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Gli ambienti conservatori rifiutano il sistema weimariano

La sfiducia nel sistema partitico della repubblica di Weimar è comune a tutte le tendenze conservatrici della Germania postbellica, per le quali l’impostazione liberale e democratica della nuova forma statale è sinonimo di debolezza e disfacimento.1 Il pensiero neoconservatore si pone in netta contrapposizione rispetto a quello liberale e socialista e si sente stretto tra i due poli opposti del liberalismo occidentale e del collettivismo orientale.2

Organi come gli «Alldeutsche Blätter» e la rivista «Das zwanzigste Jahrhundert» esprimono un estremismo che rifiuta tutte le influenze «ritenute corruttrici del popolo tedesco» e auspica l’espansione territoriale verso Est.3 Più articolate sono le posizioni

espresse da riviste come la «Konservative Monatsschrift» (edita fino al 1922), il «Der Türmer», i «Süddeutsche Monatshefte» e i «Bayreuther Blätter».

Pur con tutte le differenze fra le idee sostenute in questi periodici, è costante il rifiuto della politica parlamentare, dei partiti, della demagogia elettorale e della

1 A. Schildt, Der deutsche Konservatismus - Kontinuitäten und Brüche, in Le milieu intellectuel

conservateur en Allemagne, sa presse et ses réseaux (1890-1960) / Das konservative Intellektuellenmilieu in Deutschland, seine Presse und seine Netzwerke (1890-1960). Etudes réunies par M. Grunewald et U. Puschner en collaboration avec H. M. Bock / Herausgegeben von M. Grunewald und U. Puschner in Zusammenarbeit mit H. M. Bock, Bern, Peter Lang AG Europäischer Verlag der Wissenschaften, 2003, pp. 27-45, qui pp. 36 s.

2 M. Grunewald, Revues et réseaux conservateurs allemands (1890-1960), in Le milieu

intellectuel conservateur en Allemagne, sa presse et ses réseaux (1890-1960), cit., pp. 3-26, qui pp. 7, 9.

3 M. Grunewald, Revues et réseaux conservateurs allemands (1890-1960), cit., p. 11; F. Trapp,

Traditionen des Antisemitismus in Deutschland. Die Zeitschrift Das Zwanzigste Jahrhundert, in Le milieu intellectuel conservateur en Allemagne, sa presse et ses réseaux (1890-1960), cit., pp. 91-109, qui pp. 95, 97-100.

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repubblica. Gli avversari politici sono i socialdemocratici e i liberali, mentre l’intento degli ambienti conservatori è proteggere la gioventù dalle influenze perniciose della società moderna, preservare i valori cristiani e difendere la missione dell’anima tedesca. In Germania i conservatori si oppongono inoltre all’indifferenza religiosa, alla secolarizzazione della cultura, al materialismo, all’utilitarismo, alla crisi innescata dall’Illuminismo, alla propaganda della socialdemocrazia contro la Chiesa e alla nuova educazione ispirata al socialismo.

In queste riviste si auspica che la vita culturale e la Bildung siano completamente estranee ai partiti, si mira ad una Gesamtkultur tedesca, si denuncia il ruolo deleterio dell’avanguardia, si ostenta distanza rispetto alla politica, si condanna il razionalismo materialistico, si alimenta l’avversione per ciò che nega legami e condizionamenti metafisici e si esaltano il Cristianesimo e il Deutschtum. Nei «Bayreuther Blätter» si legge che «i politici stanno a sinistra» e che «a destra [intesa in senso impolitico, n. d. Hildegard Châtellier] – si trovano coloro che hanno consapevolezza della nazione e condividono la medesima spiritualità tedesca, tra i quali ci annoveriamo con risolutezza noi Bayreuther».4 Hildegard Châtellier, nel suo articolo sui «Bayreuther Blätter», dice che la corrispondenza tra «destra» ed estraneità alla politica riflette un’opinione diffusa nel

Bildungsbürgertum conservatore dell’epoca, assieme all’idea che il nazionalismo, inteso

come «consapevolezza del popolo», non sia una categoria politica:5

Che arte, cultura e religione in linea di principio non siano senza effetti sociali e politici, questo lo insegnano la storia e il nostro specifico presente, ma è chiaro che nel caso dei «Bayreuther» esse non erano all’altezza dei pericoli del 1933. Ciò dipende da come il milieu di riferimento interpretava il significato dell’arte e della religione. Così come le intendevano i «Bayreuther» e in maggioranza il Bildungsbürgertum di allora, l’arte e la religione erano espressione di un mondo interiore, di uno stato dello spirito o dell’intelletto e di una idealistica superiorità, la quale, invece di cercare il confronto con i dati di fatto, tendeva a ignorarli e a isolarsi. Una certa estraneità al mondo era segno di elezione. Ma con ciò si spalancava la porta ai rappresentanti del potere, ai quali senza rendersene conto si forniva sostegno poiché non li si riconosceva come tali.6

4 H. Châtellier, Die Bayreuther Blätter (1878-1938). Religion und Kultur im Dienst völkisch-

nationaler <Wiedergeburt>, in Le milieu intellectuel conservateur en Allemagne, sa presse et ses réseaux (1890-1960), cit., pp. 297-325, qui p. 322. Châtellier cita le affermazioni del direttore della rivista Hans von Wolzogen pubblicate in « Bayreuther Blätter», 52, 1929, p. 209.

