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Servizio postale (a cura di Daniele Michelli)

PARTE I - I reports sulla conflittualità nei singoli servizi pubblici essenziali

18. Servizio postale (a cura di Daniele Michelli)

18.1. Andamento della conflittualità e interventi della Commissione

Il servizio postale è attualmente disciplinato dalla Regolamentazione provvisoria adottata della Commissione di garanzia con delibera n. 02/37, del 7 marzo 2002, pubblicata in G.U. n. 88, del 15 aprile 2002.

Il quadro delle regole si completa con le disposizioni relative alle procedure di raffreddamento e di conciliazione contenute nell’articolo 17 del CCNL del 14 aprile 2011, valutato idoneo con delibera n. 11/549, del 10 ottobre 2011.

Nell’anno 2020, la pandemia da Covid-19 ha sconvolto, a livello mondiale, ogni aspetto della nostra vita, incidendo in maniera radicale in ogni ambito, modificando abitudini, stili di vita, modi di essere e di agire. Il lavoro è stato uno dei settori maggiormente condizionato dall’arrivo del virus e, allo scopo di contenerne la diffusione e limitarne il contagio, è stato radicalmente modificato attraverso l’introduzione di nuove modalità operative, per consentire di operare anche “a distanza”.

Con specifico riferimento all’attività svolta presso gli “sportelli” di Poste Italiane S.p.A., al contrario, la necessità di lavorare “a contatto” con il pubblico, per garantire i servizi essenziali all’utenza, attraverso l’attività dei quasi 13.000 uffici postali sparsi sul territorio nazionale, non ha permesso il pieno utilizzo dello smart working ai lavoratori impiegati in tali uffici.

Gli addetti allo sportello, infatti, hanno continuato a garantire lo svolgimento della propria attività “in presenza”, anche se - come dichiarato dall’azienda - “l’attività di oltre il 90% degli uffici postali è stata

razionalizzata attraverso il contingentamento delle aperture sia degli uffici a doppio turno, sia di quelli mono turno”.

In tale contesto, la necessità di operare in ambienti ove fossero garantite la salute e la sicurezza in primis dei lavoratori e delle lavoratrici, senza trascurare quelle dei clienti e dell’utenza, in ottemperanza alle indicazioni fornite dal Governo, ha costretto l’azienda ad intervenire attraverso continue forniture di dispositivi sanitari adeguati (mascherine, gel disinfettanti, guanti monouso, etc.) e attraverso la sanificazione straordinaria di siti produttivi, sedi direzionali e uffici postali.

Nella fase di lockdown, e non solo, anche le abitudini dei cittadini utenti sono inevitabilmente cambiate: il boom dell’e-commerce ha fatto registrare una vera e propria impennata nell’utilizzo dei corrieri espressi, con un record nel numero di pacchi consegnati, ma, al tempo stesso, si è registrato un

sensibile calo della corrispondenza. Tale cambiamento, come affermato dai vertici dell’azienda Poste Italiane S.p.A., è stato reso possibile anche

“mediante l’impiego dei vari canali di distribuzione previsti dall’azienda, sia digitali che reti terze, capaci di integrare l’attività svolta dalla rete fisica degli uffici postali”.

In tale contesto, caratterizzato dai grandi cambiamenti legati alla lotta contro il virus, poco o nulla è mutato sul fronte degli scioperi. Il numero delle proclamazioni registrato nell’anno in esame, infatti, è rimasto sostanzialmente invariato rispetto allo stesso dato registrato negli anni precedenti, con 71 proclamazioni di sciopero nel 2020 (nel 2019 erano state 92, 73 nel 2018, 137 nel 2017 e 91 nel 2016).

L’invito rivolto dall’Autorità a tutte le Organizzazioni sindacali ed alle Associazioni professionali affinché non fossero attuate astensioni collettive per tutto il mese di marzo 2020, successivamente esteso al mese di aprile 2020, allo scopo di evitare un ulteriore aggravio alle istituzioni coinvolte nell’attività di prevenzione e contenimento della diffusione del virus, era rivolto essenzialmente alle astensioni dalle prestazioni di lavoro ordinario.

