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3.1 INTRODUZIONE

La neurochirurgia rappresenta un ramo specialistico nell’ambito della medicina veterinaria, e negli ultimi decenni questa branca è andata sempre più perfezionandosi permettendo di eseguire interventi anche molto complessi per il trattamento di numerose patologie neurologiche nei nostri animali.

In particolare, la chirurgia riveste un ruolo fondamentale nel trattamento delle discopatie nel paziente canino, prima fra tutte nel trattamento delle ernie discali. È altresì ovvio ricordare quanto altrettanto importante sia il ruolo della fisioterapia nel post-operatorio dei pazienti spinali.

Difatti, in alcuni casi i pazienti possono venire trattati, esclusivamente, mediante un protocollo riabilitativo conservativo, senza venir sottoposti ad intervento chirurgico.

Da qui nasce l’idea del presente studio, che sulla base delle osservazioni cliniche effettuate in un campione rappresentativo di 100 casi selezionati, si propone di:

- Confrontare i due diversi approcci alla patologia spinale; - Valutare l’efficacia dell’intervento chirurgico nelle discopatie;

- Valutare l’importanza dell’intervento fisiatrico sia come parte integrante di un protocollo chirurgico, sia come trattamento primario ed esclusivo della discopatia.

3.2 MATERIALE E METODI

Nel nostro studio abbiamo preso in considerazione 100 cani di qualsiasi età e razza affetti da discopatia toracolombare, sia che fossero stati sottoposti ad intervento chirurgico (e poi sottoposti a riabilitazione) sia che fossero stati gestiti mediante un esclusivo approccio conservativo.

I pazienti sono stati visitati e trattati presso la Clinica di Fisioterapia Veterinaria Livorno (LI) della Dott.ssa Micaela Mariani, nel periodo compreso tra Maggio 2009 e Ottobre 2019.

In tutti i pazienti è stato osservato il decorso della patologia, a seguito del trattamento fisiatrico, e sono stati valutati i diversi outcome.

Il protocollo impiegato è stato pressoché lo stesso per entrambi i gruppi, ciò che li differenziava era semplicemente la fase acuta, che nel gruppo dei casi conservativi si protraeva per circa 3 settimane.

Come ampliamente discusso precedentemente, nel capitolo dedicato, il protocollo riabilitativo utilizzato è stato all’incirca il medesimo per entrambi i gruppi e consta di 5 fasi, nelle quali partendo da mobilizzazioni passive e supporto alla stazione si incrementa il lavoro attivo, assieme alla terapia strumentale:

1) Riposo;

2) Supporto del peso con l’iniziale recupero della funzione del motoneurone; 3) Recupero della funzione motoria iniziale, con deficit propriocettivi;

4) Recupero di una buona funzione motoria con deficit propriocettivi lievi, e pattern della camminata quasi normale;

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3.2.1 RACCOLTA DATI

I pazienti sono stati seguiti dalla prima visita, raccogliendo l’anamnesi, eseguendo l’esame neurologico completo se necessario, e se muniti di esami diagnostici, esaminando la documentazione esistente.

Per tutti i pazienti, sono stati presi in considerazione: - Segnalamento (età, razza, sesso);

- Tempo di insorgenza della patologia; - Gravità della discopatia.

Infine, sono stati individuati i due gruppi di pazienti per lo studio clinico in base al quesito: “il paziente è stato sottoposto a intervento chirurgico?”.

In caso di risposta affermativa, in che tempistiche questo era avvenuto; nel caso in cui, invece, il soggetto era stato gestito in modo conservativo, in che tempistiche si era provveduto ad iniziare il trattamento riabilitativo.

Inoltre, per poter successivamente valutare l’outcome dei nostri due gruppi di pazienti, abbiamo provveduto a raccogliere ulteriori dati che ci permettessero di poter formulare una prognosi quanto più oggettiva possibile tra i due approcci alla discopatia.

