14 L'ambiente rurale di Stratford-upon-Avon in cui Shakespeare era cresciuto era contraddistinto dal forte attaccamento alle antiche ritualità della religione pagano-germanica, che venivano mantenute in vita anche grazie a frequenti recite offerte dalle compagnie teatrali itineranti. L'
Parallellamente alla coppia di regnanti Teseo-Ippolita ad Atene, la forestaincantata e la moltitudine di spiriti che la abitano hanno come legittimi sovrani Oberon e Titania. La loro comparsa nella I scena del II atto mette in luce fin dall'inizio il loro ruolo fondamentale, ai vertici di una realtà ultraterrena che nello scorcio del tempo notturno domina persino sulla vita degli esseri umani. Il folletto Puck si porta sull'attenti quando vede avvicinarsi Oberon, e così una fata si prepara a rendere omaggio alla sua padrona Titania. I due coniugi entrano in scena maestosamente accompagnati dai rispettivi corteggi.
In contrasto con l'armonia che permea il rapporto tra Teseo e Ippolita, i sovrani dell'oscurità vivono invece una situazione di costante tensione dovuta a gelosie e accuse di tradimento. Titania rinfaccia al marito di essersi recato in disparte a più riprese con Ippolita ed altre fanciulle, mentre Oberon a sua volta accusa la moglie di unirsi regolarmente a Teseo e di assisterlo nelle sue avventure fedifraghe.
Lo scontro giunge al culmine dinanzi alla richiesta del re di avere come paggio un giovane rampollo indiano che Titania ha cresciuto sin dall'infanzia dopo la prematura scomparsa della madre. La regina non accetta di sottoporsi all'autorità maschile, adottando un comportamento del tutto opposto a quello tenuto da Ippolita nei confronti del suo compagno.
Oberon inizia a tessere il suo piano di vendetta nei confronti di Titania e chiama il fido servitore Puck, un folletto noto nell'immaginario rurale per le trasformazioni e gli scherzi rivolti soprattutto all'indirizzo delle donne. Emerge dunque il ritratto di un re delle fate orgoglioso e dominatore, che Shakespeare riprende da un'unica fonte letteraria: il poemetto francese Huon de Bordeaux (1216 – 1268 ca.).
2.1.1 - Oberon
Les Prosseusses et faitz de noble Huon de Bordeaux è il titolo di una chanson de geste risalente alla prima metà del XIII secolo, che accompagna alla
caratteristica dimensione epica elementi tipici del romance. L'opera racconta le avventure del nobiluomo Huon, figlio del conte di Bordeaux Seguin, che viene chiamato a portare a termine una serie di imprese straordinarie per potersi redimere dalla colpa di aver ucciso Carlo, il figlio dell'Imperatore del Sacro Romano Impero.
Durante il viaggio diretto a Babilonia dove dovrà superare le prove dinanzi all'emiro Yvoryn, Huon si imbatte in un personaggio che si rivela fondamentale al raggiungimento della sua salvezza. Costui è Auberon (variante britannica Oberon), il re delle fate, dotato dell'aspetto fisico di un nano, ma anche di poteri soprannaturali elevatissimi, in grado di controllare facilmente le azioni degli esseri umani. Egli non è altro che la versione francese di una figura comune a tutta la mitologia germanica, sia nei paesi scandinavi che sul continente.
Le leggende antico-nordiche relative a Sigurd/Sigfrido raccontano della figura di Andvari (letteralmente "Guardiano del respiro"), un nano che vive nelle acque fluviali sotto le sembianze di un luccio e possedeva enormi ricchezze, oltre ad un anello magico. Lo spirito malvagio Loki si impossessa dei suoi averi per poi donarli a Sigurd/Sigfrido, che nel Nibelungenlied invece deruba in prima persona il nano, chiamato Alberico.
