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Trend del raggiungimento dell’obiettivo per il numero di laureati in scienza e tecnologia (LST)

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 142-145)

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 2000 2002 2004 2006 2008 2010 L S T 2010 = 100

Sardegna Italia Mezzogiorno

Europa 27 Linea Tendenza

Obiettivo 2010

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati Eurostat e ISTAT (Indicatori di contesto chiave e variabili di rottura, 2010)

5.5 Considerazioni conclusive

Quali sono le potenzialità di crescita e il grado di sviluppo dell’economia Sar- da? Sebbene non esaustiva, l’evidenza portata in questo capitolo sembra fornire una risposta chiara e affidabile: la nostra Regione soffre di un preoccupante di- vario nei confronti del resto d’Italia e d’Europa. Se con riferimento alla Penisola tale divario sembra quantomeno non crescere nel tempo, il gap nei confronti delle nazioni europee aumenta invece a ritmi allarmanti negli ultimi anni.

Il divario con il resto della penisola emerge in modo netto nella dotazione in- frastrutturale, dove preoccupa soprattutto la distanza (talvolta crescente) che se- para la Sardegna dallo stesso Mezzogiorno. Tale divario è ancor più preoccu- pante se si considera che i dati sono già scontati per la ridotta densità abitativa della nostra regione e quindi possono essere interpretati come dotazione infra- strutturale procapite. Il ritardo nei confronti del resto d’Italia risulta meno signi- ficativo sull’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) da parte del tessuto produttivo isolano. Da questo punto di vista, gli sforzi compiuti dell’Amministrazione Regionale per tenere il passo delle innovazioni della New Economy sembrano andare nella giusta direzione, anche se molta

strada rimane da percorrere soprattutto in relazione alla diffusione dei siti web delle imprese.

Il grave e crescente divario nei confronti dell’Europa emerge invece quando si analizza l’attività di ricerca e innovazione e, seppur in misura minore, e la do- tazione di capitale umano. Con riferimento a tali variabili, non solo la nostra re- gione manifesta dei livelli di gran lunga inferiori alla media europea ma, nella maggior parte dei casi e a differenza della gran parte delle regioni dell’Est Eu- ropeo interessate dall’allargamento, anche il trend degli ultimi anni risulta nega- tivo. Mentre infatti nazioni come Romania, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovac- chia e Portogallo pur partendo da livelli bassi di tali indicatori recuperano velo- cemente posizioni grazie a tassi di crescita ampiamente al di sopra della media europea, la Sardegna (e con essa spesso anche l’Italia intera), presenta bassi li- velli e tassi di variazione negativi. Uniche eccezioni positive a tal riguardo sono la rilevante crescita dell’occupazione sarda nei settori a più alta intensità tecno- logica e il numero dei laureati nelle materie scientifiche nell’ultimo quinquen- nio. Entrambi gli indicatori risultano infatti ampiamente superiori alla media eu- ropea ed è naturale avanzare l’ipotesi che vi sia una qualche relazione fra i due fenomeni.

In una situazione del genere, dove è indispensabile cambiare rotta sulle in- frastrutture e sfuggire all’inerzia che caratterizza l’atteggiamento nazionale nei confronti degli investimenti in ricerca e innovazione, appare urgente e necessa- rio un deciso intervento di policy da parte dell’Amministrazione Regionale. Ad essa spetterebbe il compito di fare tutto ciò che è compreso nella sua sfera di potere per disegnare opportuni schemi di incentivi agli investimenti in ricerca e innovazione e recuperare velocemente il gap infrastrutturale tramite investimen- ti diretti.

Policy Focus

I Conti Pubblici Territoriali come termometro dell’impegno regionale a favore dello sviluppo

La spesa in conto capitale da parte dell’operatore pubblico è una condizione necessaria anche se non sufficiente per la realizzazione di buone politiche di sviluppo. Un adeguato livello di tale spesa ha costituito infatti una delle strategie di intervento recepite nei do- cumenti programmatici di sviluppo del Mezzogiorno. Tuttavia, non sempre, insieme alla dimensione quantitativa, sono stati calibrati la composizione della spesa stessa (rapporto tra livello dei trasferimenti e degli investimenti), gli operatori economici coinvolti nelle politiche di sviluppo (amministrazioni regionali, enti locali, imprese pubbliche nazionali e locali) e l’ambito di realizzazione rispetto ai principali obiettivi di politica economica. Si pensi, ad esempio, alle dinamiche di investimento degli Enti del settore pubblico allargato, orientati a una logica di mercato (ANAS, Ferrovie dello Stato, Enel, ENI, Po- ste, etc.). Questi, se pur indirizzati dal decisore pubblico nella attuazione delle politiche, hanno spesso incontrato difficoltà nella realizzazione di azioni di redistribuzione territo- riale.

