4.3 Le figure femminili del romanzo: Ernestina Freeman vs Sarah Woodruff
4.3.2 Sarah Woodruff: an Outcast
Sarah, a differenza di Ernestina, può essere identificata come un’esponente femminile della Modern Age e la sua qualifica principale è quella della ribellione contro la passività e la dipendenza impostale dalla società del tempo. Dwight Eddins sostiene che ella cerca di sovvertire le regole e le convenzioni del suo tempo: “in her quest to liberate herself from the presuppositions of the epoch and achieve autonomy and independence, she even invites social crucifixion”.268 A tal fine, Sarah crea la sua stessa storia di finzione, manipola gli altri e non si esime dall’utilizzare qualsiasi mezzo possibile per guadagnarsi libertà e rispetto, qualità che riesce a raggiungere nella chiusa del romanzo. In poche parole, la sua trasgressione delle norme sociali e del canone performativo non solo la rende capace di ricrearsi una nuova e propria identità, ma anche di sovvertire e riscrivere le regole alla base del canone vittoriano. Questo personaggio svolge una funzione simbolica: ella è descritta come una figura immobile, nero vestita e volta a rimirare il mare “more like a living memorial to the drowned, a figure from myth, than any proper fragment of the pretty provincial day” [p.5].
Nel tracciare l’evoluzione dell’emancipazione di Sarah, Deborah Byrd divide la sua vita in tre fasi.269 La prima fase include gli anni del lavoro come governante dopo la malattia del padre. In questa fase ella viaggia fino a Weymouth per incontrare Varguennes, il tenente francese: ciò rappresenta il suo primo atto di ribellione contro le norme sociali. Questa esperienza, soprattutto dopo la scoperta della vera natura dell’interesse di Varguennes, funge per Sarah da epifania, poiché da questo momento
268 D. EDDINS, op. cit., p. 52. 269 D. BYRD, op. cit., p. 315.
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in poi la donna decide di cambiare la sua vita diventando l’artefice del proprio destino. Ella inizia la creazione di un innovativo set di performance che va a minare quello stabilito dalla società vittoriana. Per Linda Hutcheon, Sarah diventa “the greatest fiction- maker of the novel, creating her own identity”.270 Il primo passo, dunque, è la creazione della storia di passione consumata con il tenente francese che le permette di essere categorizzata dalla società come fallen woman e per questo di viverne al di fuori. In uno dei suoi incontri clandestini con Charles nell’Undercliff, Sarah spiega all’uomo perché non si vergogna dell’esibizione pubblica del proprio disonore:
I did it so that I should never be the same again. I did it so that people should point at me, should say, there walks the French Lieutenant’s Whore—oh yes, let the word be said. So that they should know I have suffered, and suffer, as others suffer in every town and village in this land. I could not marry that man. So I married shame. [p. 175]
La donna rivela di aver sacrificato il suo onone, “a woman’s most precious possession” [p. 174], per ottenere la propria libertà e sottrarsi alla stagnante ed oppressiva vita da governante che la società le aveva assegnato:
I know it was wicked ... blasphemous, but I knew no other way to break out of what I was. If I had left that room, and returned to Mrs. Talbot’s, and resumed my former existence, I know that by now I should be truly dead ... and by my own hand. What has kept me alive is my shame, my knowing that I am truly not like other women. [p. 175]
Sarah si sente superiore alle altre donne poiché comprende di aver raggiunto un’assoluta libertà, uno stadio nel quale nessun insulto e nessun pregiudizio la possano toccare. A questo proprosito, il critico Richard Lynch sostiene che
Sarah pretends to be what she is not in order to reject socialization in a social reality she cannot accept, as a verification of her identity. A fake identity that she maintains until she finds an alternative universe other than that of Victorian society – in Rossetti’s house – where she feels she belongs, and construct a secure identity for herself.271
Lo step successivo, per Sarah, è la manipolazione di Charles. Ella sa di avere bisogno del suo aiuto e che l’unico modo per spingerlo a tradire le convenzioni sociali al
270 L. HUTCHEON, op. cit., p. 126.
271 R. LYNCH, “Freedoms in The French Lieutenant’s Woman”, in Twentieth Century Literature, No
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quale era abituato è quello di “simoultaneously arouse his sympathy and his sexual desire”.272 Ciò inizia durante gli incontri nell’Undercliff, in alcuni dei quali Sarah scioglie appositamente i suoi capelli e cerca di apparire desiderabile, ma l’incontro decisivo è quello in Hotel. Qui, Sarah mette a punto un piano per ammaliare Charles. Fowles, con le intrusioni del narratore onnisciente, ci rende partecipi della fascinazione dell’uomo, che non riesce a distogliere lo sguardo dalla donna e cade nella sua trappola. Bisogna notare che, con il suo comportamento da ‘donna del desidero’, Sarah altro non fa che decostruire questo ruolo e performare una delle molteplici possibilità secondo le quali il genere donna può essere interpretato.
