DIPARTIMENTO DI
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
CORSO DI LAUREA IN LETTERATURE E FILOLOGIE
EUROAMERICANE
TESI DI LAUREA
The French Lieutenant’s Woman di John Fowles:
questioni di gender ed ecocritica
CANDIDATO
RELATORE
Giada Purini
Chiar.mo Prof. Fausto Ciompi
A mia nonna Adelina, la stella che illumina il mio cammino.
Indice
Capitolo Primo ...1 1.1 Excursus biografico ...1 1.2 Opere e poetica ...8 1.2.1 The Collector (1963) ...8 1.2.2 The Magus (1965) ...101.2.3 The French Lieutenant’s Woman (1969) ...14
1.2.4 The Ebony Tower (1974) ...20
1.2.5 Daniel Martin (1977) ...26
1.2.6 A Maggot (1984) ...30
Capitolo Secondo ...37
2.1 John Fowles: un precoce ecocritico ...37
2.2 The French Lieutenant’s Woman: tra ambiente naturale e spazio cittadino ...44
2.2.1 L’Undercliff ...45 2.2.2 Charles Smithson ...50 2.2.3 Sarah Woodruff...63 Capitolo Terzo ...71 3.1 Cinema vs Letteratura ...71 3.2 Fowles e il Cinema ...73
3.3 The French Lieutenant’s Woman: dal romanzo alla sceneggiatura al film ...78
Capitolo Quarto ...117
4.1 John Fowles come pioniere del femminismo...117
4.2 Rewriting women’s stories: la traduzione di Ourika e l’ispirazione (anti)femminista ...122
4.3 Le figure femminili del romanzo: Ernestina Freeman vs Sarah Woodruff ...128
4.3.1 Ernestina Freeman: The Perfect Lady ...130
4.3.2 Sarah Woodruff: an Outcast ...134
4.4 Tra esperienza vissuta e laboratorio creativo: l’importanza di Elizabeth Fowles ...138
Conclusioni ...144
Appendice ...146
1
Capitolo Primo
1.1 Excursus biografico
John Robert Fowles nasce il 31 marzo 1926 a Leigh-on-Sea, cittadina non distante da Londra, nella contea dell’Essex, in Inghilterra. Di famiglia benestante, Il padre, Robert J. Fowles, lavorava a Londra come importatore di tabacco, mentre la madre, Gladys Richards Fowles si occupava della casa. Padre e figlio avevano molti interessi comuni, uno dei quali la filosofia, per cui il padre aveva una curiosità smisurata (Fowles lo ricorda come un tipo eccentrico). A questo proposito, i due affrontano parecchie discussioni, tanto che John arriva a scrivere una poesia al riguardo In Chalkwell Park. L’altra passione condivisa dai due è la botanica. Fowles, infatti, è sempre stato affascinato dalla natura, nella quale cerca rifugio sin dai primi anni della sua vita. Egli stesso afferma di trovare nella natura quel mistero e quella bellezza che mancano nella vita della maggioranza delle persone.
Nel 1939 viene inviato dalla famiglia a Bedford, un’esclusiva boarding school londinese. Qui, egli si specializza in letteratura francese e tedesca ed è proprio in questo periodo che viene a contatto con molti libri rivoluzionari, tra cui Madame Bovary, che avrà una notevole influenza sui suoi componimenti futuri, a cominciare da Daniel
Martin. Alla boarding school, però, Fowles non si dedica soltanto alla letteratura. Anzi,
dato l’ordinamento della scuola decisamente autoritario, egli impara ad essere un leader anticonformista, mentre l’odio per questo tipo di istituzione cresce in lui smisurato:
I was chief of a Gestapo-like network of perfects, and each day I was both judge and executioner of a long queue of criminals. Even then only half of me believed in this beastly system; but it was a fortunate experience. By the age of eighteen I had had dominion over six hundred boys, and learnt all about power, hierarchy, and the manipulation of law. Ever since I have had a violent hatred of leaders, organisers, bosses: of anyone who thinks it good to get or have arbitrary power over other people.1
1 J. FOWLES, citato come in “Early life of John Fowles”, in WAKEMAN JOHN ed., “World Authors 1950 - 1970”, New York, H.W. Wilson 1975, pp. 485-87.
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Durante il periodo bellico, i Fowles si trasferiscono fuori Londra e più precisamente nel sud del Devon, a Ipplepen, dove risiedono stabilmente fino alla fine della guerra. John li raggiunge nel periodo delle vacanze estive e, nonostante le brevi soste, si innamora profondamente dell’ambiente e della natura incontaminata. La vita di campagna gli calza a pennello tanto che inizia a considerare quel posto una sorta di rifugio: “I loved Devon from the start, and the country life – lived a sort of Huck Finn existence, shot and fished and gained my lifelong love for natural history in general. Cities have been exile for me ever since”.2
Fowles, troppo giovane per combattere nella grande guerra, lascia a soli 19 anni la scuola di Bedford e viene arruolato col grado di tenente nei Royal Marines. Poiché non ha mai avuto una vocazione per il mestiere delle armi, John si congeda non appena possibile, ma riesce comunque a rimanere per altri due anni nell’amato Devon, dove lavora in un centro di addestramento.
Conclusa l’esperienza militare, Fowles torna a dedicarsi allo studio della letteratura. Iscrittosi al New College di Oxford nel 1947, trascorre tre anni in una sorta di paradiso intellettuale. Nonostante sia specializzato in letteratura tedesca e francese, è sempre più influenzato da quest’ultima, poiché sostenitrice della libertà individuale piuttosto che della più rigida cultura germanica. John si interessa in particolare a Montaigne e al dramma francese, tanto da tradurre, nel 1977, sia il Don Giovanni di Molière che il Lorenzaccio di Musset per il National Theatre. Il suo tutor durante il periodo trascorso al New College fu Enid Starkie,3 la nota biografa di Baudelaire e Rimbaud. Fu proprio grazie a lei e alle nuove teorie esistenzialiste che Fowles si avvicina alle opere di Sartre, De Beauvoir e Camus, concludendo gli studi universitari nel 1950 con un B.A in lingua francese.
Tra il 1950 e il 1951, si trasferisce in un college in Francia, a Poitiers, dove trascorre i successivi tre anni ad insegnare lingua e letteratura inglese come lettore. Nel
2 J. FOWLES, Letter to Huffaker, Lyme Regis, 2 April 1974, citata in R. HUFFAKER, John Fowles, Boston,
Twayne, 1980, p. 25.
3 Enid Starkie (1897-1970) critica letteraria di origine irlandese, sorella del noto accademico
Walter Starkie. Dopo un’educazione casalinga strettamente collegata all’universo francese, si specializzò al Somerville College, ad Oxford e alla Sorbonne di Parigi; successivamente divenne insegnante di lingue moderne nella Faculty of Medieval and Modern Languages (Oxford). È nota in Flaubert’s Parrot a causa della scarsa fluenza del suo francese.
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suo tempo libero ama vagare per la campagna francese, che avrà sempre per lui un valore affettivo, tanto da ritornarvi ogni volta che desidera lasciare la sua dimora di Lyme Regis (le cinque storie in The Ebony Tower si svolgono proprio nella Francia rurale, nella foresta di Brittany e in Bretagna). In questo periodo Fowles legge Gide e Giraudoux e inizia a studiare latino da autodidatta, dilettandosi nella lettura in lingua originale fra gli altri, di Orazio e Marziale.
