotta all’interno. L'aggettivo "russa" sarebbe stato utilizzato in quanto la prima descrizione di una simile pratica sembrerebbe esser riconducibile al racconto “Il fatalista”, contenuto nel romanzo “Un eroe del nostro tempo” (1840), dello scrittore

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russo Mikhail Lermontov. La storia narra le gesta del sottotenente di origini serbe Vulič, ufficiale dell'esercito zarista, che, per verificare se “…l’uomo può disporre a suo piacimento della propria vita o se a ciascuno di noi è assegnato in anticipo il momento fatale…”, prese una pistola se la puntò in fronte e, dopo aver lanciato una carta da gioco in aria, appena questa cadde sul tavolo premette il grilletto. La pistola fece cilecca a differenza del colpo successivo che esplose mirando e centrando un berretto rosso appeso sopra la finestra.121

Dal punto di vista cinematografico, celebre è la scena in cui si svolge una roulette russa nel film “Il cacciatore” di Michael Cimino (1978). Tale pratica ha inoltre ispirato i film “13 Tzameti” di Géla Babluani (2005) e “Live!” di Bill Guttengag (2007).

Beachler122 distingue le seguenti quattro tipologie di suicidio: “aggressivo”, “di fuga”, “oblativo” e “ludico”. L’autore, in relazione al livello di rischio di letalità che il soggetto è disposto ad assumere ponendo in essere un determinato comportamento, distingue inoltre i suicidi “per puro gioco” e “ordeal”. Quest’ultima categoria prevede che il soggetto scelga consapevolmente di rischiare la propria vita per mettersi alla prova o per cercare la stima altrui. E’ in quest’ultimo gruppo che l’autore colloca la Roulette Russa considerandola una scommessa con la morte. Altri aspetti che evidenzia in tale pratica sono la sfida alla sorte ed il “coraggio” che verrebbe dimostrato agli altri partecipanti.

Fishbain e coll. (1987),123 per meglio chiarire la relazione tra vittime di Roulette Russa e suicidi intenzionali attraverso un colpo di arma da fuoco alla testa, hanno preso in considerazione i suicidi avvenuti nella Contea di

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Lermontov M. J., (1840), Un eroe dei nostri tempi, Feltrinelli, Milano, pp.167-169

122 Beachler J., (1979), Suicides, New York, Basic Books

123 Fishbain D.A. et al., (1987), Relationhip Between Russian Roulette Deaths and Risk-Taking

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Dade (U.S.) nel ventennio compreso tra il 1957 ed il 1985. In tale periodo le vittime per Roulette Russa risultarono essere 20 (19 uomini ed una donna) pari allo 0,31 della complessiva popolazione suicida della Contea (6.534 soggetti suicidatisi nel periodo in riferimento). Il campione di controllo era rappresentato da soggetti che si erano tolti la vita sparandosi volontariamente alla testa per un totale di 95 decessi.

I risultati della ricerca evidenziarono che l’età media dei soggetti vittime della Roulette Russa era di 27.7 anni contro i 50.8 del campione di controllo. Altre differenze significative furono riscontrate in relazione a variabili quali lo stato civile (single 52,6% RR vs 12% CT); stato di salute (buono/molto buono 94,7% RR vs 48,4% CT); presenza di alcool/droga nel sangue (57,8% RR vs 29,5% CT). Aspetti in comune tra il campione esaminato ed il gruppo di controllo furono: lutti recenti; vite problematiche, tratti di personalità di tipo impulsivo e/o aggressivo); il luogo di rinvenimento del cadavere (salone o camera da letto); il periodo del decesso (Agosto-Settembre, Dicembre-Gennaio) con prevalenza dei week-end. Altro aspetto evidenziato dalla ricerca fu come il 57,8% delle vittime della Roulette Russa avesse premuto il grilletto più di una volta durante lo svolgimento del gioco, ed il 26,3% avesse in precedenza già provato tale pratica.

Aspetto comune a tutti i casi di decesso per Roulette Russa fu la presenza di spettatori o co-partecipanti al gioco.

I risultati della ricerca portarono Fishbain e coll. a concludere che la Roulette Russa può esser considerata come una disponibilità totale, da parte del praticante, ad accettare rischi estremi per la propria incolumità fisica. I ricercatori interpretarono alcuni frequenti aspetti di tale pratica, quali il giocare in camera da letto e nelle prime ore del mattino, come manifestazioni di un desiderio di morire, di addormentarsi senza più risvegliarsi, avvalorato anche dall’evidenza che spesso avevano più di una

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volta giocato e/o premuto il grilletto o caricato il tamburo con più di un proiettile.