In particolare, durante il periodo di trattamento fisioterapico, abbiamo preso in considerazione: - La capacità del paziente di deambulare, conclusa la riabilitazione;

- Il recupero, o meno, delle grandi funzioni organiche (GFO), intese come defecazione e urinazione; - I tempi di recupero del soggetto;

- Le eventuali recidive;

- Le possibili complicazioni occorse.

Per quanto concerne la deambulazione, questa è stata valutata prendendo in considerazione la classificazione delle ernie discali acute, e l’entità del miglioramento dell’animale in termini di gradi:

• Grado I

o Presenza di solo dolore o Assenza deficit neurologici • Grado II

o Dolore, lieve paresi con capacità di deambulare o Normale minzione e defecazione

• Grado III

o Paresi con minima capacità di sorreggersi sul posteriore o Controllo o meno della minzione

• Grado IV

4A = paraplegia completa, presenza di dolore profondo, ritenzione urinaria 4B = assenza di dolore profondo

Difatti, se il paziente al termine del trattamento aveva recuperato due gradi, la deambulazione è stata considerata come recuperata totalmente.

Se, l’entità del miglioramento era pari ad un solo grado, la deambulazione era recuperata solo parzialmente; e se, infine, il grado di severità della discopatia era rimasto invariato, la deambulazione non era stata recuperata.

179 In questo ultimo caso, è stata fatta un’ulteriore suddivisione dei pazienti sulla base o meno del recupero di un’andatura spinale. I soggetti che non hanno visto margini di miglioramento in nessun caso, sono stati posti su carrellino.

Quando si tratta di un paziente neurologico, una delle difficoltà più comuni per i proprietari è proprio quella di gestire l’autonomia del proprio animale. È stato quindi importante valutare, soprattutto per i gradi più severi di lesioni midollari, se il paziente al termine del trattamento, aveva recuperato o meno una certa autonomia in termini di urinazione e defecazione (ove possibile).

In questo modo, si sono delineati due grandi gruppi:

- I pazienti che avevano recuperato l’autonomia nello svuotamento della vescica e nella defecazione;

- I pazienti che continuavano a necessitare della spremitura manuale della vescica e dello stimolo alla defecazione.

Per quanto concerne i tempi di recupero, sulla base di nozioni in letteratura (457, 539), l’esperienza dei professionisti della clinica e la casistica esaminata, sono stati scelti tre cut-off per determinare la velocità di recupero dei pazienti:

- 1 mese; - 2 mesi; - > 2 mesi.

Mediante la raccolta dell’anamnesi sia remota che recente del soggetto, è stato possibile risalire ad eventuali recidive occorse precedentemente, e grazie al follow up a medio-lungo termine, essere messi a conoscenza della possibile insorgenza di nuove ernie discali, verificatesi successivamente.

In questo modo, è stata fatta un’ulteriore osservazione sulla base della presenza o meno di recidive, e in quel caso se erano state solo una o più di una.

Infine, sono state raccolte le complicazioni più comunemente verificatesi nei nostri pazienti durante il trattamento riabilitativo. Sulla base della frequenza e della severità, sono stati presi in considerazione tre eventi:

1) Cistiti;

2) Discospondiliti; 3) Eutanasia, a seguito di

a. Piaghe da decubito complicate (in due soggetti di grossa taglia); b. Mielomalacia progressiva

180

3.2.2 ANALISI STATISTICA

Per quanto concerne i dati raccolti in entrata, questi sono stati valutati mediante foglio di calcolo Excel ed espressi come media ± deviazione standard o valore mediano.

I dati relativi alla prognosi invece sono stati valutati con il test del chi quadro e con il test esatto di Fisher, sempre mediante foglio di calcolo Excel.

L’analisi dei dati raccolti al termine dei due protocolli riabilitativi ha così permesso di indagare, se e quale fosse, la differenza significativa tra i due gruppi di studio.

Le variabili messe in relazione sono state:

- Il recupero della deambulazione nei due gruppi;

- In quale misura il recupero del paziente venga influenzato dalla precocità di intervento sia nella chirurgia che nella fisioterapia;

- Le recidive nei due gruppi;

- Quale era stato il recupero delle GFO nei due gruppi;

- Se vi era correlazione tra tipo di intervento e tempi di recupero; - Se vi era correlazione tra il recupero e la gravità del danno midollare;

-

Se vi era correlazione tra l’età e il recupero dei pazienti.