Come Andvari, Alberico conserva la bassa statura ed il ruolo di custode di un tesoro antichissimo affidatogli dal re dei Nibelunghi. Tuttavia come suggerisce il nome stesso, egli è il sovrano degli elfi (Alb= elfo, Rich= re), dotato di una forza fisica eccezionale e di preziose virtù magiche. Ha la capacità di rendersi invisibile grazie ad un cappello magico, e comanda su un esercito di mille cavalieri posti a guardia del castello di Mommure.
Le saghe francesi recuperano la sua figura, nella variante del signore degli elfi Auberon, la cui fama viene diffusa per merito dell'Huon de Bordeaux. Minuscolo
e misterioso, Aubèron abita in una foresta compresa tra Gerusalemme e il Mar Rosso, dove esercita le sue potentissime arti divinatorie in nome della lotta al peccato e all'empietà nei confronti del Cristianesimo.
Punto d'incontro tra il fantastico e la religiosità, il suo personaggio diviene noto non solo in tutta la tradizione romanza, ma anche nella produzione britannica di fine Cinquecento.
La versione in inglese dell'Huon realizzata dal traduttore John Bourchier (in arte Lord Berners) raggiunse un tale successo all'epoca da ispirare una messa in scena del poema ad opera della compagnia degli Earl of Sussex nel biennio 1593- 4. La notorietà della chanson ispira a Shakespeare una nuova versione del King of
the Fairies.
Sebbene l'Huon si configuri come un modello imprenscindibile per la costruzione del personaggio del Midsummer Night's Dream, emergono delle differenze notevoli nel confronto tra l'Auberon francese e l'Oberon shakesperiano. Tali distinzioni sono dovute innanzitutto al ruolo destinato al King all'interno della narrazione.
L'Auberon francese è uno dei protagonisti della trama, colui che con il suo apporto decisivo consente al cavaliere Huon di portare a termine con successo la sua missione. Per questo motivo la sua figura è centrale in particolare ne capp. 22- 27, in cui trovano ampio spazio la descrizione del suo aspetto e delle sue doti. Egli è stato generato sull'isola di Cefalonia dall'unione tra Giulio Cesare e la maga celtica Morgana, e assume il portamento magnifico del dio del Sole Apollo:
The Fairy Kinge Oberon came ryding by, and had on a Gowne so rich that were marvaile to recount the riches and fashion thereof, and it was so garnished withprecious stones, that the clearnesse of them shined like the Sonne. Also he had a goodlie bow in his hand, so rich that it could not be esteemed, and his arrowes after the same sort;
(John Bourchier, Huon of Bordeaux, 21)
Al pari di Alberico nella tradizione delle leggende merovingie, Auberon è il re delle fate, ha le sembianze di un nano (Dwarfe) e la padronanza di numerose arti magiche, che egli esercita attraverso un corno d'oro ricevuto in gioventù dalle quattro Ladies of the Fayries (Glorianda, Translyna, Margala, Lempatrix). Il servo Gerame sconsiglia ad Huon di attraversare il bosco incantato in cui lo spirito risiede e di rivolgergli la parola, perchè irresistibile è l'effetto che le sue parole hanno sugli uomini:
But I counsel you to take the long way, for if ye take the shorter way ye must pass throughout a wood a sixteen leagues of length, but the way is so full of the fairys and strange things that such as pass that way are lost, for in that wood abideth a king of the fairy named Oberon.[...]for his words be so pleasant to hear that there is no mortal man that can well scape without speaking to him. (Huon of Bordeaux, 21)
La comparsa del re delle fate nel poemetto viene dunque accompagnata da una presentazione concisa ma efficace della sua figura, riproposta sotto tinte diverse nel Midsummer Night's Dream. La sua entrata in scena all'inizio del II atto della commedia è anticipata dal breve dialogo intrattenuto da una fata con il folletto Puck, nel corso del quale non sono date informazioni sull'identità di Oberon e della moglie Titania. La descrizione delle loro caratteristiche lascia infatti lo spazio al racconto degli eventi di cui essi sono protagonisti, in virtù del ruolo attivo che viene loro affidato all'interno del plot fiabesco.