Dopo gli anni francesi, Fowles si trasferisce in Grecia e in particolare nell’isola di Spetsai a nord di Creta, dove lavora come insegnante nella scuola privata Anargyrios. Qui, oltre al grande amore per l’ambiente e la natura greca, John trova la sua vocazione poetica e il suo vero amore, incontrando la futura moglie, Elizabeth Whitton (la quale, già sposata con un collega di Fowles, divorzierà per stare con lui. Parte di questa storia si rifletterà nella trama di The Magus). Gli anni che vanno dal 1951 al 1952 aiutano Fowles a diventare un vero artista, favorendone la crescita sia immaginativa che personale. Fowles, infatti, scrive sin da bambino e anche durante il soggiorno francese, ma sull’isola di Spetsai è talmente stimolato da scrivere abbastanza versi per un’intera raccolta poetica ed inizia addirittura la prima stesura del romanzo, The Magus. L’ispirazione proviene certamente dalla parte disabitata dell’isola che Fowles ha modo di visitare e che lo fa sentire come mai si era sentito prima:
Its pine-forest silences were uncanny, unlike those I have experienced anywhere else; like an eternally blank page waiting for a note or a word. They gave the most curious sense of timlessness and of incipient myth. In no place was it less likely that something would happen; yet somehow happening lay always poised. The genius loci was very similar indeed to that of Mallarmé’s finest poems of the unseen flight, of words defeated before the inexpressible. I am hard put to convey the importance of this experience for me as a writer. It imbued and marked me far more profoundly than any of my more social and physical memories of the place. I already knew I was a permanent exile from many aspects of English society, but a novelist has to enter deeper exiles still.4
Prima della fine del 1952, Fowles lascia l’isola di Spetsai, in cui non avrebbe più fatto ritorno. Anzi, sceglie l’esilio dalla Grecia, in quanto: “one has to be a very complete artist to create good work among the purest and most balanced landscapes of the
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planet”,5 e lui ovviamente non si sente tale. Inoltre, egli comincia a consolidare la sua visione politica spiccatamente socialista, come emerge in alcuni scritti ed in particolare nel poemetto At a Village Between, dove dimostra il suo interesse per la classe contadina; senza considerare il fatto che la Grecia destroide ben presto non avrebbe trovato favore in una mente liberal come la sua.
John ritorna a Londra nel 1952 e risiede a Hampstead. In un primo momento si trova a fronteggiare una completa insoddisfazione, seguita da una sorta di sehnsucht, che lo fa riflettere:
I had not then realized that loss is essential for the novelist, immensely fertile for his books, however painful to his private being. This unresolved sense of lack, a missed opportunity, led me to graft certain dilemmas of a private situation in England on the memory of the Island and its solitudes, which became increasingly for me the lost Eden, the domanine sans nom of Alain- Fournier – even Bevis’s farm, perhaps.6
Il 2 aprile del 1954, Fowles sposa Elizabeth Whitton, accogliendo in famiglia anche la figlia di lei, Anna, nata da un precedente matrimonio. Abitano a Hampstead per un anno, mentre John insegna lingua inglese allo Ashridge College e successivamente, per altri nove anni, al St. Gordic, un collegio femminile per straniere. In questi ambienti, Fowles affina il suo pensiero socialista, sino ad affermare: “I took strongly to the trade union and socialist side; and haven’t seen reason to change my mind since”.7
Tra il 1961 e il 1962, interrompe la scrittura di The Magus e scrive The Collector, pubblicato da Jonathan Cape nel 1963. Grazie all’immediato successo del romanzo, Fowles decide di abbandonare l’insegnamento per dedicarsi interamente alla professione di scrittore. I tre vanno a vivere a Highgate (Londra), dove risiedono per un anno, anche se in questo periodo la figlia trascorre molto più tempo con il padre biologico che con la sua nuova famiglia. Nel 1964 pubblica The Aristos: A Self-Portrait in
Ideas (una raccolta di aforismi filosofici), con la casa editrice Little, Brown & co. di Boston
(libro che sarà rivisitato e modificato fino al 1968-1970, mentre la versione inglese sarà pubblicata solo un anno dopo, nel 1965). Successivamente, comincia anche a pubblicare
5 Ibid. 6 Ibid.
5
dei saggi, specialmente su periodici americani. Nel 1965, appare, finalmente, dopo dodici anni dalla prima stesura del romanzo iniziata in Grecia, The Magus. L’anno dopo si trasferisce nella parte dell’Inghilterra da lui più amata.
Nel 1966 la famiglia Fowles si stabilisce a Underhill Farm in una vecchia casa di campagna vicino a Lyme Regis, nel Dorset (non distante dalla casa della gioventù di Fowles, nel Devon). Nel novembre dello stesso anno viene rappresentato a Parigi, al Théâtre des variétés, L’Obsédé, adattamento scenico di The Collector, curato da France Roche.
Nel 1967, comincia a lavorare alla stesura di The French Lieutenant’s Woman e ancora una volta il setting del romanzo è la trasposizione realistica, di un luogo noto all’autore reale. Per capire quanto esso fosse importante per John, basta sottolineare il fatto che, durante i nove mesi di gestazione del romanzo, nel 1968, la famiglia Fowles si trasferisce a Lyme Regis, in un’antica casa vittoriana con vista sul mare e vicino ad un bosco isolato conosciuto come Ware Commons, dove John ama passeggiare. Il romanzo viene pubblicato nel 1969 ed è subito accolto particolarmente bene sia in Inghilterra che in America, Germania e Italia, tanto da diventare il caposaldo dell’intera produzione fowlesiana e fruttare all’autore diversi riconoscimenti letterari, tra cui il Silver Pen Award from the International Associations of Poets, Playwrights, Editors, Essayists, and Novelist nel 1969 e il W.H. Smith and Son Literary Award nel 1970. Da questo momento in poi le sue opere divennero best-seller nazionali, vengono adattate a teatro e tradotte in ben diciannove lingue.
Tra il 1969 e il 1970,8 Fowles si occupa della cura e dell’introduzione a Mehalah (1880) di Sabine Baring-Gould, scrive la post-fazione per The Wanderer, edizione inglese di Le grand Meaulnes (1913), di Alain-Fournier, e fa da giudice, insieme a Saul Bellow, Lady Antonia Frazer, Philip Toynbee e J. Gross al premio “National Medal for Literature”.
8 Durante questo periodo, J. AUBREY quoted in JAMES ACHESON ed., op. cit, p. 13, nota che: “during
the 1970s, Fowles wrote a number of book-lenght essays illustrated by photographs, a kind of postmodern experiment in which he combined fact and fiction togheter to form a new kind of creative non-fiction. Creative non-fiction closely allied to Linda Hutcheon terms ‘historiographic metafiction’”.
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Nel 1970 il King’s Head Theatre Club di Islington (Londra) rappresenta un adattamento scenico di The Collector, curato da David Parker.
Il 1973 è l’anno di pubblicazione di Poems, l’unico volume in versi di Fowles: egli non si considera più soltanto un poeta, nonostante le sue creazioni siano molto ricercate. Anzi, da questo momento in poi si concentra principalmente sulla scrittura narrativa. Dopo una seconda visita nella Francia rurale, nel 1974 pubblica la raccolta di cinque racconti intitolata The Ebony Tower. Lo stesso anno pubblica Cinderella, traduzione della fiaba di Perrault (Cendrillon, 1967); si occupa della stesura del testo per un libro di fotografie di Gibsons of Scilly dal titolo Shipwreck,9 un racconto pittoresco dei naufragi nelle acque costiere britanniche; nonché della prefazione e post-fazione a The
Hound of the Baskervilles (1902) di Sir Arthur Conan Doyle.
Tra il 1973 e il 1977 collabora con il settimanale New Statesman e nel 1975
Shipwreck viene pubblicato anche in America. Inoltre, scrive la prefazione a Hawker of Morwenstow: A Victorian Eccentric, studio critico di Piers Brendon sulla singolare vita
dell’autore vittoriano Robert Stephen Hawker in cui vengono esposti materiali inediti e teorie originali su quelle che erano le verità così come le falsità sulle leggende costruite intorno a quel personaggio. Nel 1977 pubblica Ourika (1825), traduzione del romanzo francese di Claire de Durfort in cui viene raccontata la vicenda della compravendita di una schiava da parte di Chevalier de Boufflers, amministratore delle colonie del Senegal, il quale decide successivamente di cederla in regalo alla prestigiosa famiglia Beauvau. Le tematiche principali sono quelle del razzismo e dell’uguaglianza di genere, tematiche che si trasferiranno al cuore dell’opera principale di Fowles: The French Lieutenant’s
Woman. Più tardi lo stesso anno viene pubblicato anche The Magus: A Revised Version,
dopodiché appare Daniel Martin, una sorta di romanzo autobiografico che racconta la storia di uno scrittore televisivo.
Nel 1978 la nuova edizione di The Magus appare anche in America. Successivamente, Fowles scrive un testo introduttivo per un secondo libro di fotografie, intitolato Islands, sull’utilizzo della metafora dell’isola nei testi letterari; inoltre scrive “The Man and the Island”, un contributo per Steep-Holm: A Case History in the Study of
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Evolution, lo studio evolutivo di un’isola del canale di Bristol, pubblicato in memoria
dell’ambientalista Kenneth Allsop. Inoltre, redige la prefazione di un’edizione americana di The Lais of Marie de France e collabora a The Irish Press.
