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La solidità finanziaria del comparto è apprezzabile attraverso il calcolo di alcuni indicatori di sintesi, calcolati sui bilanci aggregati delle imprese del campione oggetto di analisi.

Gli indicatori relativi alla solidità finanziaria sono i seguenti:

Indicatore modalità di calcolo

Quoziente di immobilizzo attivo Attivo Immobilizzato / Attivo Corrente Rapporto di indebitamento Capitale di Terzi / Capitale Netto Indice di consolidamento del passivo Passivo Consolidato / Passivo Corrente Indice di copertura generale immobilizzazioni (Capitale netto + Passivo Consolidato) / Attivo

Immobilizzato

Indice di copertura immobilizzazioni Capitale Netto / Attivo Immobilizzato

Con riferimento al comparto nel suo complesso, è possibile analizzare il trend temporale di ciascun indicatore negli anni dal 2002 al 2006, accostando i dati del triennio oggetto della presente analisi a quelli del triennio 2001-20034.

Solidità finanziaria 2001 2002 2003 2004 2005 2006

AI/AC 0,52 0,50 0,54 0,60 0,58 0,59

CT/CN 2,72 2,69 2,67 2,45 2,38 2,50

PCNS/PCR 0,32 0,29 0,34 0,37 0,37 0,38

(CN+PCNS)/AI 1,29 1,30 1,30 1,28 1,32 1,30

CN/AI 0,78 0,81 0,78 0,77 0,80 0,77

Rinviando il dettaglio all’analisi di ciascun indicatore presentata nel seguito, si può in linea generale osservare che, pur nella variabilità di ciascun anno del periodo, i valori medi degli indicatori nei due trienni non differiscono di molto; in leggero aumento appaiono, mediamente, l’immobilizzo dell’attivo e il consolidamento del passivo, mentre si riduce di poco, sempre a livello di media triennale, il ricorso all’indebitamento.

Solidità finanziaria media

2003/2001 media 2006/2004

AI/AC 0,52 0,59

CT/CN 2,69 2,44

PCNS/PCR 0,31 0,37

(CN+PCNS)/AI 1,30 1,30

CN/AI 0,79 0,78

Il quoziente di immobilizzo dell’attivo esprime il rapporto esistente tra attivo immobilizzato e attivo corrente e pertanto permette di giudicare il grado di rigidità degli investimenti delle imprese; all’aumentare degli investimenti in immobilizzazioni, infatti, la struttura patrimoniale delle imprese appare più rigida, ovvero meno facilmente convertibile in altra attività o meno rapidamente smobilizzabile in caso di cessazione della stessa.

4 Si precisa infatti che i valori degli indici negli anni 2001, 2002 e 2003 derivano dall’indagine sul triennio 2001-2003 presentata nel 2006, mentre per gli anni 2004, 2005 e 2006 si sono utilizzati i dati del più recente triennio 2004-2006; poiché i campioni delle imprese analizzate sono diversi in ciascun triennio, è possibile che il dato degli anni 2004 e 2005 differisca dall’omonimo dato presentato lo scorso anno, poiché questo era calcolato sui bilanci estratti per il triennio 2003-2005.

Quoziente di immobilizzo dell'attivo

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Dal grafico si nota come non si rilevi per tale indicatore un trend costante; indubbiamente la tendenza va verso un lieve irrigidimento della struttura delle imprese, posto che negli anni 2001-2003 l’indicatore si manteneva attorno ad un valore 0,5, mentre negli ultimi anni è più vicino allo 0,6.

In generale, un indice attorno a 0,5 indica che l’attivo corrente è pari al doppio dell’attivo immobilizzato; una prevalenza di quest’ultimo nel complesso degli impieghi sarebbe infatti segnalata da un indicatore superiore all’unità.

Il rapporto di indebitamento esprime il grado del ricorso a fonti di finanziamento a titolo di debito, confrontato con il ricorso al capitale proprio.

Rapporto di indebitamento

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Dal grafico emerge chiaramente un trend di riduzione progressiva dell’indebitamento tra gli anni 2002 e 2005, cui fa seguito un incremento nell’ultimo anno.

Il rapporto di indebitamento per tutto il periodo di osservazione appare comunque superiore a 2: ciò significa che i mezzi di terzi sono pari a più del doppio dei mezzi propri e costituiscono pertanto la fonte di finanziamento di gran lunga prevalente; in caso di equilibrio tra le due fonti di capitale l’indicatore sarebbe infatti pari all’unità.

