Capitolo II L’Italia: il nostro Paese vieta la
II.4. Una migliore esistenza o un’esperienza di cui pentirsi?
Eseguendo tale tecnica in maniera legale e con tutte le tutele del caso, la maternità surrogata è sicuramente una pratica che richiede una disponibilità ampia di denaro.
Secondo quando afferma l’avv. Ezio Menzione ‘’Nei Paesi dell'est asiatico si agisce nella semi illegalità e c'è spazio per lo sfruttamento di donne in stato di grave povertà.
Le mete migliori sono gli Stati Uniti e il Canada dove, tramite agenzia, si fanno contratti che non lasciano nulla al caso. Inoltre, un bambino che nasce in Nord America, dove esiste lo ius soli, ha cittadinanza americana o canadese e il suo status di figlio di quella coppia è immediato e intoccabile’’278.
Andando più nello specifico, tra le donne che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata vediamo come la maggior parte non sono donne spregiudicante o senza pudore ma, più che altro, donne
277 https://www.centrostudilivatino.it/la-maternita-surrogata-nella-sentenza-delle-sezioni-unite -civili-n-12193-2019/ 278 https://www.elle.com/it/emozioni/a3015/utero-in-affitto-testimonianze-maternita-surrogata/
161 disperate279.
Tra le testimonianze, Corrin, madre di due figli, 29 anni, laureata in psicologia, ha deciso di diventare surrogata principalmente perché le sue gravidanze sono andate molto bene e sa perfettamente che diventare genitori è la cosa più bella del mondo. Ella afferma che, certamente, essere pagata aiuta soprattutto ad affrontare i rischi che la gravidanza comporta e, oltre a tali rischi fisici, inizialmente si dovrà superare l’impatto traumatico di accettare che il bambino che si muove nella pancia non è geneticamente né tuo né di tuo marito.
Sostiene: ‘’ è come essere una babysitter: stai con un bambino a lungo, vuoi che stia bene ma non vuoi che venga a vivere con te. Durante la gravidanza ho sentito i genitori quasi ogni giorno ed ora è nata una bella amicizia.’’280
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Corrin prima lavorava in un ospedale psichiatrico, ora prepara le surrogate facendo un’indagine approfondita su di loro, sulla loro situazione economica, stile di vita e famiglia; verifica le regole basi che devono essere rispettate come: l’avere almeno un figlio, averlo cresciuto e avere una situazione finanziaria stabile.
Rachelle, 37 anni, sposata, un figlio, laureata in neonatologia, ha partorito da madre surrogata due bambini. La prima volta, nel 2012, per una famiglia irlandese, è ancora in contatto con loro e
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https://www.elle.com/it/emozioni/a3015/utero-in-affitto-testimonianze-maternita-surrogata/
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ogni settimana le mandano foto. Il bambino sa che lei è la persona che l’ha portato alla nascita e la chiama ‘’la mamma Americana’’. La seconda volta, ha partorito una bambina per una famiglia californiana; loro la chiamano ‘’zia’’ e abitano molto vicini, hanno anche fatto vacanze insieme281.
Il motivo che ha spinto Rachelle a diventare surrogata è il fatto che, oltre a un figlio di 16 anni, era anche madre di una bambina che attualmente non c’è più e quindi sente il bisogno di offrire ad un’altra donna la possibilità di diventare madre. ‘’Quando guardi quei genitori con il loro bambino tra le braccia vieni ripagata di ogni fatica, perché vedi scomparire in un attimo tutta la loro tristezza. Il compenso è un di più, grazie a quei soldi ho potuto ripagare mio marito e mio figlio per avermi aiutata e per aver rinunciato un po’ a me’’282
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Avvicinandoci a noi, in Italia, Francesca, 43 anni, voleva un figlio subito appena sposata. Essendo gravemente malata, ha dovuto subire un trapianto che l’ha portata a prendere forti medicinali che non le permettevano di portare avanti una gravidanza. Dopo anni, anche una domanda di adozione non è andata a buon fine e, a quel punto, ha provato a cercare speranza in America.
Qui, un ginecologo italiano che lavorava a Boston, le ha fatto conoscere la maternità surrogata. Entrando in contatto con molte
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agenzie, ha potuto osservare come in questo paese tale tecnica funziona molto bene, essere molto tutelata e essendoci una grande correttezza.