Nel 1979 pubblica: The Tree, in collaborazione con il fotografo F. Horvat, un romanzo meditativo che esplora il complesso rapporto tra uomo e natura partendo ancora una volta dall’esperienza personale dell’autore ed in particolare quella legata al periodo trascorso nel Devon; The Enigma of Stonehenge, un saggio affiancato da un portfolio di fotografie di Barry Burkoff, in cui Fowles ripercorre la storia di Stonehenge fino ad arrivare al pensiero e ai sentimenti che provano gli studiosi moderni nei confronti di questa meraviglia della natura e l’introduzione a After London (1855) di Richard Jefferies. Nel 1981 il suo best seller più conosciuto, The French Lieutenant’s Woman, diventa un film con regia Karel Reisz e sceneggiatura di Harold Pinter. Nello stesso anno pubblica A Brief History of Lyme, saggio scritto a testimonianza della sua passione per le scienze naturali e del suo amore per il territorio. Bisogna ricordare, infatti, che Fowles sarà il curatore del museo di Lyme fino al 1989. Ancora, sulla rivista Antaeus appare in anteprima un estratto del suo nuovo romanzo, pubblicato interamente nel 1982 con il titolo Mantissa, romanzo che però non viene accolto positivamente; nel 1985 pubblica invece il suo ultimo romanzo dal titolo A Maggot, ambientato nel diciottesimo secolo e ricco di elementi storici, scientifici e narrativi.
Dopo la morte della prima moglie nel 1990, Fowles sposa Sarah Smith. Negli ultimi anni, continua a lavorare per il museo di Lyme e si interessa della politica locale. Nel 1998 pubblica una raccolta di saggi intitolata Wormholes – Essays and Occasional
Writings, in cui si ritrovano tutti gli scritti non pubblicati di John, le introduzioni scritte
per i libri di altri autori e buona parte dei contributi scientifici prodotti per i diversi periodici per cui ha lavorato. Muore nel novembre del 2005 dopo un attacco di cuore, all’ospedale di Axminster, a sole cinque miglia da Lyme Regis.
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1.2 Opere e poetica
Writing is the most difficult thing in the world and takes great courage. Writing novel is hideously difficult. Writers must metaphorically kill their parents and teachers in order to break free from their influences, and I urged all potential writers to keep a diary.J.FOWLES, D. VIPOND,“An Unholy Inquisition”, in
Twentieth Century Literature Vol. 42, No. 1, John Fowles Issue
Spring, 1996, p. 432.
Nonostante abbia intrapreso abbastanza tardi la carriera di scrittore professionista, John Fowles si è ritagliato uno spazio di primo piano nel panorama letterario mondiale grazie alla potenza espressiva dei suoi romanzi e alla sua abilità nel trasporre in modo accattivante le proprie esperienze personali. La sua fiction, cosi apparentemente metaletteraria, è intrisa di biografismo.
1.2.1 The Collector (1963)
È necessario premettere che, nonostante sia il primo romanzo pubblicato da Fowles, The Collector non costituisce la sua “opera prima”. Fin dai tempi del suo soggiorno in Grecia, egli aveva lavorato alla stesura di un romanzo dal carattere autobiografico che doveva intitolarsi The Magus, ma che a giudizio dell’autore non aveva caratteristiche tali da imporlo all’attenzione del pubblico, almeno non in quel momento. La scelta di esordire con The Collector si rivelò azzeccata; il libro conobbe un immediato successo, sia di pubblico che di critica: pubblicato in primavera, a settembre aveva venduto migliaia di copie sia in Inghilterra che negli Stati Uniti ed aveva inserito Fowles nell’elenco degli autori di un certo livello. È curioso notare che la maggior parte dei giudizi critici, sia negativi che positivi, finisce per simpatizzare con Clegg, il personaggio creato da Fowles con l’idea di rappresentare l’anti-eroe per eccellenza. Altri, invece, considerano il libro un vero e proprio capolavoro: tra questi il critico letterario del Times Literary Supplement:
As a novel that is trying to make a serious moral statement and making it seriously and well, The Collector deserves attention, and the more so because Mr. Fowles brings to the proper gifts of the novelist. His story-telling trascends the difficult and limited structure he has imposed on himself. His characterization is good, especially through
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Miranda’s diary. This is already a haunting and memorable book and i twill be interesting to see how it wears.10
Ancora, Honor Tracy, anch’essa autrice, conclude sulla New Republic: “It is early days to sound the trumpets, but it does look as if the new England has brought forth a novelist at last”.11 Questo giudizio si rivela tutt’altro che affrettato, poiché Fowles deve molto del suo successo come scrittore proprio alla brillante rappresentazione di un così particolare personaggio.
La vicenda si svolge a Londra, e più precisamente nei pressi di Lewes, ed è imperniata sul rapimento di una giovane donna. Il protagonista, Frederick Clegg, un entomologo dilettante e collezionista di farfalle, è da sempre alla ricerca del “bell’oggetto” mancante nella sua collezione. Dopo la vincita di un’ingente somma, decide di trasformare la sua passione innocua in un meccanismo mortale: rapisce Miranda Grey, una studentessa di arte che vive con la famiglia in una casa di fronte al luogo di lavoro e la imprigiona nello scantinato di una vecchia casa di campagna (comprata e arredata appositamente per l’occasione). La fanciulla, però, a differenza delle farfalle, si rivela assai poco disposta ad accettare la nuova realtà creata per lei da Clegg e inizia a chiamarlo ‘Caliban’, con ovvio riferimento a The Tempest di Shakespeare. In un primo momento cerca di fargli capire l’assurdità della situazione e ad instaurare con lui un dialogo, ma rendendosi conto della completa assenza di sentimenti di Caliban è costretta a cambiare metodo. Successivamente, la ragazza cerca freddamente di far leva su quell’amore che sembrava importante per Clegg e tenta di sedurlo, ma quando il carceriere si rende conto dell’inganno la sua reazione ha effetti catastrofici: Clegg declassa immediatamente Miranda a donna di facili costumi ed inizia a considerarla come un oggetto ingombrante, da usare e da buttare quando diverrà inservibile. Da questo momento in poi si passa ad una nuova versione di prigionia, più crudele, che porta all’annientamento totale di Miranda, la quale si ammala e muore. Clegg vive momenti di sconforto e indecisione. Vaglia l’ipotesi di uccidersi al fianco della ragazza amata in modo teatrale, come in Romeo and Juliet, ma quando scopre il diario segreto di Miranda (in cui si intuisce il suo amore per un’altra persona), decide di non farne di
10 M. REMOVED, “Book of the Time” in Times Literary Supplement, 17 May, 1963, p. 353. 11 T. HONOR, “Love Under Chloroform”, in The New Republic, 3 August 1963, pp. 20-21.
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nulla e, tre settimane dopo, pensa già ad una nuova vittima. La vicenda torna così a riproporsi ciclicamente e si conclude in forma aperta, libera dalla tirannia dell’autore e in grado di offrire sempre nuovi spunti e interrogativi in un lettore sensibile.
Il tema della fanciulla rapita è ovviamente ripreso dal gothic novel, anche se si arricchisce di moderne preoccupazioni psicologico-metafisiche e viene ad assumere dimensioni apertamente morali. Sull’interpretazione gotica è però interessante ricordare lo studio di David Punter, il quale “finds an important parallel between Clegg and the depraved monk, Ambrosio, the main character of the Gothic novel The Monk (1976), who rapes a young woman named Antonia in a crypt.12
Nella tradizione del romance si colloca la scelta di affidare l’intera narrazione a due soli personaggi, benché una avvenga nel presente (Miranda e il diario); e una nel passato (Clegg che parla dopo la morte della fanciulla). La distanza tra le due voci non è soltanto di tipo stilistico, l’autore vuole proprio sottolineare la netta distinzione tra i due mondi di appartenenza: il mondo della middle-class, da sempre indagata dal romanzo inglese, e il mondo del proletariato suburbano, che sembrava aver trovato diritto di cittadinanza nel romanzo britannico solo negli anni in cui si trova ad operare Fowles. È una sorta di lotta tra “few” e “many”, riassunta da Michael Thorpe con la perifrasi: “parable of class warfare”.13
1.2.2 The Magus (1965)
Bisogna sottolineare che The Magus è il testo fondamentale, il romanzo più ricco di motivi di riflessione per chi si accinge alla lettura di Fowles, nonché l’opera che più di ogni altra riflette l’intera produzione di questo autore. Katherine Tarbox, infatti, “suggests that The Magus should be read in the light of Fowles’s avowed interest in the psychologist C.G. Jung”.14
12 D. PUNTER, “Gothic and Neo-Gothic in Fowles’s The Collector”, in JAMES ACHESON ed., John Fowles, 2005, London, Palgrave, Macmillan, p. 62.