L’indice di consolidamento del passivo è un indice che descrive la composizione delle fonti di finanziamento dell’impresa, ma con riferimento specifico alle sole fonti a titolo di debito.

Di queste analizza la scadenza, suddividendole in due macro-classi: i debiti consolidati ovvero scadenti oltre l’esercizio successivo, e i debiti correnti, ovvero scadenti entro l’esercizio successivo.

Dal grafico emerge, fatta eccezione per il dato del 2002, un trend di leggero aumento dell’indice, segno di una maggiore incidenza del passivo consolidato sul passivo corrente nel corso degli anni.

Il valore dell’indice supera sempre lo 0,3, e ciò sta a significare che il passivo corrente è poco meno di tre volte superiore al passivo consolidato.

Un maggiore ricorso alle fonti di finanziamento a breve è tuttavia coerente con la struttura degli impieghi, che vede una prevalenza dell’attivo corrente sull’attivo immobilizzato.

Indice di consolidamento del passivo

2001 2002 2003 2004 2005 2006

L’indice di copertura generale delle immobilizzazioni esprime la capacità delle fonti di capitale a lungo termine di finanziare gli investimenti a medio/lungo termine.

Trattandosi di copertura generale, essa comprende il concorso di passivo consolidato e patrimonio netto, che è la fonte a lungo termine per eccellenza in tutte le imprese.

Valori superiori all’unità, così come si registrano nel comparto nel periodo osservato, denotano una copertura totale delle immobilizzazioni, ed inoltre evidenziano come una parte delle fonti a più lunga scadenza finanzi anche gli investimenti correnti; ciò è indicativo di una buona situazione finanziaria anche nel breve termine (situazione di liquidità).

Si consideri infatti che all’interno del complesso degli investimenti correnti si nasconde una parte che solo formalmente è tale, ma di fatto perdura all’interno dell’azienda (si pensi ad esempio ad una scorta minima di magazzino, sempre presente per esigenze gestionali): questa parte è bene che sia coperta da fonti durevoli.

Indice di copertura generale delle immobilizzazioni

1,29

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Il trend dell’indice di copertura generale delle immobilizzazioni non è costante, ma in realtà le variazioni rilevate sono scarsamente significative, posto che mediamente il valore resta sempre attorno a 1,3.

Considerando il solo capitale proprio è possibile infine calcolare l’indice di copertura delle immobilizzazioni.

Indice di copertura delle immobilizzazioni

0,78

0,81

0,78 0,77

0,80

0,77

0,75 0,76 0,77 0,78 0,79 0,80 0,81 0,82

2001 2002 2003 2004 2005 2006

L’indicatore in questo caso è inferiore all’unità, indicando che il solo patrimonio netto non è suffic iente a coprire gli investimenti immobilizzati; tuttavia, dal confronto dei due indici si è già avuto modo di esprimere un giudizio sostanzialmente positivo sul grado di solidità e di liquidità generale del comparto.

L’andamento dell’indicatore appare oscillante, benché le variazioni annuali non siano troppo rilevanti; gli anni 2002 e 2005 segnano un miglioramento dell’indicatore.

Per ciascuno degli indici calcolati è poi possibile approfondire l’analisi con riferimento ai diversi settori di attività e alle diverse classi dimensionali nel periodo di tempo corrispondente al triennio 2003-2005.

Solidità finanziaria valori

medi triennio 2004-2006 AI/AC CT/CN PCNS/PCR (CN+PCNS)/AI CN/AI

COMPARTO IC 0,59 2,44 0,37 1,30 0,78

AGRICOLTURA 0,36 4,59 0,33 1,48 0,71

INDUSTRIA 0,57 2,44 0,38 1,33 0,80

COSTRUZIONI 0,37 3,05 0,38 1,70 0,92

COMMERCIO 0,35 3,46 0,25 1,47 0,87

SERVIZI 1,11 1,63 0,54 1,14 0,72

L’indice di immobilizzo dell’attivo appare più elevato nel settore dei servizi, dove supera l’unita; ciò sta a significare che nelle imprese di servizi gli investimenti in immobilizzazioni sono di poco superiori a quelli nell’attivo circolante.

