• Non ci sono risultati.

Sicurezza ontologica del sé: tra fiducia ed angoscia

CAPITOLO II: IDENTITA’ NELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA

II.1 Riflessività e “disancoraggio”: nuove libertà e insicurezze nella società contemporanea

II.1.2 Sicurezza ontologica del sé: tra fiducia ed angoscia

Il sé per il suo sviluppo, necessita di quella che diversi studiosi hanno definito come sicurezza

ontologica, essa rappresenta quella cornice attraverso cui vedere la realtà e sé stessi,

riconoscendosi in essa (essere contrapposto al non essere). Ciò che è alla base di tale sicurezza è quindi un atteggiamento naturale di fiducia nei confronti di questa cornice che funge da ancora, grazie a cui siamo in grado di scegliere tra diverse possibilità aperte, definendone alcune più appropriate rispetto ad altre. In generale l’individuo esperisce questo tipo di sicurezza ontologica attraverso gli atti di “quotidiana amministrazione”, ovvero tramite la routine: compiamo delle azioni, diamo un nome alle cose che ci circondano e le (ri)conosciamo, quotidianamente, ciò ci pone in uno stato di sicurezza nei loro confronti, sicurezza che scaturisce dal grado di fiducia che nell’arco della nostra vita abbiamo esperito nei riguardi del nostro essere in tale quadro formato.

Ma nella stessa solidità e sicurezza di questo quadro si cela l’instabilità e l’insicurezza nei confronti di tutto ciò che non è compreso in esso, ma soprattutto di ciò che risulta esserne in contrasto. Va da sé che il senso di sicurezza che il soggetto esperisce in tale direzione è “essenzialmente un senso di irrealtà, piuttosto che una ferma convinzione di sicurezza: è un

mettere tra parentesi, ad un livello pratico, quanto potrebbe minacciare l’integrità fisica o psicologica dell’attore.23” Pertanto questa barriera protettiva con cui affrontiamo la realtà non

si esime dalla possibilità di essere perforata, mettendoci in faccia alla parte rischiosa ed insicura della nostra esistenza.

Avendo dato una definizione breve della sicurezza ontologica, andiamo ora a vedere come questa si esperisca nella realtà moderna, cercando di evidenziarne l’instabilità e la fragilità che la caratterizzano. Infatti come abbiamo visto attraverso la socializzazione, il soggetto acquisisce una percezione del proprio sé stabile (in tal senso richiamiamo gli studi di Athens e di Turner e dello sviluppo dell’identità all’interno dell’interazione sociale) proprio per la stessa esigenza ontologica di sicurezza, di vedersi nella continuità del tempo trascorso; ma è necessario

29

chiederci a questo punto come sia possibile trovare tale stabilità in una società in continuo divenire. Se come abbiamo visto la sicurezza ontologica si esperisce attraverso un forte grado di fiducia verso le norme e i valori che costituiscono la nostra cornice di visualizzazione della realtà, nella società contemporanea, attraverso quel processo di disincanto che è avvenuto con l’avvento dei sistemi astratti, quelle prospettive e quella stessa cornice hanno perso di rigidità, non sono più lo zoccolo duro con cui approcciarsi alla realtà, ovviamente non sono spariti, ma sono divenuti sicuramente meno vincolati.

Di conseguenza vi è stata una traslazione della fiducia, che ora non appartiene più solo alla propria cornice di riferimento, ma si riferisce anche al rapporto con coi l’individuo si relaziona con quei sistemi astratti che precedentemente abbiamo visto permeare tanto la sfera sociale quanto quella personale. Così il soggetto sperimenta una sorta di nuova fede, verso tali sistemi, una fiducia dipendente sia dalla mancanza di spazio e tempo (molte notizie con cui veniamo a contatto sono avvenute in tempi e luoghi lontani da noi) sia a causa di una impossibilità di conoscenza onnicomprensiva24. Ma questa fiducia, data la processualità e il grado di cambiamento e progresso presenti nei sistemi astratti stessi, è meno stabile rispetto alla prima. Ciò che soprattutto inferisce in tale direzione è la presenza del vuoto all’interno del tempo, e della rottura spazio-temporale: la “dislocazione dell’esperienza” porta con se una minore possibilità per il soggetto di seguire specifiche procedure e precetti afferenti ad un determinato contesto, a favore delle più ampie conoscenze che ci pervengono dal mondo globalizzato di cui facciamo parte.

Ma la rottura spazio temporale si manifesta soprattutto nella difficoltà dei soggetti nella società contemporanea di aggrapparsi a tali conoscenze al fine di stabilire dei propri corsi d’azione in relazione al proprio futuro. Il futuro infatti, perde quella continuità con il passato che prima aveva, nelle società tradizionali: passato, presente e futuro erano collegati con delle “pratiche autenticate”, attraverso le quali l’individuo poteva indirizzare la propria azione. Ora con il disancoraggio da queste, l’individuo è libero di scegliere il proprio futuro, ma perde quella sicurezza che tali pratiche autenticate gli conferivano e allo stesso tempo subisce maggiormente il peso delle difficoltà in cui sa di andare incontro. La realtà è vista come rischiosa e se non si riescono ad esperire quelle “pratiche sostanziali”, l’angoscia, intesa come senso di difficoltà e incapacità di riuscire ad affrontare in modo positivo la propria esistenza, può presentarsi.

24 Come abbiamo visto precedentemente, noi possiamo si ricevere informazioni provenienti da tali sistemi, ma non possiamo interrogarci circa la natura delle stesse, divenirne “esperti”, nel senso che non potremmo esserlo in ogni campo specializzato da cui l’informazione stessa ci arriva, va da sé che in questa direzione l’individuo esperisce un forte grado di fiducia verso i sistemi astratti

30

Si aprono dunque nuove possibilità per individuo, nuove libertà, non si è più legati a “certi” dogmi e a “certi” valori che la tradizione aveva lasciato, ma con loro va via quel senso di sicurezza che davano, ciò che resta è quindi un senso di fragilità, una leggerezza, pertanto è necessario trovare dei nuovi valori, che consentano all’individuo di recuperare quell’ancora che è andata perduta nel continuo scorrere della società che lo circonda.

31

II.2 Identità e modernità: dalla riflessività ad una razionalità sostanziale e