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Trama, struttura, temi

Nel documento Indice Introduzione (pagine 31-41)

Capitolo 3

Christ in Concrete

3.1 Trama, struttura, temi

Nel marzo del 1937 la rivista Esquire pubblica un racconto breve intitolato Christ in Concrete, scritto da un ancora totalmente sconosciuto Pietro Di Donato. In Christ in Concrete il giovane scrittore italoamericano ricostruisce la tragica morte del padre − nel racconto, Geremio Di Alba − muratore di origini abruzzesi, sepolto vivo in una colata di cemento a seguito del crollo del palazzo in costruzione a cui stava lavorando assieme ai suoi compagni. L'apprezzamento nei confronti del pezzo di Di Donato è tale che, nel 1938, viene inserito nell'antologia O'Brien, raccolta dei migliori nuovi scritti dell'anno, e nel 1939 viene ristampato da Esquire in un'edizione separata, arricchita da una entusiastica introduzione di Arnold Gingrich, editore e cofondatore della rivista. Il successo del racconto spinge il suo autore a svilupparne il contenuto e a tramutarlo in un romanzo dal titolo omonimo, pubblicato nel 1939 e segnalato come selezione principale dal Book-of-the-Month Club (Polezzi, 2013: 162). Il racconto breve pubblicato da Esquire diventa dunque il capitolo iniziale di Christ in Concrete. Il capitolo in questione, rinominato Geremio, conta due sezioni o sottounità. È appunto Geremio − morto nel giorno di Venerdì Santo <<impaled on a beam and suffocated by wet concrete>> (Traldi, 1976: 255) − il Cristo a cui si fa riferimento nel titolo dell'opera; lui che, capomastro, sapeva che le fondamenta del palazzo non erano sicure, ma − con l'ottavo figlio in arrivo e una casa finalmente tutta sua appena comprata − è stato costretto a tacere:

"Now listen-a to me, Mister Murdin−"

"Don't give me that! And bear in mind that there are plenty of good barefoot men in the streets who'll jump for a day's pay!"

31 "Lissenyawopbastard! if you don't like it, you know what you can do!"

And with that he swung swaggering away.

The men had heard, and those who hadn't knew instinctively.

The new home, the coming baby, and his whole background, kept the fire from Geremio's mouth and bowed his head. [...]

Murdin paused for a moment before descending the ladder.

Geremio caught his meaning and jumped to, nervously directing the rush of work.... No longer Geremio, but a machinelike entity. (Di Donato, 2004: 9)

La storia raccontata in Christ in Concrete è quella di Geremio, ma anche quella di tanti suoi connazionali, <<martyred immigrants>> (Traldi, 1976: 255) sacrificati sull'altare del dio Denaro da bosses senza scrupoli.

Tornando al parallelismo tra la morte del muratore e quella di Gesù Cristo, è interessante quanto scritto in merito da Robert Viscusi:

on the afternoon of Good Friday, the worker-Christ dies alone, calling vainly on God in heaven, according to the pattern of Jesus. Not only does Geremio die at exactly the same hour that, in liturgical time, Christ is dying; but he is raised out of the concrete on Easter Sunday, when the risen Christ disappears from the tomb. According to the Catholic teaching concerning liturgical time, these events can in fact take place simultaneously. All events that repeat the Crucifixion are happening, actually taking place. (Viscusi, 2006)

La notizia della morte di Geremio raggiunge il ghetto abitato dal gruppo dei compaesani e dai familiari del muratore. Luigi, il fratello di Annunziata − moglie di Geremio − decide di farsi carico dell'intera famiglia, ma anche lui si ritrova ben presto vittima di un grave incidente in cantiere, a causa del quale gli verrà amputata una gamba. Annunziata e il maggiore dei suoi figli, Paul, sperano allora di poter fare affidamento sulla solidarietà degli altri membri della comunità e di alcune figure istituzionali, ma nessuna mano gli viene tesa, non quella del droghiere, né quella del macellaio, men che meno quella dell'impiegato del Palazzo di Giustizia:

