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2 Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione: caratteristiche e implicazion

2.2 Le tecnologie per informare e conoscere

L’accesso allo sconfinato mare d’informazioni, di varia natura, dai riferimenti bibliografici ai documenti multimediali, fino alla possibilità di contattare esperti on line rappresenta l’aspetto maggiormente diffuso delle TIC.

Varie sono le possibili metafore per definire la disponibilità d’informazioni su Internet9 che in realtà è Internet stesso: la prima è quella di una

7 Friendly sta per amichevole, nel senso di facile da utilizzare anche per i non

esperti, si riferisce soprattutto alle interfacce grafiche che con l’utilizzo di semplici icone e della riproduzione di una scrivania traducono in linguaggio macchina i comandi che richiediamo e che vogliamo far svolgere al computer. Per un utilizzo standard non è più necessario conoscere alcun comando del linguaggio macchina, è sufficiente utilizzare il mouse per aprire e chiudere finestre e opzioni dei menù delle diverse applicazioni presenti nel computer.

8 In nessuna istituzione o luogo pubblico o privato, commerciale o no profit può

ormai mancare il sito, l’indirizzo e-mail per contattare l’Ufficio Relazioni con il Pubblico o l’ufficio clienti, il questionario di gradimento (cartaceo o on line) con la buchetta per segnalare reclami e suggerimenti, ecc.

biblioteca sconfinata, che però non calza perfettamente in quanto all’interno di questa, solitamente, c’è un solo tipo di documenti, classificati in modo rigoroso.

Una seconda metafora che si è diffusa è quella secondo cui Internet è simile ad un archivio: questa immagine risulta più calzante in quanto al suo interno sono compresi documenti di varia natura e è previsto un continuo ampliamento quantitativo e qualitativo, cioè anche di tipologie diverse di documenti conservati.

Ma le metafore legate all’esplorazione e alla navigazione sono quelle che forse maggiormente calzano rispetto alle azioni compiute da tutti coloro che ricercano informazioni su Internet, anche utilizzando motori di ricerca (le coordinate dello spostamento, la ricerca dei punti cardinali, la definizione di un percorso, la capacità di trovarlo nuovamente, …).

Tornando alla metafora dell’archivio, nonostante per certi aspetti ne abbia le caratteristiche, Internet è un archivio sui generis10, in quanto nessun

sistema di catalogazione può ordinare i documenti presenti al suo interno, per almeno due ordini di ragioni: in primo luogo perché i componenti cambiano in misura consistente quotidianamente (parecchie migliaia di pagine vengono create o scompaiono, senza contare i milioni che vengono modificate e arricchite), in secondo luogo perché non c’è un progetto comune che detti le linee guida per la strutturazione della Rete (tutti possono aggiungere o togliere senza sottostare ad alcun criterio).

L’unica possibilità quindi per individuare e/o ritrovare documenti in Rete è l’utilizzo di strumenti specifici appositamente messi a punto per questo scopo, i motori di ricerca.

Ne esistono di vari tipi: sorvolando sulle loro caratteristiche tecniche, si può dire che principalmente rispondono a due criteri: quelli che producono risultati dopo che le pagine in rete sono state catalogate e il loro contenuto sintetizzato e commentato, quelli che ricercano le parole chiave immesse per la ricerca direttamente nel testo delle pagine; esistono infine i metamotori, che attivano contemporaneamente più motori di ricerca e danno luogo quindi a risultati più accurati.

Tramite l’utilizzo dei segnalibro o della funzione Preferiti è possibile creare

1999, p. 63 e segg.

10 Pacetti, Navigare negli archivi delle rete, in Guerra (a cura di), Educazione e

i propri percorsi di ricerca e personalizzare la propria scrivania di lavoro. Internet rappresenta una risorsa per poter creare un archivio nel proprio pc, con ampia possibilità di modificazione dei documenti e comunque con grande facilità di lettura.

Un discorso a parte va dedicato agli OPAC (Online Public Access Catalog) e per le banche dati specializzate.

Gli OPAC hanno sostituito gli schedari cartacei e rappresentano le attuali “porte d’accesso” alla quasi totalità delle biblioteche nazionali e internazionali. Permettono di conoscere in ogni momento la presenza o meno di un testo in una biblioteca, quale sia la sua collocazione e la sua eventuale disponibilità per il prestito, ovviamente senza spostarsi dalla propria postazione. Anche per gli OPAC sono stati realizzati metamotori che ricercano testi contemporaneamente in tutto il territorio nazionale o in sue porzioni selezionate dall’utente11.

