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VALUTAZIONI AL TERMINE DELL’ESERCIZIO: STIME E CONGETTURE

1.5 IL BILANCIO DI ESERCIZIO: STRUMENTO DI CONOSCENZA E COMPORTAMENTO

1.5.1 VALUTAZIONI AL TERMINE DELL’ESERCIZIO: STIME E CONGETTURE

Come anticipato nel paragrafo precedente, il bilancio rappresenta il documento di sintesi che esplicita gli effetti prodotti dalla gestione sul reddito e sul capitale dell’impresa durante l’esercizio. L’esercizio non è altro che una fittizia e intermittente divisione temporale del periodo di vita dell’impresa, utile al rispetto del principio di competenza economica. L’applicazione di tale principio, e delle regole che ne discendono, permette la determinazione del reddito e del capitale di funzionamento. Il reddito di esercizio, rappresenta il risultato economico attribuito al periodo considerato, scaturente dalla misurazione di un complesso di operazioni gestionali concluse e non. Il capitale di funzionamento invece, rappresenta la somma algebrica dei valori attribuiti alle attività e alle passività componenti il patrimonio aziendale, i quali concorreranno alla produzione di redditi futuri mediante lo svolgimento di operazioni ancora in corso. Entrambe le categorie di valori menzionate, non possono essere considerate come oggettivamente determinabili e verificabili. Infatti, esse sono il risultato di un insieme di valori, alcuni dei quali originatisi grazie all’opera valutativa posta in essere dagli amministratori.

I valori che trovano luogo nel bilancio di esercizio possono essere suddivisi in valori, certi, stimati e congetturati. La compresenza di tali grandezze, deriva dal breve lasso di tempo che vede il ripetersi delle esigenze informative da parte dei vari portatori di interessi, le quali trovano soddisfazione nel ricevere annualmente il bilancio. La frammentazione informativa della gestione determina la necessità di arrestare fittiziamente il procedere della gestione, redigere i documenti informativi necessari, e proseguire dal 1/01/X con un nuovo periodo amministrativo.

Con le parole di Pini (1991):

<<…il lasso cronologico che misura tale periodo è solitamente troppo breve

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scambio monetario e di una rilevante parte delle combinazioni dei processi produttivi nelle quali trova attuazione la produzione economica dell’impresa>>.

Si ha dunque una discrepanza temporale che viene a crearsi tra la gestione effettiva del complesso produttivo e le esigenze conoscitive di terzi dirette al reddito di esercizio, capitale di funzionamento e flussi finanziari. Le regole di bilancio quindi, dovranno necessariamente mostrare una certa flessibilità affinché la realtà possa adattarsi alla sua rappresentazione. Ciò è permesso dalla concessione agli amministratori di un certo grado di discrezionalità contabile, la quale prende vita tramite stime e congetture.

Puntualmente Pini (1991) osserva:

<<Gli accordi risolutori di questa asincronia sono dati:

a. Dal processo di ragionata scissione, che investe quei valori economici la cui valenza per la produzione economica d’impresa travalica il limite temporale estremo del periodo amministrativo, promanando variamente i propri effetti sugli esercizi a venire; cosicché si congettura la quota parte del valore che spetta all’esercizio che contabilmente si chiude;

b. Dall’accorta previsione del risultato con cui nei tempi prossimi si svelerà oggettivamente un dato fatto aziendale (o accadimento) pertinente l’esercizio in corso, al momento solo ipotizzabile per via di un ragionamento di stima>>.

I valori soggettivi, dal punto di vista contabile, si riferiscono al complesso delle operazioni ancora in corso alla data di chiusura del bilancio, e quindi si fondano ampliamente su ipotesi previsionali orientate al futuro andamento della gestione. Non è possibile, come confermano diversi autori, pervenire ad una assoluta oggettività rispetto a tali valori. Infatti, le norme ed i principi contabili,

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delineano dei principi da seguire, o al massimo un range di valori, entro i quali gli amministratori possono adoperare la propria discrezionalità nel pervenire al risultato della valutazione. Le regole contabili non sono stringenti a causa della “oggettiva soggettività” che caratterizza i tratti di certe operazioni o situazioni gestionali.

Finché il fine della redazione del bilancio, che si è detto essere quello di rendere solido il processo decisionale degli stakeholder con una informativa di qualità, viene tenuto in considerazione nelle scelte valutative poste in essere dagli amministratori, allora si giungerà ad un bilancio sul quale i portatori di interesse potranno far affidamento nel prendere le decisioni relative alla regolazione dei loro interessi. Se invece, come nei casi analizzati nel presente elaborato, gli amministratori si discostano dal fine istituzionale del bilancio testé richiamato, e mossi da obiettivi diversi, allora utilizzeranno la discrezionalità loro concessa solo per promuovere i propri di interessi, a scapito dell’affidabilità del bilancio stesso e di ciò che ne discende.

Come detto poc’anzi, il bilancio si compone di valori certi, stimati e congetturati:

a) I valori certi (o quantità economiche certe) presentano una diretta correlazione con i prezzi già formatisi sui mercati, e sono valori per i quali è possibile una determinazione obiettiva, ovvero dei quali si può riscontrare la verità o la falsità (es: costo di acquisto materia prima);

b) I valori stimati32 sono correlati a prezzi di mercato di antica o futura

manifestazione; per detti valori, pertanto, si può esprimere un giudizio di maggiore o minore approssimazione al vero. Nel momento in cui la stima viene effettuata, poiché frutto di un giudizio, non è possibile

32 Masini (1957) considera la stima come <<…una determinazione approssimata di una quantità

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valutarne l’aderenza alla realtà. Solo in futuro, quindi ex-post, quando tali valori si manifesteranno per il loro reale valore, ammetteranno una verificazione (es: rimanenze prodotti finiti valutate al valore di presumibile vendita, utili e perdite su cambi, accontamento a fondi rischi e oneri futuri); questo determina una naturale predisposizione alla manipolazione, benché bilanciata dagli effetti negativi, in termini di reputazioni, che potrebbero investire il management nel momento in cui in futuro si manifesteranno per il loro reale valore.

c) I valori congetturati33 sono correlati in modo indiretto e mediato ai prezzi di mercato di antica o futura manifestazione, nel senso che essi discendono dall’esigenza di scindere valori formatisi in un determinato esercizio, fra quello e determinati periodi amministrativi successivi, per il rispetto del principio della competenza economica (e.g. ammortamenti). La caratteristica di tali valori, è che essi non permettono ex-post una verifica della validità del valore congetturato. Ciò comporta una predisposizione alla manipolazione ancora più marcata dei valori stimati.

La caratteristica che accomuna entrambe le tipologie di valutazioni contabili, è che gli amministratori, nel processo di determinazione, devono volgere lo sguardo al futuro, formulando previsioni circa l’andamento prospettico della gestione. Tali previsioni sono permeate di incertezza, e quindi mostrano il fianco ad utilizzi strumentali con il quali gli amministratori possano dedicarsi al perseguimento di scopi personalistici.

33 Masini (1957) nel considerare le congetture si esprime nei seguenti termini: <<La congettura

è una proposta, una supposizione desunta da dati certi o variamente incerti, talora anche da altre congetture, in modo arbitrario entro limiti; essa si introduce in un processo di ricerca quando è giudicata utile. La congettura è una supposizione, una proposta, senza alcuna pretesa di realtà, solo ha una pretesa di <<congruenza>><<.

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1.5.2 LA DISCREZIONALITÀ CONTABILE: FATTISPECIE POSITIVA O