5 H. Châtellier, Die Bayreuther Blätter (1878-1938). Religion und Kultur im Dienst völkisch-

nationaler <Wiedergeburt>, cit., p. 322. Châtellier cita l’espressione «consapevolezza del popolo» (Artbewusstsein des Volkes) di Wolzogen pubblicata in « Bayreuther Blätter», 52, 1929, p. 209.

6 H. Châtellier, Die Bayreuther Blätter (1878-1938). Religion und Kultur im Dienst völkisch-

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Anche il progetto paneuropeo di Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi si oppone ai fondamenti egalitari della società democratica e del suffragio universale e auspica invece che a guidare l’Europa unita sia un’aristocrazia di persone selezionate in base a criteri etici ed intellettuali.7

Concetti centrali nella proposta del Deutscher Geist in Gefahr come la fede, l’amore e la speranza, trovano ampio spazio anche in pubblicazioni quali «Der Ring», dove si legge che «al di sopra di tutto deve stare l’amore per la patria. Esso ci guida con la fede nel nostro popolo e la speranza nel futuro tedesco. […] La luce dell’amore che noi seguiamo deve mettere le ali ai nostri passi. L’amore per la patria sgorga dalla parte più profonda di ogni cuore tedesco».8

I toni religiosi sono propri del linguaggio conservatore di destra

Nel saggio The politics of cultural despair Fritz Stern9 illustra l’atteggiamento

spirituale di Paul de Lagarde, Julius Langbehn e Arthur Moeller van den Bruck, che ritiene caratteristico di un certo modo di ragionare diffuso in Germania (ma anche in Europa) a partire dall’inizio del XIX secolo. Stern descrive un pensiero nazionalista e conservatore di destra che nasce come reazione agli enormi cambiamenti portati dalla modernità nell’universo tedesco. Dal punto di vista culturale, a partire dall’inizio dell’Ottocento, si diffondono il razionalismo, il materialismo, la libertà di pensiero e la secolarizzazione della morale; dal punto di vista politico ed economico si impongono il sistema parlamentare, l’egalitarismo, il capitalismo e l’industrializzazione; dal punto di vista sociale infine si assiste alla repentina trasformazione delle piccole e medie città in grandi metropoli e al prepotente emergere del proletariato urbano impiegato nell’industria.

I conservatori sono animati da un profondo risentimento nei confronti della nuova realtà a cui non possono o non vogliono adeguarsi; scelgono pertanto la via

7 A.-M. Saint-Gille, Les réseaux paneuropéens dans l’Allemagne de Weimar, in Le milieu

intellectuel conservateur en Allemagne, sa presse et ses réseaux (1890-1960), cit., pp. 557-573, qui pp. 557 s.

8 M. Grunewald, Eine Konservative Stimme in der deutschen Staatskrise. Der Ring und sein

Werben für den «Neuen Staat» (1928-1933), in Le milieu intellectuel conservateur en Allemagne, sa presse et ses réseaux (1890-1960), cit., pp. 481-508, qui p. 485. Le parole citate da Michel Grunewald compaiono in: H. Luther, Deutsch sein!, in «Der Ring», 1, 1928, p. 3.

9 F. Stern, The Politics of Cultural Despair. A Study in the Rise of the Germanic Ideology, cit., 1961.

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dell’idealizzazione del passato, che consiste nel vagheggiamento di un periodo arcaico germanico e di un medioevo di cui vengono esaltati la devozione religiosa, l’appartenenza e l’obbedienza incondizionata alla comunità, il carattere nazionale e l’unità e l’armonia del popolo.

I pensatori studiati da Stern scrivono nei toni religiosi del profeta e fanno leva sugli stati emotivi dell’amore, dell’odio e della rivalsa. In questo modo elaborano una religione e una fede culturale e nazionalistica che ha forte presa sulla società tedesca nei periodi in cui l’incertezza si fa più acuta, come alla fine del XIX secolo oppure intorno al 1930, sotto l’impatto della depressione e della crisi weimariana. I loro discorsi ardenti e appassionati individuano nel liberalismo (e nel socialismo visto come sua derivazione) la sorgente di tutti i mali causati dalla modernità.