Dopo mesi hanno trovato la surrogata: una postina con già tre figli. Questa persona ha accettato per soldi, ma Francesca lo trova corretto perché sostiene che un servizio così prezioso va pagato. Non sono diventate amiche ed ogni tanto si ritrovano su Facebook. Dalle sue parole leggiamo che, nonostante tutto, è stato per lei un aiuto importante, infatti ‘’Dopo la gravidanza ho tribolato un po’ con lei, ma alla fine è stata un’esperienza bellissima, anche se è costata davvero tanto perché i miei figli sono gemelli e dopo il parto sono rimasti in ospedale per un certo tempo. Ancora non sanno che sono venuti al mondo cosi ma glielo dirò quando sono più grandi.’’ 283
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Un’altra testimonianza che ci può far riflettere in maniera significativa è quella che leggiamo in un articolo di VanityFair: Marissa Muzzel, madre surrogata, ha subito un travaglio di dodici ore e per tutta la gravidanza le sono state somministrate iniezioni ormonali quotidiane.
Marissa ha 32 anni ed ha fatto tutto questo per dare alla luce una bambina che non è sua, vive in Canada e nel suo paese centinaia di donne portano in grembo bambini che poi dovranno riconsegnare ad un’altra famiglia, nel caso specifico due uomini che vivono in Spagna. Lei spiega che in Canada, diversamente dalle surrogate americane che vengono pagate migliaia di dollari solo per
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rimanere incinta, si riceve solo compensi per le spese legate alla gravidanza, come: i controlli, i vestiti, gli integratori; nonostante ciò lei non si ritiene una macchina per fare bambini ma è un gesto gentile che viene dal cuore.
Fino ad ora abbiamo analizzato storie positive, spostandoci da un altro punto di vista possiamo venire a conoscere di una tragica esperienza che ha subito Kelly, una donna sposata, la quale ha avuto un’infanzia negativa: il padre le è morto all’età di 13 anni, la madre a 17 anni e suo fratello a 20. Per reagire a questa negatività, l’agenzia le ha fatto conoscere la surrogazione come se stesse compiendo un miracolo, un’azione gloriosa. Per lei era il suo modo di curarsi e di trovare una svolta positiva rispetto a quanto aveva subito in passato.
Così non fu perché la prima surrogazione che ha portato a termine fu per una coppia gay internazionale di Parigi; ella aveva accordato con loro che, per evitare obblighi legali e per dimostrare che i bambini che portava in grembo non erano suoi, il suo nome non sarebbe stato presente sul certificato di nascita.
Il giorno del transfer, invece, le fu comunicato che, a causa di un piccolo contrattempo, il suo nome sarebbe stato scritto sul certificato e, se avesse dato lei risposta negativa, avrebbe dovuto ridare indietro tutti i soldi spesi fino a quel momento.
Kelly si è dovuta recare, con i suoi due bambini e il marito, a Chicago per acconsentire alla storia che la coppia gay avrebbe raccontato al consolato il giorno dopo; la storia inventata dalla coppia raccontava che, essendo a Parigi la surrogazione una tecnica illegale ed essendo già il nome di Kelly scritto sul
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certificato, lei avrebbe dovuto sostenere che i figli sono nati da un tradimento con l’uomo più vecchio della coppia e per salvare il suo matrimonio avrebbe dovuto mandare i bambini a Parigi e che li sarebbe andati a trovare regolarmente.
Così il giorno dopo, con i bambini in braccio, Kelly è andata al consolato con quest’uomo. ‘’ Quando entriamo nel consolato tutto era in francese, le riviste i poster, le tv. […] Non mi hanno fornito un interprete. La console è arrivata e i due si sono messi a parlare in francese per circa mezz’ora. Ho firmato sette carte in francese, non so cosa ci fosse scritto e non me ne hanno dato una copia. Sorridevo e tenevo in braccio il neonato. Hanno riso molto, sono sicura che la storia è sembrata molto convincente alla signora. Mi guardavano e ridevano. […] Ero mortificata perché non capivo cosa dicevano. Non parlo francese, solo inglese. Così firmiamo i documenti.’’ 284.
Alla fine di tutto, Kelly dichiara che i soldi sono stati una parte importante ma venendo da un’infanzia così tragica pensava di potersi risollevare ma, in realtà, la surrogazione per questa coppia l’ha completamente distrutta, non si sente più la stessa persona.
Avvicinandoci a noi, leggendo un articolo sul quotidiano La Nazione relativo ad una coppia di La Spezia, riusciamo a capire ed entrare maggiormente in quelle che possono essere le sensazioni
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Così dice Kelly, la donna che racconta la sua esperienza in
http://m.ilgiornale.it/news/cronache/parla-madre-surrogata-pentita-tutto-negativo-non-sono -pi-1393914.html.
