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Sostrato lettore della hypothesis?

Come accennato in precedenza, un breve racconto della vicenda di Macareo e Canace è riportato da Stobeo, e una versione leggermente più breve si legge tra i Parallela Minora dello pseudo-Plutarco. Entrambi gli autori dichiarano di attingere al secondo libro dei Tyrrhenika di Sostrato: lo pseudo-Plutarco conclude il brano con la frase wJ" Swvstrato" ejn deutevra/ Turrhnikw'n, mentre Stobeo lo introduce col titolo Swstravtou ejn deutevrw/ Turrhnikw'n. Le notevoli concordanze testuali tra i due passi ben si conciliano con l'ipotesi che i due autori abbiano attinto alla stessa fonte, sia essa proprio Sostrato o una fonte intermedia (come vedremo, è esclusa la dipendenza diretta tra i due passi).

Il Sostrato autore dei Tyrrhenika è probabilmente da identificare con Sostrato di Nisa, uno degli ajxiovlogoi grammatikoiv della città di cui parla Strabone (14.1.48). Questo Sostrato, da collocare nella prima metà del I secolo a.C., era figlio di Menecrate, un allievo di Aristarco, e fratello di un altro grammatico, Aristodemo, che fu maestro di Strabone. Sulla base di questo background, è altamente plausibile che Sostrato avesse familiarità con la trama dell'Eolo di Euripide5, e che nel racconto della vicenda di Macareo abbia attinto proprio al tragediografo. Non è implausibile che Sostrato avesse accesso anche ad una eventuale hypothesis del dramma, e se la collezione a noi giunta era già in circolazione nella prima metà del I secolo a.C., è possibile che egli abbia avuto accesso proprio alla nostra hypothesis dell'Eolo. È pertanto opportuno analizzare i contatti testuali tra Stobeo e lo pseudo-Plutarco da una parte, e la nostra hyothesis dall'altra, per tentare di far luce sui rapporti fra i tre testi, e nel caso si dimostri che Sostrato abbia attinto alla hypothesis, sulle modalità in cui la hypothesis è stata reimpiegata nella composizione di un'opera di carattere mitografico.

Riporto qui i tre testi in colonne parallele, e di seguito alcune osservazioni.

Stob. 4.20.72 (ed. Hense-

Wachsmuth 1884-1912) Hypothesis [Plut.] Parall. Min. 28 a, p. 312C (ed. Nachstädt 1935) Ai[olo" tw'n kata; Turrh-nivan

basileu;" tovpwn

e[scen ejx ÆAmfiqeva" quga- tevra" e}x kai; to;n aujto;n ajriqmo;n ajrrevnwn paivdwn,

w|n oJ presbuvtato" Maka-reu;" Kanavkh" th'" ajdelfh'" ejrasqei;" ejbiavsato th;n proeirhmevnhn.

Ai[olo" de; peri; touvtwn maqw;n th/' qugatri; xivfo" e[pemyen: hJ de; wJ" novmon dexamevnh to;n sivdhron auJ-th;n ajnei'le. Makareu;" de; to;n gennhvsanta proexilew-savmeno" e[dramen eij" to;n qavlamon: euJrw;n de; th;n ajgapwmevnhn aiJmorra- gou'san tw/' aujtw/' xivfei to;n bivon perievgraye.

Ai[olo" para; qew'n e[cwn th;ṇ tw'n ajnevmwn d[unasteiv]an w[/khsen ejn tai'" kata; Turrhnivan nhvsọ [i"

uijou;" e}x] kai; qugatevra" ta;" i[sa" gegennhkw;".̣ ̣ ̣

ṭ[ouvtwn d joJ] newvtato" Ma- kareu;" mia'"̣ tw'n ajdeḷ[fw'n Kanavkh" ej]rasqei;" dievfqei- ren:

hJ d j e[gkuo" genh[qei'sa]