Inoltre, sulla base delle prevalenze osservate in questo studio, sono state indagate alcune possibili relazioni in merito all’età prevalente e la razza maggiormente rappresentata.

L’età è stata correlata alle possibili recidive; mentre la razza sia al recupero dei soggetti che alla differenza di outcome rispetto alle altre razze.

Per quanto concerne il test del chi quadro, trattandosi della comparazione tra due variabili, e quindi risultandone una tabella 2x2, i gradi di libertà del test (GdL), in questo caso sono pari ad 1 (= (numero di righe-1)*numero di colonne- 1)).

Ciò significa che ogni volta abbiamo confrontato i nostri risultati nelle tabelle apposite del chi quadro, con quelli riportati nella riga riferita ad 1 GdL, e cioè:

• Probabilità del 5% = 3.841; • Probabilità del 1% = 6,635.

Dato che le frequenze attese sono basse (ma sempre >5), è stata impiegata la formula del chi quadro modificata, secondo quanto proposto da F. Yates:

Il test esatto di Fisher è stato utilizzato invece quando le osservazioni erano <5, e il p-value ottenuto è stato confrontato con quello di significatività al 1%, ovvero p=0,01. Se i risultati ottenuti fossero stati inferiori a tale valore, la differenza tra i due gruppi presi in esame avrebbe presupposto con una probabilità del 99% di non essere dovuta al caso.

181

3.3 RISULTATI

Il primo passo nell’analisi dei dati raccolti, è stata la suddivisione dei casi chirurgici e conservativi.

Sono stati selezionati 100 casi clinici per omogeneità e completezza di anamnesi (Fig 3.1), in un periodo di tempo di 10 anni, e tra questi:

- 22, sono risultati essere casi trattati secondo un protocollo esclusivamente conservativo; - 78, sono stati sottoposti ad intervento chirurgico.

(Fig 3.1 Rappresentazione grafica della distribuzione dei casi sul totale)

Per indagare una possibile correlazione tra incidenza della discopatia e sesso (Fig 3.2), i pazienti sono stati suddivisi in base al genere in due ulteriori categorie:

- 56 individui maschi (di cui 2 castrati); - 44 femmine (di cui 17 sterilizzate).

(Fig 3.2 Rappresentazione grafica dell’incidenza dell’IVDD in relazione al sesso dei pazienti) Casi chirurgici 78% Casi conservativi 22% 54% 2% 27% 17%

182 Per quanto concerne la distribuzione della patologia in relazione alla razza, si è evinto che la maggiormente rappresentata è senza dubbio quella del Bassotto Tedesco (37%), seguita dal Pastore Tedesco (4%) e da Labrador (3%) e Barboncino (3%).

È comunque da tenere presente che il 28% dei casi è rappresentato da meticci. In particolare, la distribuzione è quella che segue (Fig 3.3):

• 37 Bassotto Tedesco • 28 Meticcio

• 4 Cane da Pastore Tedesco • 3 Labrador Retriever • 3 Barboncino • 2 Shih Tzu

• 2 Pinscher Tedesco • 2 Pechinese

• 2 Cavalier King Charles Spaniel • 2 Bulldog francese • 2 Bolognese • 1 Welsh Corgi • 1 Terranova • 1 Spinone Italiano • 1 Pointer Inglese • 1 Pastore Maremmano • 1 Maltese

• 1 Jack Russell Terrier • 1 Drahthaar

• 1 Dalmata

• 1 Cane Lupo Cecoslovacco

• 1 Cane da Pastore Belga (Malinois) • 1 Bulldog

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(Fig 3.3 Rappresentazione grafica della distribuzione della discopatia nelle varie razze)

Andando avanti nell’analisi dei dati raccolti, si è posta attenzione alla distribuzione della discopatia in relazione all’età dei nostri soggetti. L’incidenza maggiore è stata riscontrata in soggetti di età pari a 4 anni (17%), seguita da quelli di età pari a 6 (12%) e 7 anni (10%).

