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Sicurezza del territorio, criminalità urbana e andamenti statistic

I punti chiave delle politiche di sicurezza urbana alla luce della criminalità registrata in Liguria

1. Sicurezza del territorio, criminalità urbana e andamenti statistic

La sicurezza di una città, di un municipio, di un quartiere, prende forma dalla contrapposizione tra zone di luce e di ombra. Una fotografia in chiaroscuro. Composta da differenti tonalità. Soggetta alle mutazioni dei fenomeni che gravitano nei territori urbani. Alla loro comparsa, al loro lento snaturarsi, semplicemente al loro spostarsi da un’area ad un’altra. Talvolta fino a scomparire.

Le città come imbuti sociali. All’interno delle quali tutto viene inghiottito, assorbito, ma non sempre assimilato. E i cittadini al centro. I protagonisti per eccellenza. Spesso abituati a confrontarsi con la percezione dell’insicurezza. Oggettivamente data, anche quando non risulta accompagnata da elevati indici di criminalità. Oppure, al peggio, quando essa fa il paio con delitti e violenze. La sicurezza urbana risponde a un concetto complesso. Mai totalmente associabile allo stato della criminalità, ma neppure svincolata da quest’ultimo1.

Quella del cittadino, nei confronti della sicurezza, è una luce che lo invoglia a cambiare continuamente il proprio sguardo. Nella migliore delle ipotesi: adattandolo ai cambiamenti. Nella peggiore: costringendolo a conformarsi alla vista di periferie degradate, deserti metropolitani, alla scarsa solidarietà tra

gli abitanti, al mancato rispetto delle regole di convivenza e di buon vicinato, a rapportarsi con i disagi non sempre visibili delle diversità, alla necessità di ri- qualificare i luoghi più sofferenti del territorio urbano. Più semplicemente at- traverso la riconversione di un’area dismessa o con la messa in sicurezza di uno spazio pubblico dedicato alla socialità.

Sono le azioni umane a fare la differenza. A migliorare la qualità della vita. Dalle più piccole e scontate a quelle più visibili ed eclatanti. Vivere in una dimensione urbana percepita come sicura non significa cercare soluzioni miracolose. Più modestamente, equivale soltanto a mettere a regime una macchina che spesso agisce produttivamente senza però che l’ala sinistra sia a conoscenza di quel che fa la destra.

È a partire da queste premesse che, da un decennio circa, ha preso forma l’attività dell’Osservatorio regionale su sicurezza urbana e criminalità. La solida tradizione sviluppata dalla nostra Regione ha fatto sì che, quanto meno nei primi anni Duemila, le istituzioni territoriali hanno dato vita ad una spinta propulsiva innovatrice rispetto alle politiche locali sulla sicurezza mediante una progettazione integrata con tutti gli attori investiti da questa tematica. E questo vale soprattutto per l’Osservatorio regionale sulla sicu- rezza urbana istituito del 2005, con obiettivi prevalenti di ricerca e analisi scientifica.

Tali finalità sono state poi ulteriormente rafforzate dalla Convenzione sottoscritta tra la Regione e la Scuola di Scienze sociali nel dicembre 2012, grazie alla quale l’Osservatorio ha trovato una collocazione di tipo accade- mico coerente con gli intendimenti della legge istitutiva.

In riferimento alle statistiche della delittuosità, seppure rimane aperto il problema della criminalità “sommersa”, cioè di quei reati che vengono per- petrati ma non sono denunciati, andando così a formare il cosiddetto “nu- mero oscuro”, i rapporti regionali sulla sicurezza non hanno fatto a meno di approfondire il valore dei dati numerici mediante l’incrocio con le fonti più autorevoli presenti nei territori di indagine: le forze dell’ordine (in primo luogo gli uffici deputati della Polizia di Stato e dei Carabinieri) e le Polizie Locali.

L’analisi statistica è stata accompagnata, per così dire, da ricerche socio- giuridiche di tipo qualitativo, pertanto caratterizzate dall’utilizzo di interviste esplorative e osservazioni dirette su fenomeni e situazioni oggetto di ap- profondimento: uffici dei servizi socio-sanitari, dei dipartimenti delle di- pendenze e, quando il contesto lo ha richiesto, agli operatori del Terzo settore (educatori, operatori di strada).

A partire dalla fotografia sullo stato del crimine locale2, che per altro

consente oggi di descrivere i differenti fenomeni in un arco di tempo – undici anni - altamente rappresentativo per programmare le politiche future, prima di passare in rassegna alcuni punti chiave per l’immediato futuro, ci si consenta di approfondire alcune riflessioni di ordine metodologico.

