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I SIMBOLI E I TEMI FIGURATIVI

IL CIMITERO E IL SEPOLCRO

Capitolo 3 I SEGNI DELLA MEMORIA

3.5 I SIMBOLI E I TEMI FIGURATIVI

piangen , oran con le mani giunte,  no a composizioni più complesse in cui compaiono diversi personaggi e vengono rappresentate scene di vita che esaltano le virtù dello scomparso o scene più tris come quella dell’addio con il defunto sul le o di morte a orniato dai paren . Spesso le

 gure, sopra u o per quanto riguarda i monumen pos so o il por co o nelle gallerie, sono inserite in un ambientazione archite onica.

In alcuni casi è possibile rintracciare una derivazione dalla situazione dinamica del rito, è il caso ad esempio delle ra gurazioni che ricordano i famigliari al capezzale del morente, piu osto che i compian delle donne dalla Grecia classica  no al Medioevo, o il mesto corteo funebre che ancor oggi accompagna l’ul mo viaggio del defunto.

Fin dall’an chità il culto dei mor ha contemplato la rappresentazione

 gurata di conce trascenden . In par colare i simboli sono la forma di manifestazione concreta di ques valori superiori. Il termine simbolo, dal greco symbolon indica un ogge o, inizialmente una moneta, spezzato in due metà che solo accostate fra loro perme ono di visualizzare l’intera forma; il signi cato del termine è quindi quello di “legame”, “rapporto fra due cose”.

Il simbolismo religioso è cos tuito dall’insieme di segni che, per astrazione, rappresentano e me ono in par colare evidenza alcuni aspe delle religioni. Sono simboli universalmente riconosciu , ad esempio, la croce in riferimento a Gesù Cristo per i cris ani, la stella a sei punte in riferimento a Davide nella religione ebraica, la mezzaluna dell’Islam.

Nella le eratura cris ana il simbolo assume una connotazione ampia:

designa qualcosa che rappresenta una realtà diversa da sé, unendo il mondo reale con quello spirituale. In questo senso può essere considerato l’equivalente di “segno”, “emblema” e “ gura”. In ogni caso esso indica un signi cante che rinvia ad un signi cato33 a raverso una forma  gura va o geometrica di origine erme ca, cioè riconoscibile dagli appartenen ad un gruppo che si iden  ca in valori comuni.

Il cris anesimo delle origini ha sviluppato la cultura del simbolo non in

Immagini simboliche

quanto accessorio immagini co o decora vo, ma per necessità do rinale,

 loso ca e teologica: esso serve per riconoscersi come “fratelli” e per parlare di Dio e delle realtà trascenden e spiega in modo semplice conce

astra e di cilmente esprimibili in poche parole. Nel contesto funerario, nelle pi ure parietali delle catacombe e nella cara erizzazione dei loculi, la presenza di simboli speci ci diventa il segno di riconoscimento degli appartenen alla comunità cris ana.

Negli ornamen dei monumen funebri, mol conce immateriali, quali la morte, la vita, l’anima e il tempo, vengono espressi in forma simbolica come ogge o, elemento vegetale o animale, forme geometriche e numeri, ai quali si a ribuisce la possibilità di evocare un signi cato più ampio e astra o che va oltre la loro immagine immediata. L’interpretazione di questa trasposizione implica una relazione dire a tra signi cante e signi cato espressa dal ricorso al simbolo in modo ambiguo. Infa solo alcuni simboli possiedono un signi cato univoco; più frequentemente esistono signi ca mul pli e/o di eren e la loro decodi cazione è in uenzata dal contesto socio-culturale di provenienza. Inoltre il conce o può cambiare o esserne ra orzato quando l’immagine viene accorpata ad un’altra  gura.

Per questo mo vo si è ritenuto opportuno ricorrere ad una raccolta per

 pologie di immagini, dis nguendo «l’immagine simbolica da tu e quelle con le quali spesso la si è confusa»34.

Con speci co riferimento al cimitero della Ville a si è provveduto a riportare in un glossario in appendice il signi cato simbolico delle  gure in esso presen .

L’u lizzo simbolico delle immagini è un modo per ristabilire una relazione tra il sensibile e il sovrasensibile: «il simbolo annuncia un piano di conoscenza diverso dall’evidenza razionale; è la cifra di un mistero, il solo mezzo per dire ciò che non può essere comunicato altrimen , non è mai spiegato una volta per tu e ma deve essere con nuamente decifrato»35. L’interpretazione può quindi essere di erente e il medesimo simbolo Il simbolo

Talvolta le ali accompagnano anche altri simboli come la clessidra, il globo o il disco, arricchendone o esempli candone il signi cato in un linguaggio più ar colato.

