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Il testo oggetto dell’analis

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 2 (pagine 137-141)

individuazione e metalinguaggio di tipi testuali nella letteratura scritto-disegnata

2. Il testo oggetto dell’analis

Nel presente lavoro si propongono alcuni dati in base ai quali verificare l’attendibilità della sequenza proposta sopra. A tal fine si fa riferimento al capolavoro di Moore e Gibbson Watchmen. Sotto la maschera (Moore & Gibbson 2005), d’ora in avanti Watchmen, opera dalla quale sono stati estratti, quantificandoli con la migliore approssimazione possibile, alcuni precisi elementi meta-testuali: nuvolette, didascalie, testi nella vignetta, pertesti; durante il rilievo di tali elementi è stata fatta attenzione alla eventuale presenza di altri elementi come testi fuori vignetta, firme peritestuali, pubblicità e ulteriori testi marginali, che fossero eventualmente funzionali all’analisi.

La necessità di quantificare le vignette ha orientato la scelta dell’opera da analizzare. Infatti, Watchmen si caratterizza per il rigore con cui le tavole sono organizzate. Ben diverso sarebbe stato se si fosse voluto intervenire su opere meno tradizionali nell’organizzazione delle tavole, con disegni eccedenti le vignette e altre soluzioni che ne rendessero difficoltosa la quantificazione.

Successivamente alla quantificazione delle vignette si è proceduto ad estrarre gli elementi che compongono ciò che le opere dedicate alle descrizioni degli elementi metatestuali del fumetto indicano come il set ricorrente e stabile di riferimento: nuvolette (contenitori di parlato-scritto); didascalie (contenitori di scritto-scritto); testi nella vignetta (tipicamente e maggiormente rappresentazioni di suoni e voci onomatopeiche).

Ulteriore obiettivo del lavoro è stata la quantificazione dei pertesti allo scopo di stabilirne la valenza informativa. Nel farlo, ci si è trovati di fronte alla necessità di aggiornare i tipi meta-testuali con l’introduzione di un sotto-tipo, poiché le tradizionali classificazioni non sono sembrate sufficienti per la descrizione univoca di alcuni pertesti. Tale quantificazione, unitamente a una prima analisi delle evidenze testuali, ha consentito di stabilire la tendenziale percentuale delle occorrenze presenti nell’opera ed è stata utile per verificare alcune peculiarità dei pertesti e portare l’attenzione sulla mancanza di riferimenti metodologici relativi al trattamento del pertesto nelle traduzioni.

Normalmente, in un qualunque fumetto ci si attenderebbe in ordine quantitativo decrescente una dominanza di disegno, quindi di nuvolette (con dominanza di quelle che rappresentano il parlato rispetto a quelle che rappresentano il pensato), di didascalie e infine di fonosimboli. Tale insieme è ben rappresentato dalla Figura 4 tratta da un fumetto di ampia diffusione come Topolino di Walt Disney, dove, sul piano scrittivo, compaiono una didascalia (“Poco dopo…”), due nuvolette con parlato-scritto (“Signor Scrooge… Ehm…”. “Cosa vuoi? Perché non sei al lavoro?”); la rappresentazione sequenziale di un suono oggettuale ossia un suono-scritto ovvero, se si preferisce, una onomatopea-scritta (“Dan… Dan… Dan…”). Da segnalare anche i quattro simboli attorno alla testa di Scrooge, che, nel caso specifico, rappresentano stati emotivi come impazienza e contrarietà e presuppongono competenza da parte del lettore. Tali segni sono stati tra quelli oggetto di qualche tentativo di classificazione (a questo proposito appare ancora indispensabile Walker 1980).

Figura 4. Walt Disney, Topolino 1412, anno 1982, p. 9

Tuttavia, al di là dell’esempio appena richiamato, l’individuazione di tipi testuali nella letteratura scritto-disegnata presenta notevoli difficoltà. Per questo motivo si è tentato di definire un sistema che rendesse giustizia di soluzioni e stili, quasi sempre davvero estremamente diversi gli uni dagli altri, che caratterizzano le innumerevoli opere che compongono tale genere testuale. Infatti, a differenza di quanto si possa credere, la classificazione univoca dei tipi testuali è cosa ardua a farsi pur quando il criterio di classificazione sia affidabile.