Se si eccettua il titolo di King che lo identifica sin dall'inizio (2. 1. 18), l'Oberon shakesperiano viene qualificato da pochi altri attributi durante i suoi scambi di battute tenuti con Titania e Puck. E' dal confronto con il folletto nel III atto che il
King of the Fayrys rivela la sua natura particolare di spirito, che può abbattere in
tutta libertà il limite di un'esistenza soltanto notturna imposto a tante altre creature: OBERON : But we are spirits of another sort:
I with the Morning's love have oft made sport; And, like a forester, the groves may tread (A Midsummer Night's Dream, 3. 1. 389-391).
Come nell'Huon, la sua provenienza si ricollega al Mediterraneo greco in virtù dei numerosi riferimenti agli dei e ai miti classici che egli stesso frequentemente fa, come l'accostamento a realtà esotiche all'epoca convenzionalmente raccolte sotto l'etichetta di India:
TITANIA : [...] Why art thou here,
Come from the farthest steep of India, (A Midsummer Night's Dream, 2. 1. 68-9)
Shakespeare sostituisce l'aura di grande tensione che circonda l'Auberon francese con la dimensione sostanzialmente frivola e ironica nella quale sono calati i protagonisti dell'intreccio fantastico del Dream. Tralasciando l'immagine di dio terribile dai poteri smisurati, il re delle fate veste gli abiti di un marito geloso e dispotico che adopera piccoli incantesimi dai risvolti canzonatori e ludici.
Nella chanson francese, egli manifesta la sua autorità nei confronti dei cavalieri che attraversano il suo bosco senza rispondere alle sue domande scatenando una tremenda tempesta:
the dwarf, seeing how that they rode away and would not speak, he was sorrowful and angry. Then he set one of his fingers on his horn, out of the which issued out such wind and a tempest so horrible to hear that it bare down trees, and therewith came such a rain and hail that seemed that heaven and the earth had fought together and that the world should have ended. The beasts in the woods brayed and cried, and the fowls of the air fell down dead for fear that they were in. There was no creature but he would have been afraid of that tempest. Then suddenly appeared before them a great river that ran swifter than the birds did fly, and the water was so black and so perilous and made such a noise that it might be heard ten leagues off.
(Huon of Bordeaux, 23)
Sconvolgimenti simili della natura e dei suoi abitanti sono provocati dall'aggressività che si impossessa dell'Oberon shakesperiano durante i suoi litigi con la moglie Titania:
TITANIA : [...] But with thy brawls thou hast disturb'd our sport. Therefore the winds, piping to us in vain,
As in revenge, have suck'd up from the sea Contagious fogs; which, falling in the land, Hath every pelting river made so proud That they have overborne their continents. (A Midsummer Night's Dream, 2. 2. 87-92).
Similmente il grande potere che il King of the Fayrys esercita sul comportamento degli uomini grazie alle sue facoltà taumaturgiche viene riproposto dalla commedia, tra le pieghe di un'atmosfera decisamente più giocosa rispetto all'Huon. Nel Dream difatti il King si serve delle proprietà del fiore del
love-in-idleness per rendere sua moglie Titania vittima di un'attrazione irresistibile
per il primo essere che le capiti davanti al suo risveglio :
OBERON : Having once this juice,
I'll watch Titania when he is asleep And drop the liquor of it in her eyes; The next thing then she waking looks upon, Be it on lion, bear, or wolf, or bull,
On meddling monkey, or on busy ape, She shall pursue it with the soul of love. (A Midsummer Night's Dream, 2. 1. 176-182)
e poterla quindi persuadere a farsi consegnare il paggetto, motivo dei loro aspri litigi ("As I can take it with another herb/ I'll make her render up her page to me",
2. 1. 183-184).
L'incantesimo si presenta inoltre come l'unico mezzo di interazione con gli esseri umani nel caso particolare dei giovani Demetrio e Lisandro, delle cui vicende Oberon viene a conoscenza a loro completa insaputa. Benchè le loro storie si intreccino l'una con l'altra, tra gli uomini e lo spirito non vi è un contatto diretto, come invece nell'Huon.
