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Una visione di sintesi sul coinvolgimento del padre

Nel documento Diventare padriin Italia (pagine 185-192)

Approfondimento 2 - “Meglio tardi? Caratteristiche e fecondità

7. Impegno lavorativo paterno e rapporto con i figli

7.5 Una visione di sintesi sul coinvolgimento del padre

Le informazioni raccolte con i due questionari di riferimento non prevedono una misura quantitativa sul grado di coinvolgimento complessivo dei padri nella vita dei figli11. Le domande sono formulate prevedendo per le risposte scale di Likert relative all’intensità di frequenza con cui il padre svolge certe attività o scelte multiple12 tra cui quella riferita al padre viene elaborata come una variabile dicotomica. La stima di eventuali modelli di regressione per variabili dicotomiche o politomiche definiti su alcune delle dimensioni che vedono la partecipazione del padre non consentirebbe di formulare una visione complessiva del rapporto tra padri e figli. Tali motivazioni ci inducono in questo primo contributo, sviluppato secondo un’ottica esplorativa, ad elaborare una misura quantitativa sintetica del grado di coinvolgimento dei padri nella vita quotidiana dei figli, distinguendo per numero ed età dei figli presenti nei nuclei selezionati, e separando il piano delle attività strumentali-routinarie da quello delle attività di svago. Per quanto

10 Poiché poco più dell’1 per cento del totale dei bambini vivono con qualche bambino nato da un matrimonio precedente, nel seguito indicheremo genericamente che i bambini vivono con entrambi i genitori, sebbene la coppia potrebbe essere una coppia formatasi dopo un matrimonio precedente.

11 Nella sezione 4 del questionario per autocompilazione diretto ai componenti del nucleo di età superiore ai 18 anni esiste un quesito che rileva in ore e in minuti il tempo dedicato mediamente alla settimana al lavoro domestico e familiare, senza però distinguere tra le faccende di casa, il fare la spesa e la cura degli altri componenti.

12 I quesiti 2.8, 3.8 che chiamano in gioco esplicitamente la figura del padre (“Con che frequenza il padre svolge le seguenti attività con il figlio”) prevedono come risposte per ciascuno degli items considerati una scala che va da 1=tutti giorni a 6=mai. Gli altri quesiti di interesse come 1.12 , 1.14, 1.20, 1.21, 3.2, 3.3 nella lista delle modalità tra cui scegliere prevedono la figura del padre (ad esempio dal quesito: “Di solito, se ha avuto compiti a casa, con chi li ha svolti?” si otterrebbe una variabile dicotomica svolge i compiti a casa con il padre).

riguarda il numero di figli si è scelto di limitarsi ai casi di padri con figli unici o con al più due figli, essendo queste le situazioni ancora più frequenti e rimandando ad approfondimenti più specifici l’analisi del rapporto tra padri e figli in famiglie numerose (cfr. Rizzi, in questo volume). Pertanto abbiamo incluso nella nostra analisi il campione che si riferisce ai circa 7 milioni di bambini, pari al 76,6 per cento del totale dei bambini che vivono con entrambi i genitori e senza altri membri aggiunti13.

Relativamente all’età dei figli le distinzioni proposte hanno seguito la struttura del questionario che prevede dei filtri sulla rilevazione in corrispondenza dei bambini di età 0-2, 3-5, e 6-1314. Anche per questa ragione le attività considerate nella costruzione della misura sintetica variano per fasce di età: per i più piccoli ci si limita a considerare le attività di cura (quesito 2.8), per la fascia 3-5 a queste si aggiungono il gioco e le attività di svago (quesito 3.8)15, mentre per l’ultima fascia di età si indaga il coinvolgimento del padre oltre che nel gioco e nelle attività di svago, anche nelle attività scolastiche. Dalle poche ricerche italiane svolte su dati di indagini quantitative emerge che le attività svolte dai padri con i figli sono quelle più gratificanti legate al gioco e al tempo libero, mentre il lavoro di cura materiale rimane riservato alle madri. Per evitare di confondere i due ambiti di potenziale coinvolgimento del padre, e per osservare gli stessi congiuntamente, alla ricerca di correlazioni tra l’uno e l’altro, sono state definite due distinte misure di sintesi: nella prima (grado di coinvolgimento in attività

