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Le sfumature dell’asimmetria

Nel documento Diventare padriin Italia (pagine 176-183)

Approfondimento 2 - “Meglio tardi? Caratteristiche e fecondità

7. Impegno lavorativo paterno e rapporto con i figli

7.3 Le sfumature dell’asimmetria

La prima analisi esplorativa del rapporto tra padri e figli proposta rielaborando i dati dell’Indagine Multiscopo Famiglie e Soggetti Sociali

1998 (Fss98, Istat, 2000) sulla vita quotidiana di bambini e ragazzi6 si sviluppa quindi sul presupposto che i modelli di organizzazione della famiglia italiana vedono ancora come protagonista indiscusso della scena la madre. Ci incuriosisce, tuttavia, approfondire le differenze di tonalità nell’asimmetria familiare, e soprattutto in quali situazioni questa asimmetria appaia più sfumata, come conseguenza di una più concreta presenza del padre nelle attività strumentali e di svago legate alla vita dei figli.

Più specificatamente tenteremo di sviluppare la questione alla luce del nesso tra fecondità-famiglia-lavoro nell’identità di genere maschile, riprendendo quanto nel 1995 Saraceno aveva esposto in un suo intervento riflettendo sull’ “ovvietà con cui si dà per scontato che il nesso tra queste tre dimensioni dell'esperienza umana e sociale riguardi prevalentemente se non esclusivamente, le donne”.

Più recentemente, nel presentare i risultati di una ricerca condotta tramite interviste in profondità sulle strategie con cui le famiglie lombarde fronteggiano situazioni quotidiane di vulnerabilità sociale, Lembi (2003) riconosce come la ricerca sulla relazione famiglia-lavoro venga letta principalmente secondo la sola prospettiva della madre lavoratrice, trascurando molti degli aspetti legati alla polarità maschile. Con l’intenzione esplicita di arricchire tale prospettiva l'autore approfondisce il segmento delle coppie bilavoro con problemi di accudimento dei figli rilevando tra queste l’adozione frequente della formula lavoro elastico-flessibile non sempre career oriented della madre affiancato al lavoro più sicuro, impegnativo e time spending del padre.

Abbandonando la prospettiva della ricerca qualitativa, ricca comunque di potenzialità per rilevare l’esistenza di differenze importanti nelle dinamiche oggettive che regolano le vite delle persone (Micheli, 2003), verifichiamo sui grandi numeri cosa ci dicono i dati raccolti con la più consistente indagine ufficiale sui comportamenti delle famiglie e dei soggetti sociali in esse coinvolti.

L’asimmetria a sfavore delle donne del lavoro familiare di cura dei figli è particolarmente evidente tra coppie in cui al padre è riconosciuto il ruolo di unico percettore di reddito, permettendogli, in virtù di questo, di allontanarsi da una serie di attività che riguardano i figli, poiché la madre, specularmente, si assume quasi tutte le responsabilità del

6 Le analisi svolte fanno riferimento per la maggior parte ai quesiti 1.20, 1.21, 2.8, 3.2, 3.3, 3.8, 3.9, 3.10, 3.11 del questionario per bambini e ragazzi da 0 a 17 anni compresi. Alcuni approfondimenti nascono invece dall’uso del questionario per autocompilazione rivolto alle persone di 18 anni e più presenti nelle famiglie campionate.

bisogno di cura e di gestione della vita dei bambini, sopperendo all’assenza del padre. I padri coinvolti nella cura quotidiana per il 56 per cento dei bambini più piccoli (0-2 anni) sono effettivamente più presenti per tutte le attività di cura quotidiana indagate (dargli la pappa, metterlo a letto, vestirlo, cambiargli il pannolino) eccetto che per la meno routinaria e più divertente delle attività (fargli il bagno) proprio quando la madre è occupata (Tavola 7.3).

Tavola 7.3 - Bambini con meno di 3 anni accuditi quotidianamente dai padri per tipologia del lavoro di cura e condizione dei genitori - Anno 1998 (per 100 bambini con genitori con le stesse

caratteristiche)

Attività svolte dal padre CONDIZIONE DEI GENITORI

Lo fa mangiare Lo mette a letto Lo veste Gli fa il bagno (a) Gli cambia il pannolino

Ambedue i genitori occupati 40,4 47,1 35,7 78,7 42,1

Padre occupato, madre casalinga 30,2 39,1 20,4 79,3 25,9

Totale 36,7 45,1 29,7 78,1 34,6

Fonte: Elaborazioni da Istat, La vita quotidiana di bambini e ragazzi. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia”. Anno 1998 (Istat, 2000)

(a) Per il bagno si considerano i padri coinvolti almeno una volta a settimana.

Procedendo nella lettura integrata di alcune delle tabelle riportate nel volume dell’indagine o nel floppy disk ad esso allegato (Istat, 2000) si nota come anche l’impegno dell’accompagnare e andare a prendere il bambino a scuola è più equamente ripartito tra il padre e la madre nel caso in cui siano ambedue lavoratori. Questo si osserva soprattutto nell’accompagnamento, che spesso i padri fanno coincidere con il trasferimento verso il luogo di lavoro (Tavola 7.4).