In totale (Fig 3.4): • 17: 4 aa • 12: 6 aa • 10: 7 aa • 9: 5 aa • 8: 9 aa • 7: 10 aa • 6: 3 aa • 5: 8 aa • 5: 11 aa • 3: 4,5 aa • 2: 5,5 aa • 2: 6,5 aa • 2: 8,5 aa • 2: 12 aa • 1: 1 aa • 1: 2 aa • 1: 2,5 aa • 1: 3,5 aa • 1: 7,5 aa • 1: 10,5 aa • 1: 13 aa • 1: 14 aa • 1: 14,5 aa • 1: 17 aa 0 5 10 15 20 25 30 35 40

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(Fig 3.4 Rappresentazione grafica della distribuzione dell’insorgenza di discopatia in relazione all’età dei soggetti)

Inoltre, il 5 % degli interventi di chirurgia decompressiva sono stati seguiti da un intervento di fenestrazione.

Come accennato precedentemente, sia nel caso in cui il paziente sia stato sottoposto ad intervento chirurgico sia che abbia seguito un esclusivo protocollo conservativo, sono state registrate le tempistiche di intervento.

Il 37% degli interventi chirurgici (29 casi su 78) sono stati eseguiti in un lasso di tempo inferiore alle 24h, a seguito dell’insorgenza dei sintomi.

Esaustivamente, la distribuzione delle tempistiche chirurgiche (Fig 3.6) è così riportata: - 29: 24h dopo;

- 22: 2-7 gg dopo; - 20: <24h dopo; - 7: >7gg dopo.

(Fig 3.6 Rappresentazione grafica della precocità di intervento chirurgico, a seguito dell’insorgenza dei sintomi nel paziente) 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18

4 aa 6aa 7aa 5aa 9aa 10aa 3aa 8aa 11a

4,5a a 5,5a a 6,5a a

8,5aa 12aa 1aa 2aa 2,5a

a 3,5aa 7,5a a 10,5a a 13aa 14aa 14,5a a 17aa 37% 28% 26% 9% 24h 2-7gg <24 h >7gg

185 Nel caso del trattamento conservativo, il 41% (9 casi su 22) dei pazienti ha intrapreso la riabilitazione dopo un periodo tra i 7 e ai 14 gg dall’avvenuta diagnosi.

Più in dettaglio (Fig 3.7): - 9: 7-14gg dopo; - 8: >14gg dopo; - 5: <7gg dopo.

(Fig 3.7 Rappresentazione grafica della precocità dell’intervento riabilitativo nei casi conservativi)

Infine, per quanto riguarda la gravità della lesione, i casi clinici sono stati categorizzati secondo la classificazione delle ernie discali acute, e si è evinto che il grado 4A era il maggiormente rappresentato, con il 34% sul totale dei casi clinici raccolti.

Più esaustivamente (Fig 3.8): • 34 casi: grado 4A • 31 casi: grado 4B • 27 casi: grado 3 • 7 casi: grado 4A/4B • 1 caso: grado 2

(Fig 3.8 Rappresentazione grafica della distribuzione della gravità della lesione midollare)

41% 36% 23% 7-14gg >14gg <7gg 0 5 10 15 20 25 30 35 40

186 Nella seconda parte del nostro studio, al termine del trattamento riabilitativo in entrambi i gruppi (chirurgico e conservativo), sono stati raccolti ulteriori dati per valutare l’outcome dei nostri pazienti.

Come descritto nel paragrafo precedente, sono stati valutati 5 parametri: 1) Deambulazione;

2) Recupero delle GFO; 3) Tempi di recupero; 4) Recidive;

5) Complicazioni verificatesi.

La deambulazione è stata recuperata totalmente nel 42% dei casi (42/100), il 34% dei pazienti è rimasto non deambulante (34/100), e il 24% (24/100) ha riacquisito solo parzialmente una corretta deambulazione (Fig 3.9).