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di una coppia di fronte ad una tale impossibilità.
Dopo la terza gravidanza interrotta, la coppia ha subito un crollo fisico e psicologico; la donna ha lasciato un lavoro sicuro e ci sono stati giorni in cui non aveva neanche la forza di lavarsi o uscire di casa. In tale disperazione, è stato consigliato loro di chiacchierare con uno psichiatra che dopo un mese e mezzo li ha indirizzati ad un centro terapeutico.
Il loro incubo ha avuto un lieto fine, hanno potuto crescere insieme il figlio che tanto desideravano ma, leggendoli, notiamo come all’inizio di tutto il percorso, il continuo sottolineare loro il fattore età aumentasse la loro depressione e che fu loro molto di aiuto il poter contare su persone serie e preparate che, nel loro caso specifico, han trovato nei professionisti del servizio ‘Cicogna distratta’, con sede proprio nella loro città. Inoltre, tra i vari ostacoli incontrati dal momento della scoperta dell’infertilità, loro han dovuto superare i tabu che toccano diverse sfere come quella etica-religiosa, medica e psicologica285.
Ascoltando la coppia si riflette su quanto possa essere oggi importante pensare ad agevolazioni per venire incontro a chi non può proprio permettersi di affrontare da solo tali percorsi.
‘’Un ruolo fondamentale per le coppie che attraversano questa fase della propria vita lo gioca inoltre il supporto esterno, ovvero quello delle persone che sono molto vicine ai due partner.
Se nel caso specifico della coppia spezzina i genitori si sono
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rivelati preziosi, dimostrando vicinanza, in altre circostanze potrebbe non essere possibile fare affidamento sulla famiglia che, una volta venuta a conoscenza della situazione, inizia a trattare i propri figli adulti come dei bambini, rifiutandosi di accettare possibili adozioni o fecondazioni assistite. Il consiglio dei terapeuti famigliari è, in questi casi, dunque quello di affidarsi sempre a persone serie e competenti, informandosi, condividendo e confrontando informazioni utili insieme al partner.’’286
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Infine, concentriamoci su un altro caso specifico e leggiamo tra le pagine del libro ‘’Nuove Maternità’’ la vicenda di Carla e Charlotte. Il libro parla di questa ‘’ coppia lesbica che vive una buona relazione affettiva da lungo tempo e vuole avere dei bambini; vuole, come le altre coppie, però, averli dal proprio corpo. La donazione di ovociti ha permesso a Carla di dare gli ovuli che saranno fertilizzati in provetta dallo sperma del fratello della sua compagna Charlotte; l’embrione che ne deriva sarà impiantato nell’utero di Charlotte. […] Le persone nella situazione di Carla e Charlotte avranno sicuramente sperimentato una discriminazione onnipresente, invidiosa e distruttiva. Saranno state stigmatizzate, come pervertite, contro natura e immorali. La conoscenza del loro orientamento sessuale potrebbe farle licenziare o impedire loro di avere accesso ai lavori per i quali sono qualificate. […] O, più subdolamente, potrebbero essere considerate non idonee a crescere bambini. Nessuna di queste forme di discriminazione potrebbe essere giustificata. Le considerazioni sulla sessualità di per sé sono irrilevanti se
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confrontate all’abilità di essere una buona padrona di casa, una lavoratrice produttiva o un genitore amorevole. La tecnologia riproduttiva, allora, può essere di giovamento per Carla e Charlotte, non solo perché promuove il concetto di bene che hanno scelto personalmente, ma anche perché migliora la concezione di bene comune: e cioè affinché il mondo possa essere migliore per queste persone senza diritti, capaci di accudire figli in una famiglia amorevole e di crescerli. ‘’287
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L’autrice, dopo aver descritto il caso, spiega come un aiuto di questo genere può essere di giovamento per due persone, di miglioramento della loro vita; seppur distaccandosi dalla tradizione, non bisogna creare pregiudizi solo perché si è di fronte ad una situazione ‘’diversa’’ ma bisogna concentrarci sul concetto di persona e in quello che rappresentano singolarmente. Facendo ciò, si noterà come Carla e Charlotte siano due individui come gli altri che hanno semplicemente bisogno, per aumentare il loro benessere di vita, di poter avere un loro figlio, nonostante la loro tendenza sessuale288.