All’interno dell’iconogra a funeraria possiamo dis nguere ogge simbolici concre e astra . I primi sono lega al mondo animale e vegetale (alberi, fru e  ori), alle immagini appartenen ai qua ro elemen naturali (terra, fuoco, aria, acqua) e agli ogge della quo dianità (le chiavi, la porta, la clessidra, etc.). Conce astra riguardano invece il signi cato delle forme geometriche, dei numeri, delle le ere e dei colori.

La volontà di dis nguersi dalla gente comune e perpetuare, anche se solo simbolicamente, il proprio rango sociale oltre la morte, ha portato il proliferare di una vasta gamma di stemmi lapidei, incisi e dipin in bella vista sui monumen funebri.

«L’emblema è una  gura visibile ado ata convenzionalmente per

L’emblema esprimere evocazioni molteplici e sovrapposte.

E’ il caso ad esempio delle ali, u lizzate in generale per rappresentare lo spirito, che assumono un valore diverso a seconda che siano ali di farfalla (l’anima), di pipistrello (la no e, il buio) o d’angelo (la sfera celeste). Il loro signi cato varia, inoltre, a seconda che siano spiegate verso il cielo (ascesa al divino) o mestamente rivolte verso il basso (caducità della vita terrena).

Fig. 3.5.1 – Parma, Cimitero della Ville a,

Par colare del monumento dell’Arco 73 delle famiglie Carmignani Tirelli.

rappresentare un’idea, un essere  sico, o morale»36: l’ancora è l’emblema della fede, il lauro della gloria, gli stemmi araldici delle casate nobiliare.

«L’a ributo è una realtà o una immagine che servono da segno dis n vo a un personaggio, a una colle vità, a un essere morale: le ali sono l’a ributo di una società aerea, la ruota di una compagnia ferroviaria, la clava di Ercole, la bilancia della gius zia. Un accessorio cara eris co è scelto per indicare l’ogge o o la persona nella sua totalità»37.

Fanno parte degli a ribu gli ogge del mes ere nella loro rappresentazione classica, come la bilancia, a ributo della gius zia, o il bastone di Esculapio per la medicina, oppure gli arnesi reali che vengono inseri nella tomba per personalizzare la sepoltura e aumentare gli elemen del ricordo che legano al defunto, come il ferro cavallo, la macchina fotogra ca o l’ingranaggio di un macchinario.

L’a ributo

Fig. 3.5.2 – Parma, Cimitero della Ville a, Par colare della lapide Frigeri so o l’Arco 15.

Fig. 3.5.3 – Parma, Cimitero della Ville a,

Par colare del monumento ad Antonio Melloni so o l’Arco 22.

«L’allegoria è una ra gurazione, so o forma il più delle volte umana, ma talvolta animale o vegetale, di una situazione, di una virtù, di un essere astra o, come una donna alata è l’allegoria della vi oria, una cornucopia della prosperità. […] è la ra gurazione a uno stesso livello di coscienza di qualcosa che anche in altro modo può essere interamente conosciuto»38. Le allegorie popolano i cimiteri: la donna velata è l’allegoria della Morte;

il cuore in ammato della Carità, lo specchio della Vanità, ma se abbinato al serpente diventa allegoria della Prudenza; gli angeli nelle diverse posture, dota di un corpo aereo dalle sembianze umane, rappresentano i mediatori fra Dio e il mondo.

L’allegoria

Fig. 3.5.4 – Parma, Cimitero della Ville a, Par colare della Tomba Bocchi Del no.

Note:

1 Robinson D., Beau ful death. Art of the cemetery, Penguin studio, New York, 1996, s.p.

2 Ibidem: «Traveling to eight countries to photograph, I no ced striking na onal di erences in the forms of commemora on, and I tended to concentrate on whatever I found unusual-the glass-enclosed wreaths in Portugal, unusual-the wall tombs in Spain, unusual-the personal epitaphs in England, and so on. Virtually every tomb in Italy has a photograph on it, and in Rome I found a sec on of large, hand-colored, and ceramicized photographs from the nineteenth century that would be a credit to any museum. The Jewish cemetery in Prague is crowded from centuries of use; tombstones from several layers of burial are all jumbled together.