Charles è completamente affascinato dalla misteriosa Sarah, ma si sente padrone della situazione. Egli crede di svolgere la funzione di strong supporter, di offrire aiuto ad una donna povera ed indifesa, tanto da non riuscire a capire la manipolazione di Sarah fino alla fine della storia. Anche nell’atto conclusivo, però, Charles è convinto di essere “come to raise [Sarah] from penury, from some crabbed post in a crabbed house full of armor, ready to slay the dragon”.273 Sfortunatamente per lui, la donna non vuole essere salvata, anzi, a quel punto è libera da ogni catena e si è creata la nuova identità tanto desiderata. È solo in questo momento che sia il lettore che Charles comprendono che “Sarah’s maneuvres were simply a part of her armory, mere instrument to a greater end”.274
Sarah pone la sua libertà al di sopra di tutto, anche del suo amore per Charles. Non bisogna credere, infatti, che la donna non lo ami, poiché ella stessa glielo confessa durante la notte di passione ad Exeter, ma questo non basta. Ella è consapevole della natura dominante dell’amore e della possessione sessuale. Spiega quindi a Charles perché non si sarebbe mai sposata: “I do not want to share my life. I wish to be what I am, not what a husband, however kind, however indulgent, must expect me to become in marriage” [p. 453]. Sarah comprende le limitazioni che l’amore impone a quel tempo, e vede in Charles il tipico uomo vittoriano. Sarebbe impossibile per lui abbandonare completamente il paradigma di appartenenza e considerare le donne sotto un altro aspetto. All’epoca, infatti, non solo le donne venivano viste come oggetto e merce di
272 D. BYRD, op. cit., p. 313. 273 Ibid., p. 426.
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scambio nelle pratiche matrimoniali, ma talvolta non venivano neppure considerate come soggetti pensanti. Nella fascinazione di Charles per la paleontologia, si ritrova del resto una simbolica rappresentazione della sua inclinazione verso la classificazione e il possesso, due caratteristiche essenziali degli uomini del vittorianesimo.
È a causa del suo spirito di ribellione che alcuni critici vedono in Sarah la figura della New Woman e un’eroina femminista a tutti gli effetti. Ella dimostra che l’essere donna è tutt’altro che una categoria statica, anzi, è uno stadio modificabile a tutti gli effetti. Non tutti però sono d’accordo con questa interpretazione. Pamela Cooper, ad esempio, considera Sarah, come tutte le altre personalità femminili del romanzo, semplici figure passive che vengono manipolate dalla strategia narrativa. Per lei, “Sarah’s quest for freedom and identity leads not to true indipendance, but to another kind of subservient confinement and her search for self-respect and indipendence is in effect a change of masters”.275 Da un punto di vista narrativo, le considerazioni della Cooper non sono infondate, ma se torniamo alla teoria di genere della Butler, per cui il linguaggio e la narrativa sono istituzioni oppressive al servizio del patriarcato e la rappresentazione di genere è performativa e non espressiva, allora, le strategie di Fowles non sono oppressive bensì liberative: il lettore comprende che la descrizione che il narratore ci offre è solo un modo di categorizzare Sarah, non la sua vera essenza. In quest’ottica, la resistenza di Sarah all’essere compresa e spiegata può essere vista come una sorta di resistenza a tali tecniche narrative che cercano di imbrigliarla all’interno di un canone del quale ella non può essere esponente. Nel finale a casa di Rossetti, infatti, Sarah esprime la sua volontà di potenza:
I am happy, I am at last arrived, or so it seems to me, where I belong. I say that most humbly. I have no genius myself, I have no more than the capacity to aid genius in very small and humble ways. You may think I have been very fortunate. No one knows it better than myself. But I believe I owe a debt to my good fortune. I am not to seek it elsewhere. [p. 453]
Nella sua battaglia verso l’indipendenza, Sarah Woodruff rifiuta ogni restrittivo ruolo patriarcale che la società le impone e il suo desiderio di non-conformità e resistenza
275 P. COOPER, The Fiction of John Fowles: Power, Creativity, Femininity, Ottawa, University Press,
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dimostra ancora una volta l’artificiale natura e categorizzazione delle identità di genere, mettendo in questione lo stesso concetto di ‘true woman’.