Pertanto, nemmeno le azioni di sciopero indette nei mesi di marzo e aprile, nel settore postale, trattandosi sempre di astensioni delle prestazioni di lavoro straordinario e/o dalle prestazioni aggiuntive, e mai quelle di lavoro ordinario, sono state considerate illegittime, anche se effettuate in pendenza del fermo invito dell’Autorità a non effettuare scioperi in quei mesi, in quanto l’Autorità stessa ha ritenuto che tale forma di astensione non potesse causare un “ulteriore aggravio alle istituzioni coinvolte nell’attività di prevenzione e contenimento della diffusione del virus”.

Come detto, quindi, tutte le iniziative di sciopero proclamate per i lavoratori di Poste Italiane S.p.A., nel corso dell’anno in esame, hanno avuto sempre durata mensile, avendo interessato, come avvenuto negli anni precedenti, le prestazioni straordinarie e/o aggiuntive.

Tale forma di azione collettiva è stata riproposta, a livello nazionale, solo dalle organizzazioni sindacali non firmatarie del contratto collettivo, che, nel pieno rispetto della Regolamentazione di settore, hanno proclamato, periodicamente, la medesima iniziativa, rispettando l’intervallo ed il preavviso previsti. Viceversa, le azioni di sciopero proclamate dalle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo hanno interessato solo bacini locali, provinciali e/o regionali.

In tre casi, invece, si è trattato di scioperi a livello nazionale proclamati da organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo che, però, non hanno riguardato direttamente i dipendenti di Poste Italiane, ma hanno interessato esclusivamente i lavoratori somministrati assunti da Adecco, in missione presso l’azienda. Tali astensioni, effettuate nei mesi di luglio e settembre 2020, sono state motivate – come sostenuto dalle organizzazioni sindacali proclamanti - dalla “volontà di Poste Italiane di interrompere le

missioni di lavoro, allo scadere dei 24 mesi di anzianità lavorativa, di oltre 300 lavoratori in somministrazione, nonostante la maggior parte di essi siano dipendenti di Adecco con contratto a tempo indeterminato e somministrati presso Poste Italiane...”.

Inoltre, delle 71 proclamazioni dell’anno, solamente 2 non hanno interessato l’azienda Poste Italiane S.p.A., in quanto rivolte ad altra azienda operante nel settore: la Express Speedy S.r.l. Tale società ha gestito per Poste Italiane l’appalto per la vuotatura delle cassette postali ed il successivo trasporto e consegna presso i CMP di Poste nelle aree di Roma e Fiumicino ed in altre parti d’Italia. Le 2 azioni di sciopero che hanno interessato tale società nel 2020, sono state tutte indette per protestare contro i continui ritardi nel pagamento delle retribuzioni (in Calabria) o per la mancata consegna degli adeguati DPI necessari a garantire la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nell’esecuzione della propria attività lavorativa (nelle aree di Roma e Fiumicino).

Nella maggior parte degli scioperi proclamati nel 2020, la principale causa di insorgenza del conflitto è da rinvenire nella necessità di ottenere modifiche dell’articolazione dell’orario di lavoro e/o delle prestazioni richieste, mentre in via residuale, le organizzazioni sindacali hanno proclamato scioperi contro l’ipotesi di ristrutturazioni aziendali e/o la riorganizzazione dei servizi.

La Commissione, nel corso dei 12 mesi del 2020, è dovuta intervenire 7 volte, con indicazioni immediate ai sensi dell’articolo 13, comma 1, lettera d), della Legge 146 del 1990, e successive modificazioni, sempre e solo nei confronti delle organizzazioni sindacali non firmatarie del contratto collettivo che, con le loro proclamazioni a carattere nazionale hanno, in diverse occasioni, violato la regola dell'intervallo tra azioni di sciopero, precedentemente proclamate, a livello regionale, da altri soggetti sindacali. Le organizzazioni sindacali destinatarie di tali indicazioni immediate hanno sempre risposto positivamente, accogliendo l’invito dell’Autorità,

revocando la propria iniziativa o andandosi a “concentrare” con gli altri scioperi, precedentemente proclamati, da altri soggetti sindacali.

Pertanto, anche nel 2020, il dato statistico registrato conferma l’attitudine delle Organizzazioni sindacali operanti nel settore, a rispettare la regolamentazione vigente. In sostanziale linea di continuità con quanto avvenuto negli anni precedenti, infatti, considerando anche gli adeguamenti alle indicazioni immediate della Commissione, avvenuti nei termini di legge, tutte le astensioni del 2020 sono risultate regolari, evitando così all’Autorità di procedere all’apertura di procedimenti di valutazione del comportamento.