The stones are covered with Hebrew inscrip ons and historical and laudatory epitaphs, and people s ll pay their respects to the dead of several centuries ago by leaving small pebbles and even notes on top of the tombstones».

3 Di tale dis nzione si è già tra ato nel so ocapitolo 2.3 con riferimento al libro di Barallat C., Principios de Botanica Funeraria, Altafulla, Barcelona, 1984 (prima ed. 1885).

4 Ariès P., Images de l’homme devant la mort, Seuil, Paris, 1983, p.42: «L’e gie et non pas le portrait, car on ne s’intéressait pas assez à la ressemblance pour la rechercher. En revanche, en représentant une forme corporelle du mort, on pensait révéler plus que la ressemblance physique: l’idée du personnage».

5 Voce «ritra o» in Pethes N., Ruchatz J., Dizionario della memoria e del ricordo, Bruno Mondadori, Milano, 2004.

6 Ivi.

7 «Le immagini sono sempre state un doppio, un rice acolo dell’anima della persona ritra a.

I ritra conservano qualcosa di più che non il mero, evanescente ricordo del modello. Essi ne mantengono in qualche modo viva la presenza, conservando e preservando quella presenza viva che si percepisce nel loro sguardo luminoso» in Azara P., Sguardi sul ritra o in Occidente, Mondadori, Milano, 2005 p.10.

8 Voce «maschera funeraria» in De Pascale E., Morte e Resurrezione, Electa, Milano, 2007.

9 Ariès P., Images de l’homme devant la mort, op. cit., pp. 42-44.

10 Il gisant è una forma d’arte funeraria molto di usa nella Francia Medioevale, il libro di Ariès P., Images de l’homme devant la mort, op. cit., pp.37-99 o re un quadro de agliato di tu e le  pologie di gisant accompagnate da un vasto repertorio iconogra co. L’autore osserva inoltre come le grandi statue-ritra o all’interno della chiesa successivamente vengano seposte esternamente agli edi ci, a acciate sulle vie e collocate nelle piazze pubbliche come omaggio ai ci adini illustri del paese, diventando così un elemento urbano.

11 Le tombe transi si ritrovano sopra u o in Francia, Germania e Inghilterra. Sull’argomento si veda il volume di Cohen K., Metamorphosis of death symbol. The Transi Tomb in the Late Middle Ages and Renaissance, University of California Press, Berkeley, 1973.

12 Voce «fotogra a» in Pethes N., Ruchatz J., Dizionario della memoria e del ricordo, Bruno

Mondadori, Milano, 2004.

13 Voce «ritra o post mortem», in De Pascale E., Morte e Resurrezione, Electa, Milano, 2007.

14 Cremonini L., Archite ure cimiteriali ...e se poi non muoio? ...dialoghi e rappor spaziali col caro es nto, Alinea, Firenze, 1999, p.81.

15 Analogamente alla macabra usanza di fotografare i defun in posa in mezzo ai paren

vivi da inserire negli album di famiglia o, dagli anni ’40 del Novecento, alle foto ricordo dei funerali con il defunto nella bara circondato di  ori. Esempi di fotogra e post-mortem si trovano nel sito www.an quephotoalbum.nl/pmgalleries.

16 Benjamin W., L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino, 1966.

17 Cfr. Padovan A., Epigra a Italiana Moderna, Hoepli, Milano, 1981 [Prima ediz. 1913], pp.X-XVI. Il termine epigrafe unisce il conce o di scri ura con quello di supporto, e mologicamente la parola deriva da epi, che signi ca in, sopra, e graphè, ovvero scri o.

18 Il libro di Petrucci A., Le scri ure ul me. Ideologia della morte e strategie dello scrivere nella tradizione occidentale, Einaudi, Torino, 1995, tra ando in modo esauriente l’evoluzione storica delle scri ure ul me, con esempi per le varie epoche, può essere considerato il principale riferimento alla redazione di questo so ocapitolo.

19 Un a ento lavoro di ricerca storica sulle epigra presen nel cimitero di Parma, condo o da Alice Se , ha messo in evidenza come queste ri e ano i cambiamen socio-culturali interven nella società dalla fondazione del cimitero ad oggi. Se A., «Tu che  so ermi e leggi…». Il cimitero della Ville a e le sue memoriae nella Parma di Maria Luigia, MUP, Parma, 2010.

