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Valore aggiunto procapite delle province della Sardegna, 1995 e var% 1995-

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 36-40)

Cagliari Carbonia-Iglesias Nuoro Ogliastra Olbia-Tempio Oristano Sassari Medio Campidano 0 1 2 3 T a s s o di c re s c it a % p c 19 95 -2 0 0 7 10000 12000 14000 16000 18000 20000 Valore aggiunto 1995

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT

1.7 Considerazioni conclusive

L’immagine dello stato di salute dell’economia sarda che è emersa in questo ca- pitolo è da giudicarsi nel complesso sconfortante, in termini figurati assimilabile a quella di un malato cronico le cui patologie si riacutizzano non appena i far- maci di mantenimento vengono interrotti. Fuor di metafora, nel quinquennio che l’ha accompagnata alle porte della crisi mondiale esplosa nell’ultimo trime- stre del 2008, la Sardegna è stata esposta ad una riduzione delle dosi del “far- maco” (nella fattispecie la spesa pubblica corrente), fatto quest’ultimo che l’ha differenziata rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno e all’Italia nel suo com- plesso. Di fronte a questo shock da domanda, il resto del sistema economico non è apparso in grado di reagire: i consumi delle famiglie hanno seguito la dinami- ca negativa della spesa pubblica, e a ruota l’intera dinamica del PIL è risultata essere negativa e inferiore a quella delle altre macroaree del Paese, nonostante una discreta dinamica degli investimenti pubblici.

Da notare che il tutto è avvenuto senza che si siano manifestate particolari criticità settoriali (non c’è stata ad esempio una riduzione del settore delle co- struzioni di dimensioni superiore a quello degli altri comparti), ed in presenza di un buon andamento delle esportazioni. In condizioni normali, dopo il periodo di disciplina di bilancio ci saremmo potuti attendere qualche segnale di ripresa nel medio periodo, ma purtroppo questo è coinciso con il nuovo e ben più potente shock legato alla recessione globale esplosa nel secondo semestre 2008.

Complessivamente negativo anche il quadro che emerge dall’analisi delle esportazioni. È certamente vero che il valore delle esportazioni in percentuale del PIL è aumentato negli ultimi anni, ma al netto dell’effetto inflazionistico causato dall’andamento del prezzo del petrolio è da segnalare purtroppo il trend decrescente della quota di esportazioni nei settori cosiddetti ad altra crescita del- la produttività.

Facendo lo sforzo di proiettarci oltre la fase più acuta della crisi, quali aspet- tative per il futuro? Dato che la progressiva realizzazione del federalismo fiscale non rende prevedibili inversioni di tendenza nell’erogazione di flussi di risorse pubbliche, la rincorsa del “treno della crescita” dovrà giocoforza basarsi su ele- menti endogeni e di natura prevalentemente qualitativa. Volendo segnalare in tal senso un elemento positivo, c’è da augurarsi che prosegua la riqualificazione della spesa pubblica a favore degli investimenti (aspetto positivo evidenziato dai Conti Pubblici Territoriali), ovviamente nella speranza che tali investimenti mo- strino un’efficacia nel medio-lungo periodo non manifestata nel breve termine.

2.

I servizi pubblici

2.1 Introduzione

L’analisi dei servizi pubblici, già parzialmente affrontata nelle ultime due edi- zioni del Rapporto, si rivela sempre più attuale data l’importanza della spesa pubblica nei conti economici nazionali e territoriali. Con il Quadro Strategico Nazionale (QSN 2007-2013) le amministrazioni regionali si impegnano a per- seguire strategie di intervento pubblico finalizzate all’innalzamento della qualità dei servizi pubblici, alla maggiore presenza dei servizi essenziali e alla riduzio- ne delle persistenti disuguaglianze territoriali (nell’erogazione dei servizi stes- si), che svantaggiano soprattutto le regioni del Mezzogiorno. La produzione e la fornitura di servizi pubblici locali efficienti e in grado di soddisfare i bisogni della collettività in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale incide, in- fatti, sul livello di sviluppo regionale oltre che sulla competitività e produttività dell’intero sistema economico del Paese.

Il capitolo presenta l’analisi di alcuni tra i più rilevanti servizi pubblici: la sanità (sezione 2.2), importante voce di spesa pubblica data la sua rilevanza nel- l’ambito degli interventi del welfare state italiano, per la quale si analizzeranno indicatori di spesa e performance dei sistemi sanitari regionali (SSR); i servizi pubblici locali dei comuni (sezione 2.3); i servizi pubblici per la mobilità (se- zione 2.4) e, infine, i servizi per l’ambiente (sezione 2.5), con particolare riferi- mento alle risorse idriche e ai rifiuti solidi urbani. L’ultima sezione del capitolo conclude con alcune considerazioni finali.

2.2 Servizi sanitari

L’analisi della spesa e della performance dei Servizi Sanitari Regionali (SSR) che presentiamo in questo capitolo si basa principalmente sui dati economici e sanitari forniti dal Ministero della Salute. Le fonti utilizzate sono il Sistema In- formativo Sanitario (SIS), i Rapporti SDO (Schede di Dimissione Ospedaliera)

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Il capitolo è stato curato da Silvia Balia, che è anche autrice delle sezioni 2.1, 2.2 e 2.6 e del tema di approfondimento. Andrea Zara è autore della sezione 2.3, mentre le sezioni 2.4 e 2.5 sono da attribuirsi rispettivamente a Matteo Bellinzas e Vania Statzu.

e gli Annuari del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Si noti che il valore della spesa corrente non esprime di per sé una performance positiva o negativa se non viene confrontato con il livello qualitativo del servizio. Per questa ragione l’analisi sulla spesa sarà affiancata dall’analisi di alcuni indicatori di offerta, ef- ficienza ed efficacia.

Il dato più aggiornato sulla spesa diffuso dal Ministero è relativo all’ultimo trimestre del 2008. Il valore medio nazionale della spesa sanitaria procapite, ri- ferito a regioni e province autonome, è di 1.787 euro (si veda la Tab.a2.1 in ap- pendice). Tale indicatore dovrebbe misurare la disponibilità della regione a pa- gare per le cure sanitarie dei propri residenti, ma non tiene conto della composi- zione per età e sesso della popolazione, né dei reali bisogni sanitari. Tenden- zialmente ci aspettiamo che, a parità di spesa procapite, le regioni con maggiori bisogni sanitari (per esempio più anziani) siano svantaggiate rispetto a quelle con bisogni inferiori. Nel 2008 la spesa procapite è caratterizzata da un’ampia variabilità a livello regionale, con il valore minimo in Calabria (1.658 euro) e quello massimo nella provincia autonoma di Bolzano (2.263 euro). La Sardegna spende mediamente 1.694 euro per abitante, posizionandosi tra le regioni (prin- cipalmente del Mezzogiorno) che spendono meno (la quart’ultima).

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 36-40)