Ulteriore elemento evidenziato dalla ricerca consiste nella glorificazione prettamente adolescenziale del coraggio dimostrato dall’accettazione di rischi letali. In tale ottica, la partecipazione alla Roulette Russa rappresenterebbe la risoluzione estrema al conflitto tipicamente adolescenziale tra coraggio e vergogna, onore e codardia, finalizzato sovente ad un miglioramento di status sociale del soggetto. A tal proposito, Baechler124 evidenzia come siano proprio i soggetti con livelli di bassa autostima ad accettare i rischi maggiori soprattutto in presenza di spettatori. Tale aspetto sarebbe confermato anche dal fatto che in tutti i casi di decesso per Roulette Russa, esaminati dalla ricerca di Fishbain e coll., è stata riscontrata la presenza di altri soggetti in qualità di partecipanti o semplici spettatori. L’autore ritiene pertanto importante constatare come la presenza di altri individui non funga da deterrente per la partecipazione al gioco, bensì da stimolo nel porre in essere la sfida fatale.

Egli, da un punto di vista psicodinamico, considera la Roulette Russa come un gioco di estremo azzardo nel quale la vittoria è costituita dalla propria vita e dall’illusione onnipotente di poter controllare il proprio destino. Tale aspetto, secondo l’autore, rappresenterebbe uno dei motivi per cui, spesso, soggetti di elevato status sociale hanno bisogno di giocare d’azzardo ed assumersi rischi sempre maggiori: più che l’obiettivo materiale sarebbe la ricerca di sensazioni di grandezza ed onnipotenza a spingerli verso comportamenti di accettazione di rischi estremi.

Shileds e coll. (2008)125 hanno condotto uno studio longitudinale retrospettivo, dal 1993 al 2002, relativamente ai suicidi per colpo di arma da fuoco alla testa e registrati negli archivi medico legali delle 123 contee

124 Beachler J., (1979), Suicides, New York, Basic Books

125 Shields L. et al., (2008), Russian Roulette and risk-taking behivior. A medical examiner study,

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del Kentucky (US). Gli autori distinsero i casi acclarati dal medico legale quali decessi per Roulette Russa (24 casi) dai rimanenti (1933 casi).

Tutte le vittime per Roulette Russa erano di sesso maschile ed il 79,2% di razza bianca L’età dei due gruppi si rivelò notevolmente diversa con una media di 24,8 anni per i giocatori contro quella di 42 anni dei rimanenti. Dagli esami tossicologici risultò una elevata concentrazione di etanolo nel sangue nel 50% delle vittime per Roulette Russa contro una bassa percentuale della medesima sostanza rilevata nel 27,3% dei soggetti appartenenti all’altro gruppo. Anche dall’esame delle urine risultò una netta differenza relativa alla presenza di droga (69% dei casi di decesso per Roulette Russa e 43% degli altri casi).

Delle ventiquattro vittime della Roulette Russa, solo tre avevano in precedenza espresso desideri suicidiari (due avevano materialmente tentato il suicidio) e comunque nessuno aveva lasciato biglietti di addio. Ad ulteriore riprova delle difficoltà nell’inquadrare tale tipologia di decesso in quella dei suicidi, la ricerca mostrò che dalle indagini svolte per i singoli casi di vittime per Roulette Russe non furono riscontrati eventi di vita stressanti nel periodo antecedente alla morte.

Tuttavia gli autori conclusero che, anche se nella grande maggioranza dei casi di decesso per Roulette Russa, analogamente a quelli per asfissia auto- erotica, l’intento suicida non è chiaramente presente, tali soggetti attuano comunque, in modo consapevole e volontario, comportamenti, soprattutto in riferimento alla Roulette Russa, tesi a diminuire le probabilità di rimanere in vita. Conseguentemente i ricercatori evidenziano come, pur trattandosi effettivamente di casi di morte equivoca e soggetti a diverse possibili interpretazioni, sia estremamente opportuno considerarli, a livello medico-legale, quali casi di suicidio.

Relativamente alla diagnosi differenziale omicidio-suicidio-accidente occorre valutare in sede autoptica, oltre ad eventuali tracce di colluttazione,

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l’esame tossicologico, al fine verificare se il soggetto fosse in uno stato alterato di coscienza tale da non opporre resistenza ad una eventuale mano altrui per l’esplosione del colpo fatale; l’orientamento intrasomatico del tramite (dal basso verso l’alto molto frequente negli spari alla regione temporale); la distanza dallo sparo e la presenza o l’assenza sulla mano della vittima di lesioni riconducibili all’utilizzo dell’arma o residui da sparo; l’eventuale presenza di tracce ematiche sulla mano della vittima o sull’arma utilizzata; il luogo di ritrovamento dell’arma.

Eventuali escoriazioni o la presenza di ferite “da difesa” ed il mancato ritrovamento dell’arma nel medesimo ambiente in cui è stata rinvenuta la vittima lasciano sicuramente pensare ad un omicidio.

Nei casi di suicidio, la regione del corpo solitamente colpita è la regione temporale destra (se la vittima è destrimano e viceversa).

Depongono inoltre per il suicidio, reperti quali spruzzi di sangue di forma spesso tondeggiante e/o a punto esclamativo situati sul dorso della mano e a volte sull’avambraccio della vittima presenti, in particolare, quando il colpo sia stato esploso al capo, unitamente ad una piccola lesione escoriata (segno di Felc), di solito lineare, a livello della plica interdigitale tra primo e secondo dito della mano che impugnava l’arma, riconducibile allo sfregamento sulla cute del carrello otturatore dell’arma durante i rinculo.