32 Per strada [...] Paul coglie una serie di segnali che mettono a nudo la

profonda doppiezza del sistema. Un cartello affiancato all'insegna della macelleria recita in modo inequivocabile: "In God We Trust***Others pay cash" (Di Donato 1993, 54), denunciando la commistione tra la sfera della materialità e quella degli ideali [...] Sulla stessa scia le parole che adornano la facciata dell'Ufficio municipale di assistenza, cioè Justice e Equality, proprio quelle che egli non trova alla stanza 302, dove il funzionario gli oppone l'incontrovertibile verità del fatto che, non avendo ancora Geremio ottenuto la cittadinanza, i suoi figli, la sua famiglia, non hanno diritto ad alcun tipo di assistenza. (Lombardo, 2015: 159)

Disperato, il piccolo Paul si rivolge infine a Padre John, prete della parrocchia di Santa Prisca, il quale non saprà offrirgli altro che una misera fetta di torta alle fragole, avanzo del lauto banchetto appena consumato: <<[...] il comportamento di Padre John, estrema risorsa per i poveri della comunità, rivela come anche la chiesa si sia trasformata in un luogo di compensazione di interessi materiali, tradendo la sua universale promessa di salvezza>> (Lombardo, 2015: 159). L'unico aiuto ricevuto dalla famiglia di Geremio è quello dell'anziana Dame Katarina, che − incontrato Paolino in chiesa − dà al ragazzo una pagnotta di pane e tutti i risparmi che lei, una povera zingara, possiede:

"Dame Katarina, tell me, please, to whom shall we turn? What shall I do?"

Said she in strings of plaintive song, "Dear little son, we are the unfortunates under the skies of God... There are none to help−but many to take from us. From the sweat of our blood comes the bread in mouth. Good night, little son, straight-straight your spine with hands into the heavens, and the poor carpenter Christ build strong the bread of your arms." (Di Donato, 2004: 59)

Personaggio legato alla cultura italiana più arcaica, misto di cristianesimo e superstizioni pagane, <<alto donnone tutt'ossa, gran sacerdotessa d'ogni cerimoniale dalla culla alla bara>> (Di Donato, 1961: 39), sarà la stessa Dame Katarina ad aiutare Annunziata a dare

33 alla luce l'ottavo figlio, Geremino, <<simbolo della vita che non si

arrende di fronte ai rovesci imprevedibili del destino>> (Lombardo, 2015: 163).

Costretto dagli eventi a dover ricoprire − suo malgrado − il ruolo di capofamiglia e a dover entrare prima del tempo nel mondo degli adulti, Paul decide di seguire le orme del padre imparando il mestiere di muratore, di modo da poter garantire un pasto caldo a sua madre e ai suoi numerosi fratelli:

These were things he had seen when brought home new from the hardware store and things he had seen on Job the many times he had been there to bring to Geremio his lunch, or the message that "mama's gotta baby, papa," and though he recognized them they seemed different and heavy in his thin hands. [...] He contemplated the tools for a few minutes and then picked up the trowel and stuck it in his belt over his hip. (Di Donato, 2004: 62)

Il giovanissimo Paul Di Alba, personaggio principale del romanzo di Di Donato, è sostanzialmente l'alter ego dell'autore; quest'ultimo − facendo un ulteriore riferimento ai personaggi della cristianità − ribattezza il suo io letterario scambiando il proprio nome, Pietro, con quello dell'altro celebre principe degli apostoli, Paolo (Traldi, 1976: 255).