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HL. Nelson, Nuove Maternità, riflessioni bioetiche al femminile, Diabasis Editore, Reggio Emilia, 2005
288 HL. Nelson, Nuove Maternità, riflessioni bioetiche al femminile, Diabasis Editore,
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Considerazioni conclusive
Questa tesi ha cercato di rispondere alla domanda: «È giusto legittimare la maternità surrogata all’interno di uno stato di diritto?»
Per cercare di rispondere a questo quesito ho analizzato varie posizioni a favore e contro la pratica della surrogazione, concentrandomi sui diversi interessi in causa, tra cui la tutela del nascituro e della donna (sia biologica che gestante), la difesa dell’embrione, la volontà forte e concreta del voler diventare genitori da parte della coppia committente.
Le risposte alla domanda di partenza, come ho cercato di esporre nel corso del mio studio, non sono univoche. Abbiamo due posizioni tra loro contrastanti: da un lato, vi è chi prende a riferimento l’importanza di diventare genitori, non tanto dal punto di vista biologico, quanto dal punto di vista della possibilità di prendersi cura e poter crescere un bambino, legato almeno ad uno dei due partner della coppia, e sostiene la necessarietà di considerare la donna come libera ed autonoma nelle proprie scelte; dall’altro lato, vi è chi vuole tutelare in toto la relazione biologica madre-figlio, il legame di sangue e genetico ed evitare la mercificazione e lo sfruttamento della persona umana.
Chi sostiene la prima posizione afferma l’essenziale aiuto che la maternità surrogata può dare a coppie in difficoltà, a donne malate e infertili, e si concentra sulla maggiore importanza che hanno i momenti successivi alla gravidanza, rispetto alla essa, sulla difesa
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dell’autonomia e della libertà della donna, capace di scegliere cosa sia giusto ed opportuno fare davanti ad una determinata scelta relativa alla propria persona.
In maniera antitetica, chi appoggia il secondo punto di vista si focalizza sull’eventuale malessere futuro a cui potrebbe andare incontro il bambino successivamente al distacco dalla madre biologica, sul mancato rispetto della dignità della donna gestante, sfruttata e mercificata dall’utilizzo del proprio corpo come mezzo per fini altrui e sulla lesione dei diritti e doveri matrimoniali nonché del concetto tradizionale di ‘’famiglia’’.
Si comprende ampiamente, allora, perché sia difficile enucleare una risposta univoca riguardo alla ammissibilità o meno della tecnica di surrogazione della maternità: la domanda, difatti, non solo lascia aperta tutta una serie di questioni, ma ne ripropone sempre nuove, rendendo così necessaria e continua la riflessione. Ciò, del resto, appare perfettamente in linea e coerente con la complessità, l’attualità e l’avanzamento senza sosta della tecnologia che circonda il quadro etico e normativo relativo alla maternità surrogata e alle tecniche di PMA; e sappiamo bene come rispetto a tali “novità” il diritto e la politica non siano sempre in grado di tenere il passo.
In quest’ottica, un suggerimento che viene avanzato nel lavoro è quello di comprendere quali siano i valori realmente in gioco e quelli da tutelare primariamente, soprattutto rendendosi il più possibile consapevoli degli effetti sulla vita di soggetti che potrebbero scegliere di usufruire di una tecnica come la surrogazione. In linea con quanto si è cercato di sostenere con
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questo studio, è comunque compito del legislatore, per quanto non in linea con una realtà sempre (più) nuova e complessa, saper tradurre i valori diffusi e difendere gli interessi e i diritti in gioco di tutti i soggetti coinvolti, come, del resto, è stato sempre proprio del funzionamento del diritto in una società. Molto spesso, infatti, capita che siano i giudici a mantenere il passo con l’evoluzione sociale, aggiornando il diritto con sentenze e decisioni. Questo cammino può essere anche inteso come l’illustrazione di un modello: quello del giudice creatore del diritto. Non è, certamente, una funzione assoluta e solitaria, né del tutto marginale, quanto piuttosto un’operazione incessante di rimodellamento del diritto. In realtà, proprio la voce legislativa dovrebbe saper tradurre nei testi ogni cambiamento di interessi e valori nascenti all’interno della società cosicché, l’operato del giudice stesso, come del cittadino, diventerebbe più certo e sicuro; la funzione del diritto, infatti, da sempre, è saper rispondere, soprattutto in un ordinamento moderno e democratico, ad ogni mutazione, anche repentina, che si presenta in una comunità.
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