La minore incidenza del circolante in queste imprese è d’altro canto intuitiva, posta l’assenza di investimenti in scorte di magazzino e la necessità di approntare una struttura generale per la fornitura di servizi.

Il settore industria ha un valore dell’indicatore che nel triennio è in media pari a quello del comparto nel suo insieme.

I settori che rilevano un più basso grado di rigidità degli impieghi sono invece agricoltura, costruzioni e commercio, nei quali il capitale immobilizzato è pari a poco più che un terzo del capitale circolante.

Quoziente di immobilizzo dell'attivo

0,59 0,36

0,57 0,37

0,35

1,11

0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20

COMPARTO IC AGRICOLTURA INDUSTRIA COSTRUZIONI COMMERCIO SERVIZI

Il rapporto di indebitamento è invece apprezzabile nei diversi settori di attività attraverso il grafico seguente.

Rapporto di indebitamento

2,44

4,59 2,44

3,05 3,46 1,63

0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00

COMPARTO IC AGRICOLTURA INDUSTRIA COSTRUZIONI COMMERCIO SERVIZI

Il settore di gran lunga più indebitato appare il settore agricolo, nel quale i debiti sono pari a oltre quattro volte il capitale proprio.

Seguono, con valori superiori a tre, il settore commercio e il settore costruzioni.

L’industria appare anche con riferimento all’indebitamento allineata al comparto nel suo complesso, mentre il settore meno indebitato è quello dei servizi, con un indice pari a 1,63.

Entrando più nel merito della composizione dei debiti, è possibile fare alcune considerazioni sulla composizione degli stessi rispetto alla scadenza.

Indice di consolidamento del passivo

0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60

COMPARTO IC

L’indice di consolidamento del passivo rivela valori non troppo diversificati nei diversi settori di attività.

L’ unico settore che registra un valore più elevato rispetto al comparto nel suo insieme è il settore dei servizi, che coerentemente si caratterizza anche per un maggior grado di immobilizzo dell’attivo.

Costruzioni e industria sono sostanzialmente allineati al comparto, mentre al di sotto del valore del comparto si collocano il commercio e l’agricoltura; per questi ultimi due settori il dato appare coerente con il minor grado di immobilizzo dell’attivo che li caratterizza.

Il settore costruzioni appare invece caratterizzato, rispetto al comparto, da un minor grado di immobilizzo dell’attivo e, viceversa, da un maggior grado di consolidamento del passivo; questi aspetti appaiono comunque compatibili con le caratteristiche del settore, nel quale il magazzino assume valori elevati, per prodotti di alto valore unitario che richiedono però anche cicli produttivi pluriennali, per i quali pertanto appare opportuno il ricorso a fonti di finanziamento a medio/lungo termine.

Anche l’indice di copertura generale delle immobilizzazioni non si presenta molto diversificato tra i vari settori.

Indice di copertura generale delle immobilizzazioni

Il settore con un grado di copertura paragonabile al comparto nel suo complesso è, ancora una volta, l’industria, mentre un dato leggermente più elevato è quello di commercio e agricoltura.

Le costruzioni rilevano il dato più elevato, mentre i servizi si collocano leggermente al di sotto del comparto; per entrambi questi settori ciò è intuitivo, posto il rapporto esistente tra immobilizzo dell’attivo e consolidamento del passivo; infatti nel primo caso a fronte di un attivo con un basso livello di immobilizzo, risulta in proporzione più elevato il ricorso all’indebitamento a m/l termine; nel caso dei servizi, viceversa, la struttura dell’attivo è piuttosto rigida, tanto che nonostante l’elevato ricorso all’indebitamento a m/l termine, la copertura risulta più bassa della media.

Per tutti i settori, comunque, l’indice mantiene un valore medio superiore all’unità, il che denota il ricorso di almeno una piccola parte delle fonti consolidate per la copertura di attività correnti.

L’indice di copertura delle immobilizzazioni evidenzia ancora una volta l’allineamento del settore industriale alla media del comparto.

0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00

COMPARTO IC

Un po’ al di sopra della media del comparto si collocano il commercio e le costruzioni, un po’ al di sotto i servizi e l’agricoltura.