(Fig 3.9 Rappresentazione grafica della distribuzione della gravità della lesione midollare)

Il recupero delle GFO, inteso come la riacquisizione del controllo autonomo degli sfinteri, si è verificato nel 73% dei casi (73/100), contro il 27% (27/100) in cui i pazienti continuano a necessitare dell’intervento manuale per l’urinazione e la defecazione (Fig 3.10).

(Fig 3.10 Rappresentazione grafica del recupero delle GFO)

42%

24% 34%

Rec Tot Rec Parz No Rec

73% 27%

187 Il 44% (44/100) dei casi ha necessitato solamente di 1 mese per ottenere dei risultati evidenti, il 32% (32/100) ha necessitato di 2 mesi, e il 24% (24/100) più di 2 mesi (Fig 3.11).

(Fig 3.11 Rappresentazione grafica delle tempistiche di recupero dei pazienti)

Per quanto concerne la possibilità di recidive, solamente il 7% dei casi ha riportato episodi di recidive: nel 71,4% (5/7) si è verificato un solo caso di recidiva, mentre nel restante 28,6% (2/7) si sono registrati più episodi. Nel 93% dei casi non si sono verificati altri episodi di ernie discali (Fig 3.12).

(Fig 3.12 Rappresentazione grafica delle recidive) 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

1 mese 2 mesi > 2 mesi

188 Le complicazioni maggiormente occorse (in totale 50/100=50%) sono state (Fig 3.13):

- Cistite, nel 80% (40/50) dei casi; - Discospondiliti, nel 10% (5/50) dei casi; - Eutanasia, nel 10% (5/50) dei casi.

(Fig 3.13 Rappresentazione grafica della distribuzione delle complicazioni occorse) 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45

189

3.4 DISCUSSIONE

In questo studio sono stati inclusi 100 cani di razza, età e sesso differenti, di cui 78 sono risultati essere stati sottoposti a intervento chirurgico e 22 a trattamento conservativo.

Il nostro campione era composto per il 56% da maschi (di cui il 3,5% castrati) e per il 44% da femmine (di cui il 38,6% sterilizzate).

L’età media di insorgenza della discopatia è risultata essere

La razza maggiormente rappresentata quella del Bassotto Tedesco, con ben 37 casi su 100 riportati.

Per indagare gran parte dei risultati ottenuti al termine dei due trattamenti riabilitativi, le varie categorie di dati sono stati divisi tra i casi chirurgici e conservativi.

1) RECUPERO DELLA DEAMBULAZIONE

Il recupero della deambulazione del paziente è uno dei primi dati prognostici significativi che ci permettono di valutare quale sia stata l’efficacia del trattamento terapeutico scelto. In particolare, si è voluto indagare se sottoporre il paziente alla chirurgia risultasse in un outcome migliore in termini di recupero della normale camminata dello stesso.

Al fine di confrontare due sole variabili, si è inteso come recupero sia i soggetti che avessero recupero totalmente sia parzialmente, per un totale di 66 casi.

Recupero deambulazione No recupero

deambulazione Totale

Chirurgici 48 30 78

Conservativi 18 4 22

Totale 66 34 100

Ne è risultata una differenza statisticamente significativa al 5% (x2 = 4,114) tra l’outcome nel gruppo dei chirurgici

rispetto a quello dei conservativi, avvalorando l’idea che la chirurgia decompressiva migliori la prognosi del paziente. 2) RECUPERO/PRECOCITÁ DI INTERVENTO

Un’altra domanda che ci siamo posti è stata: quanto incide la precocità con cui iniziamo il nostro protocollo terapeutico?

Nel caso della chirurgia, ci siamo interrogati se effettivamente intervenire tempestivamente, ovvero nelle 24h successive all’insorgenza dei sintomi, fosse importante ai fine del recupero del paziente.

Stessa cosa per quanto concerne l’intervento fisiatrico, in cui ci siamo interrogati se iniziare un protocollo terapeutico nei 7 gg a seguito dell’avvenuta diagnosi di IVDD potesse portare benefici in termini prognostici.