13 M. THORPE, “John Fowles”, in IAN SCOTT-KILVERT ed., “Writers & their Works: A Critical and
Bibliographical Series”, in British Book News, No. 275, January 1982, p. 13.
14 K. TARBOX, The Art of John Fowles, 1950, London, University of Georgia Press, p. 120. Per altre
interpretazioni junghiane delle opere di Fowles cfr. CAROL, M. BARNUM, The Fiction of John Fowles: A Myth for Our Time, 1988, Greenwood, FL, Penkevill.
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È legittimo parlare di “self-portrait in fiction” e vedere il libro come un degno continuatore di quella tradizione del ‘ritratto d’artista’ che sembra costituire una caratteristica del romanzo del novecento. Iniziato fin dagli anni del soggiorno in Grecia (1951-52), viene dato alle stampe soltanto nel 1965, dopo il successo di The Collector e la pubblicazione di The Aristos. L’opera continua però ad ossessionare Fowles per lunghi anni, fino a che una Revised Edition – contenente modifiche in punti essenziali – appare nel 1977.
Egli vuole trasferire nel romanzo quanto aveva appreso nella sua vita fino a quel momento, ma alla ricchezza del contenuto esperienziale non aveva corrisposto una uguale padronanza dei mezzi espressivi. Ed è proprio qui che va ricercata l’insoddisfazione dell’autore. Nonostante ciò, Fowles decide di dare alle stampe il romanzo, forse anche come una sorta di sfida personale, per vedere se il suo “bambino” fosse in grado di sopravvivere nel mondo senza il cordone ombelicale che lo legava al suo autore: non ci fu però una sola intervista in cui John non si dichiarasse pentito di averlo pubblicato “così presto”. L’accoglienza da parte della critica fu contrastante, come accade per quasi tutti i lavori di Fowles, ad eccezione di The French Lieutenant’s
Woman, ma anche questa volta i commenti favorevoli prevalsero. Merita comunque
riportare anche alcuni giudizi negativi, rilasciati – oltre all’anonimo critico del Times
Literary Supplement (“a silly book and an unhealthy one”)15 – anche da alcuni autori illustri. Angus Wilson afferma ad esempio che il libro “overingenious and badly cluttered”16. Anthony Burgess si mantiene più neutrale, anche se vede in modo negativo l’eccessiva lunghezza del libro: “It is an astonishing achievement, indicating obsessions in Mr. Fowles which The Collector merely adumbrated, but I catch, too, muh of the defiance of the man who is, against all odds and with material that compression would have made more telling, determined to write a long, long, long book”,17 Joyce Carol Oates lo trova invece ”confused in its cunning”18 e Penelope Mortimer:”not fascinating,
15 “No Wise”, in Times Literary Supplement, 5 May, 1966, pp. 381.
16 A. WILSON, ”Fowles’s Foul Fantasy”, in Critic No. 25, 25 September, 1966, pp. 50-51. 17 A. BURGESS, “New Fiction”, in Listener No. 75, 5 May, 1966, p. 659.
18 J.C. OATS, “A Novelist’s World: Cerimonial, Absurd, and Real”, in Book World, 2 November, 1969,
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but not dull either, not really attractive, but not actively repellent”.19 Più radicale e meditata è invece la critica di Bernard Bergonzi che, nonostante apprezzi la “stylistic brillance” dell’autore e la presenza di qualche “fine descriptive passage”, finisce per valutare l’insieme come una “highly inventive series of cruel episodes vitiated by its basic pointlessness, its inability to relate to anything except itself”.20
Protagonista e narratore della vicenda è Nicholas Urfe21, un libertino, rimasto orfano di entrambi i genitori, che si trova in una condizione di isolato e per questo si sente libero di affrontare i problemi esistenziali come meglio crede. Per sfuggire alla noia della vita di provincia e della banalità epocale, si auto-convince di avere bisogno di una “new land, new race, new language […], new mistery”,22 e risponde con entusiasmo a un’offerta di lavoro come insegnante, presso la scuola privata Lord Byron, situata in un’isola della Grecia. Il giorno stesso in cui invia la domanda di lavoro, incontra Alison Kelly, un’australiana che vuole fare la hostess. Nicholas è da subito attratto dall’aura misteriosa della ragazza; si rende conto che la giovane ha un debole per lui e per questo continua a comportarsi da libertino: si sente in posizione dominante nella coppia e decide di partire per la Grecia, nonostante il sentimento che lo lega alla fanciulla.
A Phraxos (isola che ricorda ovviamente Spetsai), si svolge l’Atto I della vicenda. Urfe, circondato da un paesaggio meraviglioso e incontaminato, si sente in una sorta di Eden, dove sofferenza e angoscia sono sconosciute. L’illusione dura ben poco e Nicholas si rende conto che ci sono anche molti lati negativi nella vita isolana. Soprattutto, comprende la propria pochezza come poeta. Queste riflessioni lo gettano in uno stato di frustrazione e decide di mettere in scena il proprio suicidio, interrompendo la
19 P. MORTIMER, “Into the Noösphere”, in New Statesman, No 71, 6 May, 1966, pp. 659-60. 20 B. BERGONZI, The Situation of the Novel, London, Macmillan, 1970, p. 90.
21 Il nome viene fatto derivare da un’antica famiglia ugonotta, la stessa che diede i natali a
Honoré D’Urfé, il celebre autore de L’Astrée (1607-1627); ma Fowles stesso ha spiegato nella prefazione della Revised Edition che si tratterebbe di un “private pun”, dovuto a un difetto infantile che gli faceva pronunciare il th come f: Urfe starebbe quindi per Earth. I giochi linguistici non finiscono qui; le iniziali si combinano a formare NU, cioè new (nel senso di uomo nuovo); Mrs de Seitas lo chiamerà Orfe (dal greco per ‘vittoria’), ma si vedrà anche che Urfe è orfano e spesso viene collegato al mito di Orfeo. Nicholas (Nick, o – alla greca – Nicko) è il nome del falegname fatto becco da Alison nel “Miller’s Tale” di Chaucher, ma c’è anche un riferimento al modo familiare con cui si impreca il diavolo (old Nick).
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rappresentazione in un momento di lucidità e rendendosi conto che la sua morte non avrebbe fatto la differenza per nessuno.
Un giorno si reca a fare il bagno nella parte opposta dell’isola. Crede di essere da solo, ma ben presto si rende conto che non è così: ritrova un’antologia di poeti con alcuni versi sottolineati sull’asciugamano. Inizia da qui una nuova parte dell’opera, quella che narra la sua amicizia con Maurice Conchis, un greco di origine inglese, ricco e cosmopolita, versato in una pluralità di discipline tra cui la musica, la medicina, la psicoanalisi, nonché collezionista e patrono delle arti. È subito chiaro che l’uomo vuole coinvolgere Urfe nelle sue alchimie e farne una sorta di ‘lettore privilegiato’, iniziando a raccontargli le vicende della sua vita. Nicholas viene inghiottito dalla fantasia e trasportato all’interno di un’opera di meta-teatro all’interno dell’opera stessa.
Nell’Atto II, segue l’episodio della gita ad Atene, una sorta di ‘interludio’ tra finzione e realtà in cui il protagonista incontra di nuovo, e per puro caso, Alison. Mentre i due sono in gita sul Parnaso, il monte degli Dei, Nicholas ha però una visione che lo spinge ad abbandonare nuovamente la fanciulla per ritornare dal suo “maestro” e dalla sua “vera amata”, Lily (la ragazza amata in gioventù da Conchis, ma in realtà un’attrice chiamata Julie Holmes). Questa decisione si rivela però sbagliata. Nick, infatti, invece di ricevere risposte, si ritrova coinvolto in un labirinto che non ha centro né via di uscita. Il giro di vite successivo è rappresentato dalla notizia del suicido di Alison – il gesto che Nicholas non era riuscito a portare alle estreme conseguenze.
