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I COSTRUTTI INVESTIGATI E IL LEGAME CON LA NARRAZIONE

3. L’ultimo filone, il più recente, si concentra sui sistemi di autoregolazione che guidano

l’apprendimento e che sarebbero l'esito di un'unione tra strategie metacognitive e motivazionali.

Nell'ambito scolastico, la tendenza è quella di spiegare la demotivazione attribuendola a cause riguardanti l’allievo e la sua famiglia sebbene in molti casi di questo tipo esse non costituiscono

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certamente l’unica opzione. È dunque opportuno che l’insegnante si ponga sempre delle domande sul proprio ruolo e su come propone gli argomenti alla sua classe. L'obiettivo comune a molte ricerche è quello di tentare di comprendere in che modo la motivazione agisce sull’apprendimento attraverso tante strade.

In virtù dell'importanza che secondo la letteratura questo costrutto riveste nell'ambito del processo di insegnamento/apprendimento si è deciso di includerlo tra le tre aree privilegiate di indagine all'interno del progetto qui descritto. In particolare, ci si è riferiti alle motivazioni che stanno alla base della narrazione degli studenti (ovvero sono stati indagati gli effetti di uno specifico intervento in termini di motivazione a narrare).

2.3 Il coinvolgimento

Nel versante psicologico il termine flusso (in inglese flow) sta ad indicare uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa nello svolgimento di un'attività. Questa condizione è connotata da un coinvolgimento totalizzante dell'individuo (focalizzazione sull'obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione fornita dallo svolgimento di un particolare compito).

Il concetto di flusso è stato introdotto nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi all'interno della sua teoria del flusso e si è poi diffuso in diversi campi di applicazione della psicologia (come ad esempio lo sport, la spiritualità e l'istruzione).

Csikszentmihaly utilizzò la parola inglese flow (flusso, corrente) per definire, nel 1975, una condizione mentale descritta da molti soggetti da lui intervistati come “una corrente d'acqua che li trascinava”.Nei testi titolati Optimal Experience: Psychological Studies of Flow in Consciousness e Flow: The Psychology of Optimal Experience del 1990 egli definì l'esperienza che si prova durante il flusso come un'"esperienza ottimale", in cui la prestazione è al livello massimo e lo stato d'animo è positivo. Nel momento in cui le sfide e le capacità sono sopra la media, si verifica cioè l'esperienza ottimale.

In ogni momento della giornata ciascun individuo riceve una grande quantità di informazioni che provengono dal mondo che lo circonda: gli psicologi hanno scoperto che la mente è in grado gestirne soltanto un certo numero alla volta: circa 126 bit di dati al secondo (Csíkszentmihályi, 1956). Diversamente, un'intera conversazione "pesa" circa 40 bit, ossia un terzo della nostra capacità, e questa è la motivazione per cui non è semplice concentrare la propria attenzione su altre attività

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mentre si è intenti a portare avanti un discorso. A livello generale ogni persona è in grado di decidere su cosa vuole concentrare l'attenzione. Tuttavia, nel momento in cui si sta vivendo uno stato di flusso si è assorbiti nell'azione in modo totalizzante e, senza prendere in modo consapevole una decisione, si perde la consapevolezza di tutte le altre cose che vanno al di fuori di quell'azione (tempo, persone, distrazioni e persino esigenze fisiologiche). Questo fatto avviene perché tutta l'attenzione è occupata da quell’azione e non ne rimane per le altre attività, anche se esse sono da considerarsi necessarie.

Per testare il flusso durante l'esperienza cosciente, Csíkszentmihályi ha utilizzato la metodologia del campionamento dell'esperienza: durante l'intera durata di un suo studio i partecipanti hanno dovuto indossare un cercapersone e, contattati a intervalli di tempo random, hanno dovuto fornire un resoconto dei propri pensieri all'interno di un questionario. Questi studi dimostrano che le persone si percepiscono più attivate mentre svolgono compiti impegnativi, per la risoluzione dei quali pensano di possedere le abilità necessarie. Le condizioni identificate nel flusso coincidono con le condizioni di massima motivazione e prestazione riscontrate relativamente al goal setting. Se le persone si sentono efficaci, i compiti che hanno scopi impegnativi non rappresentano un peso bensì sfide gratificanti.

Csikszentmihalyi ha individuato alcuni fattori che, pur non essendo indipendenti l'uno dall'altro, sono in combinazione tra loro e rappresentano l'esperienza di flusso:

• Obiettivi chiari: le aspettative e le modalità di raggiungimento sono chiare.

• Concentrazione totale sul compito: un alto grado di concentrazione in un determinato campo di attenzione (la persona ragiona solo sul presente).

• Perdita dell'autoconsapevolezza: il soggetto è talmente assorto nell'attività da non preoccuparsi di sé stesso.

• Distorsione del senso del tempo: la percezione del tempo è alterata. Il soggetto non è consapevole dello scorrere del tempo.

