II. CAPITOLO SECONDO: IL DISCORSO GLOTTODIDATTICO
3.1 La glottodidattica nel XX secolo
3.1.1 Teoria, approccio, metodo, tecnica: una definizione
Prima di illustrare l'evoluzione degli approcci e dei metodi che hanno caratterizzato l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue nel corso dello scorso secolo, è necessario fornire delle definizioni di alcune parole-chiave: teoria, approccio, metodo e tecnica.
Come spesso capita, non esiste una sola definizione, e non di rado questi quattro termini sono state interpretati come sinonimi (principalmente metodo e approccio) e inseriti nei libri in maniera intercambiabile.
Onde evitare ulteriore confusione e per seguire una linea coerente nell'esposizione, di seguito verrà illustrato il contributo di quattro studiosi di glottodidattica e in ultima istanza si evidenzierà come tali termini vengono utilizzati in questo lavoro.
Il primo ad avvertire un'esigenza di chiarezza circa l'utilizzo di “teoria”, “approccio”, “metodo” e “tecnica” fu E. Anthony (1963). Egli concepì la relazione tra i quattro in maniera gerarchica, per cui dalla teoria discende l'approccio, che a sua volta dà origine a dei metodi e infine vi sono le tecniche tramite cui il metodo si esplica.
L'approccio è un insieme di concetti relativi alla natura dell'insegnamento e dell'apprendimento delle lingue, ha una natura assiomatica pertanto. Il metodo è il piano operativo di organizzazione del materiale linguistico, deve essere in linea con i principi dell'approccio ed ha natura procedurale; all'interno di un approccio vi possono essere più metodi.
La tecnica infine ha natura operativa e si realizza in classe; corrisponde alle tattiche e agli stratagemmi necessari per raggiungere obiettivi che siano coerenti con il metodo e in linea con l'approccio.
Richards e Rodgers (1999, 14-16) recuperano il quadro fornito da Anthony, enfatizzando la funzione operativa della tecnica che essi chiamano procedura, mentre sia l'approccio che il metodo rientrano nell'ambito della progettazione.
Passando in Italia, sembra doveroso recuperare la definizione fornita da Freddi (1994) e Balboni (2002), gli studiosi che hanno maggiormente influenzato il modo in cui tale terminologia compare nei manuali di glottodidattica italiani.
Freddi (1979, 22; 1994, 8, 162-163) trae una distinzione tra “metodo” e “approccio”, ricordando che la glottodidattica ha sostituito il primo termine con il secondo. Egli sostiene che metodo richiami una costruzione ben definita, un quadro esaustivo di interventi didattici validati sebbene le conoscenze al riguardo siano scarse, e che l'approccio, quasi più umilmente, renda conto della fluidità dell'impostazione didattica fornendo soltanto la sua caratteristica peculiare, sia essa formale, comunicativa ecc.
Freddi conclude dichiarando che utilizza i due termini in maniera interscambiabile per semplificare l'esposizione. Danesi (1988, 9-13), pur basandosi sulla distinzione tratta da Freddi, nella propria classificazione preferisce utilizzare il termine “metodo”, traendo una distinzione tra metodi induttivi, deduttivi, pragmatico-funzionali e affettivi.
Balboni (2002, 26-28) presenta una classificazione molto simile a quella di Anthony. Egli parte della teoria, che non fa propriamente parte dell'universo epistemologico della glottodidattica, in quanto quest'ultima recupera teorie da altre scienze come la psicologia e la linguistica, le quali forniscono una cornice teorica il cui fine non è pedagogico ma descrittivo.
La conoscenza e l'azione glottodidattica si sviluppano su tre livelli costituiti da approccio, metodo e tecnica.
L'approccio si basa sulle teorie da cui ha tratto i principi ed individua le finalità dell'educazione linguistica; deve pertanto avere fondatezza scientifica e coerenza interna. Il metodo è l'insieme dei principi metodologici-didattici che traducono un approccio in modelli operativi; suo fine ultimo è organizzare i materiali didattici e il lavoro da svolger ed esso deve avere coerenza interna e corrispondenza rispetto all'approccio cui si ispira.
La tecnica infine è l'attività che realizza concretamente in classe le indicazioni del metodo e le finalità dell’approccio, deve quindi essere coerente col metodo e con l'approccio e realizzare efficacemente gli obiettivi didattici posti dall'ultimo.
Tale classificazione è quella maggiormente utilizzata oggi, condivisa tra gli altri anche da Daloiso (2011, 78), De Marco (2000, 175-177), Pichiassi (1999, 106-109) e Porcelli (2013, 34-36).
Illustrare il succedersi di metodi e approcci non ha un mero fine descrittivo. Come sosteneva Kelly (1971) spesso metodi presentati come rivoluzionari non sono altro che il recupero di procedure già elaborate in precedenza e presentate sotto un altro nome.