Tavola 7.4 - Bambini e ragazzi da 3 a 13 anni che frequentano la scuola per genitore con cui vanno a scuola, con cui tornano (a) e condizione dei genitori - Anno 1998 (per 100 bambini e ragazzi

con genitori della stessa condizione)

Con chi va a scuola Con chi torna da scuola CONDIZIONE DEI GENITORI

Con il padre Con la madre Con il padre Con la madre

Ambedue i genitori occupati 15, 3 45,3 12,1 41,0

Padre occupato, madre casalinga 7,8 52,5 7,1 51,4

Totale 11,3 48,8 9,5 45,9

Fonte: Elaborazioni da Istat, La vita quotidiana di bambini e ragazzi. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia”. Anno 1998 (Istat, 2000)

(a) Non sono riportate le percentuali relative alle altre persone con cui i bambini possono andare e tornare da scuola, recuperabili dalla tavola 3.18 del floppy allegato al volume.

Considerando invece l’attività scolastica l’86,8 per cento dei bambini da 6 a 17 anni ha spesso o sempre compiti a casa e, se necessario, (quando cioè non fanno i compiti da soli) le persone cui si appoggiano per il loro svolgimento sono principalmente la madre (40,3 per cento) o il padre (13,0 per cento). Tuttavia, la percentuale di padri coinvolti nelle attività di sostegno scolastico a casa è, anche in questo caso, più alta quando anche la mamma è impegnata sul lavoro (Tavola 7.5).

Tavola 7.5 - Bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni che frequentano la scuola e hanno compiti da svolgere a casa per persone con cui li svolgono e condizione dei genitori - Anno 1998 (valori

percentuali)

CONDIZIONE DEI GENITORI Con il padre Con la madre

Ambedue i genitori occupati 17,4 43,3

Padre occupato, madre casalinga 10,9 39,9

Totale 13,0 40,3

Fonte: Elaborazioni da Istat, La vita quotidiana di bambini e ragazzi. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia”. Anno 1998 (Istat, 2000)

Nei rapporti con gli insegnanti le differenze fra le due tipologie di coppie sono ancora più evidenti. Il coinvolgimento del padre – sia come unico delegato (16,5 per cento) ad interagire con gli insegnanti, sia a fianco della madre (18,3 per cento) – è maggiore laddove i genitori dei bambini sono entrambi occupati (Tavola 7.6).

Tavola 7.6 - Bambini e ragazzi che frequentano la scuola per persone che curano i rapporti con gli insegnanti, condizione dei genitori - Anno 1998 (per 100 bambini e ragazzi con genitori nella stessa

condizione)

CONDIZIONE DEI GENITORI Nessuno Padre Madre Entrambi i genitori

Ambedue i genitori occupati 3,2 16,5 61,2 18,3

Padre occupato, madre casalinga 4,8 13,1 68,1 13,5

Totale 4,6 14,0 65,7 15,0

Fonte: Elaborazioni da Istat, La vita quotidiana di bambini e ragazzi. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Famiglia, soggetti sociali e condizione dell’infanzia”. Anno 1998 (Istat, 2000)

Non bisogna comunque dimenticare che il livello di istruzione è tendenzialmente più alto tra le coppie bilavoro. In conseguenza di ciò la maggiore attenzione alla vita scolastica dei figli è spiegabile anche dalla diversa configurazione delle coppie in termini di titolo di studio sia del padre che della madre (Tavola 7.7).

Tavola 7.7 - Bambini e ragazzi che frequentano la scuola per persone che curano i rapporti con gli insegnanti e titolo di studio dei genitori - Anno 1998 (per 100 bambini e ragazzi con genitori nella

stessa condizione)

TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI Nessuno Padre Madre Entrambi i

genitori

Entrambi almeno diploma 3,4 15,8 60,3 20,1

Lei fino a scuola media inferiore, lui almeno diploma 4,0 20,9 58,5 16,2 Lei almeno diploma, lui fino a scuole media inferiore 3,7 11,2 73,8 11,0

Entrambi fino a scuola media inferiore 5,6 12,0 68,4 13,3

Totale 4,4 14,3 65,1 15,7

Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine Multiscopo Famiglie Soggetti Sociali e Condizione dell'Infanzia, 1998

L’unica attività in cui il padre appare coinvolto in eguale misura, indipendentemente dalla condizione lavorativa della madre è il gioco (Figura 7.1). Sebbene al crescere dell’età il processo di socializzazione tenda a svincolarsi dall’ambito strettamente familiare per proiettarsi verso l’esterno (nei giorni feriali gioca con amici e compagni più di un quarto dei bambini da 3 a 5 anni, il 57,2 per cento di quelli da 6 a 10 e ben il 70,1 per cento dei bambini di 11-13 anni), quando i genitori e i bambini giocano insieme, la grande maggioranza dei bambini condivide quotidianamente con la madre parte delle attività ludiche. Ben il 74,3 per cento dei bambini e delle bambine da 3 a 5 anni gioca con lei tutti i giorni. Il padre è invece presente nei giochi infantili con una frequenza ben più bassa (41,5 Per cento). Se si considerano invece i bambini che giocano almeno una volta a settimana, la distanza si riduce drasticamente (96,1 per cento con la madre e 84,6 per cento con il padre). Al crescere dell’età giocare con i genitori diventa un’attività meno frequente e la differenza tra padri e madri tende a ridursi, almeno per quanto riguarda il gioco condiviso tutti i giorni.