Il protagonista deve adesso cercare di approfondire il suo ruolo all’interno del
masque e trovare sollievo dalla responsabilità che sente di avere nei confronti di Alison.
Cerca di corteggiare Lily/Julie e, dopo aver trascorso con lei una notte di amore, viene punito da Conchis che lo narcotizza, con l’aiuto di tre uomini, e lo prepara alla scena finale (Atto III-IV): il processo, che sottolinea l’infinita crudeltà cui è sottoposto l’uomo quando gli viene chiesto di esercitare una scelta, che non è mai libera scelta.
Urfe si sente umiliato e abbandonato. Gli viene chiesto di esercitare il ruolo di aguzzino punendo i colpevoli con lo scudiscio, ma il giovane rifiuta, rendendosi conto che l’affermazione della sua libertà sta proprio nel non fare quello che gli si chiede, nel rifiutare quindi il ruolo di carnefice. Il rifiuto lo porta però a passare al posto della
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vittima, viene legato e sottoposto ad una fustigazione metaforica. Termina così la sezione meta-teatrale di Conchis: Nicholas si ritrova abbandonato in montagna con del cibo e una pistola. Deve decidere se vivere o morire e, ovviamente, sceglie di vivere. In definitiva ci rendiamo conto che quello che Conchis cerca di fare con Nicholas altro non è che una forma di “individuazione” Junghiana. Quando ritorna alla sua vita, Nick scopre di essere stato licenziato dalla scuola, ma anche che Alison è viva (forse anche lei faceva parte del masque). La vicenda si conclude con il riavvicinamento dei due amanti.
L’opera si rivela quindi come un lavoro complesso e suscettibile di molteplici livelli di lettura. L’interpretazione privilegiata è comunque quella che vede The Magus come il paradigma del passaggio dall’età giovanile – caratterizzata dal rifiuto e dalla lotta contro tutti e contro tutto – all’età adulta. La novità si trova però nella conclusione: Nick non finisce come i tipici antieroi dei romanzi degli anni ’50 del ‘900. Anzi, decide di accettare il suo ruolo di mago, di manipolatore della realtà circostante, poiché si rende conto che è necessario uscire dalla situazione di attesa e operare una scelta in grado di sconfiggere, almeno in modo temporaneo, la paralisi e i condizionamenti imposti dal mondo esterno. Non bisogna più rassegnarsi a vivere in uno stato di non identità (tematica già affrontata da Fowles in The Aristos). Fowles vuole mettere in evidenza i punti di contatto tra psicologia e letteratura, sottolineando l’aspetto meta-teatrale dello psicodramma, l’importanza degli archetipi nella costruzione del personaggio e l’uso dell’inconscio collettivo per rendere plausibile la vicenda, senza abbandonare quegli elementi caratteristici della suspense quali i sogni, le fantasie e la presenza di elementi soprannaturali.
1.2.3 The French Lieutenant’s Woman (1969)
Come ogni capolavoro che si rispetti, anche The French Lieutenant’s Woman ha una genesi molto complessa e particolare. Fowles stesso dichiara di essersi ispirato ad una figura di donna che era solito cercare con lo sguardo ogni volta che si trovava a rimirare il molo di Lyme Regis:
The woman obstinately refused to stare out of the window of an airport lounge; it had to be this ancient quay – as I happen to live near one, so near that I can see it from the bottom of my garden, it soon became a specific ancient quay. The woman had no face, no particular degree of sexuality. But she was Victorian; and since I always saw her
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in the same static long shot, with her back turned, she represented a reproach on the Victorian Age. An Outcast. I didn’t know her crime, but I wished to protect her. That is, I began to fall in love with her. Or with her stance. I didn’t know which.23
Il libro si apre con una precisa indicazione del luogo e del tempo dell’azione, analogamente a ciò che avveniva nei romanzi storici. Questo testo, però, non è né storico, né l’imitazione di un pastiche vittoriano, anzi, ne ricalca così fortemente i contorni solo per raggiungere quegli effetti di ironia e contrasto tanto amati dagli autori moderni. Per far sì che ciò sia possibile, è necessario che il lettore ideale abbia una buona conoscenza degli ideali e della letteratura vittoriana, anche se l’enorme popolarità raggiunta dal libro in America dimostra che, in realtà, non è necessaria tutta questa conoscenza per godersi il libro come un vero e proprio capolavoro fowlesiano ricco di suspense o come un vero e proprio romanzo d’amore in cui il lettore non aspetta altro che l’unione tra l’eroe e l’eroina. La nostalgia del grande romanzo che traspare dalle righe dell’opera è ovviamente un enorme contributo di Fowles ai capolavori ottocenteschi di Thomas Hardy, scrittore da lui molto elogiato e studiato, così come George Eliot e Charles Dickens. Non è un caso, quindi, che il suo biografo Barry N. Olshen, abbia così riassunto il lavoro dell’autore: “Fowles has succeeded equally in illuminating the age of which he writes and the age in which he writes”.24
È facile cadere nella tentazione di identificare nel narratore lo stesso autore, in quanto i dati biografici in nostro possesso ci informano che Fowels ha vissuto a Lyme Regis, con tanto di abitazione vittoriana con vista sul Cobb, il molo sul quale si svolge l’azione di apertura del romanzo. Alla completa identificazione della mimesi mancherebbe solo il riferimento ad una fonte polverosa nella quale John avrebbe ritrovato questa misteriosa storia, ma in realtà, la testimonianza non viene identificata e le fonti non sono precisate. Fowles, infatti, pur professando rispetto per l’esistenzialismo e lo sperimentalismo in letteratura, non è convinto che tutta la ricerca dell’avanguardia letteraria debba essere ridotta ad una questione di forma, anzi, egli sostiene che sia possibile plasmare le forme espressive della tradizione in modo da concentrare i propri sforzi innovatori in direzioni meno ovvie, quali divertire, ironizzare,
23 J. FOWLES, “Notes on Writing a Novel”, in Harper’s Magazine No. 237, July 1968, pp. 88-97. 24 B.N. OLSHEN, John Fowles, New York, Frederik Ungar Publishing, 1978, p. 140.
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descrivere nuove sensibilità, dar conto della vita e migliorarla, tutte cose che si possono fare benissimo utilizzando quel che di valido ci è stato trasmesso dai nostri padri, magari adottando la convenzione dell’autore onnisciente e ambientando, perché no, la vicenda nel 1867. Il concetto è in sé chiaro: di fronte al compito di narrare una storia vittoriana, all’autore sembra necessario adottare, almeno a tratti lessico, punto di vista, convenzioni dialogiche e narratologiche proprie del romanzo di quell’epoca, con lo scopo di rendere tutto il più verosimile possibile. Alla fine però, la convenzione del narratore onnisciente, così naturale per gli scrittori vittoriani, si era già rivelata impraticabile fin dai tempi di Henry James, che aveva preferito ostentare un atteggiamento di distacco nei confronti delle creature della sua fantasia, mascherando ciò attraverso l’uso della tecnica del punto di vista o della presenza di narratori
unreliable. La linea di tendenza verso una sempre maggiore scomparsa dell’autore e
libertà dei personaggi si è rafforzata fino alla situazione limite di alcuni romanzi sperimentali, tra cui il più famoso, At Swim-Two-Birds (1939) di Flann O’ Brien, nel quale i personaggi, approfittando del sonno del romanziere, danno libero sfogo ai loro più bassi istinti e sovvertono l’intera struttura dell’opera. Per questo motivo Fowles, in quanto romanziere contemporaneo, non vuole erigersi a Dio creatore, bensì vuole mantenere una certa libertà autoriale e dei personaggi, poiché cosciente del fatto che le eccessive intromissioni, intervallate da riflessioni di carattere diegetico, avrebbero compromesso il risultato della mimesi. Possiamo quindi parlare di un’onniscienza
unreliable o meglio, selettiva.
La vicenda narra la storia di tre personaggi principali, due dei quali, dimostrano di non sentirsi a proprio agio con i canoni comportamentali della società vittoriana. Charles Smitshon, promettente paleontologo di idee darwiniane, giunge a Lyme Regis su invito della fidanzata Ernestina Freeman (figlia di un ricco imprenditore e ragazza carina anche se decisamente frivola), e Sarah Wodruff, meglio nota localmente come “la donna del tenente francese”, a causa di una storia d’amore non corrisposta. Le storie dei tre protagonisti si intrecciano nel momento in cui Charles vede per la prima volta Sarah sul molo di Lyme durante una forte tempesta e, incuriosito dalla presenza di quella donna misteriosa, chiede alla fidanzata alcune spiegazioni, che si rivelano all’uomo come semplici pettegolezzi cittadini.