strumentali o routinarie) rientrano le attività di cura (quesito 2.8: dargli

da mangiare, metterlo a letto, vestirlo, fargli il bagno, cambiargli il pannolino) mentre nella seconda (grado di coinvolgimento in attività di

svago) si considerano le attività svolte principalmente nel tempo libero

(quesito 3.8: legge fiabe e storie, racconta e inventa storie, vede la televisione insieme a lui/lei, vede videocassette insieme a lui/lei, ascolta

13 In particolare sono 2 milioni 134 mila i bambini che vivono con entrambi i genitori e con più di un fratello o una sorella.

14 I bambini di età 0-2 sono 1 milione 388 mila, quelli di età 3-5 sono 1 milione 485 mila e quelli di età 6-13 4 milioni 46 mila.

15 Fra le attività strumentali considerate nella batteria di domande 2.8, l’item “cambiare il pannolino” è stato incluso nella misura sintetica solo per i bambini di età 0-2, perché nella classe di età successiva (3-5) l’item risultava non pertinente in più della metà dei casi. Per quanto riguarda invece la batteria di domande 3.8 sono stati esclusi del calcolo dell’indice sintetico per le attività di svago gli items “andare al cinema” e “andare a vedere eventi sportivi” perché lo svolgimento di queste attività possono essere fortemente influenzate dalla disponibilità economica dei genitori, e non solo dalla propensione o meno alla partecipazione paterna.

musica insieme a lui/lei, lo accompagna al giardino/parco, canta/balla/suona insieme a lui/lei)16.

La Figura 7.3 mostra sinteticamente il legame esistente fra gli indici standardizzati di coinvolgimento del padre nelle attività strumentali o routinarie e di svago per i bambini di 3-5 anni (unica fascia di età per la quale vengono registrate tutte le attività). In particolare il grafico riporta il valore medio dell’indice di coinvolgimento nello svago condizionatamente a quello di coinvolgimento nelle attività strumentali. Il legame tra i due indici si estende solo nel primo quadrante in alto a destra e nel terzo in basso a sinistra. Quindi i padri che partecipano più della media nelle attività strumentali o routinarie di cura dei figli, sono altrettanto coinvolti nelle attività di svago. L’andamento per quanto riguarda i bambini di 3-5 anni che hanno un fratello o una sorella è simile a quello dei figli unici. Sembra insomma che se il padre è partecipe, lo è quasi per natura, non per coprire un bisogno che si fa più urgente con l’arrivo di un secondo figlio.

Figura 7.3 - Indici standardizzati di coinvolgimento del padre in attività routinarie e di svago, bambini di età 3-5 anni - Anno 1998

Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine Multiscopo Famiglie Soggetti Sociali e Condizione dell'Infanzia, 1998

16 Per ciascuno di questi items, come si è già detto in nota 121, era prevista una scala di sei valori numerici che hanno consentito di passare ad un unico indicatore quantitativo ottenuto per ogni singolo bambino come somma dei punteggi standardizzati assegnati ad ogni attività considerata nella costruzione della misura sintetica. La successiva standardizzazione dei punteggi totali calcolati per ogni bambino ha poi consentito di rendere confrontabili e quindi più facilmente interpretabili le relazioni tra il grado di coinvolgimento e alcune variabili riferite al padre nei gruppi definiti dall’età e dal numero di bambini presenti nel nucleo.

b) Due figli -3 -2 -1 0 1 2 3 -4 -2 0 2 4 Attività routinarie A tt iv ità d i s v a g o a) Figli unici -3 -2 -1 0 1 2 3 -4 -2 0 2 4 Attività routinarie Attività d i sva g o