20 «Gli elogia erano epigra sepolcrali celebra ve, scri e non soltanto per commemorare, ma sopra u o per magni care le gesta delle personalità più illustri, appartenen ai ce

gen lizi; le par cos tu ve di queste iscrizioni tombali erano generalmente la menzione del nome del defunto, l’indicazione delle cariche rives te, e ovviamente le lodi delle sue virtù e delle sue gloriose imprese», in Razza F., Introduzione all’epigra a la na pubblicato,in www.loescher.it/mediaclassica.

21 Petrucci A., Le scri ure ul me …, op.cit., p.111.

22 Petrucci so olinea come in ques monumen avvenga il passaggio da una forma di scri ura epigra ca, in posizione centrale all’interno del monumento, ad una scri ura didascalica, marginale. Inoltre il monumento oltre che memoria del defunto e della famiglia, diventava anche ricordo dei commi en e degli ar s esecutori i cui nomi sono inseri all’interno del testo, ra orzandone quindi il valore documentale.

23 Cfr. Se A., «Tu che  so ermi e leggi…», op. cit., pp.198-199 e pp.212-214.

24 A seconda delle civiltà cambiano i des natari dello scri o funerario: presso gli an chi egizi (i primi ad usare la scri ura a  ni funerari) le iscrizioni erano rivolte agli dei e al defunto, nella Grecia e nella Roma an ca ai ci adini, nella cultura cris ana ai fratelli che condividono la fede e a Dio, nel tardo Medioevo e nell’Europa moderna, ad un pubblico

reale e al tempo stesso   zio. Cfr. Petrucci, A., Le scri ure ul me …, op.cit., pp. XVII-XVIII.

25 Ancora oggi le espressioni più comuni per designare il defunto sono il “caro es nto”, il

“compianto” e sopra u o la “buonanima”, quali che ne fossero le inclinazioni in vita.

26 Tes ni P., Archeologia cris ana. Nozioni generali dalle origini alla  ne del sec. VI.

Propedeu ca – topogra a cimiteriale – epigra a – edi ci di culto, Edipuglia, Bari, 1980, p.103.

27 L’immagine della candela vo va cimiteriale è legata a quella del cero bianco o rosso presente nelle chiese (e oggi sos tuito dalle candele lunghi e stre e, dai cerini e dalle candele ele riche) davan agli altari dei san . Queste candele rappresentano una manifestazione materiale a qualcosa di spirituale, e sono connesse al voto, ad una promessa.

28 L’immagine della  amma sembra essere ricollegabile anche a quella dei fuochi fatui, secondo la credenza popolare che li assimila alle anime vagan .

29 Si rimanda la glossario delle simbologie presente negli Appara per un approfondimento dei signi ca .

30 Il cero pasquale, benede o e acceso ogni anno a Pasqua, viene u lizzato in tu o il periodo pasquale e poi per occasioni speciali, come ba esimi e funerali (ed i successivi u ci di culto in onore del defunto, la Massa di riposo e la Messa di Requiem). La presenza del cero nelle due fasi estreme della vita di un uomo so olinea la visione cris ana della morte come rinascita.

31 Si rimanda al Glossario dei simboli funerari presente negli Appara per una panoramica del signi cato simbolico di  ori e piante in ambito cimiteriale.

32 I ritrovamen risalgono al periodo Musteriano (70.000-50.000 anni fa) e si riferiscono alla sepoltura di o o scheletri, sistema in mezzo ad un cerchio di cio oli, trova nella gro a di Shanidar IV, in Iraq. Thomas L.-V., Il sacro e la morte, in Ana E. et al.,Tra ato di antropologia del sacro, vol.I, Jaca Book, Milano, 1989, p.211.

33 Baudry G.H., Simboli cris ani delle origini. I-VII secolo, Jaca Book, Milano, 2009.

34 Chevalier J., Gheerbrant A. (a cura di), Dizionario dei simboli. Mi sogni costumi ges

forme  gure colori numeri, BUR, Milano, 1986. Tu e le de nizioni che seguono fanno riferimento al testo.

35 «Il simbolo è molto più di un semplice segno e, oltre che al signi cato, si appella all’interpretazione e a una certa predisposizione, e si di erenzia dal segno perché quest’ul mo è una convenzione arbitraria che lascia estranei gli uni agli altri il signi cante e il signi cato». In Chevalier J., Gheerbrant A. (a cura di), Dizionario dei simboli…, op. cit., p.XIII.

36 Ibidem.

37 Ibidem.

38 Ibidem.