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Il Turismo sportivo

caso italiano, nel tentativo di dare credito o, al contrario, mettere in evidenza l’eccessiva enfasi posta su questo aspetto dalla legislazione vigente. Di Domizio (2010), prendendo in considerazione i dati audience ed una serie di variabili che tendenzialmente dovrebbero incidere sull’appeal delle partite di calcio di serie A (tra i quali: il giorno, l’orario di svolgimento, la presenza di super star e l’equilibrio, supposto, del match) è giunto alla conclusione che, per quanto esista una relazione positiva tra dati share e ed equilibrio della competizione (closeness of the game), questa non è particolarmente significativa. Non può pertanto, almeno riferendoci al caso italiano, essere attributo un eccessivo valore commerciale all’equilibrio competitivo, probabilmente a causa di una forte presenza di tifosi committed (Pierini 2011), ancora attirati dalla presenza in campo della propria squadra, a prescindere da quello che potrebbe essere l’andamento della partita o il risultato conseguibile al termine del match.

4.3. Il Turismo sportivo

Quando si parla di turismo sportivo si pensa ad un fenomeno tipicamente attuale e moderno, eppure la pratica di prendersi cura di se stessi, fruire di percorsi benessere e termali, partecipare ad eventi sportivi, affonda le sue radici in un passato non recente. Solo nell’ultimo ventennio, però, le ricerche nel campo hanno consentito una conoscenza più approfondita dei due singoli segmenti e del profondo legame che unisce lo sport al turismo e viceversa.

Innanzitutto, vista l’ampiezza del fenomeno, si è reso necessario porre dei limiti a cosa di intende per turismo sportivo. Solitamente si può parlare di turismo quando si intraprende un viaggio pernottando almeno un giorno fuori dalla propria dimora di residenza (anche se su questo ultimo punto le opinioni sono alquanto discordanti, dal momento che anche lo spostamento dalla propria città per un giorno può presentare certe caratteristiche assimilabili) (Capocchi, 2006). Il turismo sportivo si definisce tale, invece, quando la motivazione che spinge ad intraprendere il viaggio è proprio lo sport, sia che sia si tratti di assistere a qualche manifestazione sportiva sia che si decida di praticare sport. Il turista sportivo è pertanto quel turista che non si sarebbe spostato, non

avrebbe raggiunto quella destinazione, se non ci fosse stato quell’evento o quella motivazione contingente.

All’interno di questo ampio settore è stato così possibile identificare tre diversi modelli di turismo sportivo: il primo di questi è il cosiddetto «turismo di loisir» nel quale rientrano tutti coloro che si spostano da una località all’altra per praticare un’attività sportiva a livello amatoriale. Tipici esempi di sportivi riconducibili a questa categoria sono il maratoneta non professionista oppure l’appassionato che pratica sport individualmente ed occasionalmente, e può farlo solo in determinati contesti (parliamo ad esempio delle settimane bianche o del trekking).

La seconda categoria comprende invece coloro per i quali lo sport costituisce un lavoro («sport business»). Rientrano in questo gruppo gli atleti professionisti, coloro che lavorano per società sportive come tecnici, dirigenti e medici, ma anche gli organizzatori dell’evento e i giornalisti che seguono gli atleti o le squadre in trasferta. L’ultimo modello riguarda il «turismo sportivo di spettacolo» e include gli spettatori che si spostano per assistere ad uno specifico evento, sia di grandi dimensioni sia di dimensioni più piccole: basti pensare ai numerosi tornei giovanili che si svolgono ogni anno su tutto il territorio nazionale (Giampicagli e Maresca, 2004).

Nel giro di pochi anni il comparto socio economico legato al mondo del turismo sportivo si è altamente specializzato, con un’offerta di servizi ad hoc che hanno permesso una forte crescita, sia della vacanza attiva, caratterizzata appunto dalla possibilità di consumare pratiche sportive, sia di quella legata allo “sport passivo” di chi si sposta per assistere ai grandi eventi e alle manifestazioni sportive.

Si è trattato di uno sviluppo dettato dalla consapevolezza che il binomio sport- destinazione turistica è capace di creare proventi e profitti per diverse categorie di imprese, non solo per quelle ricettive. Infatti, al di là della categorizzazione, l’insieme dei tre modelli precedentemente presentati costituisce un’occasione significativa per creare strategie economiche e di marketing territoriale che vedono necessariamente coinvolta una molteplicità di operatori sia pubblici sia privati.

