• Non ci sono risultati.

Super Matthaeum, Libri X-XI: la sembianza del vitello e il mistero della passione di Cristo

2.3.3 Super Matthaeum, Libri I-IX : la sembianza dell’uomo ed il

2.3.4 Super Matthaeum, Libri X-XI: la sembianza del vitello e il mistero della passione di Cristo

Tralasciando la sezione centrale del Vangelo, il libro decimo dell’opera di Ruperto si occupa di Mt 26,2-35 e si concentra sulla sembianza del vitello, cioè il mistero della passione di Cristo. Ruperto si sofferma a disquisire sulla data della Pasqua e sul gesto della peccatrice pentita, che unge il capo di Gesù preannunciandone la passione. Rivolge particolare attenzione al prezzo stabilito dai sommi sacerdoti perché Giuda consegni loro Gesù. Per quei trenta denari Giuda è trenta volte maledetto. Decidendo di trascorrere la Pasqua a Gerusalemme, Gesù offre al traditore l’occasione per consegnarlo ai sommi sacerdoti. Ruperto si chiede, inoltre se Giuda abbia veramente ricevuto il sacramento del corpo e sangue del Signore.

Secondo la sua opinione, che si fonda probabilmente all’autorità di Ilario di Poitiers192, Giuda non ha partecipato all’istituzione dell’Eucaristia, ma sarebbe andato via prima. Poiché qualcuno sostiene che solo quanti sono stati battezzati possono ricevere l’Eucaristia, Ruperto afferma che gli apostoli erano già stati liberati dal peccato originale in virtù della loro fede nelle parole di Gesù. Il sacramento dell’Eucaristia, dice Ruperto, è simile al grappolo d’uva che gli esploratori della terra promessa portarono al popolo in attesa. In questo sacramento, carne e sangue del Signore, Dio mette alla prova i fedeli per incrementare la loro fede. Diversamente opera il demonio che tenta per provocare la diffidenza verso Dio, come fece con Adamo. Dopo la cena, Gesù si allontana e va a pregare sul monte degli Ulivi. È il momento dello scandalo della fede, che Ruperto legge nella tristezza e nella successiva caduta di Pietro.

Nell’undicesimo libro, Ruperto si sofferma su Zc,13,1-9, citato da Matteo, ed interpreta il testo vetero-testamentario come una profezia sulla passione e resurrezione di Cristo, sul destino tragico di Gerusalemme e sul dono dello Spirito

192

Santo. L’abate di Deutz commenta Mt 27,3-30 e distingue due tipi di pentimento. Esiste, a suo avviso, un pentimento buono che ottiene la salvezza come quello di Pietro che piange dopo il rinnegamento; c’è un secondo pentimento, che invece non ottiene la salvezza eterna e che nasce dall’amore spasmodico nei confronti delle cose del mondo.

Giuda non si uccise spinto dal pentimento: la sua morte ebbe origine dalla constatazione che il suo piano era definitivamente fallito193. I trenta denari rappresentano, invece, la somma che il popolo ebraico ha consegnato a Dio in cambio di tutti i benefici che Egli ha loro concesso. Perciò ora Dio abbandonerà gli Ebrei e consegnerà ad altri, cioè ai pagani, i beni spirituali che aveva precedentemente loro accordato. Quando i sommi sacerdoti gettano i trenta denari nel tesoro del tempio, compiono inconsapevolmente il primo atto per mezzo del quale Dio si riappropria delle sue ricchezze. Il campo del vasaio è figura della Chiesa, perché i cristiani sono stati riscattati dalla morte a prezzo del sangue di Cristo.

Tornando al testo del Vangelo, Ruperto si sofferma sulla derisione che Gesù subisce da parte degli Ebrei e dei pagani e sulla crocifissione. La croce di Cristo rivela quale sarà il giudizio finale. Egli interpreta i misteri della passione e morte di Gesù attraverso l’ausilio del Vangelo di Luca (Lc 16,1-29), evidenziando la figura dell’immolazione di Cristo, che sotto aspetti diversi è, allo stesso tempo, sacerdote e vittima, vitello, ariete e capro. Questi tre tipi di animale rappresentano anche i tre ordini degli uomini: quelli che vivono nelle cose del mondo, quelli che seguono la via della perfezione, quelli che fanno penitenza. L’aspersione di sangue del vitello di fronte al velo del santuario è figura dell’immolazione di Cristo che dona lo Spirito Santo settiforme.

193

2.3.5 Super Matthaeum,

Libro XII:un’autobiografia?