to;n tovkon e[krupten tw'/ nosei'n pr[ospoih]tw'": oJ de; neanivsko" e[peise to;n pa- tevr[a ta;" qu]gatevra" sun- oikivsai toi'" u[iJ]oi'": oJ de; sugkạ[taqev]meno" klhvron tou' gavmou pa'sin ejxevqḥ ̣[ken]. ptaivsa" de; peri; to;n pavlon oJ tau'ta ṃ ̣ ̣[hca]nhsavmeno" hjtuv-̣ cei: th;n ga;r uJpo; touvtou ej̣[fqar]mevnhn oJ klh'ro" pro;"̣ ̣ ̣ ̣ ̣ ̣ a[llou sumbivws[in ejnum]fa- gwv[g]ei: sundramovn-te" d jeij" to; aujt[...]kout.̣ ̣ ̣ ̣ .[..].n to; me;ṇ gennhqevn hJ trofo;"[

Ai[olo" tw'n kata; Turrhnivan basileu;"

e[scen ejx ÆAmfiqeva" quga- tevra" e}x kai; i[sou" a[rre-na":

Makareu;" dÆ oJ newvtato" e[rwti e[fqeire mivan,

hJ de; paidivon ejkuvhsen.

†ejmpesou'sa† de; kai; xivfou" pemfqevnto" uJpo; tou' patrov", a[nomon krivnasa eJauth;n diecrhvsato: oJmoivw" de; kai; oJ Makareuv".

1) Il rapporto tra le versioni di Stobeo e dello Pseudo-Plutarco, che dichiarano entrambi di dipendere dal secondo libro dei Tyrrhenika di Sostrato, è ben evidente nella parte iniziale. È chiaro che i due testi dipendono dalla stessa fonte, mentre è esclusa la dipendenza reciproca (Stobeo ha vari dettagli in più, ma non fa riferimento alla gravidanza, cui invece allude lo pseudo-Plutarco). I soli dettagli sostanziali in cui i due passi differiscono sono l'età di Macareo (presbuvtato" in Stobeo, newvtato" nello pseudo-Plutarco) e il nome di Canace, assente nello pseudo-Plutarco. Quest'ultimo appare più sintetico nella formulazione, ma non possiamo escludere che ciò sia legato in parte alle vicende della tradizione, che hanno creato un assetto testuale evidentemente problematico nella parte successiva. A mio avviso, anche la frase Makareu;" dÆ oJ newvtato" e[rwti e[fqeire mivan, che troviamo nello pseudo-Plutarco in corrispondenza del più articolato w|n oJ presbuvtato" Makareu;" Kanavkh" th'" ajdelfh'" ejrasqei;" ejbiavsato th;n proeirhmevnhndi Stobeo, sembra mancare del genitivo partitivo (cfr. hyp. mia'" tw'n ajdelfw'n), la cui assenza è probabilmente frutto di un guasto testuale.

2) Limitatamente alle righe iniziali, questi due testi presentano varie analogie con la hypothesis, ma anche alcune differenze: Sostrato non fa riferimento al potere di Eolo sui venti; il suo regno consta di generici territori, e non di isole; il mitografo include il nome della moglie di Eolo, Anfitea. Sembrerebbe che Sostrato (se i due passi in questione ne riflettono fedelmente il fraseggio o almeno i contenuti), nel tratteggiare la geografia del regno di Eolo, abbia lasciato fuori due elementi che appaiono propri dell'Eolo odissiaco, vale a dire l'ambientazione insulare e il dominio sui venti. A differenza dell'Eolo della hypothesis, quello di Sostrato si lascia meno immediatamente identificare con il signore dei venti nella cui isola approda Odisseo. Si aggiunga che ai tempi di Sostrato le isole Eolie erano senz'altro identificate con le Lipari, al largo della costa siciliana (cfr. il già citato Strab. 6.2.1): in questo quadro, la collocazione del regno di Eolo in una cornice insulare, e la sua associazione con i venti, avrebbe probabilmente comportato una automatica identificazione di questo Eolo con quello odissiaco. Se Sostrato inserisce il racconto della vicenda in un'opera intitolata Tyrrhenika, è lecito supporre che ne abbia presupposto un'ambientazione all'interno della Turrhniva, che, come abbiamo visto, Strabone identificava decisamente con l'Etruria. In altre parole, è a mio avviso plausibile che Sostrato abbia intenzionalmente spogliato l'Eolo euripideo degli elementi propri di quello odissiaco per proporne una più decisa collocazione etrusca, e non sicula. Non sappiamo quanto

peso Euripide conferisse alla geografia del suo Eolo, ma è senz'altro lecito aspettarsi una maggiore attenzione a questo aspetto nell'opera di Sostrato, le cui titolature assicurano una partizione proprio su base geografica.