Da un lato il comparto pubblico, tramite gli enti di promozione turistica territoriali, ha puntato sul target dei turisti dello sport avendo ben chiaro che investimenti nel settore avrebbero potuto costituire un volano per l’economia territoriale, incentivando gli scambi sul territorio e soprattutto andando a favorire le piccole attività commerciali e i

servizi. Per renderci conto della portata del fenomeno, basta consultare gran parte dei siti istituzionali, di Regioni o enti locali, per vedere il rilievo che viene dato a questo settore economico. Vi sono, in numerosi casi, apposite sezioni alla divulgazione della loro offerta turistico - sportiva45.

Dall’altro lato anche il settore privato, negli ultimi vent’anni, ha sviluppato una grande attenzione verso il turismo sportivo andando ad adattare la propria offerta ad una domanda sempre più esigente e consapevole.

Se il settore pubblico ha finalizzato le proprie azioni in materia attraverso finanziamenti più o meno diretti e investimenti nel campo della comunicazione, è da parte del settore privato, tuttavia, che è possibile notare cambiamenti e ammodernamenti che hanno coinvolto le strutture e la loro organizzazione.

I bike Hotel sono solo un esempio di struttura ricettiva specializzata in materia. Accanto ad essi, negli ultimi anni, gli operatori che si sono voluti confrontare con questo tipo di target, hanno cercato di rispondere a specifiche esigenze con un’offerta dedicata. Se pensiamo agli hotel possiamo notare che, per attirare questa particolare clientela hanno proposto un variegato ventaglio di servizi: spazi da dedicare alle attrezzature, distributori d’acqua, servizi di lavanderia quotidiani, mappe che indicano percorsi ciclabili, pedonali o escursionistici. Nascono, inoltre, collaborazioni dirette con figure professionali quali istruttori, personal trainer, guide turistiche, spesso inserite nell’organico stesso della struttura ricettiva. Come gli alberghi, anche il servizio della ristorazione si è adattato alle esigenze del turista sportivo, prevedendo menu dedicati e variando anche le tempistiche della distribuzione dei pasti.

A conclusione del presente paragrafo, è importante comprendere la consistenza numerica di questo fenomeno che non sembra, almeno dati alla mano, aver conosciuto battute d’arresto collegate alle sfavorevoli congiunture economiche. Per quanto riguarda il nostro mercato, negli ultimi due anni, gli italiani hanno speso per turismo sportivo circa 7,3 miliardi di euro. Naturalmente tale cifra include i viaggiatori appartenenti alle tre categorie di turismo sportivo sopra elencate (Loisir, Business, Spettacolo). Un particolare rilievo possiamo darlo al fatto che il turismo sportivo viene utilizzato solitamente per far crescere la domanda nei periodi classificati come bassa stagione, non

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In riferimento è possibile consultare il portale istituzionale della Regione Toscana (www.intoscana.it), oppure il portale della Trentino Sviluppo Spa, società sotto la direzione della Provincia autonoma di Trento (www.visittrentino.it)

andando a sostituirsi alla tradizionale offerta ma andando piuttosto a colmare un vuoto. A confermare questo trend positivo alcuni dati forniti dalla Borsa del Turismo Sportivo che mostrano come, nei primi sei mesi dell’anno (da gennaio a giugno), la vacanza sportiva costituisca la motivazione principale per il 4,1% dei turisti in Italia. A questa percentuale deve essere sommata quella relativa ai turisti dello sport spettacolo che si attesta intorno al 1,3% (Tarfanelli, 2010).

Per quanto i dati risalgano ad una decina di anni fa, è interessante constatare che a livello europeo le percentuali di turisti sportivi sono in linea con quelle registrate nel nostro paese, se non più alte. La World Tourist Organization constatò, non facendo però distinzione tra il turismo sportivo puro e quello che include una componente sportiva all’interno del viaggio, che nel 2001 il 55% dei viaggi dei Tedeschi verso l’estero presentava questo tipo di motivazione. Stesse percentuali avevano fatto registrare anche gli Olandesi per i quali la percentuale rilevata si attestava intorno al 52. Meno propensi a questo tipo di turismo i francesi che solo nel 23 % dei casi scelgono di mettersi in viaggio attirati dalla possibilità di assistere ad un evento sportivo o di poter praticare in prima persona un’attività (Ritchie e Adair, 2004).