Inoltre compiere una scelta circa l'approccio e il metodo significa adottare un modo preciso di trattare la selezione dei materiali didattici e delle attività da proporre ai discenti.
Avviene non di rado che il docente cada in palese contraddizione nel momento in cui la scelta metodologica da lui dichiarata in precedenza si confronta con l'effettiva modalità con cui egli gestisce la lezione. Pertanto essere consapevoli delle opzioni a propria disposizione e delle conseguenti ricadute di approcci e metodi per un insegnante è fondamentale, perché significa poter effettuare scelte metodologiche ponderate.
La descrizione degli approcci e dei metodi può seguire due percorsi: uno di ordine diacronico che ripercorre lo sviluppo storico degli insegnamento linguistici e l'altro di ordine tipologico, che li classifica sulla base di caratteristiche condivise.
Dal momento che lo spazio dedicato all'esposizione è breve, si cercherà di illustrare approcci e metodi principali mettendo in luce sia il periodo storico e il contesto in cui nascono e le peculiarità che accomunano o rendono distanti determinati metodi e approcci.
In questo senso è utile menzionare che l'apparizione di un nuovo approccio/metodo non ha portato alla scomparsa di quello precedente e che il suo sviluppo e la sua diffusione non procedono di pari passo in tutti Paesi.
Ciò spiega anche come mai la tendenza degli ultimi anni sia quella approccio integrato, che rappresenta la sintesi degli apporti interessanti di cui la glottodidattica dispone.
Questa sezione è la sintesi di quanto presentato in Balboni (2002), Ciliberti (1994), Daloiso (2011), Danesi (1988), De Marco (2000), Pichiassi (1999), Porcelli (2013), Richards e Rodgers (1999), Serra Borneto (1998) e Titone (1975, 1983, 1986).
È doveroso sottolineare che la seguente classificazione, essendo la summa dei vari volumi consultati (che coprono un arco di tempo ampio), presenta a volte analogie con un volume e a volte con un altro, sia a livello di classificazione che a livello di terminologia. Lo scopo è quello di presentare metodi e approcci sotto quattro aspetto principiali:
1. le teorie linguistiche, psicologiche, sociolinguistiche ecc. che originano gli approcci. 2. il tipo di procedimento seguito nell'impostazione della didassi: induttivo o deduttivo. 3. la concezione di lingua, insegnante e allievo e lo spazio riservato alla cultura.
4. le principali tecniche didattiche, i sussidi e le strumentazioni tecnologiche utilizzati. La seguente tabella presenta in maniera sintetica la descrizione degli approcci e dei metodi che verranno illustrati; si ribadisce che tutte le informazioni sono reperibili nei testi sopra citati e che la differente terminologia riscontrabile nel confronto tra il presente lavoro e i manuali consultati non ha alcuna ricaduta sui contenuti.
BASE TEORICA APPROCCIO METODO • non basato su una disciplina
linguistica autonoma; legato alla grammatica tradizionale fondata su presupposti di matrice esterna, ossia filosofica
Formale grammatical-traduttivo
reading method
• dicotomia langue/parole
saussuriana Funzionale
diretto (Berlitz School) orale • linguistica strutturale- tassonomica di Bloomfield • psicologia neocomportamentistica di Skinner
• concetto di cultura (Boas, Sapir, Whorf)
Strutturale
audio-orale audio-visivo intensivo (ASTP) • psicologia cognitiva della
Gestalt
• cognitivismo di Chomsky
cognitive code learning • sociolinguistica e
pragmalinguistica (Hymes e il concetto di “competenza comunicativa”)
• filosofia del linguaggio di Canale, Swain, Austin e Searle • interazionismo di Bruner • antropolinguistica derivata da Malinowsky e Firth • attivismo pedagogico di Dewey • le teorie linguistiche di Jakobson e Halliday Comunicativo situazionale nozionale-funzionale
• varie teorie di neurolinguistica e psicologia relazionale e affettiva (bimodalità,
direzionalità, studi sugli stili cognitivi e d'apprendimento; ricerche sull'ordine naturale di acquisizione della lingua e sull'interlingua)
• pedagogia non direttiva
Umanistico-affettivo
Community Language Learning Total Physical Response
Suggestopedia Silent Way Natural Approach Integrato
Ogni approccio viene presentato per le caratteristiche che lo contraddistinguono e per i metodi principali ad esso legati (l'elenco non è affatto esaustivo). In conclusione vengono riportate le maggiori critiche rivolte all'approccio così come i maggiori contributi.
La stesura di questa parte è frutto della consultazione dei manuali sopra citati. Dal momento che le descrizioni spesso coincidono, tranne i casi in cui il rimando ad un testo è diretto e viene quindi segnalato tra parentesi, le informazioni verranno riportate senza riferimento bibliografico al seguito.