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Tecniche non osservative di raccolta di dati dalla classe

Nel documento Il futuro si chiama CLIL (pagine 176-179)

CHECKLIST PER VALUTARE LA DIFFICOLTÀ DI UN COMPITO

6. Tecniche non osservative di raccolta di dati dalla classe

Secondo Burns “strumenti non osservativi forniscono dati essenzialmente di tipo introspettivo, che cioè invitano a racconti individuali e personali di eventi, atteggia-menti e convinzioni. Essi incoraggiano gli individui ad esprimere le proprie idee sui fenomeni oggetto di indagine. Il contributo di tali dati è che essi possono dare origine

1 Un messaggio–tu è un messaggio in cui colui che parla mette l’accento su un comportamento dell’altro (es: “ti sei comportato bene/male”) invece che parlare in prima persona (io-messaggio) di come ha inter-pretato o vissuto il comportamento (“mi è sembrato effi cace/poco effi cace, perché…”).

a domande di ricerca non anticipate dal ricercatore, o che portano la domanda di ri-cerca oltre quanto ci si aspettava all’inizio, stimolando in tal modo cicli di riri-cerca più approfonditi. Essi possono inoltre fornire ricchi ed approfonditi “ritratti” di gruppi o di individui, e dei contesti nei quali operano” (1999, p. 117, traduzione mia). Per questi motivi, anche alcune tecniche non osservative possono entrare come modalità di raccolta dati all’interno delle valutazione di processo dell’insegnamento CLIL. Le tecniche non osservative più usate sono interviste, discussioni, questionari, storie di vita o di carriera, documenti (che possono includere lavori dei discenti, voti e profi li, piani di lezioni, piani didattici, materiali usati in classe). In questa sede mi limiterò a descrivere in dettaglio interviste e questionari, perché facilmente utilizzabili ed ap-propriate anche gli scopi del team CLIL. Per una disamina completa ed accessibile di tutte le tecniche, si veda Burns (1999).

6.1 Interviste

Le interviste sono un mezzo molto usato per la raccolta di dati qualitativi. Esse possono essere rivolte a tutti gli attori coinvolti nel processo di innovazione generato dall’insegnamento CLIL: insegnanti del team CLIL, altri colleghi insegnanti, allie-vi, genitori, dirigenti scolastici, personale non docente. Le interviste possono essere condotte con intervistati singoli, o con gruppi. Nel primo caso esse necessitano di molto più tempo, nel secondo caso permettono di raccogliere un numero maggiore di dati in un tempo signifi cativamente inferiore. In taluni contesti e per taluni scopi le interviste di gruppo possono essere preferibili a quelle individuali, in quanto la maggiore ricchezza di punti di vista fa spesso emergere commenti o considerazioni più profonde di quanto succeda in contesti individuali. Interviste individuali, d’altro canto, permettono di approfondire in maggiore dettaglio aspetti specifi ci che sono magari emersi in un’intervista di gruppo, ma che non sono stati poi suffi cientemente sviluppati. È sempre buona prassi registrare le interviste, poiché è di grande impor-tanza raccogliere fedelmente quanto gli intervistati raccontano, per non incorrere in successivi errori di interpretazione. Inoltre, la registrazione lascia all’intervistatore la libertà di interagire con gli intervistati senza doversi preoccupare di trascrivere tutto in tempo reale.

6.1.1 Interviste strutturate, semi-strutturate e non strutturate

Nell’intervista strutturata o formale l’intervistatore pone una serie di domande preparate prima, seguendone l’ordine prefi ssato. Questo approccio ha il vantaggio di standardizzare l’intervista, e quindi di renderla comparabile con altre. Tuttavia, esso dà poco spazio all’interazione con l’intervistato nel caso di risposte impreviste.

L’intervista semi-strutturata è per defi nizione aperta, e permette quindi una mag-giore fl essibilità di reazione di fronte all’imprevisto. L’intervistatore ha in mente una direzione, o delle domande-guida, che vengono poste in un ordine non fi ssato a priori, e che quindi permettono di seguire il pensiero sia dell’intervistatore che dell’intervista-to, e di far emergere temi che possono non essere stati anticipati dall’intervistatore.

Infi ne, l’intervista non strutturata o informale è una conversazione libera basata sui problemi e i temi della ricerca-azione in questione. Lo scopo dell’intervista non strut-turata è di lasciare quanta più libertà possibile, sia all’intervistatore che all’intervistato, di esprimere le proprie percezioni su di sé, sul contesto oggetto di indagine e sulle proprie esperienze al suo interno. L’unica attenzione dell’intervistatore è rivolta al fatto che la conversazione rimanga all’interno della situazione che si vuole investigare.

6.2 Questionari

I questionari sono una modalità di raccolta di dati qualitativi alternativa alle in-terviste. Essi consistono in una serie di domande messe insieme in un certo ordine in forma scritta, a cui gli intervistati devono rispondere nella maggior parte dei casi in forma chiusa (sì/no), talvolta mettendo in ordine di priorità alcune risposte già for-nite (per esempio, dando una valutazione da 1 a 5), talvolta infi ne, ma meno spesso, in forma aperta. Nel caso in cui un questionario sia rivolto ai discenti di un modulo CLIL, è utile rifl ettere sulle implicazioni relative all’utilizzo della lingua madre o della lingua straniera. Nel caso in cui esso sia in lingua straniera, infatti, la competenza lin-guistica degli studenti, sia a livello ricettivo che produttivo, entra in gioco in modo si-gnifi cativo: da un lato, infatti, le domande possono essere non sempre comprensibili per tutti, dall’altro, nel caso di domande a risposta aperta, le risposte individuali pos-sono risultare non sempre soddisfacenti o effi cacemente strutturate per la diffi coltà a produrre lingua.

I questionari hanno il vantaggio di essere più facili da somministrare delle inter-viste e di richiedere meno tempo, permettendo la raccolta contemporanea di risposte da parte di un numero anche elevato di persone. Inoltre, essendo già in forma scritta, non necessitano di essere trascritti. C’è però bisogno di codifi care le risposte in una base dati, per riuscire a vederne le regolarità e le varianti. Inoltre, i questionari neces-sitano di maggior tempo e cura nella strutturazione rispetto alle interviste, perché le domande scritte, in assenza dell’intervistatore, non devono dare luogo ad interpreta-zioni o equivoci. Inoltre, nello strutturare le domande bisogna controllare che le ri-sposte forniscano esattamente i dati che si intende raccogliere, dal momento che non

sono possibili aggiustamenti di tiro da parte di un intervistatore che interagisce in tempo reale con l’intervistato. A tale scopo, è sempre necessario tarare il questionario in una “fase zero” (fase pilota), dandolo da riempire ad un numero ristretto di perso-ne prima della reale somministrazioperso-ne, in modo da modifi care eventuali domande che siano risultate ambigue o mal poste. In ogni caso, un buon questionario non deve contenere un numero troppo elevato di domande, per cui è sempre bene stabilire un ordine di priorità nelle proprie richieste, ed evitare pagine e pagine di quesiti, che porterebbero l’intervistato a rifi utare la propria collaborazione e a riempire il questio-nario in forma del tutto stereotipata. Inoltre, è sempre bene evitare di porre i quesiti usando la forma negativa o il doppio negativo, in quanto essi ingenerano diffi coltà nella comprensione. Per una chiara guida alla costruzione di un questionario si veda Munn e Drever (1990).

Nel documento Il futuro si chiama CLIL (pagine 176-179)