L'Auberon francese pretende infatti di stabilire un rapporto in prima persona con i cavalieri che attraversano la sua dimora silvestre, svelando un'identità in cui convivono simultaneamente divino e terreno:
Therewith the dwarf began to cry aloud and said, “Ye fourteen men that passeth by my wood, God keep you all, and I desire you speak with me, and I conjure you thereto by God Almighty and by the Christendom that ye have received and by all that God hath made, answer me." [...] Oberon heard him and said, “Friend, thou doest me injury without cause, for I was never devil nor ill creature. I am a man as other be, but I conjure thee by the divine puissance to speak to me.”
(Huon of Bordeaux, 24)
La sua essenza soprannaturale si palesa in maniera considerevole attraverso l'effetto ipnotizzante che la melodia del suo corno sortisce sui corpi degli ascoltatori, immediatamente pervasi da un benessere paradisiaco e dal desiderio di danzare:
Then King Oberon, who knew well and had seen the fourteen companions, he set his horn to his mouth and blew so melodious a blast that the fourteen companions, being under the tree, had so perfect a joy at their hearts that they all rose up and began to sing and dance.
(Huon of Bordeaux, 23)
Le virtù eccezionali del dio vengono però affiancate da una profonda sensibilità nei riguardi degli uomini onesti in difficoltà come Huon, al cui servizio Oberon si pone ciecamente donandogli gli espedienti della sua stessa forza:
[...] require you suffer us to depart.” “Abide yet,” quod Oberon. “Yet I have another jewel the which I will give thee, because I think there be truth and noblesse in thee. I will give thee a rich horn of ivory, the which is full of great virtue, the which thou shalt bear with thee. It is of so great virtue that if thou be never so far from me, as soon as thou blowest the horn, I shall hear thee and shall be incontinent with thee with a hundred thousand men of arms for to succour and aid thee. (Huon of Bordeaux, )
Il dio interviene prontamente ogniqualvolta Huon mette a repentaglio la vita, e mantiene inalterata la fiducia nei suoi confronti sebbene il giovane sovrano infranga ripetutamente le raccomandazioni da lui ricevute:
“Friend,”quod Oberon, “as long as ye believe and do my commandments, shall never fail to succour you in all your affairs.”
(Huon of Bordeaux, 28)
Nel Midsummer Night's Dream allo stesso modo Oberon ovvia con ragionevolezza al caos che a sua insaputa Robin Goodfellow15 provoca nei
rapporti tra i quattro innamorati. Il folletto ha infatti spruzzato erroneamente sulle labbra di Lisandro il filtro d'amore che il re aveva invece destinato a Demetrio con l'intento nobile di riportare tra le braccia di Elena colui che l'aveva abbandonata per la sua amica Ermia:
OBERON : A sweet Athenian lady is in love With a disdainful youth; anoint his eyes; But do it when the next thing he espies May be the lady. Thou shalt know the man By the Athenian garments he hath on. Effect it with some care, that he may prove More fond on her than she upon her love. (A Midsummer Night's Dream, 2. 1. 260-266)
Il re delle fate manifesta una sostanziale predisposizione ai buoni sentimenti, che abbiamo visto essere un tratto caratterizzante nello Huon. L'Auberon francese rivendica regolarmente il proprio operato nel nome di Dio, e quasi sotto le spoglie di un Salvatore assolve al compito di indirizzare il giovane Huon sulla strada della grazia. Il personaggio assume dunque non solo un'importanza decisiva ai fini della missione del protagonista, ma anche una valenza didattica per i lettori dell'opera.
In Shakespeare, il clima di fervente cristianità e moralità viene rovesciato allegramente a vantaggio di una realtà dominata dal piacere per lo scherzo e per l'imbroglio.