Nel complesso però questo indicatore non evidenzia grosse diversificazioni nel comparto; nel triennio tutti i settori mediamente registrano una copertura del capitale immobilizzato almeno al 70% con ricorso al capitale proprio; ciò è un dato positivo soprattutto per i settori che risultano essere meno capitalizzati (soprattutto l’agricoltura); nonostante il valore del capitale proprio sia basso rispetto al capitale di terzi una buona copertura delle immobilizzazioni denota un discreto equilibrio fonti-impieghi nel medio-lungo termine.

Ulteriori considerazioni sulla composizione del comparto si possono fare osservando i valori medi che assumo gli indicatori di solidità finanziaria per le imprese appartenenti alle tre classi dimensiona li basate sul valore della produzione.

Il quoziente di immobilizzo dell’attivo delle imprese di maggiori dimensioni (con valore della produzione superiore a 50 milioni di euro) è sostanzialmente coincidente con quello del comparto nel suo complesso.

Le imprese di minori dimensioni presentano invece un maggior grado di rigidità degli impieghi, mentre le imprese appartenenti alla classe dimensionale intermedia hanno valori medi dell’indice notevolmente inferiori alla media del comparto.

0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 COMPARTO IC

Con riferimento al rapporto di indebitamento, si può notare che tutte le imprese si collocano abbastanza vicine al dato medio del settore, senza variazioni significative; in particolare per tutte le imprese il dato è superiore a 2, per cui si può dire che il ricorso ai debiti appare più che doppio rispetto al capitale proprio.

Mediamente, tuttavia, le imprese maggior appaiono le meno indebitate (dato inferiore alla media del comparto) mentre le imprese medie e piccole hanno una situazione molto simile, con un indice comunque superiore al comparto.

Rapporto di indebitamento

2,44

2,54 2,51 2,27

2,10 2,20 2,30 2,40 2,50 2,60

COMPARTO IC V.P. < 10 milioni di

Euro 10 < V.P. < 50

milioni di Euro V.P. > 50 milioni

di Euro

La situazione dell’indice di consolidamento del passivo richiama quella già vista per l’indice di immobilizzo dell’attivo, e pertanto si può dire in linea generale che tutte le imprese mediamente rilevano un discreto equilibrio fonti-impieghi nel m/l termine; le imprese di maggiori dimensioni presentano un indice analogo a quello del comparto nel suo insieme, mentre le imprese di minori dimensioni si caratterizzano per indice di poco superiore.

Le imprese di medie dimensioni presentano un indice inferiore a quello della media del comparto.

Indice di consolidamento del passivo

0,37 0,43 0,29

0,36

0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50

COMPARTO IC V.P. < 10 milioni di

Euro 10 < V.P. < 50

milioni di Euro V.P. > 50 milioni

di Euro

L’indice di copertura generale delle immobilizzazioni, come già emerso dalle analisi dei diversi settori, è superiore all’unità per tutte le categorie di imprese.

Una parziale differenziazione tra le tre classi dimensionali vede i valori più bassi di copertura per le imprese di minori dimensioni, mentre le imprese più grandi hanno un indice sostanzialmente identico a quello del comparto nel complesso e le imprese della classe intermedia presentano i valori medi più elevati.

Indice di copertura generale delle immobilizzazioni

1,30 1,19

1,60 1,31

0,00 0,50 1,00 1,50 2,00

COMPARTO IC V.P. < 10 milioni di Euro 10 < V.P. < 50 milioni di Euro V.P. > 50 milioni di Euro

Infine, con riferimento alla copertura delle immobilizzazioni con il capitale proprio, la posizione reciproca delle imprese delle tre classi ricalca quella già vista per la copertura generale, anche se in questo caso si può segnalare come elemento di diversificazione che le imprese di medie dimensioni presentano un indice superiore all’unità, segno che il solo capitale proprio è sufficiente a coprire gli impieghi immobilizzati; risulta pertanto rafforzata l’impressione che per tali imprese la struttura patrimoniale e finanziaria sia più solida delle altre imprese.

Le imprese maggiori sono in linea con il comparto o leggermente al di sopra (82% dell’attivo immobilizzato coperto dal capitale proprio) mentre le imprese di minori dimensioni si collocano al di sotto (meno del 70%

dell’attivo immobilizzato coperto dal capitale proprio).