Tutti questi avvenimenti si verificano all'interno del secondo capitolo − il più lungo dei cinque di cui è composta l'opera − diviso in otto sezioni di lunghezza variabile e intitolato Job. Quello del lavoro è certamente uno dei temi centrali di Christ in Concrete; il Job che nel romanzo viene presentato come un'entità a sé stante − bieca e impietosa − a cui gli uomini sono asserviti, <<The great God Job>> (Di Donato, 2004: 8). Al di là della rappresentazione quasi ultraterrena e minacciosa, vi sono delle implicazioni bibliche per le quali Job diventa anche metafora della condizione dei lavoratori italoamericani protagonisti del racconto. Nell'Antico Testamento, Job − Giobbe, in italiano − è infatti un uomo irreprensibile, la cui rettitudine viene però duramente messa alla prova da Dio. Scrive Mark Fontecchio:

34 In the Bible, Job was a man who was "tested" by God. Although he

was a good, God-fearing man − "that there is none like him in the earth, a perfect and upright man, one that feareth God, and escheweth evil" (Job 1.8) − God tested him to see if he was truly a religious man. God and Satan made a bet. Satan killed Job's servants, had his flock burned, killed his sons and daughters, and placed boils all over his body. Despite these torments, Job remained a good man. Ironically, because he was good, he was punished. This is much like the workers on Job in Christ in Concrete. The opening bricklaying accident parallels the actions of God and Satan upon Job. They are hard workers who perform their tasks to the full extent of their abilities, and yet the weak scaffolding − approved by their superiors − breaks and the laborers tumble to their death. (Fontecchio, 2013)

Job rappresenta dunque il paradosso del giusto che soffre indicibili pene e del malvagio che invece prospera impunemente, paradosso che caratterizza − nella fattispecie − la realtà del cantiere in cui Geremio e i suoi compagni perdono la vita.

Il terzo capitolo di Christ in Concrete è composto da cinque sottounità ed è intitolato Tenement. È il mese di maggio e Paolino, terribilmente provato dai massacranti turni lavorativi, ha finalmente la possibilità di passare qualche giorno a casa per rimettere in sesto la propria salute. Approfittando dell'aria primaverile, il ragazzo trascorre le sue giornate nella piacevole attività di osservare la vita delle case popolari:

He would then wander about the building, going up on the roof and watching the men with their pigeons, the boys with their kites and smokes; sit on the stone stoop or on the curb and talk to the children of his own age and with the neighbors. He became spectator to the atmosphere in which he had always lived.

Tenement was a twelve-family house. There were two families on each floor with the flats running in box-car fashion from front to rear and with one toilet between them. Each flat had its distinctive powerful odor. (Di Donato, 2004: 98)

Tra i personaggi del vicinato, è la famiglia Molov − ebrei russi − ad attirare particolarmente la curiosità di Paul:

35 Paul was curious about the Jewish family on the opposite side of the

shaft. He watched them each night before going to bed. The old father prayed, the old mother made tea, the husky brother sorted his newspapers, and the somber boy with the shaved head studied profoundly. Paul wanted to know him. The week before Decoration Day it came about. (Di Donato, 2004: 116)

Si instaura un rapporto di amicizia tra Paolino e il giovane Louis Molov, il cui fratello, Leov, si scopre essere stato assassinato dalla polizia dello zar durante la Prima Guerra Mondiale a causa delle sue posizioni politiche eversive. Sarà la frequentazione con Louis ad avviare la riflessione di Paul riguardo ai meccanismi di sfruttamento tipici del sistema di potere di cui sono stati vittima − tra gli altri − Leov e Geremio (Lombardo, 2015: 158).

Sempre nel terzo capitolo, il lettore fa la conoscenza del personaggio della veggente, the Cripple (la Sciancata), figura pittoresca tanto quanto quella di Dame Katarina. Intermediaria tra il mondo terreno e l'al di là, è a lei che si rivolgono Annunziata e Paul, spinti dal desiderio di comunicare con lo spirito di Geremio:

It is obvious to the reader that the Cripple is a fraud. Annunziata does not realize this, and in their first encounter, neither does Paul. Their naiveté causes a sort of blind hope that might only lead to the strengthening of their imprisonment. (Fontecchio, 2013)