Oberon e le altre creature del suo regno si differenziano dagli abitanti della terra perchè capaci di essere del tutto superiori alle debolezze del cuore umano. "Lord, what fools those mortals be!" (3. 2. 115) dice Puck al suo padrone nel momento in cui si siedono ad osservare divertiti le incomprensioni che nascono a catena nei rapporti tra i quattro innamorati. Il filtro d'amore per sbaglio versato sulla bocca di Lisandro ha prodotto infatti il doppio sorprendente
risultato di tramutare repentinamente il sentimento sincero del giovane nei riguardi di Ermia in un odio profondo, e di renderlo contemporanemante schiavo di un'attrazione estrema verso Elena.
Oberon sembra voler risolvere subito i problemi, ordinando a Puck di spargere le gocce del filtro sul volto del designato Demetrio e di ricondurlo felicemente tra le braccia di Elena. D'altro canto egli rinuncia a sciogliere contemporaneamente Lisandro dal suo sortilegio, e innesca per il proprio divertimento personale un crescendo vertiginoso di malintesi tra gli amanti.
I due ragazzi si trovano ad essere rivali nella conquista della mano di Elena, che dinanzi al repentino svilupparsi di una passione così smisurata e malata nei suoi confronti si sente la vittima sacrificale dei loro giochetti. Ermia viceversa si vede tutt'a un tratto ripudiata e addirittura detestata senza alcun motivo plausibile dal Lisandro che fino a pochi minuti prima la amava intensamente.
Il King Oberon accoglie i tratti del grande manovratore delle azioni e dei sentimenti degli esseri umani che intende godere momentaneamente della "ford pageant", ossia della parodia di cui essi si rendono protagonisti. Non c'è nel suo comportamento crudeltà verso i giovani, bensì l'occasionale desiderio di sperimentare le sue arti magiche ai fini del puro svago. Nel momento in cui Lisandro e Demetrio giungono ad indire un duello armato con il rischio di attentare alla loro incolumità, allora egli comprende che è ormai giusto mettere fine allo spettacolo e condurre gli eventi ad una risoluzione soddisfacente per tutti:
OBERON : Thou seest these lover seek a place to fight. Hie therefore, Robin, overcast the night; [...] And lead these testy rivals so astray As one come not within another's way. [...]Then crush this herb into Lysander's eye; Whose liquor hath this virtuos property, To take from thence all error with his might And make his eyeballs roll with wonded sight. When they next wake, all this derision
Shall seem a dream and fruitless vision; And back to Athens shall the lover wend
With league whose date till death shall never end. (A Midsummer Night's Dream, 3. 3. 354-5, 358-9; 366-372)
Il re delle fate manovra quindi gli animi degli innamorati non in modo anarchico, ma sempre con giudizio, conservando la proverbiale razionalità che l'aveva contraddistinto nell'Huon. Tuttavia nel Dream il personaggio viene condotto su un piano, ossia quello del gioco e della fantasia notturne, che esula dalla sua originale funzione di exemplum spirituale per l'uomo, senza però cancellarla completamente.
incantesimo si dimostri decisivo per far sì che Demetrio ritorni da Elena e metta da parte il suo desiderio folle di possedere Ermia.
L'Oberon shakesperiano appare quindi più "umano" di quello francese in virtù di una più intensa condivisione dei vizi e delle virtù terreni, sulla falsariga dei numi greci e romani. Sebbene non stringa con gli innamorati il rapporto diretto che invece nello Huon si era rivelato essenziale, tuttavia il King of the Fayrys vive in misura amplificata i sentimenti della gelosia, dell'orgoglio, della vendetta. L'aggressività nei confronti di Titania e la serie di punizioni che mette in atto per accappararsi il paggio negato, completano il ritratto di un moderno Zeus in perenne litigio con la moglie Era.
2.1.2-Titania.
La Queen of the Fayrys è una figura consolidata nella tradizione folkloristica britannica e celtica, come dimostrano le sue numerose apparizioni all'interno delle leggende e degli scritti dei secoli XIV-XVI. Nelle epopee irlandesi si incontra la regina Oona, mentre i testi provenienti dal nord dell'Inghilterra e dalla Scozia presentano una sovrana degli elfi, Queen of Elphame. Personaggio spesso