Le variabili raccolte nel questionario per autocompilazione rivolto a persone di 18 anni e più (e quindi diretto a ciascun componente della famiglia tra cui anche il padre) consentono di indagare se il comportamento differenziale del padre nella condivisione delle attività strumentali e di svago sia influenzato oltre che dalla posizione lavorativa della madre anche da altri fattori associati all’intensità dell’attività lavorativa e quindi specularmente alla disponibilità di tempo da dedicare alla vita dei figli. L’ipotesi che formuliamo in questo caso è che l’impegno profuso dal padre nell’attività lavorativa - misurato attraverso il numero delle ore lavorate fuori casa settimanalmente - giochi un ruolo significativo nel plasmare l’immagine della paternità. Più specificatamente riteniamo che la figura del “nuovo padre” coinvolto attivamente nella cura dei figli e nell’organizzazione della vita familiare sia più frequentemente diffusa tra padri che, non essendo

career oriented, investono meno nella vita professionale, dedicando ad

essa meno tempo. Dai grafici seguenti l’ipotesi sembra in effetti essere sufficientemente convincente.

I bambini i cui padri lavorano con orario relativamente breve (inferiore alle 40 ore settimanali) sono accuditi dai propri padri più frequentemente rispetto alla media. Al crescere dell’orario lavorativo il coinvolgimento paterno diminuisce. Esistono però alcune eccezioni, dovute probabilmente alle particolari caratteristiche lavorative (posizione nella professione e tipo di lavoro svolto) dei padri che hanno un orario lavorativo più lungo. I padri con figli unici con orario lavorativo superiore alle 60 ore sono infatti più frequentemente dirigenti, quadri o imprenditori, mentre quelli che lavorano fra le 51 e le 60 ore sono più spesso liberi professionisti rispetto alla media. I padri di due bambini sono più frequentemente imprenditori e lavoratori in proprio rispetto alla media quando hanno un orario lavorativo superiore alle 50 ore settimanali. Mentre per i dirigenti e i quadri l’impegno lavorativo per quanto oneroso si esaurisce fuori casa, i liberi professionisti possono essere più frequentemente impegnati con del lavoro da svolgere in orari che non coincidono con la classica giornata lavorativa e che quindi rischiano di sovrapporsi ai tempi di vita dei bambini molto piccoli17.

17 Questo aspetto sarà tuttavia meglio verificabile solo con più dettagliate informazioni sull’uso del tempo, presto a disposizione grazie ad una delle altre indagini tematiche Multiscopo.

La Figura 7.4 mostra inoltre lo slittamento verso destra dell’intersezione sull’asse della media confrontando il grafico a) con il grafico b). Sembra che in presenza di due figli anche i padri che lavorano a tempo pieno (41-45 ore) partecipino di più nelle attività strumentali o routinarie, confutando in parte l’ipotesi che al crescere della numerosità della famiglia i padri si releghino nel settore lavorativo.

Figura 7.4 - Indice standardizzato medio del grado di coinvolgimento del padre in attività routinarie per ore lavorate fuori casa dal padre, bambini in età 0-2 anni - Anno 1998

Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine Multiscopo Famiglie Soggetti Sociali e Condizione dell'Infanzia, 1998

Il coinvolgimento dei padri nell’attività di svago con i bambini di 3-5 anni, diminuisce gradualmente al crescere dell’orario lavorativo del padre, come atteso (Figura 7.5). La partecipazione alle attività strumentali o routinarie è invece più alta della media per l’orario lavorativo intermedio (36-40 ore settimanali), e minore della media in tutti gli altri casi. I padri che lavorano con un orario lavorativo estremamente breve (il 6 per cento del totale dei padri che lavorano) sono inaspettatamente meno coinvolti della media, dimostrando quasi che quando il padre può usufruire di tempo libero preferisce dedicarsi con i figli alle attività più gradevoli (di svago) che a quelle di tipo strumentale o routinario, sebbene il tempo dedicato ai due tipi di attività

b) Due figli -0,4 -0,3 -0,2 -0,1 0 0,1 0,2 0,3 0,4 fino a 35 ore 36-40 41-45 46-50 51-60 >60 a) Figli unici -0,4 -0,3 -0,2 -0,1 0 0,1 0,2 0,3 0,4 fino a 35 ore 36-40 41-45 46-50 51-60 >60 routinarie