Episodio assai importante ed emblematico della condizione di marginalità degli immigrati all'interno del sistema socio-economico americano è quello che ha luogo all'interno del Workmen's State Compensation Bureau, dove Nunziatina si reca − accompagnata da tutti e otto i suoi figli − confidando nell'idea che lì riceverà l'indennizzo che le spetta per la tragica perdita del marito:

People, poor people. And their faces pulled at Paul's heart. Their eyes and lips said, we are the battered poor, poor stupid poor, we are the maimed and crippled and bandaged and blind workers who can not speak and are led and pushed through these corridors like subway

36 corridors and into chambers where we understand nothing. (Di

Donato, 2004: 123)

Nessuna liquidazione viene però concessa alla famiglia di Geremio, accusato dal boss − Mister Murdin − di essere il principale responsabile di quanto accaduto. Ritornano a casa a mani vuote, Annunziata e i suoi bambini, mentre ripensano a quegli uomini grigi in giacca e cravatta, con altisonanti cognomi americani, che discutono nel loro perfetto inglese di ciò che spetta o non spetta ai familiari del defunto, senza che questi ultimi − muti e inermi − possano capire i loro discorsi:

"But how said they of my Geremio? And he builder's blood of centuries. Who looked toward me? Who is to pay me?"

Head-of-Pig shook his head and said it would be a good thing if one knew the American tongue−"for without it we are dumb and blind." [...]

That night was passed in uncertainty, in the feeling that for some reason, some reason the family of Geremio was wrong, that the meek fearful faces in the corridors of Workmen's Compensation were wrong, that the people who lived about them in careers of fits and starts were wrong, that the men who sweated and cursed on Job were wrong, that they were cheap, immoral, a weight of charity and wrong to the mysterious winning forces of right. (Di Donato, 2004: 126-127) Da questo avvenimento si evince come l'esclusione linguistica dell'immigrato coincida − come sempre accade, del resto − con la sua esclusione sociale. Giuseppe Lombardo scrive in merito:

La lingua e il suo possesso sono qui "potere" nel senso pieno del termine. [...] La lingua americana [...] si articola nelle innumerevoli "passionless soaped tongues" che, con il falso rispetto delle regole politiche e sintattiche confondono Annunziata e tradiscono le giuste aspettative di risarcimento per la morte di Geremio. Lo slittamento, poi, del discorso verso i margini dell'ordinario spettro della comunicazione, e l'ingresso nell'area semantica della microlingua giuridico-amministrativa, interrompono ogni possibilità di scambio e

37 ribadiscono l'impotenza e l'emarginazione dei più deboli. (Lombardo,

2015: 161)

Sono dieci, le sezioni presenti nel capitolo successivo, Fiesta. Le stagioni si susseguono rapidamente e, grazie ai migliori guadagni di Paul, i giorni trascorrono con maggiore serenità per la famiglia di Geremio; ci si può permettere perfino di acquistare l'albero di Natale e i regali per tutti i fratellini. Il matrimonio di Cola e Luigi − finalmente dimesso dall'ospedale − offre ai compaesani l'occasione per festeggiare in allegria, mettendo da parte per qualche ora le fatiche e le preoccupazioni del quotidiano:

Ostula, the paesano barber, arrived with his five feet of perfumed dandy, waxed mustachio, and mandolin. After much imbibing, he and Anzolotti lazily played at the table while the men smoked. [...]