L’impostazione semiautoritaria che Otto von Bismarck conferisce al nuovo stato tedesco del 1871 è decisiva per la diffusione della mentalità nazionalistica; al cancelliere e all’imperatore è di fatto possibile governare senza l’intralcio di organi politici e rappresentativi intermedi. Nella seconda parte del XIX secolo si forma pertanto un ceto istruito che vede nell’estraneità alla cosa pubblica un segno di distinzione spirituale e sociale. Per costoro la libertà tutta interiore della nazione tedesca si realizza obbedendo all’autorità che agisce per il bene dello stato ed essi guardano con raccapriccio ai paesi occidentali, dove l’unità ideale della nazione è frantumata dai litigi del parlamento e dei partiti. Il loro orizzonte di vita è definito da una straordinaria devozione allo studio e da una raffinatissima educazione spirituale (la Bildung), fortemente idealizzata e lontana da un qualsivoglia contesto storico e materiale.

Moeller van den Bruck nel libro Das dritte Reich (pubblicato a partire dal 1923) manifesta il suo disprezzo per l’Illuminismo e il liberalismo, che per lui rappresentano forme di vita post-cristiana. Per Moeller van den Bruck «il liberalismo è l’espressione di una società che non è più una comunità […] ogni uomo che non si sente più parte della comunità è in qualche modo un uomo liberale».10 Egli sostiene che questa figura abbia distrutto la vera libertà del Medioevo e la abbia sostituita con i fasulli diritti del parlamentarismo. I tedeschi prima del 1914 erano «i più liberi del mondo», fino a che la rivoluzione «liberale» del 1918 non li ha resi servi, dal momento che «il liberalismo ha

10 A. Moeller van den Bruck, Das dritte Reich, Hamburg, Hanseatische Verlagsanstalt, 19313, pp. 97, 99.

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indebolito le culture. Ha annientato le religioni. Ha distrutto le nazioni. È l’autodissoluzione dell’umanità».11

Stern osserva che Moeller van den Bruck sviluppa il mito del terzo Reich come «una religione politica» e «una idea religiosa», esprimendosi con i toni del sacerdote che si appella alla fede e invoca la profezia e la collera.12 Egli aggiunge che le idee e il linguaggio di Moeller van den Bruck non sono una novità, ma gli strumenti essenziali dell’ala destra antidemocratica.13

Il diffuso bisogno di una dimensione religiosa è testimoniato anche dalle scelte editoriali di Eugen Diederichs, che si pone esplicitamente nel solco del pensiero neoromantico.14 Nel 1913 e 1914 la casa editrice Eugen Diederichs Verlag pubblica con il significativo titolo di Deutscher Glaube, deutsches Vaterland, deutsche Bildung una selezione dei contributi più importanti di Lagarde15 che Diederichs descrive come «un libro, che si può definire un compendio della “religione segreta delle persone istruite”».16

Per la Mystiker-Bibliothek Diederichs si affida a Hermann Büttner, studioso autodidatta di Meister Eckhart, che imposta il modello interpretativo con il quale la casa editrice divulgherà i mistici antichi ed eleva Meister Eckhart a «grande genio religioso dei tedeschi», inventando in questo modo per la Germania una tradizione di «fede dell’anima» alla quale si richiamano negli anni Venti e Trenta diversi gruppi nazional- religiosi. Mentre a Lutero si rimprovera di aver portato fra i tedeschi ostilità confessionali e di avere solo in parte superato l’assoggettamento al clero romano, di Meister Eckhart si esalta invece il processo di radicale interiorizzazione della fede che gli consente il

11 Ivi, p. 100; F. Stern, The Politics of Cultural Despair. A Study in the Rise of the Germanic

Ideology, cit., p. 259.

12 Ivi, pp. 262, 327 n. 35. Stern trova la definizione di «religione politica» in M. Tazerout in La

Pensée politique de Moeller van den Bruck, in «Revue Internationale de Sociologie», 49, 1936, p. 65.

13 F. Stern, The Politics of Cultural Despair. A Study in the Rise of the Germanic Ideology, cit., pp. 262, 327 n. 34. Stern rimanda alla «eccellente» sintesi di Kurt Sontheimer, Antidemokratisches Denken in der Weimarer Republik, in «Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte», 5, 1957, pp. 42-62.

14 Nel 1899 lo slogan della sua casa editrice è «führender Verlag der Neuromantik», nell’autunno del 1900 diventa «Zu neuer Renaissance!», cfr. A. Meyer, 1896-1930: Der Verlagsgründer und seine Rolle als «Kulturverleger», in Versammlungsort moderner Geister. Der Eugen Diederichs Verlag – Aufbruch ins Jahrhundert der Extreme. Herausgegeben von G. Hübinger, München, Diederichs, 1996, pp. 26-89, qui p. 34.

15 Ivi, p. 49.

16 F. W. Graf, Das Laboratorium der religiösen Moderne. Zur »Verlagsreligion« des Eugen

Diederichs Verlags, in Versammlungsort moderner Geister. Der Eugen Diederichs Verlag – Aufbruch ins Jahrhundert der Extreme, cit., pp. 243-298, qui p. 263.

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raggiungimento della perfetta libertà religiosa, al punto che Diederichs nel 1929 lo definisce il «primo uomo tedesco moderno».17

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