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Il giorno seguente, Charles si reca in solitaria alla ricerca di fossili in una boscaglia vicino alla città: Ware Commons, nota agli abitanti del luogo come un ambiente arcadico, anche se non molto raccomandabile, soprattutto per le donne. È assai evidente lo stupore di Smithson, alla vista improvvisa di Sarah in quel luogo, tranquillamente addormentata sotto un albero. Attirato nuovamente dall’aura di mistero della ragazza, Charles si avvicina a lei e il primo incontro si rivela subito molto imbarazzante. Nonostante ciò, Charles si offre di accompagnare la ragazza in paese, ma la ragazza declina l’offerta.
Smithson, convinto di comprendere appieno la ragazza, pensa di sapere che per lei le cose andrebbero meglio se abbandonasse il suo impiego di governante presso Mrs Poulteany (ricca fedele che cerca di ostentare la propria carità promuovendo il riscatto sociale di emarginati sociali), e il paese. Le offre il suo aiuto, ma la ragazza rifiuta nuovamente. Charles, sfacciatamente, le chiede se il suo legame a Lyme dipende dal rapporto con il famoso tenente francese, obbligando la ragazza a raccontare, almeno brevemente, del suo rapporto con Varguennes. La curiosità di Smithson non è comunque soddisfatta, tanto che Sarah si offre di essere più precisa all’occasione più prossima.
I due si incontrano nuovamente in un boschetto appartato e, questa volta, la donna del tenente francese è costretta a raccontare tutti i dettagli della sua storia. Ella gli rivela che, la decisione di unirsi al tenente al di fuori del matrimonio non fu guidata dall’amore, ma semplicemente dal suo desiderio di affermare la propria libertà decisionale, sentendosi meno isolata dalla società.
La sera stessa, Charles decide di recarsi in visita dallo zio, di cui è unico erede e dal quale spera di ricevere ben presto sostentamento economico. Le cose vanno però diversamente: Smithson viene informato dallo zio circa la presenza nella sua vita di una fidanzata, la quale vorrebbe sposare e dalla quale potrebbe avere un altro erede, lasciandolo in miseria. La notizia sconvolge la fidanzata Ernestina, la quale è preoccupata dalla possibilità che il padre faccia saltare il matrimonio. Questo stress spinge Charles a confidarsi con un amico e medico di famiglia: il Dr. Grogan. A lui Smithson confida dei suoi dubbi su Sarah, mentre il dottore lo tranquillizza sul fatto che la donna è
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semplicemente isterica, e che quindi può lasciare al lui il compito di occuparsi di lei in questo difficile periodo. Subito dopo, però, il giovane incontra la ragazza – appena licenziata da Mrs Poultenay – in un fienile, e non riesce a congedarsi da lei prima di un bacio e un abbraccio. Dopo questo avvenimento, Sarah lascia il paese e si reca a Exeter, dove prende un alloggio grazie ai soldi di Charles. Segue la gita a Londra, in cui Smithson vuole esporre le decisioni dello zio al padre di Ernestina. Quest’ultimo gli offre di abbandonare la passione per la paleontologia e dedicarsi a qualcosa di più concreto, come il commercio della sua società, ma la proposta sconcerta Charles, che finisce per passare la notte ad ubriacarsi vagando per i bordelli cittadini.
A questo punto la vicenda prende una piega decisa, poiché nonostante manchino ancora 100 pagine, l’intreccio sembra fungere a scioglimento: Charles riprende il treno per tornare a Lyme e, imponendosi di dimenticare Sarah, torna da Ernestina. I due si sposano, hanno sette figli e Smithson diventa un abile uomo d’affari. In realtà, questo finale è solo immaginato da Charles, il quale, giunto a Exeter, decide di fermarsi alla ricerca di Sarah: la trova in un albergo e finalmente tra i due si consuma la tanto procrastinata scena d’amore. Charles scopre che in realtà Sarah gli ha mentito riguardo a Varguennes e, pentito di aver deflorato una vergine, decide di tornare da Ernestina e sciogliere la promessa di matrimonio. Scrive una lettera a Sarah per metterla al corrente delle sue intenzioni, ma, a causa di un disguido causato dal servo, la lettera non arriva al destinatario e la donna, delusa dal comportamento dell’amato, sparisce. Charles cerca in tutti i modi di rintracciarla, ma, non riuscendoci, si esilia spontaneamente in America per due lunghi anni. Solo a quel punto viene a sapere del ritrovamento di Sarah.
Charles, emozionatissimo, si reca subito al suo cospetto e scopre che Sarah, perfetto ritratto della New Woman, vive adesso con una ‘comune’ di artisti, tra i quali l’uomo riconosce Ruskin e D.G Rossetti. Ancora una volta, il lettore viene messo di fronte a due diversi finali: il primo è un lieto fine, in cui dopo un primo rifiuto, Sarah decide di rivelargli la presenza di un figlio nato dal loro amore, facendo così riunire la famiglia; l’ultimo, invece, è un finale negativo e particolare allo stesso tempo: dopo l’introduzione di un nuovo ed eccentrico personaggio, un impresario che ha osservato la scena da
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lontano,25 il tempo sembra riavvolgersi e ci troviamo di nuovo di fronte al dialogo tra Sarah e Charles. Questa volta però, Sarah non cerca di trattenere Charles, che finisce per andarsene amareggiato, ma allo stesso tempo deciso a ricominciare una nuova e più consapevole vita.
Essendo un romanzo così complesso, risulta evidente che le interpretazioni ad esso collegate sono molteplici, anche se quella più gettonata è ovviamente quella esistenzialista, che vede il processo di crescita dei due amanti clandestini, Charles e Sarah, come qualcosa di strettamente collegato: nel momento in cui la donna diventa più consapevole e acquista la libertà assoluta, l’uomo sembra cadere nella più completa disperazione, per poi essere guidato ancora una volta dalla donna verso la ‘redenzione’. Dall’altra parte, le innovazioni delle tecniche narrative portano ad un’ulteriore analisi. Se, nel finale del romanzo, il lettore crede in un primo momento di aver capito tutto, si rende poi conto che, quello che era iniziato come romanzo vittoriano – con tanto di epigrafi intese ad approfondire il rapporto tra poesia e prosa all’interno di quell’epoca così essenziale per l’uomo moderno – è in realtà un romanzo sperimentale, un ‘metaromanzo’ self-reflexive, in cui il romanziere non ha interesse a raccontarci una storia, ma approfitta dell’occasione per raccontarci della sua arte e delle difficoltà che si incontrano quando si deve cercare di riprodurre la vita reale, senza rinunciare ad avvalersi dell’apporto della fantasia. Del resto, questo difficile rapporto tra scrittura e lettura dei romanzi, così come la falsità del rapporto lettore/scrittore, appare evidente sin dai tempi del Don Quijote, che può essere considerato come il primo e più moderno metaromanzo. Successivamente, con Sterne, si giunge ad un precoce punto terminale in cui realtà e finzione perdono ogni delimitazione, fondendosi in un ammasso caotico in grado di riprodurre al meglio la situazione di smarrimento dell’individuo all’interno di un mondo assurdo, decodificabile solo in virtù della finzione stessa. La conclusione di Fowles è più o meno questa:
My two previous novels were both based on more or less disguised existential premises. I want this one to be no exception; and so I am
25 Bisogna ammettere che, nonostante il ruolo di personaggio secondario, il potere
dell’impresario risulta simile a quello di una divinità nella tragedia greca, il classico deus ex
machina che fa uso dell’orologio per controllare il tempo della narrazione a suo piacimento, e
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trying to show an existentialist awareness before it was chronologically possible… it has always seemed to me that Victorian Age, especialy from 1850 on, was highly existential in many of its personal dilemma. One can almost invert the reality and say that Camus and Sartre have been trying to lead us, in their fashion, to a victorian seriousness of purpose and moral sensitivity.26
The French Lieutenant’s Woman si presenta, dunque, come una vicenda
vittoriana rivisitata in chiave esistenzialista, intendendo per esistenzialismo in particolare la versione che ne offre Alain Robbe-Grillet.27 Charles, come Nicholas e Clegg, sono i rappresentanti fittizi degli uomini moderni, oppressi da un senso di infinita solitudine e portati alle estreme conseguenze dal difficile rapporto con la conoscenza scientifica. Ciò li dirige verso la consapevolezza che il nuovo uomo, altro non è che una semplice macchia all’interno del processo evolutivo. È la vera e propria drammatizzazione del classico dilemma tra scienza e fede, tra beata ignoranza, angoscia e conoscenza, che si conclude con una riflessione filosofica di gusto agro-dolce sulla vita, concepita come esistenza dura da trascorrere in solitudine, ma che occorre sopportare con stoica rassegnazione: “Life […] is not a symbol, is not one riddle and one failure to guess it, is not to inhabit one face alone or to be given up after one losing throw of the dice; but it is to be, however inadequately, emptily, hopelessy into the city’s iron heart, endured”.28
1.2.4 The Ebony Tower (1974)
"Art is a form of speech. Speech must be based on human needs, not abstract theories of grammar. Or anything but the spoken word. The real word."