Guardando al lontano 2004, quasi non sembra vero che da un decennio il campo della ricerca scientifica, universitaria e istituzionale, abbia potuto be- neficiare dei dati ufficiali sulla criminalità forniti direttamente dal Ministero dell’Interno mediante una costante regolarità che fa specie se confrontata con altre fonti statistiche oggetto di analisi empiriche. Se poi si pensa al fatto che, il sistema entrato in vigore dieci anni fa, ha acquisito una modalità sempre più rodata nell’imputazione dei dati, e quindi una maggiore autorevolezza in funzione della sua spendibilità scientifica, da questo quadro non rimarrebbe che trarne un giudizio sostanzialmente positivo.

Tuttavia, persistono ancora alcune zone d’ombra e, stando all’applicazione delle circolari istituzionali, il quadro attuale fa pensare che ancora per molto avranno il loro effetto sulla sfera della conoscenza statistica. Poco chiara, infatti, è la trasmissione di tutte le informazioni relative ai reati registrati sui quali, una maggiore consapevolezza degli elementi che si nascondono dietro ai singoli valori assoluti, consentirebbe al mondo della ricerca il raggiungimento di standard di precisione pressoché eguali ad altri campi di indagine.

Anche le analisi dei dati da cui sono stati calcolati gli andamenti della crimi- nalità in Liguria, pure facendo riferimento alle statistiche ufficiali, scontano alcune lacune. Le denunce registrate rappresentano il frutto del lavoro eseguito dal cosiddetto gruppo “interforze”. Tale rete è composta da: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato; pertanto, occorre tenere conto, almeno per certi reati, dell’influsso esercitato dal cosiddetto “numero oscuro”, cioè da quei delitti che sfuggono alla registrazione della denuncia. Tuttavia, si ribadisce che la ciclica acquisizione dei dati statistici, a tutt’oggi, rappresenta una condizione irrevocabile per la conduzione delle analisi quantitative annuali sulla criminalità ligure e il mezzo più attendibile; poiché utilizzato mediante i dati ufficiali raccolti dalle Prefetture locali e convalidati dal Ministero dell’Interno. È pur vero che il sistema di raccolta degli stessi, meglio conosciuto con l’acronimo “SDI” (Sistema di Indagine), potrebbe con-

2I risultati sono esposti in V. Mannella Vardè S. Padovano (a cura di ), 2004-2013. Legalità e Sicurezza. Dieci anni di criminalità in Liguria. Ottavo rapporto sulla sicurezza urbana, Libellula,

sentire al mondo della ricerca scientifica una maggiore completezza di indagine, ad esempio consentendo la consultazione di un numero maggiore di indicatori: variabili sociali come l’età, la differenza di genere, la nazionalità di appartenenza dei presunti autori, l’area della città nella quale si registrano con maggiore fre- quenza, il giorno e l’ora, la recidiva degli autori (se una persona è denunciata più volte nel corso dell’anno), la vicinanza a zone in cui è predisposto l’uso di vigilanza elettronica, ecc. Tuttavia, non si esclude che prossimamente si possa accedere, per la prima volta, ai dati statistici relativi agli indici di vittimizzazione. Gli stessi, se pure saranno riferiti alle più recenti annualità, potranno consentire una prima analisi di fondo, di cui non si esclude, in futuro, l’eventuale opportunità di incrocio con quelli riguardanti gli autori.

Tornando all’attualità e tenendo conto delle defezioni in corso, in quest’ultimo capitolo si provvederà a tracciare il quadro dell’andamento delittuoso in Liguria, mediante il riepilogo dei valori assoluti e l’utilizzo dei grafici che ne tracciano le tendenze, tenendo conto dei dati relativi alla fase 2004-2014. Anche quest’anno, ciò avverrà facendo eccezione per l’universo delle denunce riferite alla voce “truffe e frodi informatiche” poiché, con l’entrata in vigore del sistema informatico ministeriale, il valore del dato aggrega imprudentemente due diverse tipologie delittuose, senza distinguere le diverse sottocategorie che comprendono la sfera più generale delle truffe. Pertanto, la scelta metodologica di non alimentare un universo - appunto - già abbastanza distorto, fa il paio con la conseguente im- possibilità di venire a conoscenza di un campionamento preciso.

Infine, come da consuetudine concordata tra le parti, la scelta di non spe- cificare le fonti a commento dei dati registrati rispondono ad una volontà condivisa con le singole componenti delle forze dell’ordine intervistate.