3) Nonostante le differenze appena enucleate, una forte analogia tra le prime righe di Sostrato e quelle della hypothesis si riscontra nell'uso del nesso kata th;n Turrhnivan. Come abbiamo visto, nella hypothesis il nesso sembra suggerire una collocazione delle isole Eolie più settentrionale di quella comunemente attestata, mentre in Sostrato, dove non compaiono isole ma generici territori, parrebbe veicolare un'ambientazione etrusca della vicenda. Non mi sembra implausibile – sebbene non si tratti dell'unica spiegazione possibile – che Sostrato abbia letto la hypothesis e sia stato influenzato dal suo kata; Turrhnivan (sulla cui possibile genesi nella hypotheis vedi supra, ad loc.), che gli avrebbe suggerito l'inserimento della vicenda di Eolo nella cornice etrusca, perfezionata mediante l'eliminazione degli elementi "odissiaci", vale a dire le isole e i venti.

4) Nella parte successiva, Stobeo non fa riferimento alla gravidanza di Canace, brevemente menzionata nello pseudo-Plutarco e nella hypothesis. Inoltre, quest'ultima significativamente procede col racconto di quello che si configura come un momento cruciale del dramma euripideo, vale a dire il consenso di Eolo alle nozze dei figli, la decisione del sorteggio e il suo esito negativo per Macareo. Questi avvenimenti mancano del tutto in Sostrato, che racconta il disappunto di Eolo, l'invio della spada che Canace usa per togliersi la vita, e il successivo suicidio di Macareo. Se Sostrato ha effettivamente attinto alla trama dell'Eolo di Euripide, sarebbe particolarmente significativo che il mitografo abbia lasciato fuori una parte fondamentale del dramma, per soffermarsi esclusivamente su quelli che in Euripide sono la situazione di partenza e lo scioglimento del dramma. Questa procedura ricorderebbe molto da vicino quella che viene a delinearsi nell'analisi dei pochi casi in cui Igino e Apollodoro sembrano dipendere da Euripide (e forse da hypotheseis euripidee): cfr. infra, pp. 549 ss.

5) Il nome di Anfitea, incluso in entrambe le fonti che attingono a Sostrato e taciuto nella hypothesis, conferma il maggior interesse del mitografo per nomi e genealogie, laddove le hypotheseis non svolgono con sistematicità il lavoro di "completamento onomastico" che si osserva in alcuni casi (ad esempio per Macaria in hyp. Heracl., rr. 13-14). In Apd. 1.50 la

moglie dell'Eolo tessalo, figlio di Elleno e capostipite degli Eoli, è Enarete, e dall'unione di Eolo ed Enarete nascono sette maschi (tra cui Creteo, Sisifo e Salmoneo) e cinque femmine, una delle quali è Canace. Una Euridice "che alcuni chiamano Anfitea" figura invece in Apd. 1.104 come moglie di Licurgo, nipote del tessalo Creteo. È degno di nota che il nome di Anfitea sia associato a discendenti dell'Eolo tessalo, anche se solo come variante onomastica, e che la figura di Anfitea si sovrapponga in questo passo a quella di Euridice, che nella hypothesis della Melanippe Sapiente compare come moglie di Eolo e madre di Creteo, Salmoneo e Sisifo. È comunque a mio avviso poco probabile che la moglie di Eolo fosse menzionata per nome nel dramma euripideo, dal momento che la hypothesis non lo include (a dispetto della frequente inclusione del nome della madre nelle sezioni genealogiche veicolate da genna'n: cfr. infra, p. 502), mentre è più plausibile che si tratti di una precisazione del mitografo.