• Retroazione diretta e inequivocabile: le conseguenze dell'azione devono essere percepibili dal soggetto subito e in modo inequivocabile.

• Bilanciamento tra sfida e capacità: l'attività non viene ritenuta né troppo semplice né troppo difficile per lo studente.

• Senso di controllo: la percezione è quella di avere ogni cosa sotto controllo e di essere in grado di dominare la situazione.

• Piacere intrinseco: l'azione fornisce un piacere intrinseco, fine a sé stesso.

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molto alti. L'azione sembra naturale, tant'è assorta la persona.

Nell'ambito dell'istruzione esiste il concetto di “sovrapprendimento”9 il quale sembra essere collegato all'esperienza ottimale, secondo lo stesso Csikszentmihalyi. Il sovrapprendimento permette un’alta concentrazione mentale e consente di visualizzare i risultati desiderati come qualcosa di unico.

Le “esperienze ottimali” rappresentano particolari tipi di esperienze che ci forniscono molta soddisfazione e che, se coltivate nel tempo, sono in grado di rendere le nostre vite più significative e gratificanti. La situazione che rende possibile entrare a contatto con questo stato di essere (caratterizzato da un totale coinvolgimento nel compito) è caratterizzata dalla percezione, da parte dell’individuo, di sufficienti e appropriate opportunità per l’azione (sfide) nell’ambiente e, di pari passo, di adeguate capacità personali di agirvi (abilità). Entrare nel flusso dipende, quindi, dall’equilibrio tra queste due componenti, valutate soggettivamente.

Quando l'individuo considera le sfide al di là delle proprie capacità, entrerà in uno stato prima di vigilanza e successivamente di ansia; nella situazione contraria, passerà dal rilassamento alla noia. Nel momento in cui, invece, percepirà armonia tra i livelli delle sfide e delle abilità, allora sarà in grado esperire la flow experience, l’esperienza ottimale, sperimentando il totale assorbimento in un’esperienza che coinvolge l’individuo in modo totalizzante. La completa armonia con quello che si sta facendo non solo conduce ad un godimento puro, ma offre la possibilità di aumentare le proprie capacità mettendosi in gioco, testando e apprendendo nuove competenze, e di incrementare la propria autostima (Csikszentmihalyi e LeFevre, 1989). L’esperienza ottimale è in grado di attivare il flusso di energia mentale che mette in moto risorse e potenzialità insite nell’individuo.

In un contesto scolastico sono favorevoli al crearsi di una situazione di “esperienza di flusso” l’apprendimento cooperativo e il tutoraggio tra pari. Al contrario, risultano poco favorevoli le attività di studio passive, come l’ascolto della lezione o il prendere appunti.

Il flusso agisce a favore dell’apprendimento: infatti, dopo aver vissuto un’esperienza di flusso legata a un’attività molto complessa, l’individuo che vuole provare di nuovo l’esperienza di flusso dovrà cimentarsi con un’attività più ardua di quella precedente.

Un'altra metodologia che incrementa la motivazione nell’apprendimento è la metodologia induttiva. Al contrario del metodo deduttivo (utilizzato nell’insegnamento e senza dubbio anch’esso utile) che prevede l’esposizione da parte del docente dei contenuti della materia nei loro concetti fondamentali,

9 Questo concetto è stato teorizzato da Hermann Ebbinghaus (1850-1909), che parlò di effetto del superapprendimento. L'idea sottostante è che aumentando il numero di ripetizioni la memorizzazione cresce fino ad una certa soglia.

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per poi in un secondo momento far cimentare gli studenti con esercitazioni pratiche fondate sui principi teorici appena spiegati, nel metodo induttivo si inizia dal “particolare” per poi arrivare all’“universale”, ossia si parte dall’applicazione pratica dei principi da apprendere per poi arrivare alle teorie e ai concetti generali. La motivazione dello studente, nel metodo deduttivo, è molto legata al momento in cui avverrà la valutazione degli apprendimenti o nella sottolineatura da parte dell’insegnante che i concetti studiati (astratti e formali) saranno utili un domani nella vita e nel lavoro. Un percorso di tipo induttivo, al contrario, parte dall’applicazione concreta, dal problema reale, dall’analisi e dall’interpretazione dei dati, dallo studio di un caso particolare, per arrivare solo in un secondo momento ai concetti astratti e generali. In questo modo gli studenti sono più motivati ad affrontare la formalizzazione dei concetti e la comprensione dei principi astratti generali, senza i quali non si saprebbe gestire il problema presentato.

Il fattore del coinvolgimento assume quindi un ruolo potenzialmente importante all'interno del processo di insegnamento-apprendimento che si verifica nel contesto scolastico. Nell'indagine esposta ci è riferiti al coinvolgimento che gli studenti provano durante l'azione del narrare. È stato misurato il loro livello di coinvolgimento, prima e dopo l'intervento, per rilevare se nel campione preso in esame questo aspetto ha subito variazioni in seguito al percorso formativo messo in atto.

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CAPITOLO 3