Quando parliamo di recupero, anche in questo caso abbiamo scelto come dato prognostico quello della deambulazione in entrambi i gruppi studiati, dato che resta uno dei più facili ed immediati da valutare.

190

Recupero deambulazione No recupero

deambulazione Totale

Chirurgia ≤ 24h 22 20 42

Chirurgia >24h 27 9 36

Totale 49 29 78

L’intervento chirurgico eseguito nelle prime 24h risulta essere determinante ai fini dell’outcome del paziente spinale. La differenza tra il gruppo di soggetti operati tempestivamente e gli altri è statisticamente significativa (x2 = 5,270),

andando così a confutare gran parte della letteratura, in merito all’efficacia della chirurgia decompressiva precoce (350, 343, 496, 346)

Recupero deambulazione No recupero

deambulazione Totale

Fisioterapia <7gg 9 20 29

Fisioterapia >7gg 11 38 49

Totale 20 58 78

Nel caso della fisioterapia conservativa la differenza è statisticamente significativa tra il gruppo che ha iniziato il protocollo entro i 7gg e quello che lo ha iniziato successivamente, con una probabilità del 5% (x2 = 6,451), poco

inferiore anche ad una probabilità del 1% (pari a 6,635). 3) RECUPERO GFO

Un altro parametro fondamentale per definire l’efficacia dei due interventi terapeutici è stato il riappropriarsi dell’autonomia dei nostri pazienti in termini di urinazione e defecazione. Ci siamo quindi interrogati sulla differenza che poteva occorrere tra il gruppo dei pazienti sottoposti a chirurgia e coloro che invece non ne avevano beneficiato.

Recupero GFO No recupero GFO Totale

Chirurgici 48 30 78

Conservativi 18 4 22

Totale 66 34 100

Effettivamente, vi è differenza statisticamente significativa tra i due gruppi di studio, con una probabilità del 5% (x2 =

5,829). Ciò significa che la chirurgia migliora l’outcome del paziente spinale in termini di recupero delle grandi

funzioni organiche, intese come la ripresa del controllo degli sfinteri. 4) RECIDIVE

Successivamente si è indagato la correlazione tra possibili recidive e il fatto che il paziente fosse stato sottoposto a intervento chirurgico.

Recidive No recidive Totale

Chirurgici 48 30 78

Conservativi 18 4 22

191 In realtà, la differenza tra i due gruppi non è statisticamente significativa (x2 = 0,00143), il che sta a significare la

possibilità che si verifichino nuove recidive non è correlato all’esecuzione dell’intervento di chirurgia decompressiva. 5) PRECOCITÁ DEL RECUPERO

Per confrontare l’efficacia dei due trattamenti si è deciso di indagare quanti tra i soggetti che avevano recuperato entro i due mesi, fossero stati sottoposti a chirurgia e quanti no. Si è preso come cut-off, quanti soggetti avessero riacquisito la deambulazione ad 1 mese.

Recupero deambulazione No recupero

deambulazione Totale

Chirurgici 44 34 78

Conservativi 0 22 22

Totale 78 22 100

Il risultato è statisticamente significativo al 1% poiché il p-value è < al 0,0049, e quindi la differenza tra i due gruppi non può assolutamente essere dovuta al caso, ma esiste una correlazione significativa. Ciò si traduce in una netta differenza tra l’outcome nel gruppo dei chirurgici rispetto al gruppo dei conservativi: un soggetto sottoposto a chirurgia riacquisirà la capacità di deambulare più velocemente che se sottoposto al solo intervento fisiatrico.

6) COMPLICAZIONI

Le diverse complicazioni incontrate dai nostri pazienti durante il trattamento riabilitativo sono state valutate per determinare quale dei due gruppi oggetto di studio ne fosse maggiormente stato affetto.