From song to song went the paesanos. First it was the "Marche Reale," then "Santa Lucia," after that, "One Needs Volition"; then Fausta got up and with huckster sentiment put his heart and chords through the lamenting melody of the youth who could not live "without mother". During the singing, platters of sea-snails, more wine, and fresh home-baked bread were brought to the tables. (Di Donato, 2004: 186)

È attraverso scene come questa, che Pietro Di Donato presenta al pubblico di lettori − per mezzo di una rappresentazione che potremmo definire documentaristica − spaccati di vita della comunità italoamericana:

Su tutto si impone l'istintivo sentimento di autodifesa e protezione rispetto a un'America avvertita come ostile o indifferente, e l'orgoglio delle proprie radici, il revival delle tradizioni paesane, delle musiche, delle danze, dei cerimoniali come la vendemmia, che sostanziano un'identità la cui esistenza è giorno dopo giorno minacciata dalla pressione e dalla violenza del sistema. (Lombardo, 2015: 159)

La gioia che ha accompagnato i festeggiamenti per l'unione di Luigi e Cola, lascia il posto − nel quinto e ultimo capitolo di Christ in Concrete − al dramma e al lutto. Un altro Cristo viene sacrificato sulla

38 croce: Nazone, il padrino di Paul, colui che aveva preso il ragazzo

sotto la sua ala protettiva dopo la morte del padre e che si era speso affinché l'erede di Geremio potesse lavorare in cantiere per sfamare i suoi cari. Una nuova tragedia si consuma davanti allo sguardo atterrito di Paolino, riportando alla mente gli eventi nefasti di quell'oramai lontano Venerdì Santo in cui Geremio perse la vita:

Paul saw Jones' mad foot catch the tub and throw him into his godfather, pitching Nazone violently from the scaffold trowel in hand. He fell to the sill of a wide window, hit it with his stomach and bounced out into the open. [...] The man Nazone rocketed away from Paul and the scaffold through deathed nothing and smashed to the street bridge twenty floors below. Paul shut his eyes, and when the terrible meaty quash sounded up to him it left him stunned and quacking uncontrollably. (Di Donato, 2004: 208)

L'immagine del corpo maciullato di Nazone è di un realismo crudo e violento, ma estremamente efficace, così come la descrizione delle morti di Geremio e degli altri manovali, nel primo capitolo: <<It is so graphically violent, it becomes virtually impossible not to cringe while reading the descriptions of the characters being killed in the accident>> (Fontecchio, 2013).

Il titolo di questo quinto capitolo, che conta quattro sottounità, è Annunziata. Secondo Fred Gardaphé, il personaggio di Nunziatina rappresenta la figura chiave della rielaborazione del mito cristiano fatta da Di Donato:

She controls her son's reactions to the work site "murders" of his father, Geremio, and his godfather by calling on him to put his trust in Jesus, the son of Mary. This same trust has led immigrants to accept poverty as their fate and passivity as their means of survival in a world bent on using and then disposing them. Trust is a myth that Di Donato, through his protagonist, Paul, refuses to accept. (Gardaphé, 1996)

Paolino, amareggiato e disilluso, non vuole dover aspettare l'al di là per poter godere della felicità e delle gratificazioni promesse dalla

39 religione cristiana: <<I want justice here! I want happiness here! I

want life here!>> (Di Donato, 2004: 220). La morte del padrino − sommatasi alla mai superata perdita del padre e alla interminabile sequela di ingiustizie e soprusi subiti dalla sua gente − è per il giovane Paul la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: la sua fiducia nella fede e nella religione, già da tempo traballante, viene meno e il ragazzo prende la decisione di voltare definitivamente le spalle a Dio, scelta simboleggiata − in una delle scene più angosciose del romanzo − dalla distruzione del crocifisso tanto caro ad Annunziata. L'atto compiuto da Paul determina un improvviso tracollo della salute della madre (Traldi, 1976: 255):

"Mama," he pleaded, "do not kiss the plaster man and wooden cross!" [...] He pulled the crucifix from her and crushed it in his hands. Annunziata was lightning-struck. Horrified livid she beheld the pieces fall to the floor. A cloud of madness swirled and fulminated within her. (Di Donato, 2004: 221)

Dopo essersi allontanato per qualche ora, Paul fa ritorno a casa, dove trova Nunziatina − attorniata dai figli in apprensione − in una sorta di stato catatonico, persa in un passato remoto in cui l'uomo amato era

Nel documento Indice Introduzione (pagine 31-41)

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