Indice di copertura delle immobilizzazioni

0,78 0,67

1,02 0,82

0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20

COMPARTO IC V.P. < 10 milioni di

Euro 10 < V.P. < 50

milioni di Euro V.P. > 50 milioni

di Euro

APPROFONDIMENTI SUI SETTORI DEL COMPARTO

Nel seguito della relazione verranno presentati singolarmente i settori di attività di cui è composto il comparto, ovvero industria, costruzioni, commercio e servizi.

A differenza della relazione complessiva del comparto, che per quadratura dei totali e per completezza includeva anche il settore agricoltura, nel seguito si è ritenuto di non dedicare uno specifico capitolo allo stesso, in quanto il campione di bilanci analizzato non appare sufficientemente rappresentativo.

Questo perché il settore agricolo è composto in prevalenza da imprese non soggette all’obbligo di redazione e di deposito del bilancio: i bilanci del settore agricolo disponibili per il triennio 2004-2006 sono 169, a fronte di un numero medio di imprese agricole iscritte al registro delle imprese pari, nello stesso periodo, a 20.285: in sostanza i bilanci analizzati rappresentano solo lo 0,8% dell’universo delle imprese agricole e pertanto le analisi su tali bilanci non potrebbero fare scaturire giudizi validi per la generalità di esse.

6. IL SETTORE INDUSTRIA

Il settore industria comprende le imprese operanti nel territorio della provincia di Verona nei settori di attività che vanno da 14 – Altre industrie estrattive fino a 41 – Raccolta depurazione distribuzione di acqua.

Si tratta di un numero medio di imprese attive nel triennio 2004-2006 pari a 11.700, di cui 2.762 rette nella forma di società di capitali.

L’analisi è stata realizzata aggregando i bilanci di 2.228 imprese attive in ciascuno dei tre anni 2004-2006.

Nella tabella seguente si riepiloga il numero di bilanci per ciascuna classe di attività appartenente al setto re.

Attività N. bilanci

14 - Altre industrie estrattive 45

15 - Industrie alimentari e delle bevande 167

16 - Industria del tabacco 1

17 - Industrie tessili 64

18 - Confezione di articoli di abbigliamento Preparazione tintura e

confezione pellicce 116

19 - Preparaz. e concia del cuoio Fabbricazione di articoli da viaggio

borse (..) calzature (..) 90

20 - Industria del legno e dei prodotti in legno ed in sughero (esclusi

mobili) Fabbr. articoli in mater. da intreccio 66

21 - Fabbricazione della pasta carta della carta del cartone e dei

prodotti di carta 52

22 - Editoria stampa e riproduzione di supporti registrati 174 23 - Fabbricazione di coke Raffinerie di petrolio Trattamento dei

combustibili nucleari 5

24 - Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 57 25 - Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 69 26 - Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non

metalliferi 226

27 - Metallurgia 30

28 - Fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo esclusi

macchine e impianti 356

29 - Fabbricazione installazione riparazione e manutenzione di

macchine ed apparecchi meccanici 303

30 - Fabbricazione di macchine per ufficio di elaboratori e sistemi informatici compresi gli accessori (escl. Installaz. riparaz. e

manutenz.) 15

31 - Fabbricazione di macchine installazione riparazione e

manutenzione di macchine ed apparecchi elettrici n.c.a. 74 32 - Fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature

per le comunicazioni 16

33 - Fabbricazione di apparecchi medicali di apparecchi di precisione

di strumenti ottici e orologi 47

34 - Fabbricazione di autoveicoli e loro motori Motori di motococli

Rimorchi e semirimorchi 34

35 - Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 12

36 - Fabbricazione di mobili Altre industrie manifatturiere n.c.a. 175

37 - Recupero e preparazione per il riciclaggio 14

40 - Produzione e distribuzione di energia elettrica gas del calore e del

freddo 17

41 - Raccolta depurazione e distribuzione d'acqua 3

L’approfondimento dell’analisi relativa ai bilanci del settore industria è stata fatta grazie alla disponibilità di dati disaggregati per classe dimensionale; pertanto, nel seguito si commenteranno dati e indicatori relativi al settore nel complesso ma anche alle tre classi dimensionali individuate anche per l’analisi del comparto: la prima classe comprende le imprese che, con riferimento all’anno 2004 presentavano un valore della produzione fino a 10 milioni di euro, la seconda le imprese con valore della produzione superiore a 10 milioni e fino a 50 milioni di euro, la terza le imprese con valore della produzione superiore a 50 milioni di euro.