Uno dei metodi di annotazione più attendibili e al tempo stesso complessi è quello riconducibile alla Text Encoding Initiative e noto con la sigla TEI, che risponde alle esigenze di “annotazione dei dati linguistico-testuali ai fini della loro archiviazione, condivisione e interrogabilità” (Mancini 2016: 342). Per questo,

la Text-Encoding Initiative ha promosso l’adozione di uno standard universale basato sul linguaggio XML, eXtensible Markup Language […] che – proprio in virtù della versatilità, interoperabilità, indipendenza da software e sistemi operativi – è stato ed è tuttora adottato in ambito linguistico e letterario” (Mancini 2016: 342)

Per inciso, si dica che solo a partire dal lavoro testé citato il pertesto è stato preso per la prima volta in considerazione fra i testi da annotare in modo univoco, e sarebbe interessante vedere in che modo si sono regolati in precedenza altri analisti, che di solito tendono a classificarlo come testo nella vignetta al pari delle onomatopee o, magari, come didascalia. Per farsi un’idea del metodo di annotazione appena richiamato, si veda un esempio da Mancini 2016 (Figura 5 pagina seguente).

L’accenno all’annotazione appare necessario. Basti dire, infatti, che il semplice conteggio delle vignette, che sembrerebbe semplice a farsi, può essere eseguito in realtà solo per approssimazione a seconda dello stile dell’opera che si prende in esame. Ancora di più, come si può intuire, al di fuori di una vera e propria annotazione, deve essere definito come approssimativo il conteggio dei vari tipi testuali.

Figura 5. Annotazione di una vignetta da l’Intrepido Bill in Mancini (2016: 352) Pertanto, nell’opera presa in considerazione ai fini del presente lavoro sono state contate circa 2224 vignette, distribuite in modo alquanto equilibrato fra i vari capitoli del libro, con un’oscillazione massima compresa fra un minimo di circa 180 a un massimo di circa 235 per capitolo. La quantificazione è apparsa necessaria al fine di disporre di un parametro di partenza sul quale commisurare la quantità degli elementi meta-testuali individuati: infatti, è evidente che la quantificazione non è priva di significato se a fronte di n vignette si contano n nuvolette, n didascalie, n rappresentazioni di suoni nel corpo della vignetta, n pertesti ed eventuali altri elementi meta-testuali.

In particolare, sono state individuate circa 2060 pipette5 riferibili a parlato-scritto.

Poiché a volte non è immediatamente chiaro quale sia il tipo testuale in questione, la decisione di contare le pipette è motivata dal fatto che esse indicano con la migliore approssimazione possibile che si sta di fronte a “parlato”. Ciò detto, la quantità di pipette individuate nel testo ha mostrato, sul piano quantitativo, un buon equilibrio tendenziale, con un’oscillazione compresa fra un minimo di 133 elementi e un massimo di 291 a seconda del capitolo esaminato.

Altra quantificazione ha riguardato il pensato-scritto. Sono state contate circa 566 occorrenze, con una forbice significativamente compresa fra un minimo di 1 occorrenza e un massimo di 121 a seconda del capitolo. In questo caso i problemi si sono manifestati immediatamente in misura maggiore rispetto ai testi accompagnati da pipetta, poiché ancora una volta la tradizionale classificazione dei vettori testuali del fumetto è risultata assolutamente inadeguata, con i riflessi che questo può causare sull’analisi testuale stessa. Infatti, ancor più che per il parlato-scritto, la raccolta dei dati relativi al pensato-scritto non ha potuto basarsi sul contenitore usualmente codificato

5 Con “pipetta” si intende quella sorta di freccetta che indica la provenienza del testo racchiuso nella

per esprimere il pensiero, ossia la proto-nuvoletta caratterizzata da sagoma residualmente realistica (Figura 6), ma, ancora una volta, ha dovuto tener conto dei vari espedienti adottati tra cui uno di tipo diegetico per cui il personaggio che pensa o non è nel campo della vignetta oppure, se lo è, “richiede” al lettore di riferirne la presenza a un tempo narrativo diverso da quello evocato dal pensato: pertanto il pensato si riferisce al presente narrativo; è un esempio di una simile occorrenza la pseudo-didascalia della Figura 7, che in realtà costituisce il pensato del personaggio narrante. Tali soluzioni, che rinunciano al codice statuito, sono tendenzialmente innovative e costituiscono uno dei motivi informativi del testo nel suo insieme. Proprio per questo, esse sono più difficilmente rintracciabili in pubblicazioni come quella rappresentata dalla Figura 6.6

Figura 6. Walt Disney, Mega Almanacco 384, dicembre 1988, p. 258

Figura 7. Watchmen, p. 113

6 In quella che forse resta la definizione più convincente, l’informatività testuale è “la misura in cui una

Nel documento CLUB Working Papers in Linguistics Volume 2 (pagine 137-141)