Complicazioni No complicazioni Totale

Chirurgici 28 50 78

Conservativi 22 0 22

Totale 50 50 100

Anche in questo caso, il p-value ottenuto è inferiore al livello di significatività necessario al 1% (p < 0,00001) quindi, non potendo essere dovuto al caso, esiste una differenza statisticamente significativa tra le complicazioni che possono verificarsi eseguendo un intervento chirurgico e quelle correlato ad un esclusivo intervento riabilitativo. In particolare, ricorrere alla chirurgia sembrerebbe tradursi in una percentuale minore di complicazioni.

7) RECUPERO DEAMBULAZIONE/ETÁ

Nel presente studio, l’età media di incidenza della discopatia è risultata essere pari a 6,74 ± 3,01. Prendendo come cut-off “7 anni”, i soggetti sono stati suddivisi in due gruppi e si è studiato la possibile relazione tra l’età e il recupero della deambulazione.

Recupero deambulazione No recupero

deambulazione Totale

≤ 7 anni 48 20 68

> 7anni 18 14 32

Totale 66 34 100

Dai risultati non si è evinto alcuna differenza statisticamente significativa al 5% tra i due gruppi di studio (x2 = 1,406),

192 8) RECUPERO/GRAVITÁ LESIONE

L’analisi dei dati statistici ci ha permesso di indagare la correlazione tra il recupero della deambulazione e delle GFO, e la gravità della lesione midollare.

Per facilitare l’analisi, i quattro gradi di lesione sono stati suddivisi in due categorie: danno lieve (gradi 2 e 3) e danno grave (gradi 4A e 4B), e si è successivamente osservato quanti soggetti nei due gruppi avevano riacquisito la deambulazione (intesa sia recuperata totalmente che parzialmente) e quanti il controllo della minzione e defecazione.

Recupero deambulazione No recupero

deambulazione Totale

Danno midollare lieve 28 0 28

Danno midollare grave 38 34 72

Totale 66 34 100

Il p-value ottenuto è inferiore al livello di significatività necessario al 1% (p < 0,00001) quindi si rende evidente come l’entità del danno midollare non sia dovuto al caso, bensì sia un indice prognostico importante da valutare nel paziente spinale: ecco che più è lieve il danno midollare migliore sarà l’outcome del paziente.

Recupero GFO No recupero GFO Totale

Danno midollare lieve 28 0 28

Danno midollare grave 45 27 72

Totale 73 27 100

Anche nel recupero delle GFO, il test di Fisher conferma che vi è una differenza statisticamente significativa al 1% tra il recupero a seguito di un danno midollare lieve e un danno midollare grave (p=0), in particolare, il 100% dei soggetti affetti da danno midollare lieve riacquisisce il controllo degli sfinteri, confermando che l’entità della lesione midollare è un dato prognostico fondamentale nella valutazione dell’outcome nel paziente spinale.

Inoltre, in dettaglio possiamo determinare la % di recupero nei vari gradi: DEAMBULAZIONE • Grado 2 = 1/1 = 100% • Grado 3 = 26/27 = 96,3% • Grado 4A = 14/34 = 41,2% • Grado 4B = 0/31 = 0% • Grado 4A/4B = 1/7 = 14,3% RECUPERO GFO • Grado 2 = 1/1 = 100% • Grado 3 = 27/27 = 100% • Grado 4A = 34/34= 100% • Grado 4B = 9/31 = 29,0% • Grado 4A/4B = 2/7 = 28,6%

193 9) RECIDIVE/ETÁ (4aa)

Come precedentemente osservato, all’interno del nostro gruppo di studio, l’età con la maggiore prevalenza di discopatia è risultata essere quella dei 4 anni. Si è deciso allora di indagare se questo gruppo di soggetti maggiormente colpiti potesse anche avere una maggiore predisposizione alle recidive, data l’insorgenza abbastanza precoce di tale patologia.

Recidive No recidive Totale

4 anni 1 6 7

Altre età 16 77 93

Totale 17 83 100

In realtà, non è stata trovata alcuna differenza statisticamente significativa nell’incidenza di recidive correlate all’età dei soggetti, in quanto la relazione tra l’insorgenza delle recidive nei due gruppi potrebbe, secondo il test esatto di