SETTORE INDUSTRIA

Bilanci esaminati per classe di valore della produzione (triennio 2004-2006)

Classe di V.P. n° bilanci % su totale

V.P. < 10 milioni di Euro 1.971 88,5 10 milioni di Euro < V.P. < 50 milioni di Euro 223 10,0 V.P. > 50 milioni di Euro 34 1,5 Totale bilanci esaminati 2.228 100,0

L’analisi complessiva del settore può invece essere condotta con riferimento ad un arco temporale più ampio, che comprende gli anni dal 2001 al 2006; ciò è possibile grazie all’utilizzo dei dati sui bilanci aggregati dei trienni 2001-2003 e 2003-2005, che sono stati oggetto di analoga analisi negli scorsi due anni5.

Il bilancio aggregato di settore evidenzia i seguenti dati di sintesi.

2004 2005 2006

capitale investito netto 7.187.520.697 7.870.696.836 8.357.622.850 valore della produzione 12.915.309.726 14.151.474.727 15.207.519.469

5 Cfr. B. Campedelli, I bilanci delle società di capitali della provincia di Verona , volume 3, presentato in occasione della 4^

giornata dell’economia del 12 maggio 2006, CCIAA Verona – Servizio Studi e Ricerche e B. Campedelli, Foto di gruppo con bilancio: le performance delle imprese veronesi, volume 2, presentato in occasione della 5^ giornata dell’economia del 15 maggio 2007 CCIAA Verona – Servizio Studi e Ricerche. Si consideri che, in ciascuno dei trienni oggetto di analisi, il campione di imprese utilizzato per l’analisi comprende le società di capitali operative in tutti e tre gli anni degli anni del triennio considerato, e che pertanto il campione potrebbe variare di triennio in triennio.

Il settore industria nella provincia di Verona – così come emerge dalle risultanze del campione analizzato – assume nel triennio 2004-2006 una dimensione in termini di capitale investito netto medio di 7,8 miliardi di euro ed in termini di valore della produzione di 14,1 miliardi di euro (nel triennio 2001-2003 era 10,2 miliardi di euro).

Industria - valore della produzione

11.500.000.000 12.000.000.000 12.500.000.000 13.000.000.000 13.500.000.000 14.000.000.000 14.500.000.000 15.000.000.000 15.500.000.000

2004 2005 2006

Con riferimento al settore nel suo complesso è possibile osservare la dinamica di sviluppo nel periodo 2001-20066.

sviluppo 2001-2002 2002-2003 2003-2004 2004-2005 2005-2006

∆ fatturato 4,73% -0,39% 10,69% 8,97% 7,58%

∆ costi operativi 3,98% 1,03% 10,57% 9,54% 7,66%

∆ investimenti totali 7,34% 4,58% 5,87% 10,40% 5,92%

∆ investimenti in immobilizzazioni 7,43% 7,30% 4,46% 6,09% 5,70%

∆ immobilizzazioni materiali e immateriali 5,17% 2,70% 2,78% 4,78% 2,14%

∆ patrimonio netto 8,61% 5,60% 6,81% 8,79% 5,06%

Si osserva un trend di crescita del fatturato e dei costi operativi che trova una battuta d’arresto solo nel 2003; i tassi di crescita negli ultimi due anni sono comunque decrescenti, dopo un dato 2004 più elevato.

Per quanto riguarda gli investimenti, ciascun anno del periodo denota uno sviluppo, ma a velocità variabili di anno in anno e per tipologia di investimento; gli investimenti totali trovano particolare accelerazione nell’anno 2005, mentre per le immobilizzazioni l’anno di maggiore sviluppo è stato il 2002; l’anno 2003 si distingue invece dagli altri per il maggiore impulso dato agli investimenti in immobilizzazioni rispetto agli investimenti complessivi.

Il capitale proprio è in aumento in ciascun anno del periodo, con valori più elevati negli anni 2002 e 2005, nei quali il tasso di sviluppo sfiora il 9%.

Nel periodo considerato il bilancio aggregato di settore pone in rilievo i seguenti caratteri di liquidità finanziaria7.

Nel periodo considerato il bilancio aggregato di settore pone in rilievo i seguenti caratteri di liquidità finanziaria7.

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