La facilità di reperimento delle informazioni negli archivi delle biblioteche è possibile grazie ad un rigido inserimento dei dati relativi ai testi, sia di natura editoriale, sia di natura contenutistica., che permettono un veloce reperimento di tutti i documenti che rispondono al criterio inserito.

Anche gli OPAC funzionano per parole chiave, ma la differenza principale con i motori di ricerca tradizionali è che i risultati prodotti dalla ricerca non sono i documenti, bensì le indicazioni utili a reperire il documento, che però nella quasi totalità dei casi non sarà in formato digitale, ma analogico.

Il risparmio in termini di tempo e costi sia per chi gestisce sia per chi fruisce della biblioteca è innegabile, come pure la precisione in termini di classificazione delle risorse presenti e di risposta sul loro stato di attivazione agli utenti e alle altre biblioteche.

Le banche dati specializzate invece hanno meccanismi meno standardizzati rispetto agli OPAC e variano soprattutto in funzione dell’ambito disciplinare e/o culturale per cui sono state pensate e realizzate. Solitamente però la ricerca dei documenti al loro interno si avvale di maschere di ricerca molto simili a quelle degli OPAC.

11 In Italia il metaopac più completo è MAI, Metaopac Azalai Italiano

I documenti catalogati possono essere sia di natura digitale sia analogica e questo comporta che i risultati ottenuti da una ricerca fatta al suo interno possano riportare o l’indicazione del documento, da recuperare direttamente presso il luogo indicato, o il documento stesso, nel caso si tratti di un documento digitale.

In ambito educativo, alcuni esempi di banche dati specializzate possono essere: l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica12, il

Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza13, il Multicentro educativo "Sergio Neri" del Comune di

Modena14.

Nell’impostare la ricerca vari sono gli stili possibili15: ognuno rispecchia un

modo di intendere l’utilizzo della rete e nulla vieta che la stessa persona ne usi più di uno in momenti diversi. Gli stili individuati sono i seguenti: searcher, browser e serendip, rispettivamente cercatore, navigatore e vagabondo, e vanno dal più intenzionale al più accidentale. Gli stili di ricerca rispecchiano un diverso tipo e una diversa modalità di apprendimento.

Dal punto di vista educativo, l’utilizzo dell’ipertesto come strumento di ricerca rappresenta la modalità più ingenua e maggiormente legata all’uso tradizionale della conoscenza, ma il ruolo attivo del lettore ha dal punto di vista formativo una valenza notevole, in quanto gli permette di partecipare alla costruzione di significati tramite le scelte che passo passo farà nell’esplorazione dell’ipertesto; la conoscenza diventa perciò più accessibile e i percorsi per la sua acquisizione individualizzati e personalizzabili.

La facilità di reperimento di informazioni nasconde ovviamente il rischio di un accumulo eccessivo di dati raccolti che faccia perdere di vista

12 L’indirizzo http dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica,

ex INDIRE, è http://www.indire.it/#

13 L’indirizzo http del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e

l'adolescenza è http://www.minori.it/index.htm

14 L’indirizzo http della banca dati del Multicentro è

http://istruzione.comune.modena.it/scuolamosito/Sezione.jsp?idSezione=506&idS ezioneRif=99

l’obiettivo della ricerca.

La tematica della ricerca di informazioni e documenti in rete pone due ordini di problemi: l’impostazione della ricerca e lo sfruttamento dei risultati16, entrambi significativi dal punto di vista educativo, ma dopo aver

cercato di individuare i vari stili possibili di ricerca (a cui abbiamo già accennato) e criteri possibili dalle ricerche citate, emerge che la competenza più importante da sviluppare in ambito educativo è la capacità di selezionare, il critically thinking, imparare a pensare criticamente per poter selezionare le informazioni

L’utilizzo consapevole dei motori di ricerca rappresenta quindi per ogni individuo la possibilità di sviluppare un autonomo quadro di conoscenze che gli permetta di conoscere se stesso e la società attraverso percorsi autonomi e quindi in linea con un’idea costruttivista della conoscenza. L’ipertesto rappresenta un ottimo strumento anche per l’organizzazione delle conoscenze trasformando il ruolo del lettore attivo in vero e proprio autore dell’ipertesto: è possibile organizzare le informazioni raccolte e le rielaborazioni eventualmente prodotte in una mappa concettuale che costituirà la propria idea su quell’argomento, originale e irripetibile.

