• Non ci sono risultati.

3.2 Sé professionale

3.2.1 Ruolo in definizione

Le attività svolte dagli operatori risultano varie ed eterogenee. Tale affermazione è stata più volte ascoltata durante le interviste.

NM: "Mi descriveresti la tua giornata tipo, la quotidianità lavorativa?

Operatore Sprar: "Se vuoi prendo l'agenda e ti faccio vedere la non quotidianità di questo lavoro. Non c'è una giornata tipo, nel senso che le cose da fare sono svariate. Vanno dalla gestione della casa di accoglienza - chi può andare anche in relazione alle competenze di manutenzione ordinaria, fino alla gestione della banca dati, che è la cosa più impiegatizia;

dai colloqui individuali di verifica per l'andamento del progetto, al rapporto con ospedali, specialisti, medici di base e agenzie del lavoro. E' molto vario quello che devi fare ogni giorno e dipende dall'utenza e delle necessità sue.

Tendenzialmente la giornata tipo è: ufficio, schede beneficiario da aggiornare, banca dati..poi accompagnamenti per chi non riesce ad andare in autonomia sui vari servizi, accompagnamenti sanitari piuttosto che in ufficio stesso fare ricerca lavoro, aggiornamento cv coi ragazzi, tenere motivate le persone con colloqui individuali, capire i loro obiettivi con o senza mediatori a seconda del livello di italiano. C'è tutta una serie di cose da fare sempre in ufficio. Poi ci sono gli appartamenti da gestire, quindi: "fai il giro in appartamento".. In alcuni casi, soprattutto quando l'operatore riesce a costruire un buon clima in casa, diventano anche rapporti significativi per il dopo. Io cerco di spingere molto su questo, poi ti ripeto, questo è il mio stile di fare questo lavoro, cerco sempre di spiegare che questo è anche un ambiente dove incontrandosi, un indomani, se uno troverà un contratto a tempo indeterminato e uno no, ma ha una borsa lavoro e può comunque permettersi di pagare una stanza, questo è il posto giusto per incontrarsi".

Operatrice Cas: "C'è una parte burocratica massacrante e noiosa ma importante che va svolta. Relazioni per la prefettura, una volta al mese segnalazioni di spostamenti o abbandoni dei ragazzi, tengo personalmente un quaderno in cui scrivo tutte le cose faccio o che fanno i ragazzi, per ognuno di loro c'è una sorta di registro dove tengo i memo per le parti essenziali del loro percorso, cosa hanno fatto, visite mediche..Poi ci sono gli accompagnamenti sanitari, all'agenzia delle entrate, al centro per l'impiego, e poi la visita a casa loro. Per ogni appartamento tendenzialmente una volta a settimana vado ad incontrarli, chiacchiero, a volte chiedo solo come va la settimana, che fanno, a volte li sgrido perché non rispettano determinate cose o sono stati irrispettosi, o hanno ritardato in qualche appuntamento. A volte si tenta di occuparsi della parte lavorativa, magari parli col datore di lavoro piuttosto che con l'aiutante per aggiustare le pratiche burocratiche, per rassicurarli che i ragazzi non sono clandestini o robe strane. Poi c'è la parte che riguarda i volontari..perché nella cooperativa una volta al mese facciamo riunioni con loro. In più, a seconda dei gruppi, c'è la relazione col

prete, aggiornamento tramite whatsapp degli impegni dei ragazzi oppure ora ad esempio stiamo per aprire un nuovo centro, e c'è stata tutta la parte all'accoglienza..migliaia di riunioni coi volontari, prendi i contatti, seguili e formali..poi dipende sempre da che gruppo hai di fronte. Ci sono volontari che hanno già capito tutto ed hanno esperienza, sono loro che aiutano me.

Mi danno uno sguardo più completo sui ragazzi. Altri sono alle prime armi quindi li prepari a quello che verrà in modo che siano preparati emotivamente per affrontare un'uscita di un ragazzo oppure un no in commissione".

Operatrice Cas: "Io sono coordinatrice ed educatrice di 6 appartamenti. Alcuni appartamenti sono gestiti in autonomia dai ragazzi, altri invece devono assolutamente avere il supporto dei volontari. Il mio ruolo è quello di accompagnare i ragazzi nella vita quotidiana qui in Europa, nella vita quotidiana che è tutto, dall'imparare a gestire l'alimentazione, la spesa, i soldi, l'ambito sanitario..ovviamente per spingerli all'autonomia. Io non mi sostituisco a loro, sono loro che devo imparare a fare. Per esempio, oggi mi è capitato di avere un ragazzo in ritardo per il medico: si è dovuto arrangiare..ci andremo la volta prossima..perché tanti hanno la tendenza a sedersi e pensare che tutto sia dovuto".