6) Non abbiamo la parte finale della hypothesis dell'Eolo, e non è certo che Sostrato riproduca l'effettivo svolgimento del dramma euripideo. Non vi è contraddizione tra il racconto di Sostrato e i frammenti superstiti dell'Eolo, ma questi non danno alcuna indicazione su come si concludesse la tragedia. La Canace ovidiana è prossima al suicidio e ne dichiara responsabile proprio Eolo (Her. 11, vv. 8-10, e in particolare vv. 97-8 'Aeolus hunc ensem mittit tibi' (tradidit ensem),/ 'et iubet ex merito scire quid iste velit'), in linea con il dato che si legge in Stobeo e nello pseudo-Plutarco, secondo cui sarebbe stato Eolo a inviare alla figlia l'arma con cui togliersi la vita. Alcune scene del dramma euripideo, incluso il suicidio di Canace, potrebbero essere raffigurate su un'idria apula dell'ultima parte del V sec. a.C. (LIMC I: 399, n. 1 = TrGF vol. 5.1, (2) test. iv), che rappresenta diverse figure maschili e femminili, di cui una in un punto di morte con una spada in mano (Canace?): si veda a tal proposito Taplin 2007: 168-69.

7) Il finale del dramma è raccontato in forma più sintetica dallo pseudo-Plutarco, il cui fraseggio presenta almeno una chiara corruttela, vale a dire ejmpesou'sa, in cui è forse da vedere un'allusione al parto (tra le varie proposte di correzione segnalo qui e[mpai" ou\sa di Michel ed ejktekou'sa di Kurz, quest'ultima accolta nel testo di Boulogne 2002), assente in Stobeo. I soli elementi che accomunino in modo inequivocabile i due brani nella parte finale sono il nesso xivfo" pevmpein e il riferimento al novmo". Anche in quest'ultimo caso l'a[nomon dello pseudo- Plutarco, che in alcuni codici si presenta nella variante para; novmon, potrebbe essere una corruttela o derivare da un fraintendimento della fonte (da cui la proposta o{ novmon di Mueller):

dal passo di Stobeo, invece, si può arguire che l'invio della spada come invito al suicidio risponda a una consuetudine, che permette a Eolo di evitare la contaminazione in cui incorrerebbe se uccidesse la figlia (cfr. il commento di Reeson a Her. 11, vv. 97-98), mentre la forma in cui si presenta il testo dei Parallela Minora parrebbe indicare che Canace prenda coscienza dell'empietà della propria condizione.

8) Secondo Sisti (1979: 107), lo pseudo-Plutarco si avvicinerebbe alla hypothesis nei punti in cui si allontana da Stobeo. Gli elementi sui quali Sisti basa questa conclusione sono il già visto newvtato", la formulazione i[sou" a[rrena" e il riferimento alla gravidanza. Questi elementi non sono a mio avviso decisivi. Di newvtato" si è già detto; quanto a i[sou" a[rrena", è vero che i[so" è impiegato anche nella hypothesis laddove Stobeo impiega il meno sintetico to;n aujto;n ajriqmo;n ajrrevnwn, ma si tratta di un aggettivo del tutto ovvio, che non può essere usato per dimostrare dipendenza (cfr. anche il già citato sch. Od. 10.6), e che per altro è impiegato all'interno di una frase che ricorre sostanzialmente identica in Stobeo e nello pseudo- Plutarco, e in forma diversa nella hypothesis. Quanto alla gravidanza di Canace, è a mio avviso del tutto plausibile che il dettaglio fosse incluso in Sostrato e che sia stato omesso da Stobeo, il quale cita il passo dei Tyrrhenika in una sezione intitolata yovgo" jAfrodivth" kai; o{ti fau'lo" oJ [Erw" kai; povswn ei[h kakw'n gegonw;" ai[tio": in questo quadro, il riferimento alla gravidanza non sembra necessario, e anzi è preferibile un più diretto collegamento tra l'unione sessuale dei due fratelli e la punizione paterna.

jAlevxandro"

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