Dal punto di vista formativo ovviamente non si può non sostenere il valore positivo di questo strumento, anche in considerazione di due fattori: il primo che la pubblicazione in rete dell’ipertesto che ne permette un’immediata visibilità motiva ad una sua più accurata realizzazione, in secondo luogo che non necessariamente il lavoro debba essere di natura individuale: è possibile proporre ad un gruppo di creare il proprio ipertesto, magari sottoforma di sito, con tutte le implicazioni in ambito concettuale e intellettuale che il lavoro di gruppo comporta.

Un’ulteriore interessante implicazione pedagogica è legata alla possibilità di condividere in rete le opinioni sull’ipertesto e scambiare materiali prodotti, anche questo nuovamente sia a livello individuale sia a livello di scambio tra gruppi. Questo scambio non riguarda solo gli utenti, in quanto il confronto può avvenire anche tra curatori del sito e utenti.

La riflessione sulle potenzialità delle rete infatti va esteso anche a chi crea un ipertesto, un sito per fornire informazioni. Le scelte dei curatori infatti

influenzano la navigazione e il punto di vista degli utenti, qualunque sia la natura del sito e delle informazioni che si vogliono mettere a disposizione in rete.

Rispetto alla tematica della città educativa, una delle espressioni maggiormente significative delle tecnologie per organizzare le informazioni da parte degli enti locali, cercando così di favorire anche la partecipazione, sono le reti civiche.

Le reti civiche17 sono un fenomeno recente, nato per creare on line delle

“piazze elettroniche” che permettono di favorire la costruzione della cittadinanza e lo scambio di servizi e informazioni tra cittadini e soggetti pubblici e privati presenti in una realtà locale.

Possiamo definire la rete civica come un ambiente telematico che si propone di promuovere e favorire la comunicazione, la cooperazione, lo scambio, l’erogazione di servizi tra cittadini e tutti i soggetti che costituiscono una comunità locale e, al tempo stesso, di aprire la comunità locale alla comunicazione via rete con il resto del mondo, così da garantire a tutti il diritto alla cittadinanza telematica.

Le reti civiche nascono dall’incrocio fra tre fattori fondamentali: l’evoluzione della dimensione tecnologica, soprattutto della diffusione degli strumenti telematici, la crisi delle forme di rappresentanza politica tradizionale e la conseguente necessità di partecipazione diretta da parte dei cittadini alla vita pubblica, infine dalla necessità di trasparenza nella gestione dei servizi, soprattutto in relazione al welfare. Gli obiettivi delle reti civiche si possono schematizzare nel miglioramento dei servizi ai cittadini e nel rapporto tra amministrazione e i cittadini, nel miglioramento della partecipazione dei cittadini al governo locale, nel rafforzamento della coesione sociale nella comunità e infine nella valorizzazione della città dal punto di vista culturale e turistico. In sintesi quindi l’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita e la coesione sociale all’interno della comunità locale. La creazione di una rete civica diventa anche l’occasione per la sperimentazione di una nuova forma di democrazia, che diventa possibile grazie alle opportunità di interattività e di scambio nella comunicazione tra istituzione e cittadini.

17 Roversi, Introduzione alla comunicazione mediata dal computer, Ed. Il Mulino,

I contenuti della rete civica si possono sintetizzare in tre aree:

- l’area dei cittadini on-line, ovvero delle possibilità di accesso alla rete;

- l’area dei servizi on-line, cioè dei servizi interattivi offerti alla cittadinanza, che permettono una possibilità di dialogo con gli enti erogatori del servizio;

- l’area della città in vetrina, cioè l’area dei servizi informativi della città utile non solo per i cittadini ma anche ai turisti.

Ci sono due tipi principali di reti civiche: la community-network e la civic- network (cfr Tabella 2.1). La prima è di origine americane ed è di tipo bottom-up perché è promossa dai cittadini e dalle associazioni no profit e ha come obiettivo lo sviluppo della comunità, l’ampliamento dell’accesso alla rete e alle opportunità presenti sul territorio. La civic-network invece è di origine europea ed è di tipo top-down, dove cioè l’istituzione promotrice è l’ente locale, e ha come obiettivo la promozione della partecipazione democratica della cittadinanza.

Tabella 2.1- Community Network e Civic Network (da: Roversi, op.cit, p. 187)

Nonostante ci siano diversi tipi di reti civiche e dei relativi servizi offerti, tutte hanno in comune la volontà di aumentare la partecipazione dei cittadini, di fornire servizi innovativi da parte della pubblica amministrazione, di offrire pari opportunità a tutti rispetto al fare esperienza della rete.