• Non ci sono risultati.

USO DELLE TECNOLOGIE NELL'EDUCAZIONE IN CLASSE E DIGITAL STORYTELLING

4.4 Storytelling e Digital Storytelling: peculiarità e differenze

La parola storytelling rappresenta, per definizione, l'atto del narrare. Il Digital Storytelling, invece, come è facile intuire, consiste nell’organizzare contenuti (selezionati dal web, prodotti dallo studente o dallo storyteller stesso) in un sistema coerente, retto da una struttura narrativa, in modo da ottenere un racconto costituito da molteplici elementi di vario formato (video, audio, immagini, testi, mappe).

Il termine sta cioè ad indicare la pratica del racconto che si avvale delle strategie narrative consentite dalle tecnologie digitali (come ad esempio: l’integrazione di differenti linguaggi mediali, l’utilizzo di meccanismi narrativi derivanti dalle pratiche d’uso dei social media, la circolazione delle storie tramite dinamiche caratteristiche della comunicazione in rete con effetto virale).

L'espressione nasce nel contesto educativo per denotare la pratica in cui i narratori sono studenti che raccontano esperienze personali, o avventure immaginarie, mantenendo il proprio punto di vista, improvvisando e avvalendosi dell’uso di video. Più recentemente, il DS è stato utilizzato anche in ambito formativo, in primis all'interno delle organizzazioni e delle aziende.

Da queste esperienze didattiche e di formazione ha iniziato a diffondersi l’idea che lo storytelling non consenta solo un utilizzo educativo/formativo ma rappresenti anche un buon metodo nell’ambito della comunicazione aziendale (per parlare in pubblico, per organizzare le riunioni, per mettere in atto strategie di comunicazione pubblicitaria) al fine di favorire l’immedesimazione degli interlocutori. Ne è un esempio il video di Michael Wesch The machine is us/ing us26 (2007), nel quale il docente di etnografia digitale della Kansas State University descrive l’impatto antropologico del web 2.0 utilizzando le stesse tecnologie del web partecipativo.

La definizione di "narrazione breve" inizialmente utilizzata per lo Storytelling Digitale proviene da un laboratorio di produzione di Dana Atchley dell'American Film Institute, datato 1993. Il termine è stato poi adattato e perfezionato da Joe Lambert a metà degli anni '90, che lo ha definito un “metodo di formazione”.

Joe Lambert e Dana Atchley, fondatori del Center of Digital Storytelling (CDS) a Barkley, in California, hanno individuato 7 elementi alla base di ogni Storytelling Digitale.

Il primo è il punto di vista: tutte le storie dovrebbero essere personali e autentiche e mantenere in ogni

26 È un video dalla durata di 4 minuti e mezzo in cui Michael Wesh (2007) spiega: cos’è il web 2.0, la trasformazione del testo in ipertesto, la sinergia tra forma e contenuto, le potenzialità offerte da Internet per collegare pensieri, immagini e soprattutto persone. Rappresenta una guida per chi sta iniziando a conoscere le nuove dinamiche della comunicazione e un comodo ripasso per chi già utilizza da tempo questi strumenti.

77

sua parte la prospettiva dell’autore, esprimendo le sue intenzioni e i suoi obiettivi.

In secondo luogo è necessaria la presenza di una “dramatic question”, vale a dire che è necessario esporre qualcosa che valga la pena di essere raccontato e proporre ad inizio storia domande sorprendenti alle quali si fornirà replica alla fine del racconto.

Inoltre, una storia deve possedere contenuti emotivi coinvolgenti. Fattore, quest’ultimo, legato alla scelta di raccontare la storia con il proprio punto di vista, scegliendo di commentare i momenti salienti della narrazione utilizzando una specifica colonna sonora.

Il quarto e il quinto elemento sono infatti l’utilizzo della propria voce e della colonna sonora, entrambi dall’alto potere coinvolgente.

Il sesto elemento è il riferimento all’economia della narrazione, che richiama a non usare un numero elevato di immagini e parole.

Infine, è necessario un ritmo adeguato alle modalità narrative della storia in base a quanto velocemente o lentamente prosegue la storia stessa. La vitalità è un fattore senz’altro essenziale per una storia che possa considerarsi buona.

Il passaggio dallo storytelling al Digital Storytelling non è solo uno dei cambiamenti avvenuti in seguito all'avvento delle nuove tecnologie, ma rappresenta anche uno step fondante il percorso di formazione e di ricerca esposto nella presente tesi. A tal proposto è quindi opportuno esporre una breve panoramica su alcune peculiarità e differenze tra queste due modalità di narrazione.