A conferma di tali considerazioni, si ritiene utile la misurazione del contributo dell’intervento pubblico all’accrescimento della dotazione infrastrutturale tramite la banca dati dei Conti Pubblici Territoriali (CPT) che analizza, in termini finanziari, i flussi di entrata e di spesa consolidati del settore pubblico allargato. Le funzionalità di tale strumento consentono, ad esempio, di valutare l’andamento della spesa associata alle politiche che hanno guidato i diversi settori, e di analizzare l’andamento delle diver- se voci economiche e il trend della spesa corrente e in conto capitale in un arco di tempo di oltre dieci anni. Tali funzionalità costituiscono, tramite la misurazione dei flussi mo- netari della finanza pubblica, un valido supporto informativo per l’attuazione e il moni- toraggio di scelte di politica economica sul territorio.

Le informazioni contenute nella banca dati CPT riguardano diversi universi di rife- rimento: Pubblica Amministrazione (PA) e Settore Pubblico Allargato (SPA). Quest’ul- timo comprende, oltre alla PA, le imprese pubbliche a livello nazionale (IPN), quali ENEL, Ferrovie dello Stato, ENI e Poste Italiane, e a livello locale (IPL), quali le azien- de speciali e le società partecipate dagli Enti Locali.

I CPT si riferiscono all’universo del Settore Pubblico Allargato con un’articolazione flessibile per diversi sub aggregati relativi tra l’altro a: i) aree geografiche, ii) livelli di governo, iii) settori, categorie economiche e soggetti finali di spesa.

La ripartizione della spesa per livelli di governo e per settori consente di analizzare lo stato di attuazione delle politiche regionali, quali ad esempio lo sviluppo della strate- gia della conoscenza, la riorganizzazione degli enti e delle agenzie regionali, il decen- tramento territoriale e amministrativo, anche in relazione alle strategie individuate nel Piano Regionale di Sviluppo.

Nel presente policy focus viene mostrata un’analisi della spesa territorializzata in conto capitale. Questa, sia pure assai inferiore rispetto alla spesa corrente, ha evidenzia- to per alcuni anni una certa coerenza con gli obiettivi di riequilibrio, avvantaggiando le regioni meno sviluppate. Ciò si evince dal fatto che nel periodo 1996-2005 una consi-

stente quota di spesa destinata allo sviluppo economico, alla coesione ed alla solidarietà sociale (ad esempio FAS e Fondi Strutturali) è stata allocata territorialmente secondo criteri di distribuzione di risorse aggiuntive e di realizzazione di interventi speciali stabi- liti ex ante sulla base delle disposizioni sancite dall’articolo 119, comma 5 della Costi- tuzione. Tale fenomeno si è andato riducendo negli ultimi anni anche per effetto delle dinamiche di investimento generate – come accennato in premessa – dalle imprese pub- bliche nazionali e locali (IPN e IPL).

Relativamente alla Sardegna, i Conti Pubblici Territoriali evidenziano un’incidenza della spesa in conto capitale pari al 17% (media 1996-2007) sul totale, superiore anche a quella delle aree più sviluppate del Paese.

Il Grafico 5.16 mostra come l’andamento della Spesa procapite in conto capitale del Settore Pubblico Allargato della Sardegna ha un andamento simile a quello delle aree di riferimento, ma il livello risulta essere superiore rispetto al Nord e al Sud (rispettiva- mente +30% e +38%, scostamento medio riferito al periodo 1996-2007) e sostanzial- mente in linea con il Centro, sebbene l’andamento in quest’ultima macroarea risulti piuttosto irregolare rispetto a quello registrato in Sardegna dove, dopo il forte decre- mento del 1997, dovuto al calo della spesa delle Amministrazioni Centrali, la spesa as- sume un andamento abbastanza lineare.

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 142-145)