Per quanto riguarda alcune delle attività svolte nel tempo libero come vedere la tv o le videocassette insieme al bambino, andare al parco,

Figura 7.1 - Frequenza quotidiana di gioco con il padre e con la madre dei bambini da 3 a 13 anni per condizione dei genitori - Anno 1998

0 10 20 30 40 50 60

Ambedue occupati Padre occupato - madre casalinga

Con il padre Con la madre

andare al cinema o a vedere spettacoli sportivi, non si osservano invece particolari asimmetrie dal momento che solitamente si tratta di attività organizzate e condivise dalla madre e dal padre per trascorrere un pomeriggio o una serata insieme con i bambini. Le attività che hanno a che fare con la musica, la lettura di fiabe e di racconti coinvolgono sempre più spesso le mamme, siano esse lavoratrici o meno (Figura 7.2). Figura 7.2 - Bambini da 3 a 13 anni per attività che svolgono con il padre e la madre almeno qualche volta al mese per condizione dei genitori - Anno 1998 (per 100 bambini e ragazzi con genitori nella stessa

condizione)

0 50 100

Legge fiabe e storie

Racconta/inventa fiabe, storie

Vede TV

Vede VHS

Va al cinema Va a spettacoli sportivi

Ascolta musica insieme Accompagna al parco

Canta/balla/suona insieme

Con il padre - ambedue i genitori occupati Con il padre occupato - madre casalinga Con la madre - ambedue I genitori occupati Con la madre - padre occupato madre casalinga

Rileggendo ancora il resoconto della ricerca qualitativa condotta in Lombardia, emerge come un’organizzazione simmetrica dei ruoli nella quotidianità sia più diffusa in presenza di coppie con doppia carriera lavorativa e pochi figli: è il marchio distintivo delle coppie “dink” (double income no kids, “doppio reddito senza figli”) e in particolare di quelle residenti nelle grandi città (Micheli, 2003). In queste due sole righe è tuttavia contenuto il riferimento a più dimensioni tra cui il numero di figli, il tipo di lavoro orientato ad un percorso di carriera e il contesto di residenza. Noi finora ci siamo limitati a considerare solo il fattore double income. Possiamo comunque già intravedere una nitida indicazione: l’asimmetria di genere nel lavoro familiare è molto meno marcata (si osserva cioè un minor divario tra le percentuali di casi in cui è prevista la figura della madre e quelle in cui l’attività è svolta invece dal padre) quando anche la madre lavora. La condivisione con il padre è inoltre molto più evidente per quei tipi di attività realizzabili in tempi della giornata che non si sovrappongono a quelli della vita lavorativa: metterli a letto, vestirli, accompagnarli a scuola, trascorrere con loro il tempo libero sono attività che il padre può svolgere prima di andare al lavoro o in chiusura di una giornata lavorativa, anche se fosse di otto ore o più giornaliere.

Le poche informazioni riportate nelle tabelle e nelle figure precedenti testimoniano, nonostante la lettura data in termini di asimmetrie più o meno sfumate, ancora una scarsa condivisione delle attività strumentali che riguardano l’organizzazione quotidiana della vita familiare e che non coinvolgono la sfera emotiva dell’interazione tra genitori e figli. Nelle attività di supporto alla vita scolastica del bambino la figura materna è assolutamente prevalente sia nello svolgimento dei compiti a casa che nell’interazione con gli insegnanti, compiti che possono più facilmente essere svolti con una gestione flessibile del lavoro (part-time, telelavoro, job sharing), o ancor meglio con una completa disponibilità dovuta all’assenza dall’attività lavorativa femminile.

La madre, in fin dei conti, continua a combinare, e soprattutto a intersecare, le attività di cura, aiuto nello studio, gioco dei figli, e lavoro personale, quando ha una sua professione. Anche il padre lo fa, in misura certamente inferiore e su tempi che non sono quelli della classica giornata lavorativa.

Finora ci si è concentrati sul rapporto tra padri e figli in relazione alla madre, evidenziando come l’asimmetria nel lavoro quotidiano di

cura e supporto alla crescita dei figli, osservata distintamente nell’ambito delle attività strutturali e di svago, sia più marcata laddove la madre non è lavoratrice.

Tralasciamo ora la figura della madre e approfondiamo il nesso tra fecondità, famiglia e lavoro nell’identità di genere maschile, alla luce dell’informazione sull’intensità/carico lavorativo del padre e sul numero di figli. Lungo questa direttrice la seconda questione che ci preme affrontare è la costruzione di una misura sintetica del grado di coinvolgimento del padre, sfruttando la completezza dell’indagine Fss98.

Nel documento Diventare padriin Italia (pagine 176-183)