Nel dodicesimo libro, su ordine e preghiera di Cunone che lo ha pregato insistentemente di essere sincero e di raccontare tutta la verità, Ruperto decide di scrivere le vicissitudini che lo hanno condotto a dedicarsi al commentare la Parola di Dio; racconta di una crisi, avvenuta in età giovanile, durante la quale ormai disperava di potersi salvare. Attraverso una serie di visioni, Dio lo ha reso capace di interpretare le Scritture, per il bene della Chiesa e per suo conforto. Interpretare la Parola di Dio è diventato per Ruperto quel vino di consolazione che Dio dona agli umili194.

Cum enim tu, quicumque es, aspicis haec animalia, tunc et non prius apparet tibi rota ista; cum, inquam, aspicis vel recipis ista Filii hominis saepe dicta quattuor sacramenta, incarnationem, passionem, resurrectionem atque ascensionem, tunc vel extunc apparet et elucet tibi quid velit, quo tendat sancta veteri instrumenti Scriptura, rotunda, volubilis, perfecta, quattuor faciebus secundum istas quattuor partes distincta195.

194

Cfr. RUPERTUS TUITIENSIS, Super Matthaeum cit. (alla nota 5), p. 368, ll. 195-201: «tamen multum varius, diuque incertus, nunc probans, nunc improbans digressionem hanc; tandemque vix animo sedit, visumque est non nimis discrepare a voluntate sapientiae, si scriberem quomodo vel ad qui moerenti mihi, qualemve egestatem deploranti, siceram suam et vinum suum dederit, scilicet, praesentem consolationem de sanctis Scripturis, quo aliquantisper obliviacerer doloris mei».

195

Secondo l’abate di Deutz la ruota rappresenta la Sacra Scrittura che ha quattro sembianze. Come l’essere vivente è allo stesso tempo i quattro esseri viventi, così anche le quattro ruote sono una sola ruota, poiché le sembianze delle ruote sono anche le sembianze degli esseri viventi, secondo la profezia di Ezechiele196. Contemplando poi i quattro misteri del Figlio dell’uomo si giungerà a capire verso dove tenda la santa Scrittura dell’Antico Testamento. La prima di queste quattro parti è il libro del Genesi, la seconda la legge delle cerimonie o del sacrificio, la terza il libro dei Re e la quarta il libro dei Profeti; rispettivamente nelle sembianze dell’uomo, del vitello, del leone, dell’aquila volante.

Secondo Ruperto, quando si afferma e si sostiene che il Figlio di Dio veramente si è fatto uomo, realmente ha patito ed è morto, è risorto dai morti ed è asceso al cielo, soltanto allora sarà comprensibile la Santa Scrittura dell’Antico Testamento; in caso contrario essa rimarrebbe clausa et occulta, soprattutto nel caso degli Ebrei, che non accolgono e non hanno intenzione di riconoscere i misteri della salvezza197.

La rivelazione di Cristo nell’Antico Testamento non è concepita da Ruperto linearmente come una rappresentazione parallela a quella che avviene nel Nuovo. L’abate di Deutz sottolinea spesso la progressione a minore ad maius, con cui Dio si rivela all’uomo: ogni tappa della storia sacra segna un incrementum fino a Cristo in cui la Rivelazione di Dio tocca il suo vertice. L’azione del Verbo attraverso la storia è concepita come un’educazione graduale, una catechizzazione progressiva dell’Umanità. Tutta l’umanità che ha preceduto Cristo deve essere considerata nei termini di un unico catecumeno; in questo modo il Verbo, rivelandosi progressivamente all’uomo gli si avvicina gradualmente, fino ad assumerne la natura. La storia biblica non è però solo la prefigurazione profetica di Cristo, per preparare l’umanità ad accoglierlo, è nella sua concretizzazione storica una preparazione temporale del Suo avvento. Questa teoria è la chiave di volta

196

Cfr. Ez 1,15.

197

La polemica antigiudaica prosegue sebbene Ruperto riferisca che proprio gli Ebrei portano le Scritture a testimonianza della verità: «Iudaei per omnes gentes captivi, Scripturas baiulant, sua, id est hebraica, lingua conscripta in testimonium veritatis, atque ita, quamvis nolentes, affirmant quia sic scriptum est, et sic oportuit fieri». Cfr. RUPERTUS TUITIENSIS, Super Matthaeum, cit. (alla nota 5), p. 365, ll. 106-109.

dell’edificio teologico di Ruperto. Egli guarda tutta l’esistenza precristiana della storia sacra a partire dal punto di arrivo e dalla causa finale: l’uomo-Dio e contempla Cristo ponendosi prospettivamente al punto di partenza della storia sacra: l’uomo-Dio quale compimento di tutta la serie degli avvenimenti che l’hanno preceduto e, dunque, preparato.