—Henry Breasley in The Ebony Tower La raccolta di short stories pubblicata nel 1974 con il titolo in The Ebony Tower rappresenta un ulteriore allontanamento di Fowles dal romanzo come genere letterario. Nella post-fazione della raccolta, intitolata “A Personal Note”, Fowles spiega che il titolo
26 J. FOWLES, “Notes on an Unfinished Novel”, in MALCOM BRADBURY ed., The Novel Today: Contemporary Writers On Modern Fiction, London, Fontana, 1990, p. 140.
27 Alain Robbe-Grillet (1922-2008), scrittore e regista francese, una delle figure di spicco nel
campo del Nouveau Roman, genere letterario particolarmente in voga negli anni sessanta.
28J. FOWLES, The French Lieutenant’s Woman, London, Vintage Classic, 2010, p. 366. (tutte le
citazioni dell’opera provengono da questa edizione e da ora in avanti saranno inserite nel corpo principale del testo tra parentesi quadre).
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originale dell’opera era Variations, in riferimento sia alle tematiche affrontate, che alle tecniche narrative impiegate. In pratica, queste variazioni dovevano dimostrare la capacità dell’autore di esplorare sempre nuove tecniche narrative, di pari passo con la ripresa e l’amplificazione di tematiche a lui molto care e già affrontate nelle opere precedenti. Per la critica Dianne Vipond, il titolo The Ebony Tower “has many associations, but in the context of the collection it is most probably a variation on the term ‘ivory tower’, used in a poem by Sainte-Beuve to describe the romantic poet Alfred de Vigny’s withdrawal from the world to a ‘tour d’ivorie’ of introspection, in contrast with the more socially engaged Vicotr Hugo”.29
Inoltre, sia il titolo della raccolta che quello degli altri racconti esplorano il tema comune del rapporto tra arte e vita, tema ripreso in ogni libro di Fowles e specialmente in The French Lieutenant’s Woman. Alla fine però, il titolo conclusivo dell’opera viene consigliato all’autore da un gruppo di lettori esperti, che non ritenevano il titolo scelto dall’autore adatto e coerente con il contenuto dell’opera. Nella raccolta Fowles, oltre a sfoggiare un’impeccabile conoscenza degli autori francesi e della letteratura antica, sollecita la collaborazione del lettore mettendolo di fronte, ancora una volta, non solo al prodotto finito, ma anche ad una complessa e a solide corrispondenze tematiche.
Il protagonista di The Ebony Tower è David Williams, esperto di arte moderna e lui stesso pittore astratto. Dopo aver ricevuto l’incarico di scrivere una monografia su Henry Breasley, un tempo pittore famoso, ma adesso vecchio eccentrico esiliatosi di spontanea volontà in un maniero nella foresta bretone, David comincia il suo percorso. Il viaggio verso la dimora del vecchio pittore si trasforma per il protagonista in una vera e propria quest, tanto che al termine dei due giorni trascorsi a Coëtminais (letteralmente, la ‘foresta dei monaci’), David è costretto a riconsiderare drasticamente la sua vita in apparenza felice. Ai suoi occhi, il rapporto con Breasley si trasforma in una sorta di sogno: il pittore appare come un drago, che tiene in schiavitù le due pulzelle, Anne e Diana, soprannominate rispettivamente “the Freak” e “the Mouse”; mentre il protagonista, nelle vesti di S.Giorgio, il campione del conformismo britannico, lancia all’anziano maestro un metaforico guanto di sfida su vari terreni: arte astratta vs. arte
29D. VIPOND, “An Unholy Inquisition”, in Twentieth Century Literature, Vol. 42, No. 1, John Fowles
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figurativa, gioventù vs. vecchiaia, moralità vs. amoralità, impegno sociale vs. vita appartata.
Breasley non ha difficoltà a dimostrare a David che l’arte contemporanea esiste in una “ebony tower”, che allo stesso tempo la ripara dalle offese e la priva degli effetti benefici della realtà circostante. Il disimpegno, la paura di confrontarsi con la realtà, il rifiuto di esplorare il mistero, convincono l’artista moderno a restringere la sua visione entro limiti angusti, a mascherare il vuoto intrinseco delle sue opere sotto la vernice effimera del buon gusto e del mestiere. L’impegno vero sembra essere, paradossalmente, quello dell’artista che vive ai confini della società e a stretto contatto con la sfera naturale.
Durante il soggiorno a Coëtminais, David viene messo alla prova ed è costretto a rinnegare un passato vissuto nell’inautenticità, dove qualsiasi rapporto, sia umano che con l’arte, risulta fittizio. Nonostante ciò, egli non è in grado di reagire con prontezza, intraprendendo una nuova esistenza più consapevole. Il ruolo della donna si rivela anche in questo racconto fondamentale: veicolo di presa di coscienza dell’individuo e simbolo del mistero della vita, ella diventa un porto sicuro per l’uomo che – superati i tentennamenti impostigli dalla società – decide di tagliare i ponti con il passato e abbracciare un futuro migliore. A differenza di Charles Smithson, però, David Williams non riesce ad approfittare della tentazione e, invece di dare una svolta, finisce per riaffermarsi tale e quale a prima: “Coët had remorselessly demonstrated what he was born, still was, and always would be: a decent man and eternal also-ran”.30
Nel successivo racconto, “Poor Koko”, dalla riflessione sul dilemma dell’artista, si passa a quella sul linguaggio vero e proprio, che si è specializzato al punto da indurre una netta separazione tra addetti ai lavori ed estranei, tra coloro che pensano di poter esprimere tutto a parole e coloro che, invece, diffidano del mezzo espressivo, ritenendolo ambiguo e suscettibile di aree di fraintendimento.
Il narratore è un anonimo scrittore, nonché critico letterario, che si propone di raccontare una “deeply distressing experience”,31 capitatagli circa un anno prima, all’epoca in cui si trovava ad alloggiare in un cottage nel Dorset. Egli non ricerca un
30 J. FOWLES, The Ebony Tower, cit., p. 127. 31 Ibid., p. 155.
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contatto con la natura, ma semplicemente un po' di ispirazione per completare la sua ultima opera. Durante la notte, svegliato da alcuni rumori provenienti dal piano inferiore, capisce che qualcuno, certamente un ladro, si è introdotto nella sua abitazione.
Il fulcro dell’opera è focalizzato sul dialogo tra lo scrittore e il ladro e permette a Fowles di concentrarsi sul divario generazionale: il ladro è un giovane, appartenente al gruppo dei rivoluzionari di ispirazione spiccatamente marxista, ma nonostante ciò si rivela vagamente rispettoso e, a volte, quasi premuroso nei confronti dello scrittore; dall’altra parte, invece, lo scrittore cerca di classificare socialmente il giovane, sia in base al linguaggio, che in virtù di ogni dettaglio fisico. Le deduzioni affrettate e la smania di catalogare tutto provocano sempre l’ira creascente dell’aguzzino, che spesso ammonisce l’intellettuale con il dito:”Man, your trouble is you don’t listen hard enough”.32 Alla fine, il ladro finisce per punire il comportamento dello scrittore: lo lega alla sedia, gli chiude la bocca con del nastro adesivo e alla fine dà alle fiamme il suo manoscritto quasi completo.