Lo storytelling costituisce una delle arti più antiche, dato che esisteva già nelle grotte degli uomini primitivi. Esso rappresentava lo strumento primo per trasmettere il sapere, per educare le genti, per colmare le lunghe notti che le persone dovevano trascorrere davanti al fuoco. La sua valenza è plurima: culturale, religiosa, educativa e di intrattenimento. Attraverso le storie l'uomo racconta la propria visione della realtà. Spesso le persone, pur vivendo in contesti simili, raccontano storie diverse poiché il modo di vivere e di leggere gli eventi è soggettivo e individuale.

Il Digital Storytelling, dal canto suo, costituisce una metodologia, uno strumento molto importante, che l'insegnante così come le aziende dovrebbe al giorno d'oggi includere tra i propri metodi di lavoro (didattici, di marketing, di formazione) mossi dalla consapevolezza che lo storytelling rappresenta da sempre un'attività vicina all'uomo.

De Rossi e Petrucco (2013) hanno esposto a tal proposto alcune importanti considerazioni etimologiche, culturali e formative:

78

• Lo storytelling ha da sempre rappresentato un'attività che ha intrattenuto e contemporaneamente ha contribuito a tramandare la conoscenza.

• Lo storytelling è stato in grado di creare rapporti educativi, sociali, religiosi ed emotivi tra colui che ascolta e colui che narra.

• Lo storytelling ha contribuito a creare identificazioni culturali all'interno di gruppi sociali di vario genere.

• Il digital, oggigiorno, ha la possibilità di ampliare la divulgazione di storie, di processi, di esperienze. Esso riesce a far giungere informazioni e narrazioni in qualsiasi posto e con facilità.

• Il digital offre l'opportunità a chiunque lo desideri di diventare non solo consumatore ma anche produttore.

Una delle maggiori differenze tra la forma tradizionale e la forma digitale di narrazione consiste soprattutto nell'audience/risonanza che possiede. Il focus della seconda forma è il computer e la rete. Grazie a questo supporto più persone rispetto al passato possono narrare ed essere fruitori di narrazioni, le quali senza alcun ostacolo giungono facilmente da una parte all'altra del globo.

Al giorno d’oggi, i media digitali non fanno altro che amplificare le nostre storie (Ohler, 2008), dandogli un respiro più ampio, un respiro “collettivo”. Le narrazioni assumono così nuove forme. I nuovi narratori realizzano storie capaci di permettere ai loro fruitori il passaggio dalle storie “tradizionali” (fondate sul primato del testo sull’immagine, dell’autore sul lettore, del singolo sulla comunità di lettori) alle storie “partecipate”, fondate su confronto, partecipazione e compresenza di forme di espressione diverse. La narrazione assume sempre più la forma di una pratica di alfabetizzazione non soltanto mediale ma soprattutto sociale, di partecipazione allo sviluppo dell’immaginario collettivo inteso come bacino immaginativo nel quale coabitano e si confondono ideatori e spettatori, creatori e attori del nuovo sapere alla base dell’intelligenza collettiva (Levy, 2002, p. 128).

Qualunque sia il suo formato, la sua modalità, lo storytelling riveste dunque un’importanza come occasione di pratica di partecipazione sociale a narrazioni condivise (Petrucco, De Rossi, 2009). Laddove, in un contesto dalla così ampia portata, la scuola appare impegnata a trovare una propria espansione anche all'interno di questi spazi e a fornire un valido supporto agli studenti per un utilizzo critico e consapevole delle nuove tecnologie narrative.

79

L'abilità di leggere, comprendere e usufruire in modo attivo e cosciente dei nuovi media diviene nella società attuale una questione essenziale se si vuole beneficiare di tutte le possibilità che questi offrono. Le literacies che si sviluppano in un Digital Storytelling, a detta di Ohler (2008), corrispondono al DAOW, acronimo delle principali literacies coinvolte: digital, art, oral e writing. Per costruire un Digital Storytelling è necessario un uso del computer e di Internet corretto e consapevole, volto a creare un buon prodotto, che sappia esprimere al meglio il significato che si intendeva trasmettere in sede di progettazione.

In virtù di questo aspetto la narrazione può assumere grande importanza in ambito educativo e formativo (all'interno di un processo di insegnamento-apprendimento basato sull'interazione alunni- insegnante e alunni-alunni e sull'organizzazione della conoscenza in più contesti) poiché in grado di formare la cosiddetta “zona di sviluppo prossimale”27 (Vygotskij, 2008). Infatti, tramite questa metodologia l'alunno entra in relazione con altre persone (pari e adulti).