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TEORIA E TECNICA DELLA SCENEGGIATURA CINEMATOGRAFICA

5. Tipologie di sceneggiatura

Le sceneggiature si diversificano l’un l’altra per una serie di fattori quali l’impiego più o meno massiccio della deissi e di quei dispositivi che abbiamo definito di messa in scena, messa in quadro e messa in concatenazione. Vi sono sceneggiature estremamente dettagliate dal punto di vista tecnico e deittico, atte a una visualizzazione praticamente completa del film, altri sceno-testi invece lasciano al lettore maggiori libertà prefigurative ma, con ciò, non si vuole affatto intendere che siano da considerarsi incomplete. Le prime appartengono alla categoria delle cosiddette sceneggiature in rilievo, le seconde a quella delle sceneggiature piatte153.

Esempi di sceneggiatura in rilievo possono essere quelle dei film di Paolo e Vittorio Taviani , anche la sceneggiatura di Ovosodo , realizzata a più mani da Furio 154 155

Scarpelli, Francesco Bruni e Paolo Virzì, presenta una puntuale impostazione tecnica; di

L. Seger, op. cit., pp. 62-67.

152

M. Ambrosini, op. cit., p. 80.

153

Per verificare quanto qui sostenuto si veda ivi, pp. 221-368.

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Paolo Virzì, Francesco Bruni, Furio Scarpelli, Ovosodo. La sceneggiatura di Virzì, Bruni e Scarpelli,

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recente è stata pubblicata anche la sceneggiatura di Animali fantastici e dove trovarli156

scritta da J. K. Rowling. In quest’ultimo caso, più che di sceneggiatura desunta , si 157 parla di una vera e propria trascrizione del film sulla carta.

Un caso di sceneggiatura piatta potrebbe essere invece rappresentato da quella de La grande bellezza158, scritta da Paolo Sorrentino e Umberto Contarello. Questa presenta sporadici dettagli tecnici e inoltre, leggendola, si ha quasi l’impressione di sfogliare le pagine di un romanzo - sebbene sia suddiviso in scene.

Sceneggiature in rilievo e sceneggiature piatte differiscono pertanto per il diverso approccio dell’autore. Definiamo ‘puri’ quegli sceneggiatori che non organizzano la narrazione procedendo inquadratura per inquadratura. Per questi autori l’inserimento di informazioni puramente tecniche nel corpo dello sceno-testo costituisce un’invasione di campo poiché tali indicazioni - inerenti regia e post-produzione - sono di competenza del regista. Al contrario, quelli ‘impuri’ sarebbero gli sceneggiatori che nel cine-testo fanno esplicito riferimento alla componente registica o che magari sono registi loro stessi.

Le sceneggiature si distinguono anche per il layout, ossia l’impaginazione. Age ne descrive tre tipologie. In quella italiana la pagina è divisa in due colonne, a sinistra compaiono le indicazioni riconducibili al piano visivo (descrizione di movimenti di macchina, personaggi, oggetti e ambienti) mentre la colonna destra è destinata alla

Joanne Kathleen Rowling, Animali fantastici e dove trovarli. Screenplay originale, traduzione italiana

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di Silvia Piraccini, Salani, 2017.

La sceneggiatura ‘desunta’ è una sorta di sceneggiatura al contrario: non è questa a gettare le basi per

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la produzione del film, ma il film a fare da guida nella sua scrittura. È insomma una scrittura del film a posteriori. Essendo elaborata in un momento successivo all’uscita del film, essa non ha alcun legame coi processi di produzione, tuttavia può essere un utile strumento di analisi tecnica dell’opera cinematografica oggetto di questa particolare ri-scrittura.

Umberto Contarello, Paolo Sorrentino, La grande bellezza, Skira, Milano 2013.

dimensione sonora (dialoghi, musiche, rumori); la sceneggiatura americana è in genere più precisa da un punto di vista tecnico e colloca la parte descrittiva a pagina intera, i dialoghi invece sono incolonnati come nel modello italiano, ma al centro; il modello francese è una sorta di crasi dei due precedenti perché le descrizioni occupano tutta la larghezza della pagina e la parte sonora rimane incolonnata sulla destra.

Considerazioni finali

La sceneggiatura fa riferimento a due importanti ambiti, quello letterario e quello cinematografico, ma bisogna sempre tenere a mente che, al di là della forma con cui si presenta, si tratta di un testo destinato al cinema e che perciò va letto secondo specifiche modalità ‘prefiguranti’.

Si è detto che essa non è destinata alla pubblicazione, eppure negli ultimi anni sono state pubblicate diverse sceneggiature cinematografiche, la maggior parte delle quali ‘desunte’, ovvero elaborate sulla base del film compiuto. A questo punto è lecito domandarsi: Perché acquistare e leggere le sceneggiature di film già usciti in sala e che abbiamo già visto (magari anche più di una volta)?

É la sua doppia natura (letteraria e filmica), ad attribuire alla sceneggiatura un fascino del tutto particolare in quanto, avvalendosi dei propri strumenti, può far rivivere al lettore l’esperienza della visione cinematografica. Insomma il cine-testo agisce trasferendo su di noi la sua tanto discussa dualità, rendendoci allo stesso tempo lettori e spettatori di immagini scritte, eppure visibili. Date queste premesse, ritengo che la sceneggiatura abbia una sua dignità in quanto forma cine-letteraria autonoma, poiché anche in caso di non realizzazione del film, conserva le sue qualità prefiguranti.

Quando tento di figurarmi una sceneggiatura cinematografica, rimando direttamente a un testo dettagliato e preciso in termini di messa in scena, tuttavia con ciò non intendo che debba necessariamente essere seguita alla lettera.

Sono una sostenitrice della concezione pudovkiniana della sceneggiatura intesa come solido strumento guida per le fasi produttive successive e, al contempo, credo sia controproducente farne uno strumento troppo rigido, ‘cattivo’ e limitante, incaricato al monitoraggio della produzione. La mia idea è che, in fase di ripresa, ulteriori proposte di modifica e pareri professionali possano contribuire ad innalzarne il livello.

Nella seconda parte di questa trattazione, dopo aver analizzato a fondo il romanzo Topi, di Gordon Reece, mi occuperò del suo possibile adattamento cinematografico cimentandomi sulle tappe scritturali che, passo dopo passo, portano alla sceneggiatura compiuta. Inizierò con l’esporre l’idea da cui tutto parte, individuerò i vari punti che scandiscono i tre atti drammaturgici, ciò mi darà le linee guida per la stesura di un breve soggetto, procederò poi col trattamento e, infine, selezionerò e sceneggerò i frammenti narrativi più significativi.


Capitolo III