(misurato utilizzando la frequenza di partecipazione) non siano esplicitamente in competizione fra di loro18 .

Figura 7.5 - Indice standardizzato medio del grado di coinvolgimento del padre in attività routinarie e di svago per ore lavorate fuori casa dal padre, bambini in età 3-5 anni - Anno 1998

a) Figli unici -0,4 -0,3 -0,2 -0,1 0 0,1 0,2 0,3 0,4 fino a 35 ore 36-40 41-50 >50 b) Due figli -0,4 -0,3 -0,2 -0,1 0 0,1 0,2 0,3 0,4 fino a 35 ore 36-40 41-50 51-60 >60

Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine Multiscopo Famiglie Soggetti Sociali e Condizione dell'Infanzia, 1998

Inoltre bisogna considerare che solo il 35 per cento delle partner di questi uomini lavora, contro una media generale del 43 per cento. Essi dunque usufruiscono di mogli e/o compagne molto presenti nella scena quotidiana, pronte ad una suddivisione dei ruoli particolarmente tradizionale. È quindi possibile che dietro la decisione di scegliere più o meno esplicitamente un modello lavorativo tipo part-time ci possano essere delle motivazioni non necessariamente legate al soddisfacimento dei bisogni di cura dei figli (come ad esempio situazioni disagiate di sottoccupazione). Da questi grafici inoltre si evidenzia come i bambini appartenenti a famiglie medie, in cui il padre è impiegato ed ha un orario lavorativo intermedio sono accuditi dal padre più frequentemente della media, risultato a cui si arriva anche con i dati Ffs (Di Giulio e Carrozza, 2003).

I due indici hanno una differente sensibilità all’attività lavorativa della madre, confermando quanto era già emerso dalla tavola 7.3 e nelle

18 Non viene chiesto quanta parte della giornata viene dedicata ad una attività e quanto ad un’altra, ma solo se viene svolta frequentemente o meno.

analisi di Tanturri e Mencarini nel capitolo precedente: quando la madre lavora il coinvolgimento del padre in attività routinarie è più alto in tutte le classi di orario lavorativo rispetto alla situazione in cui la madre non lavora (Figura 7.6). È però interessante notare che la partecipazione nelle attività di svago è invece quasi per niente sensibile a questa caratteristica.

Figura 7.6 - Indice standardizzato medio del grado di coinvolgimento del padre in attività routinarie e di svago per ore lavorate fuori casa dal padre e per condizione della madre, figli unici in età 3-5 anni - Anno 1998

Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine Multiscopo Famiglie Soggetti Sociali e Condizione dell'Infanzia, 1998

L’andamento dell’indice sintetico per le sole attività di svago nella classe di età 6-13 è simile a quello della classe di età precedente (Figura 7.7). Ancora una volta questo si mantiene superiore alla media fino alla classe di orario lavorativo 36-40, e poi è sempre inferiore alla media.

-0,4 -0,3 -0,2 -0,1 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 fino a 35 ore 36-40 41-50 >50 routinarie svago

Figura 7.7 - Indice standardizzato medio del grado di coinvolgimento del padre in attività di svago per ore lavorate dal padre fuori casa, bambini in età 6-13 anni - Anno 1998

Fonte: Elaborazione su dati Istat, Indagine Multiscopo Famiglie Soggetti Sociali e Condizione dell'Infanzia, 1998

Nel documento Diventare padriin Italia (pagine 185-192)