Il racconto si conclude sulla falsariga del precedente. L’autore vuole farci riflettere sull’insegnamento che questa vicenda ci può dare, ma, incapace di giungere ad una risposta assoluta, conclude con la convinzione che: “the fatal clash between them was of one who trusts and reveres language and one who suspects and resents it”.33 Il peccato dello scrittore, quindi, risiede nel fatto che, vivendo solo attraverso le parole, ha finito con il perdere la capacità di ascoltare, di udire il grido di aiuto che proviene dagli altri.
Se per “The Ebony Tower” risulta evidente il collegamento tra Breasley-Williams e Conchis-Urfe, in The Magus e la situazione rappresentata da “Poor Koko” presenta diverse affinità con il rapporto posto alla base di The Collector; per il terzo racconto della raccolta, “The Enigma”, occorre procedere ancora più a ritroso e riprendere la tematica principale di The Aristos.
Il racconto ha per oggetto l’indagine di polizia intrapresa per far luce sul mistero della repentina scomparsa di John Marcus Fielding, eminente uomo politico e ricco
32 Ibid., p. 197.
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affarista londinese. Il sergente di polizia a cui viene affidato il caso, Michael Jennings, si impegna ogni giorno per la risoluzione del caso, ma ogni pista si rivela priva di prove oggettive. Questo puzzle formato dai fallimentari interrogatori ricorda, a detta di James Acheson, il famoso enigma di Lewis Carroll: “Why is a raven like a writing desk?”, indovinello che pone una serie di domande ed una serie di risposte infinitamente più complesse dell’indovinello stesso, poiché tutte sembrano corrette benchè nessuna definitiva.34 Jennings interroga diverse persone e ascolta pareri diversi, giungendo su di una pista valida, solo dopo aver fatto conoscenza di Isobel Dodgson, fidanzata del figlio dello scomparso. L’incontro dei due, ben presto si trasforma in amicizia, finché l’attenzione si sposta dal caso al mistero dell’amore e, di riflesso, al rapporto tra fedeltà e finzione.
Ancora una volta, è la donna che porta alla risoluzione del mistero, unendo la sensibilità, l’intelligenza e la fantasia. Isobel propone a Jennings una sua intuizione: Fielding, malgrado appaia un uomo di successo, altro non era che un individuo profondamente insoddisfatto e intimamente consapevole del proprio fallimento. A questo proposito, incapace di trovare uno spazio che lo facesse sentire ‘completo’, appagato di fare qualcosa che lo rendesse amato, odiato o temuto, egli si sentiva: “failed and trapped, like something written by someone else, a character in fiction […] like a fossil – while he’s still alive”.35 L’unico modo per accedere all’immortalità assoluta era una morte densa di mistero, senza messaggi o tracce apparenti, in modo da tenere occupata per sempre l’immaginazione altrui: “the one thing people never forget is the unsolved. Nothing lasts like a mistery”.36
Possiamo quindi notare, che la chiave interpretativa del genere detective story si è andata piano piano a decostruire nelle mani del lettore, diventando un’anti-detective
story tipica della modernità: anziché trovarsi di fronte al classico investigatore, che svela
il mistero e ricompone un’idea di realtà ordinata e rassicurante, il lettore deve accettare l’idea che esistono enigmi che neanche la polizia sa spiegare, situazioni destinate a restare misteriose. Susana Onega, infatti, nella sua intervista “what fiction is about”,
34 J. ACHESON, Introduction of JAMES ACHESON ed., John Fowles, London, Palgrave, Macmillan,
2005, p 11.
35 Ibid., p. 256. 36 Ibid., p. 257.
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sostiene che: “at first it might seem that Fowles is inviting us to consider the more specialized question of what detective fiction is about. But “The Enigma” is not strictly speaking a detective story, for the mystery it invites us to consideri s never fully solved”.37 Inoltre, Fowles stesso afferma in un’intervista con Robert Robinson che: “I don’t care a damn for pat endings. I think they are absolutely necessary in the detective genre, but I’m not going into that business”.38
“The Cloud”, il racconto che chiude la raccolta, è una sorta di sintesi di tutte le tematiche affrontate nei racconti precedenti, tirando le fila analogamente a quanto succede in “The Dead”, racconto complessivo dei Dubliners Joyciani.
La storia è ambientata in un caldo pomeriggio estivo, nella Francia centrale, e ci presenta un gruppo di personaggi intenti a dimenticare, nella convivialità di una colazione sull’erba, i problemi della vita. Per gradi il lettore viene a conoscenza di tutti i personaggi, ma in principio, tutti si chiamano per nome e il lettore non può evitare di sentirsi sconcertato, un vero e proprio intruso. I personaggi sono otto, cinque adulti e tre bambini: Paul, romanziere espatriato e Annabel, la moglie; Candida e Emma, le figlie; Peter, produttore della BBC, l’amante Sally e il figlio Tom; ed infine Catherine, sorella di Annabel, ancora visibilmente scossa per la morte prematura del marito. È lei che, per quasi tutta la durata del racconto, mette a fuoco gli eventi, costituendo il filtro tra l’azione e il lettore, anche se il punto di vista ideologico non è statico e, a turno, tutti gli adulti – ad eccezione di Paul – ci danno la loro visione della realtà.
Tutto questo finirebbe per creare un quadro estremamente caotico, se non fosse per la presenza di un’entità diegetica che resta pur sempre in disparte e, tuttavia, mantiene un controllo sugli eventi orientato verticalmente, dall’altro verso il basso, molto simile alla tecnica di una prospettiva del tipo bird’s-eye view.39
La narrazione è legata quasi interamente al personaggio di Catherine e al suo comportamento contrastante: distrutta dalla recente perdita dell’amato, sembra voler sedurre prima Peter e poi Paul, nonostante si renda conto, data la grande amicizia tra i
37 S. ONEGA, Form and Meaning in the Novel of John Fowles, London, Ann Arbor, UMI Research
Press, 1989, p.81.
38 J. FOWLES quoted by R. ROBINSON, “Giving the Reader a Choice: a Conversation with John Fowles”, The Litstener, October, 1974, p. 584.
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due, di star commettendo uno sbaglio. L’interpretazione biblica risulta evidente: In un setting di ispirazione edenica, Catherine si trasforma nel serpente tentatore, mentre gli altri due sono una sorta di rimando alle figure apostoliche di Pietro e Paolo. Alla fine però, il brusco cambiamento temporale coincide proprio con il momento in cui Catherine sembra aver sedotto Peter: una nuvola si fa spazio nel cielo limpido, impedendo, forse, l’atto e costringendo il gruppo a rientrare.
Ancora una volta è la comunicazione il fondamento della società umana, della vita stessa, anche se, allo stesso tempo, essa ha subito un danno irreparabile scivolando sempre più il medium linguistico verso significati privi di ambiguità. Per questo, anche il poeta preferirebbe tacere, scomparire, piuttosto che trasformarsi come i protagonisti in ”endless expounder of grand cultural rhubarb”.40 In questo senso, “The Cloud” ha molto in comune con gli interessi tematici e i problemi di rappresentazione che stanno al centro, anzi, sono il cuore stesso, della narrativa di John Fowles.
1.2.5 Daniel Martin (1977)
Il 1977 è un anno molto impegnativo per i lettori di Fowles. Oltre alla revised version di The Magus, l’autore decide di riscattarsi dal lungo intervallo di otto anni, trascorso tra la pubblicazione di The French Lieutenant’s Woman e intervallata solo dalla raccolta di racconti The Ebony Tower, pubblicando un nuovo romanzo: Daniel Martin. Con le sue seicento pagine, l’opera rappresenta a pieno l’intenzione dell’autore di distaccarsi dal genere favolistico in cui si era cimentato fino ad allora: “I ought to write more realistically […] I am getting tired of fables”.41
A molti il libro pare un vero e proprio capolavoro, nonostante l’ingente riduzione di sperimentalismo che caratterizza tutte le precedenti opere di Fowles. Ciò non ha impedito la creazione di schieramenti tra coloro che ritenevano il romanzo ”a masterly fictional creation, dense with fact […] his best piece of work to date”,42 ma anche ”a masterpiece of symbolically charged realism […] Fowles’s best work so far […] the only writer in English who has the power, range, knowledge, and wisdom of a Tolstoj or James
40 J. FOWLES “The Cloud”, in The Ebony Tower, cit., p. 294.
41 D. HALPERN, “A sort of Exile in Lyme Regis”, London Magazine, No. 10, March 1971, p. 36. 42 W. H. PRITCHARD, “An English Hero”, The New York Times Book Review, 25 Semptember, 1977,