Analizzando le risposte riportate da queste operatrici, emergono due riflessioni riguardo a questa figura professionale. Le attività da espletare pongono l'operatore nel mezzo di tensioni ed aspettative provenienti dall'organizzazione in cui opera, dalle amministrazioni locali, dai beneficiari, non di meno dalla comunità locale. Da un lato vi sono le attività svolte direttamente con e per gli utenti, per favorire l'autosufficienza dei migranti, per rendere concrete l'autodeterminazione e l'autonomia personale; dall'altro le attività per sensibilizzare le comunità locali alle logiche di convivenza, gestendo le problematicità dell'accoglienza concentrata o diffusa. Secondariamente, si evince la discrezionalità operativa delle strutture d'accoglienza e dell'agire degli operatori al loro interno. La discrezionalità caratterizza le modalità di gestione delle micro dinamiche tra persone - operatori ed utenti - e delle macro-dinamiche, tra organizzazioni d'appartenenza e sistema normativo di riferimento. I comportamenti degli operatori definiscono il servizio erogato all'utenza ed influenzano il grado di autonomia degli utenti. Un approccio di tipo assistenzialistico - paternalistico, largamente criticato nella

teoria e nella prassi perché generatore di passività e vittimizzazione dei migranti31, cede il passo al paradigma dell'indipendenza, che mira a favorire l'inclusione sociale secondo le interpretazioni proprie al sistema dell'accoglienza (Colombi, 2017). Il ruolo dell'operatore sociale è definito in modo piuttosto labile. Le mansioni da svolgere sono spesso frutto di consuetudini trasmesse e condivise internamente tra operatori. Dietro ad una definizione istituzionale minima, possono manifestarsi pratiche molto differenti tra loro. Quanto tempo va dedicato a ciascun richiedente? Con quale frequenza bisogna effettuare le visite negli alloggi? Cosa viene controllato all'interno degli stessi? Quanto può essere personalizzata la relazione, rispetto all'affiancamento nella ricerca lavoro o lo svolgimento di attività di volontariato? Le risposte a queste domande richiamano approcci particolari dunque pratiche differenti.

Il livello di accoglienza considerato, la locazione geografica delle strutture, gli spazi abitativi previsti - unità abitative o centri collettivi - le policy interne delle organizzazioni determinano l'approccio all'accoglienza. I servizi minimi forniti legalmente variano a seconda che si tratti di centri di prima o seconda accoglienza. Il sistema Sprar, destinato alla seconda fase di accoglienza, prevede obbligatoriamente l'affiancamento per la ricerca del lavoro e la micro accoglienza sul territorio, opzionali per i centri di prima accoglienza. Quali sono quindi le attività svolte dagli operatori? La descrizione delle attività principali, in assenza di linee guida normative è stata possibile grazie alle dichiarazioni ottenute nelle interviste, e tramite l'osservazione sul campo all'interno della cooperativa con cui collaboro.

La parte di tempo maggiore è utilizzata per affiancare le persone che hanno richiesto la protezione internazionale e coloro che sono già riconosciuti come rifugiati nella quotidianità. L'affiancamento quotidiano è la componente del lavoro più personalizzabile: accompagnamenti sanitari, ricerca del lavoro, corsi di formazione, attività ricreative, dipendono dallo stile di ogni operatore e dall'organizzazione di riferimento. Inoltre l'operatore segue e monitora tutto ciò che riguarda l'aspetto abitativo degli utenti: cura della casa e degli spazi comuni, rispetto delle regole, gestione delle utenze, manutenzioni degli alloggi, visite in prima persona e gestione del pocket money. Vi è poi la gestione amministrativa, la registrazione dello straniero,

31 Come ricorda Lisa Malkki, un procedimento mai neutro, che assume sfumature diverse in base al colore ideologico e politico del contesto associativo.

l'aggiornamento delle scheda individuali e le «rendicontazioni alla Prefettura di riferimento (Ministero dell'Interno 2018)». Gli operatori si occupano dell'organizzazione di tutti quei fattori che possano essere vantaggiosi ai fine del progetto di accoglienza, coordinando talvolta gruppi di volontari. Lo svolgimento delle mansioni elencate si riflette in possibili differenze pratiche fra gli operatori, quanto ai principi che guidano l'esercizio e la definizione del loro ruolo.